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Autore: V a m p i r e    04/02/2013    4 recensioni
Morgana Pendragon è la pupilla del re. Perfetta in ogni occasione, il suo matrimonio servirà ad unire il regno più ricco a quello di Camelot. Doveva affascinare re e principi, non certo un certo cavaliere ubriacone e donnaiolo.
Gwaine ha assi nella manica, però. Come la libertà e il fascino del ragazzo ribelle.
Morgana cederà alle sue attenzioni? O preferirà rimanere nel suo mondo noioso ma sicuro?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galvano, Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E' finita.
ç_ç dopo undici capitoli è finita la mia prima fanfiction su Merlin.
Spero che vi sia piaciuta almeno un po', lasciate una recensione, per favooooooore!
Almeno all'ultimo capitolo!
Vi voglio bene, e volevo ringraziare tutti!
Un abbraccio!




11 – Il modo giusto di essere sbagliato.




La ragazza si svegliò con un grande mal di testa, e non si sorprese quando toccandosi i capelli sentì il sangue sulle sue dita.
Gwaine!
Si era addormentata tra le sue braccia, dopo aver fatto l’amore, e all’improvviso si trovava rinchiusa in una stanza, dolorante e stanchissima, come se qualcosa le togliesse la forza.
«Ben svegliata, sorella.» Quella voce. Morgause, non poteva che essere lei l’artefice del suo rapimento. E della stanchezza, sicuramente.
Si era abituata, durante gli anni da pupilla del re, alla possibilità di essere rapita per un riscatto. Le sembrava assurdo che le capitasse dopo aver mandato all’aria la sua vita.
«Gwaine mi troverà, Morgause.» Le ringhiò contro. Perché Gwaine la trovava, la salvava sempre. Era il migliore, ma soprattutto il SUO, cavaliere di Camelot.
«Ne sono sicura. È dall’alba che gira intorno al lago gridando il tuo nome, uno spettacolo davvero divertente. È un peccato che tu debba ucciderlo.»
Morgana rise nonostante la stanchezza, scuotendo la testa. Pensava davvero che avrebbe potuto uccidere l’uomo che amava? Aveva sacrificato tutto ciò che aveva per poter stare insieme a lui, nessun giochetto mentale di sua sorella le avrebbe mai fatto cambiare idea.
«Tu sogni.»
«Non capisci, sorella? Ti ha portato via da Camelot, ha interrotto il tuo destino da Regina.» Il suo tono di voce era mellifluo, ma non sortiva nessun effetto su di lei. A causa dell’amore che provava, quel destino non aveva attrattiva.
«Il mio destino è con Gwaine.» La interruppe a voce alta, scandendo bene le parole. Voleva mettere subito in chiaro le cose.
«Tu non sai niente del tuo destino, maledizione! Avresti dovuto sposare Arthur, diventare Regina e riportare l’Antica Religione su Albion! Le antiche scritture lo hanno predetto!»
«Le Antiche Scritture possono andare all’inferno!» Le lanciò addosso quelle parole, con l’intento di ferirla. Si sentiva usata, come quando era alla corte di Uther. Mille volte peggio.
«Come osi!?!»
«Non sei mai stata mia sorella, non puoi usarmi a piacimento per i tuoi fini! Sono una donna, e come tale posso scegliere il mio futuro. Ho deciso di stare con Gwaine.»
«Scelta sbagliata, sorellina.»
Sentì Morgause trascinarla fuori dalla tenda – era una tenda, alla fine –, furiosa e potente.
Si era dimenticata che fosse sacerdotessa di Avalon, cresciuta da sola, con il solo obiettivo di non far sparire ciò che considerava tutta la sua vita.
Aveva messo Gwaine in pericolo. E mentre correva per il bosco tenendola per un braccio parlava, non facendo altro che avallare la sua tesi.
«Piccola bambina viziata. Tu pensi di essere sfortunata? Io, io non ho vissuto nel lusso di una reggia. Potevo vederti, la povera Morgana, inconsapevole dei suoi poteri e depressa per la morte del padre. Non capiva di essere amata da un re, da servitori e serve, mentre io non avevo nessuno se non una maestra crudele che non mostrava né provava affetto. Pensi davvero di aver avuto una vita difficile? Sei solo un’egoista.»
Era pazza, ma Morgana riusciva a provare pena per lei. Poteva immaginare una bimba di sette anni, bionda e bella – ma nessuno glielo avrebbe detto – osservare lei venire trattata come una reginetta e non accontentarsi mai.
«Mi dispiace.» Sussurrò, e poi vide Gwaine.
Si guardarono, innamorati e disperati. Nonostante fosse stanca, spossata e sofferente, riuscì a divincolarsi dalla presa di Morgause e corse tra le sue braccia.
«Ti amo, ti amo, ti amo.» Sentiva la litania della sua voce all’orecchio, le braccia stringerla, avrebbe davvero potuto vivere lì per sempre.
Non si accorse neanche che stava piangendo finché non sentì qualcosa.
Era stato troppo facile scappare dalla bionda sacerdotessa, Morgana fece appena in tempo a girarsi per vedere Morgause lanciare una sfera di luce verso Gwaine.
Se non lo uccidi tu, lo faccio io. Le disse Morgause mentalmente, piena d'odio e risentimento verso colei che pensava le avesse rubato la vita che si meritava.
Ma la voce nella sua testa non la fece demordere.
Le aveva detto che aveva un grande potere, seppure non coltivato, e aveva già salvato la vita a Gwaine una volta.
Si mise in mezzo alla traiettoria, alzando una barriera.
Le due sorelle, ritrovate per poco tempo e nemiche per necessità, erano impegnate in una guerra che avrebbe ucciso entrambe.
Morgana non era da sola, però.
Gwaine agì d’astuzia e trafisse Morgause alla schiena, mentre Morgana stava per perdere i sensi.
La sacerdotessa morì mentre stava cercando di uccidere sua sorella, l’unica che avesse mai amato e odiato.
Il cavaliere prese tra le braccia Morgana, scossa ed esausta, e le accarezzò i capelli con amore.
«Sono sbagliato per te. Da quando sono entrato nella tua vita, non ho fatto altro che rovinarla. Hai rinunciato a tutto per me, e non sono nemmeno riuscito a salvarti.»
Nonostante la stanchezza e il dolore, la ragazza si sporse per un bacio. «Sei uno sciocco, mi hai appena salvato la vita.»
«Perché tu l’hai salvata a me.»
«Potrai essere anche sbagliato, ma lo sei nel modo giusto. Non avrei mai pensato di averti. Ti amo.»
«Ti amo anche io, piccola. Ti amo anche io.»
Morgana si addormentò piano, tra le braccia di Gwaine. Sentiva il suo battito rallentare e il corpo tranquillizzarsi con le sue carezze, ed entrambi si sentirono a casa.
Al sicuro.
Insieme, in quel momento e per sempre.




FINE
   
 
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