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Autore: FairyCleo    03/02/2013    11 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I need you

 
“Che branco di imbecilli!” – era stato il simpaticissimo commento di Vegeta una volta rientrato a casa.
Non aveva mai volato così velocemente in vita sua, e per tutto il tempo aveva tenuto il povero Goku stretto per il collo della tuta, rischiando seriamente di farlo soffocare. Inutili, purtroppo, erano state le sue continue lamentele – lamentele piuttosto strozzate e incomprensibili, in effetti – e solo il suo viso diventato ormai viola aveva convinto il principe a lasciarlo poco prima dell’arrivo, convinzione che aveva fatto sbattere il deretano del saiyan sulla terra brulla davanti casa sua.
 
“AHIA!! MA PERCHE’ DEVI FARE SEMPRE COSI’??” – aveva giustamente chiesto il nostro Goku, massaggiandosi delicatamente la parte contusa, non ricevendo, ovviamente, alcun tipo di risposta da parte del suo interlocutore troppo preoccupato a chiudergli in faccia la porta di casa.
 
Non era riuscito a trattenersi dallo sfoderare un timido sorriso. Era profondamente orgoglioso di Vegeta e del modo in cui si era comportato davanti a delle persone che lo avevano accusato di essere un bugiardo e un esperto fautore di complotti.
Certo, non aveva raccontato loro i dettagli della sua prigionia, ma aveva ugualmente esposto se stesso agli sguardi indiscreti di persone che tempo addietro non avrebbe esitato a disintegrare con un solo, preciso colpo.
Vegeta aveva tenuto loro testa senza dare di matto, senza ribadire centinaia di volte che erano esseri a lui inferiori, che lui era il grande principe dei saiyan e una serie di complimenti che li avrebbe fatti desistere dall’aiutarli.
E Goku sapeva perché lo aveva fatto. Sapeva che quel cambiamento così grande era avvenuto grazie alla loro vicinanza, sapeva che quella decisione così difficile era stata presa solo per difendere lui e Gohan, sapeva che per Vegeta loro rappresentavano l’unica cosa che non aveva mai avuto per davvero. Goku sapeva che loro erano la sua famiglia.
 
Il principe dei saiyan, il fiero e burbero guerriero, stava sentendo per la prima volta sulle proprie spalle il peso della responsabilità verso qualcun altro invece che per se stesso e nessuno più. Aveva finalmente capito che c’era qualcosa di più importante dell’onore perduto, qualcosa di più importante della vendetta. Certo, era ovvio che quei sentimenti albergassero in lui. Sarebbe stato un po’ assurdo il contrario, ma non erano loro a prevalere. Non c’era stato bisogno di dirlo apertamente, eppure, Vegeta gli aveva permesso perfettamente di capire che se aveva raccontato ogni cosa, se si era aperto, era stato solo per evitare che lui o Gohan potessero subire anche solo una minima parte di quello che aveva dovuto subire lui.
Improvvisamente, il ricordo del bacino fratturato del principe si era fatto largo nella mente di Goku, ma la voce imperiosa dello stesso saiyan lo aveva fatto passare subito dopo.
 
“STO PARLANDO CON TE RAZZA DI CRETINO! VIENI SUBITO QUI! COME OSI NON ASCOLTARMI??”.
 
Il gentile appunto aveva convinto il giovane saiyan che sarebbe stato meglio non farlo attendere ancora. In fondo, erano tante le cose di cui dovevano ancora discorrere.
 
Una volta entrato in casa, non aveva potuto non sorprendersi nel vedere che il suddetto principino aveva messo sul tavolo praticamente metà del contenuto della loro dispensa, e che aveva iniziato a mettere in una ciotola una serie interminabile di ingredienti adatti per fare una torta. Non si sarebbe mai abituato del tutto nel vedere Vegeta intento a fare la brava massaia – e se non c’era riuscito lui, figuratevi gli altri! – ma doveva ammettere che se il suo intento era quello di stimolargli l’appetito, c’era perfettamente riuscito.
 
