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Autore: telesette    02/02/2013    1 recensioni
Satomi vuole scoprire cosa si nasconde dietro al silenzio di Marika, desideroso di proteggerla da colui che ha osato minacciarla.
Diviso tra l'amore e la collera, tra la rabbia e la passione, Satomi difenderà il bene della sua vita vendicandosi di chi l'ha fatta soffrire...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Meiko/Marika, Nuovo personaggio, Satomi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Marika x Satomi'
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- Al diavolo - esclamò il criminale armato, nel vedere che Satomi era ancora alle loro calcagna. - Quel ragazzo è più ostinato di un mulo!
- E allora cosa aspetti - si lamentò il complice alla guida. - Spara, uccidilo!

Senza farselo ripetere, l'altro si affacciò nuovamente dal finestrino e fece fuoco.
Purtroppo Satomi non ebbe modo di mantenere la guida, date le condizioni in cui era ridotta la sua macchina dopo il salto, cosicché sterzò bruscamente e uscì di strada andando a schiantarsi contro un albero li vicino. Fortunatamente il motore non esplose, anche se l'impatto fu comunque molto violento, e Satomi rimase immobile con la testa poggiata contro il volante.
Subito i rapitori fermarono la macchina.
Quello che aveva sparato si avvicinò ai resti fumanti del veicolo semidistrutto, cercando di capire se il conducente era sopravvissuto o meno all'impatto, e nel vederlo chino sul cruscotto sollevò un'altra volta la pistola per prendere la mira contro la sua testa.

- Adiòs, rompiscatole!
- Fermo, non farlo - fece il complice, afferrandogli il polso. - Non ce n'è bisogno, è morto, non vedi ?
- Lo so, ma voglio essere sicuro...
- Non fare l'idiota: una morte accidentale viene archiviata entro poche ore ma, se gli trovano un proiettile in corpo, la zona si riempirà di poliziotti... e il capo non vuole sbirri qua in giro!
- E sia - grugnì l'altro, rinfoderando l'arma. - Portiamo dentro la ragazza, allora!

Lasciando dunque perdere Satomi, i due tornarono alla vettura per prendere Marika ancora priva di sensi e trascinarla all'interno della villa.
A giudicare dalle sue condizioni, e soprattutto dal rivolo di sangue lungo la tempia sinistra, Satomi aveva tutta l'aria di essere morto sul colpo. Tuttavia un lieve fremito delle sopracciglia e i fremiti del braccio furono i primi segni della sua ripresa. Avendo infatti sollevato istintivamente le braccia, il giovane era riuscito a proteggersi da un impatto mortale. L'urto improvviso gli aveva tolto il fiato, lasciandolo incosciente per qualche minuto, ma nel riaprire pian piano gli occhi si rese conto di essere ancora vivo.

- M... Ma... ri... ka - mormorò con un filo di voce.

Era scampato alla morte per un soffio, la testa gli ronzava come un nido di api impazzite, e nonostante questo il suo corpo rifiutava di lasciarsi andare.
Marika aveva bisogno di lui, aveva bisogno del suo aiuto.
Portandosi la mano alla fronte, Satomi inarcò la schiena sul sedile cercando di riprendersi del tutto. Certo era ancora piuttosto frastornato ma sufficientemente lucido per rammentare cos'era successo. Come provò ad aprire lo sportello, il dolore lancinante gli rammentò che la sua mano sinistra era praticamente fuori uso. Non potendo sopportare il martìrio delle dita rotte, Satomi frugò in fretta tra il mucchio di cianfrusaglie che erano rotolate fuori dal cruscotto aperto, in cerca di qualcosa da usare come bendaggio. Trovò infatti un grosso rotolo di nastro adesivo e, strappandone un lungo pezzo coi denti, Satomi se lo avvolse tutto attorno alla mano fasciandosela completamente. Stringendola il più possibile, in modo da tenere ferme le ossa spezzate, il giovane riuscì quantomeno ad attutire il dolore.
Barcollando per lo sfinimento, respirando avide boccate di aria fresca, scese poi dalla macchina e si accinse a cercare qualcosa di utile anche nel bagagliaio. Tra le varie cose che conteneva, vi erano anche i seguenti oggetti: catene da neve, un tubo di ferro, alcuni stracci di stoffa e un grosso rotolo di corda...
Satomi non aveva la più pallida idea di come penetrare nella villa di Kanizawa.
Non sapeva quanti uomini ci fossero di guardia, senza contare che alcuni erano indubbiamente armati, tuttavia doveva correre ugualmente il rischio.
Prima di tutto avvolse alcuni stracci ad un'estremità del tubo, in modo da renderlo più maneggevole e meno scivoloso, legandosi l'altra estremità al polso con un pezzo di corda; Con le catene invece fece un lungo giro attorno al braccio sinistro, creando una specie di manica protettiva, e si assicurò i ganci sul polso e sulla mano intorpidita. Subito provò ad assestare un colpo sul portello del bagagliaio, deformandolo ulteriormente senza alcuno sforzo, e constatò con soddisfazione di non risentirne in alcun modo sull'arto infortunato.
In questo modo, poteva assestare dei colpi anche con la sinistra e brandire invece il tubo a mo' di bastone con la destra.
Accecato dall'ira per il sequestro di Marika, Satomi non aveva che un unico pensiero ora: liberare la ragazza e vendicarsi di quelle carogne e del loro capo.
E così, armato di tutto punto, il giovane si fece coraggio e avanzò deciso verso la villa.

 

( continua col prossimo capitolo )

   
 
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