“Urca che fame che mi è venuta! Che stai preparando?” – era stata l’innocente domanda, domanda che non aveva ricevuto nessuna risposta.
Vegeta aveva continuato a mescolare ingredienti e ad ignorarlo. Anzi, ancora peggio! Sembrava quasi che Goku non fosse nella stanza lì con lui.
Ma perché doveva comportarsi in quel modo così bizzarro?? Il giovane Son sospettava che prima o poi sarebbe impazzito definitivamente. Aveva capito di essere sulla buona strada.
 
Dopo qualche minuto di totale silenzio, Goku aveva cominciato ad annoiarsi e ad indispettirsi. Lui non voleva essere ignorato!
 
“Uffa! Si può sapere perché fai così?? Che ti ho fatto?” – aveva protestato, pestando i piedi e incrociando le braccia come un bambino a cui avevano negato il dessert.
 
Niente. Nulla. Non c’era stato nessun tipo di risposta.
Certo che quando si metteva qualcosa in testa Vegeta andava davvero fino in fondo!
 
“Bene! Mangialo da solo il dolce! Non ti sopporto quando fai così!”.
 
Le sue intenzioni sarebbero state quelle di lasciarlo da solo e chiudersi in camera da letto, magari in quella di Gohan per farlo arrabbiare ancora di più, ma le cose erano andate diversamente, in quanto qualcosa di molliccio e appiccicoso era cozzato violentemente contro la sua nuca, costringendolo a desistere.
Non era possibile! Non poteva davvero averlo fatto! Non Vegeta!
Eppure, un veloce esame tattile aveva dimostrato quale fosse la verità: Vegeta gli aveva tirato addosso una cucchiaiata dell’impasto che stava preparando con tanta attenzione.
 
Girandosi, a dir poco sconvolto, aveva incrociato lo sguardo di sua maestà, sguardo che era oltremodo soddisfatto.
“Ma… Ma che hai fatto??” – aveva chiesto, incredulo.
“Tsk! Quello che ti meriti! Come osi voltare le spalle al tuo principe? Non ti ho dato il permesso di lasciare questa stanza!”.
 
Ma come? Prima non lo degnava, e poi si arrabbiava se voleva andare in un’altra stanza? Assurdo. Vegeta era a dir poco assurdo. Ma era proprio per quello se Goku lo adorava. Ed era proprio perché lo adorava se si era teletrasportato a pochissimi centimetri da lui, prendendo una manciata di impasto dalla ciotola e spalmandoglielo senza pudore sulla fronte.
 
L’espressione sconvolta di Vegeta sarebbe stata adatta alla vignetta di un fumetto! I suoi occhi si erano aperti da far paura, la bocca aveva assunto la forma di una grossa O, e le sue braccia si erano irrigidite a dismisura per via del troppo stupore.
Di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio.
 
“Tu! Miserabile terza classe! Come hai osato fare una cosa del genere al tuo principe??” – aveva tuonato il saiyan, pronto a scoppiare.
“Bé, visto che sei stato così carino da farmi questo regalo, ho pensato di ricambiare. E poi, qui c’è tanto spazio… Era davvero un’offerta che non potevo rifiutare!”.
 
Mai, mai Vegeta avrebbe creduto di sentirsi provocare in quel modo così offensivo. Come si era permesso??
 
“Stai forse insinuando che ho la testa grossa??” – aveva pronunciato quella frase tremando. Se teneva alla pelle, avrebbe dovuto ponderare bene le parole quell’idiota. Ma come si poteva sperare che un decerebrato simile potesse dire qualcosa di sensato e soprattutto ponderato?? Per come si erano messe le cose, poi…
 
“La testa grossa no! Ma la tua fronte farebbe impallidire la piazza di una metropoli!”.
 
Trenta secondi dopo, la ciotola in cui era stata impastata la pietanza era finita sulla testa del giovane saiyan, e ciò che restava del suo contenuto aveva preso a colargli lungo tutto il collo. E’ inutile sottolineare che la ciotola di metallo, un tempo di forma semisferica, adesso sembrava una specie di scultura contemporanea con delle strane appendici appuntite.
 
“DEFICIENTE! COSI’ IMPARI A TRATTARE MALE IL TUO PRINCIPE!” – e aveva preso la saggia decisione di emulare il decerebrato e andare via, prima di perdere definitivamente il controllo e chiuderlo nel frigorifero dopo averlo fatto a pezzi. E ci sarebbe anche riuscito, se solo non fosse stato trattenuto da due mani forti, calde, e impiastricciate di zucchero.
“Ma… CHE STAI FACENDO??” – era stata la sua più che lecita domanda, mentre veniva sollevato di peso – “METTIMI SUBITO GIU’!”.
 
Ma Goku non aveva alcuna intenzione di metterlo giù. Stringendoselo al petto e facendo un leggero piegamento indietro per far stare in equilibrio entrambi, lo aveva cinto meglio con entrambe le braccia, per poi iniziare a torturare lentamente i suoi fianchi con la punta delle dita in un imbarazzante ma divertentissimo solletico.
 
Non era riuscito a resistere. Aveva provato in tutti i modi a non ridere, così come aveva provato in ogni modo a sfuggire alla sua presa, ma gli era stato impossibile. Tutti gli stimoli che stava ricevendo gli avevano tolto le forze, e non aveva potuto fare altro se non scoppiare a ridere e abbandonarsi completamente a lui.
 
Goku stava ridendo come un pazzo, un po’ per la reazione di Vegeta, un po’ perché godeva tremendamente nell’avere lui il controllo della situazione, un po’ per via della scodella che aveva ancora in testa e che gli impediva di vederlo.
 
“Brutto… Brutto infame!! Non si colpisce alle spalle!” – si era lamentato sua maestà fra una risata e un’altra. Ormai aveva superato da tempo il limite. Aveva le lacrime agli occhi per colpa del troppo ridere, e doveva ammettere di averci preso gusto, in un certo senso. Era da tanto tempo che fra lui e Kaharot non c’era un contatto così genuino e spontaneo.
 
L’aver appreso la verità lo aveva cambiato. L’aver appreso la verità li aveva cambiati entrambi. Nonostante si cercassero di più, nonostante Vegeta lo cercasse di più, non avevano più l’intimità di un tempo. Se Goku aveva avuto paura di fargli del male agli albori del loro rapporto, adesso si rifiutava completamente di pensare a lui in quel senso. O meglio, sicuramente ci pensava – sarebbe stato assurdo il contrario – ma era come se fossero tornati punto e a capo. La paura di fargli del male, la paura di poter svegliare in lui timori e ricordi dolorosi, lo aveva portato ad un punto che sembrava quasi impossibile da superare.
Proprio per questo Vegeta era rimasto così tanto sorpreso da quel gesto, da quel contatto non ovvio e non previsto. Ma gli era piaciuto. Gli era piaciuto più di quanto avesse mai creduto.
 
Ma sapeva che non avrebbero potuto continuare a lungo in quel modo. Certo, era consapevole di non sentirsi ancora del tutto se stesso, e anche se questo era un buon punto da cui iniziare un nuovo percorso, non era ugualmente facile da eccettare. Non si sentiva ancora del tutto padrone delle proprie emozioni, padrone dei propri ricordi, padrone del proprio corpo.
Mai avrebbe creduto di dire una cosa del genere di se stesso ma… lui non si sentiva pronto. Era quella la verità. Punto e basta.
Sapeva che le braccia che lo stavano stringendo non erano quelle di Broly, sapeva che le dita che lo stavano solleticando non erano le sue, che la risata complice e divertita era quella di Kaharot, ma non era in grado di scacciare definitivamente i brutti ricordi. Ci aveva provato, e ci stava provando ardentemente anche in quel frangente, ma finiva con l’essere una specie di causa persa praticamente sin dall’inizio. Eppure, non poteva e non voleva allontanare l’unica persona che lo aveva mai amato in vita sua.
 
La sua vita era stata stravolta così tante volte che quasi non riusciva a tenere più il conto. Era iniziato tutto quando era poco più che un bambino. Aveva avuto una famiglia, un padre, una madre, un giorno sarebbe salito al trono, diventando il re di un glorioso popolo di sanguinosi guerrieri, e invece, era diventato il servo di un essere schifoso che lo aveva sfruttato fino al punto di porre fine alla sua esistenza.
Poi, quando aveva trovato una sorta di equilibrio e di nuovo scopo nella vita, aveva incontrato quel saiyan cresciuto sulla Terra che lo aveva prima sconfitto con l’aiuto dei suoi amici, poi risparmiato, e alla fine vendicato e seppellito dopo la tremenda fine che gli aveva inflitto quel mostro terribile di Freezer. E, quello stesso saiyan che aveva odiato con tutte le sue forze, lo aveva riportato in vita con l’aiuto delle sfere del drago, umiliandolo ancora una volta, ferendolo profondamente nell’orgoglio.
Quello stesso saiyan che aveva giurato di uccidere, era diventato l’unica figura che non avrebbe mai creduto di avere in vita sua: un compagno. Un compagno che lo amava e che lo aveva aiutato a cambiare, a diventare più buono, a diventare più umano, a diventare migliore. Quel compagno gli aveva mostrato quanto gratificante potesse essere legarsi a qualcuno, che egli fosse un adulto, o che fosse un bambino desideroso di affetto.
Aveva creduto che quello fosse stato il cambiamento più grande. Non la morte e la resurrezione, non la vita su di un pianeta lontano, ma l’aver conosciuto ed essere stato travolto da un sentimento che non avrebbe mai creduto di poter provare, un sentimento così forte che gli aveva consumato l’anima, ma da cui era fuggito per perseguire uno scopo che non era stato in grado di mettere da parte per qualcosa di più grande, quello stesso scopo per cui era stato allontanato da Goku contro la sua volontà.
Ma si era sbagliato di nuovo. Non era stata la scoperta dei sentimenti il cambiamento più grande che aveva subito, ma quando essi fossero grandi. E questo, lo aveva capito dopo quella prima volta trascorsa con addosso il peso opprimente di un uomo che lo aveva reso un oggetto di piacere da ricercare attraverso la violenza.
Non sarebbe riuscito a spiegare come si era sentito, cosa aveva provato, neanche se fosse stato il vincitore di un importante premio letterario, neanche se avesse saputo l’intero vocabolario a memoria.
Era stata un’esperienza che non lo aveva solo cambiato, lo aveva devastato, nel corpo e nella mente. Non avrebbe mai potuto dimenticare neppure un singolo istante di quelle settimane trascorse all’inferno.
Così come ricordava anche dell’altro, così come ricordava gli occhi di Broly che a volte diventavano buoni, e lo guardavano come se fosse stato la creatura più fragile e preziosa che avesse mai visto in vita sua. Era stato allora che aveva capito di non poter fare a meno di Kaharot, di non poter fare a meno di Goku.
 
Era scappato. Era riuscito a riavere la propria libertà nonostante tutto. Anche se adesso avrebbe dovuto lottare ancora una volta per mantenerla. Perché loro erano vicini. E sapeva bene che non era di Broly che avrebbe dovuto avere davvero timore, in quanto colui che giocava il ruolo da burattinaio era quel mostro spietato di Paragas.
Era lui il primo a dover essere fermato. Era lui che controllava ogni mossa di Broly, ogni scatto d’ira, ogni azione irrazionale. Ed era lui che comandava Freezer, e questo solo tramite la forza smisurata di suo figlio. E lui sapeva anche come poteva fare per fermarlo o, in evenienza, per sostituirsi a lui.
 
Eppure, quello non era evidentemente il momento più adatto per elaborare una strategia. Il suo cervello non aveva intenzione alcuna di collaborare. Il suo cervello era troppo impegnato a registrare l’odore della pelle dell’idiota mista al profumo del cioccolato e delle uova con cui aveva cercato di preparare un dolce qualche minuto addietro. Al momento, non riusciva proprio a fare altro.
 
“Dove sei, Vegeta?” – gli aveva chiesto Goku, cogliendolo ancora una volta di sorpresa.
Come facesse un idiota di terza classe con un quoziente intellettivo pari a quello di un tacchino a capirlo così bene era un vero mistero.
Kaharot sapeva sempre a cosa stesse pensando, sapeva sempre cosa dirgli per fargli piacere, sapeva sempre cosa dirgli per stuzzicarlo e farlo anche arrabbiare, così come sapeva che lo faceva solo perché gli voleva molto più che bene. Perché, fra tutti quei ricordi tristi e dolorosi, ce n’era uno che non poteva fargli tornare il sorriso. Il ricordo del suono della voce di Goku che pronunciava le parole ‘ti amo’.
 
Non si era reso conto che Goku lo aveva rimesso per terra, senza lasciarlo andare, e che aveva posato il mento sulla sua spalla, lasciando che il suo peso gravasse dolcemente su di lui.
 
Aveva esitato per un lungo attimo prima di rispondere. Aveva sorriso, rendendosi conto che Goku aveva ancora in testa la scodella, e si era mosso di poco per fargli capire che era il caso di allentare un po’ la presa. Da ciò che ne era conseguito, aveva avuto modo di liberare una mano, quella stessa mano che si era allungata quasi autonomamente fino a sfiorare una guancia appiccicosa di quel decerebrato che diceva di amarlo.
 
Questa volta – ed era la seconda in pochissimo tempo – era stato lui a spiazzare Goku, girando il capo, e dandogli un bacio sulle labbra, bacio che era stato approfondito con estrema dolcezza dopo qualche attimo di incertezza. Era stato di certo il bacio più bizzarro che avevano mai dato e ricevuto, e questo per via della scodella che non era stata rimossa dalla sua nuova sede.
Goku era stato così preso alla sprovvista da non aver saputo bene cosa fare, all’inizio, da non aver capito se fosse stato o meno il caso di ricambiare, ma poi si era lasciato andare, e aveva girato Vegeta fra le sue braccia, facendo in modo che i loro volti fossero esattamente l’uno accanto all’altro. Era stato allora che il principe dei saiyan lo aveva liberato dal bizzarro elmetto, cingendogli le braccia attorno al collo e abbandonandosi a quella bocca che non aveva più pensato di riavere con sé.
Era bello stare così vicino a lui. Era come rinascere, in un certo senso. Ed era quella l’unica cosa di cui aveva bisogno. Nascere un’altra volta.
 
Si era letteralmente arrampicato sul solido corpo di Goku, reggendosi alle sue spalle, e spronandolo ad afferrargli le gambe, in modo da tenerlo in braccio senza sforzo. Sì, si sentiva un idiota a fare una cosa del genere, ma chi cavolo poteva vederli? Ancora una volta, quella era la prova che era cambiato radicalmente. Chi gli avrebbe mai detto che un giorno avrebbe fatto simili avances ad un suo subalterno?
 
Goku era incerto. Non sapeva se assecondare le richieste di Vegeta o no. Ma poi, l’istinto aveva preso il sopravvento: il battito del suo cuore aveva accelerato la sua corsa, e il respiro era diventato affannoso, mentre le mani cercavano di fare presa su quella gambe perfette senza fargli subire alcun tipo di dolore.
Era bellissimo. Bellissimo e imprevedibile. Vegeta era come un animale impossibile da addomesticare fino in fondo. In lui c’era un qualcosa di selvaggio che lo rendeva simile ad un dio. Un dio che si stava lasciando plasmare dalle sue mani calde e desiderose di conoscere ancora una volta quel corpo a lui sottratto per troppo tempo.
 
E, ancora una volta, lui non sapeva cosa fare. Goku non sapeva se abbandonarsi al desiderio sarebbe stato giusto o meno. Perché la sua mente solitamente inattiva cominciava a fare ragionamenti assurdi ogni santa volta che Vegeta richiedeva le sue particolari attenzioni?
Ma se la sua mente gli stava ordinando di smettere, il suo corpo non sembrava voler obbedire.
Così, senza rendersene quasi conto, con il dolce peso del ragazzo che amava fra le braccia, si era diretto nella loro stanza, nella stessa stanza in cui si erano amati un’unica volta.
 
Quando Goku lo aveva posato sul letto, stendendosi piano su di lui, facendo combaciare con delicatezza i loro corpi, senza gravare in maniera eccessiva, non aveva potuto fare a meno di notare come egli fosse stato diverso dal suo irruente carnefice. Goku gli aveva passato una mano fra i capelli, facendo sì che quei liscissimi fili color dell’ebano gli solleticassero le dita affusolate. Si era chinato quanto bastava perché potesse sfiorare il naso contro il suo, per poi posare baci casti e accurati sulle palpebre, sulla fronte ancora sporca di cioccolato e zucchero, sugli zigomi, sulle orecchie, e sul bel collo taurino che era diventato ancora più possente.
Vegeta teneva gli occhi chiusi, le mani abbandonate mollemente sulla schiena di Kaharot. Gli piaceva quello che il decerebrato stava facendo al suo collo. Dannata terza classe! Come faceva a renderlo così docile non lo sapeva neppure lui. Ma gli piaceva. Gli piaceva, e non poteva neanche solo pensare di fermarlo.
Goku lo aveva afferrato per spalle facendo passare gli avambracci sotto le sue ascelle, stringendolo a sé con maggiore forza, facendo aderire perfettamente i loro corpi statuari, per quanto la differenza di altezza glielo permettesse.
Stava per arrivare ad un punto di non ritorno. A dire il vero, c’era già arrivato. Ecco perché gli stava sfilando la maglietta facendola passare per quelle braccia che fino a qualche istante prima erano state sulla sua schiena, ecco perché la sua lingua era scesa sui pettorali, baciandoli, torturandoli con una passione che aveva represso per troppo tempo. E Vegeta era consenziente. Consenziente, e totalmente passivo.
 
Senza interrompere quello che stava facendo, aveva alzato lo sguardo quanto bastava per poter osservare il bellissimo viso di sua maestà. Era lì con lui? Era a lui che stava pensando, alle sue mani, alla sua bocca, o era un altro il volto che stava occupando i suoi pensieri, che si stava palesando davanti a lui?
 
“Tutto bene?” – gli aveva chiesto Goku, dopo avergli dato un bacio sullo sterno.
“Mmm??” – aveva mugugnato Vegeta.
“Dico, stai bene?”.
“Ti ho forse detto che potevi fermarti?”.
 
Non gli era piaciuto quello che gli aveva detto,né come glielo aveva detto, ma aveva preferito non obiettare, ritornando a fare quello che evidentemente era stato più che apprezzato.
Ad occhi chiusi, Goku aveva ripreso a baciare il petto perfettamente liscio di sua maestà, ragionando su come fossero discordanti il suo aspetto rilassato e quel rimprovero così duro.
Il cuore di Vegeta palpitava impazzito, e il suo respiro era diventato più affannoso. Era bellissimo, bellissimo, anche se in lui c’era qualcosa di insolito. Ma erano stati insieme solo una volta, e in una circostanza molto particolare. Goku non lo conosceva abbastanza bene in quel senso da essere in grado di decifrare ogni suo comportamento bizzarro, e quelli di Vegeta erano davvero tanti!
Ma c’era una cosa che non avrebbe potuto non notare, perché si trattava di una cosa che Vegeta aveva sempre fatto con lui, e che questa volta non era ancora avvenuta. Sua maestà non aveva infilato una mano nei suoi capelli, stringendoli, accarezzandoli, torturandoli senza fargli male. Vegeta non lo stava quasi toccando. E, per quanto non lo conoscesse come avrebbe voluto o dovuto, quello era veramente troppo, troppo strano.
 
A quel punto, Goku si era fermato di nuovo, facendo leva sui gomiti per sollevarsi meglio e poterlo osservare in volto.
Si era preso un attimo prima di parlare, l’attimo necessario per far sì che Vegeta aprisse gli occhi e li incatenasse ai suoi.
 
“Kaharot, perché ti sei…”.
“Dimmi che non sati pensando a lui” – lo aveva pregato – “Ti prego, dimmi che non stai pensando a…”.
“Sei tu che facendo così mi costringi a pensarci”.
 
Goku si era morso un labbro, maledicendosi per la propria stupidità. Era davvero un idiota.
 
“Senti, io…”.
“Per favore, non ricominciare a lagnarti! Tutte queste scuse mi danno il voltastomaco!”.
“Ma…”.
“Kaharot, non sto bene. Lo sai, non ho ancora superato quello che mi è successo, ma non ho intenzione di farmi schiacciare dal passato”.
“Però non puoi far finta che non sia mai avvneuto!”.
 
Quell’ultima esclamazione di Goku lo aveva lasciato interdetto. Dopo un attimo di smarrimento, aveva posato una mano sul suo petto, spingendolo via, ma lui non si era spostato neanche di un millimetro.
 
“Vegeta, dobbiamo parlare”.
“No! Noi non dobbiamo parlare! Tu vuoi parlare! Io volevo solo stare con te! Ma pare che tu abbia sempre un problema, Kaharot, anche quando il problema dovrebbe essere il mio”.
“Come puoi dirmi questo? Non riguarda solo te! Noi stiamo insieme!”.
“APPUNTO, STUPIDO IDIOTA!” – Vegeta lo aveva spinto così forte da riuscire a scrollarselo di dosso e a mettersi seduto sul letto con un solo scatto – “Dici che stiamo insieme, ma poi ti comporti in questo modo assurdo! Perché non capisci che… che…” – il suo tono di voce si era abbassato di scatto, e le sue guance si erano lievemente imporporate – “Dannazione! Vedi se devi farmi dire queste cose da tredicenne idiota!”.
 
Goku, appoggiato malamente su di un gomito, lo stava ascoltando senza battere ciglio. Vegeta era nervoso, e per via di qualcosa che voleva dirgli. Cielo, quell’attesa lo stava facendo diventare matto. Perché per Vegeta non c’erano mai ‘sì’ o ‘no’, ma una serie di messaggi da dover decifrare attentamente??
 
“Kaharot, maledizione, perché non capisci che ho bisogno di te?”.
 
Ed ecco che l’affermazione precedentemente fatta da Goku era stata immediatamente smentita. Vegeta era stato chiaro e conciso, come il sole. E non gli aveva detto ‘sei un idiota’ o ‘sei un idiota di terza classe’ come faceva di solito. Gli aveva appena detto che aveva bisogno di lui. La persona più orgogliosa dell’universo aveva appena ammesso di aver bisogno di lui, delle sue mani, dei suoi abbracci, dei suoi baci. Goku sapeva, sapeva che in quella frase c’era molto di più. Perché Vegeta, con quella frase, gli aveva appena confessato di essere innamorato di lui.
 
Voleva sparire. Voleva sparire definitivamente. Si era accorto che le sue guance erano ormai in fiamme, e sentiva il bisogno di staccarsi la lingua a morsi. Ma perché non aveva tenuto il becco chiuso evitando di passare per un idiota smielato?
 
Cavolo, suo padre si era appena rivoltato nella tomba per la trecentesima volta da quando era andato a vivere con quel cretino che aveva accanto. Che fine ingloriosa per il principe dei saiyan!
E l’idiota in questione non aveva detto o fatto ancora niente! Se n’era rimasto lì, immobile come un idiota, a fissarlo con quegli occhi da pesce lesso! Se non avesse fatto niente entro trenta secondi lo avrebbe mandato all’altro mondo con un colpo ben assestato! Così col cavolo avrebbe potuto prenderlo in giro!
Stava davvero per perdere la pazienza!
 
“Se provi a dire qualcosa giuro che ti…” – ma non aveva fatto in tempo a finire la frase, perché Goku lo aveva abbracciato con forza affondando il viso nell’incavo del suo collo, premendo con così tanta forza il corpo al suo da sentire quasi dolore per la troppa pressione.
Colto alla sprovvista, in un primo momento Vegeta non aveva saputo come reagire, ma poi, con estrema naturalezza, aveva chiuso gli occhi, avvolgendolo a sua volta per farlo sentire e sentirsi ancora di più suo.
Perché era così, non c’era niente da fare. Si sentiva suo. Suo, e di nessun altro.
Non gliel’aveva confessato, e forse non gliel’avrebbe mai detto, ma era a lui che aveva pensato ogni volta che si era ritrovato in quel letto. Era a lui che era stato rivolto il suo primo pensiero al mattino, e l’ultimo prima di addormentarsi accanto al suo aguzzino. Spesso, chiudendo gli occhi e concentrandosi con forza, era riuscito persino a sentire il suo odore, proprio come se ci fosse stato lui in quel letto, proprio come se fosse stato lui a tenerlo con sé. Si era ritrovato più di una volta ad immaginare che Kaharot lo raggiungesse per salvarlo, ma neanche quello gli avrebbe raccontato. Non ce ne sarebbe stato bisogno, perché Goku aveva capito quanto fosse follemente, disperatamente innamorato di lui.
 
“Sei un idiota” – gli aveva sussurrato Vegeta.
“Lo so… Scusa…”.
“Ancora? Tsk… Non ti sopporto più, lo sai questo, vero?” – lo aveva preso un po’ in giro Vegeta, cercando di mascherare un sorriso.
 
Goku aveva inspirato a fondo il suo odore, dandogli un bacio accanto all’orecchio.
 
“Ti amo” – aveva detto, senza preoccupazioni, senza timori, senza remore.
Dei quanto lo invidiava per questa sua spontaneità.
“Ti amo” – gli aveva ripetuto, baciandolo sulla bocca e invitandolo a sdraiarsi di nuovo sotto di lui.
“Tsk… Lo so! Ma smettila di ripeterlo” – lo aveva ammonito, incapace ancora una volta di mascherare l’imbarazzo e il rossore sulle guance – “Ricorda sempre che sono il principe dei saiyan”.
 
Entrambi, avevano appena capito che quella sarebbe stata una notte che non avrebbero dimenticato tanto in fretta.
 
 
Continua…
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Rieccomi!!!
Ragazzi, scusate per questo capitoletto di passaggio un po’ a cavoli, ma sto subendo un’influenza terribile dal telefilm “Spartacus” (se non l’avete mai visto e non siete di stomaco delicato vi consiglio di vederlo) in cui un ex-gladiatore e un ex-schiavo sono innamoratissimi e vederli così persi l’uno dell’altro mi sta facendo veramente uscire fuori di senno! Soprattutto, mi fa una tenerezza infinita l’ex-gladiatore perché è una sorta di armadio che cammina (un armadio bellissimo ed estremamente sexy), ferocissimo in battaglia, che però non ha occhi per nessun altro oltre che per il suo amato. GUAI A CHI LO TOCCA! E’ disarmante, mi credete? Ecco, vedo un po’ di questo gladiatore del nostro Goku. Dove sta scritto che uno forte e coraggioso non può essere allo stesso tempo tenero e dolce??
 
(Non fateci caso… STO DELIRANDO).
 
E dove sta scritto che anche Vegeta non può ogni tanto lasciarsi andare ad un po’ di tenerezza?? Caspiterina, sta diventando così umano!! Ma non può fare a meno di fare le sue solite battute acide come yogurt scaduto! Che volete farci, è fatto così! <3
 
Ovviamente NON trovo che sia il caso di scendere nei dettagli. Il rating rosso lo lasciamo per altre storie, ok??
A VOI LASCIO L’ARDUO COMPITO DI IMMAGINARE IL RESTO. XD
 
A presto!!
Baci
Cleo
   
 
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