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Autore: wghinta20    26/08/2007    2 recensioni
Miky e Yury una volta sposati si trasferiscono in Italia, dalla loro unione nasce un figlio.Tutto sembra andare per il meglio, ma con il passare del tempo la giovane si accorge di non amare più il marito e cade in una forte depressione. Nulla sembra possa ridarle la felicità, poi, un giorno per caso incontra il suo primo amore…
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Miki Koishikawa, Yuu Matsuura/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti,

eccomi di nuovo qui. Scusatemi è quasi passato più di un mese dall’ ultimo aggiornamento, ma ho avuto il classico blocco dello scrittore. ( che parolone) Ero un po’ indeciso sullo svolgersi della trama. Dopo vari ripensamenti, ho finalmente preso una decisione.

Ringrazio tutti coloro che mi sostengono,continuate a seguirmi

Grazie ancora di tutto cuore

By

A.D

                                                                                                         5 CAPITOLO

TITOLO

PRONTA A TUTTO

il dottor Centaro era fermo ed immobile, non riusciva ancora a realizzare cos’era successo: tutto era accaduto cosi velocemente senza che lui avesse potuto avere il tempo di rendersene conto; Meri era li distesa sul pavimento davanti ai suoi occhi  priva di sensi. Dopo aver esitato un attimo, le si avvicinò per controllare che non ci fossero ferite in alcuna parte del corpo, appoggiò due dita sul polso per controllarne i battiti, il cuore era debole, ma batteva ancora. Dopo averla delicatamente appoggiata sul divanetto di pelle nera, le mise le gambe distese a mezz’aria sperando che di li a poco si riprendesse nel più tempo breve possibile. Quando finalmente la giovane riaprì le palpebre, trasse un profondo respiro di sollievo, e inginocchiandosi all’altezza del viso della donna chiese balbettando:

“Mi ha fatto prendere un colpo signora Namura, come si sente?”

Meri ignorando completamente la domanda del dottore, afferrò con veemenza il colletto della sua camicia e strillò con un tono implorante:

“La prego dottor Centaro mi dica che è stato solo un incubo!La prego mi dica che mio marito non ha la leucemia?!”

“Lo vorrei quanto lei signora, mi creda” replicò lui con voce grave abbassando il capo.

Benché, Meri conoscesse già la risposta, aveva osato sperare che quello che aveva appreso poco prima, in realtà fosse stato frutto della sua fervida immaginazione. Quando nei suoi romanzi i protagonisti erano coinvolti in situazioni simili, aveva sempre cercato di descrivere molto dettagliatamente le molteplici sensazioni che potevano attanagliarli; aveva sempre immaginato che, una persona, per quanto potesse sentirsi distrutta e amareggiata nel ricevere notizie cosi agghiaccianti, fosse in grado di metabolizzare il dolore con razionalità; solo ora provandolo su se stessa, si era resa conto che la realtà era ben diversa, quando si viene a conoscenza di verità cosi terribili, non si fa altro che avvertire in maniera smisurata sentimenti come la rassegnazione, frustrazione e un dolore indescrivibile da togliere  il fiato.

Una volta alzata, Meri guardò il dottore e nonostante fosse visibilmente in preda alla più completa disperazione, ebbe la forza di dire con decisione:

“Dottor Centaro! Io non mi arredo mi dica cosa si può fare per salvare la vita di mio marito, sono pronta a sacrificare la mia vita se ciò fosse necessario” pur avendo il cuore in mille pezzi, sapeva benissimo che era d’obbligo affrontare quell’argomento; anche se non aveva la benché minima idea di quello che le avrebbe potuto dire il dottore, doveva conoscere tutta la  crudele verità. Doveva assolutamente sapere se per il suo Nick c’era qualche speranza, o se per lui era davvero finita. Mentre veniva accompagnata da questi macabri pensieri, il dottor Centaro ne approfittò per riordinare le idee, e per dare alla sua interlocutrice una visione della malattia più chiara e meno indolore possibile. Con un colpo di tosse si schiarì la voce e iniziò a dire con voce solenne:

“Signora Namura come si evince dalle analisi suo marito è affetto da una forma di leucemia cronica che è caratterizzata da una lenta iperproliferazione dei granulociti, che giungono quasi a completa maturazione, parallelamente a un incremento dei precursori dei granulociti a livello del midollo. La fase iniziale cronica dura 3-10 anni poi…” non finì la frase, perché venne interrotto bruttamente dalla giovane che gli domandò con un tono misto tra la rabbia, la disperazione e l’ isterismo:

“Dottor Centaro non mi interessa sapere l’origine dello malattia, piuttosto mi illustri che misure vuole adottare per debellarla” Sulle prime, il dottore rimase un po’ sorpreso della reazione impetuosa della donna, poi capì che l’essere cauto nelle spiegazioni aveva ottenuto l’effetto contrario, come d’altronde intuì perfettamente che quella reazione spropositata era il risultato di tutto lo stress accumulato fino ad ora, e che prima o poi sarebbe esploso completamente. Decise, comunque, di assecondare le sue richieste con voce un po’ tremolante ma ferma allo stesso tempo ed iniziò ad imboccare una strada senza via d’uscita:

“Prima di tutto signora inizieremo un ciclo di chemioterapia sperando di riuscire a ridurre il più possibile il cancro e poi…”

“Quindi, suppongo che a partire dai prossimi giorni soggiornerà presso il suo ospedale per ricevere le cure necessarie?” chiese Meri interrompendolo nuovamente

“Non proprio precisò lui”

“Cosa significa non proprio? Si spieghi meglio” chiese lei un ancora un tantino alterata, non avrebbe mai voluto essere scortese, tuttavia stava già combattendo con tutte le sue forze per tenere soffocate le lacrime, non aveva nessuna intenzione reggere quell’interludio, costituito da frasi sottointese. Dal canto suo l’uomo nonostante avesse notato l’eccessiva frenesia da parte della giovane di conoscere tutto quello che c’era da sapere, continuò a parlare con tono pacato e tranquillo:

“Vede Signora, ora come ora, suo marito è troppo debole per avere la forza di supportare un viaggio cosi lungo fino ad Hong Kong, non si preoccupi ho trovato una via alternativa” detto ciò, prese la sua cartelletta, per poi estrarre un fascicoletto che successivamente mostrò a Meri, non appena lei lo prese in mano, iniziò a sfogliarlo forsennatamente,ma era troppo scossa per comprenderne il contenuto. Il dottor Centaro credendo che stesse leggendo, iniziò a dire con un tono rassicurante:

“Mi rendo conto che è una strana procedura, però non deve preoccuparsi, suo marito è in buone mani, ho scelto io stesso la persona che si prenderà cura di lui durante il decorso della malattia proprio qui in casa sua, prima di poter procedere ho bisogno che lei mi metta una firma, se vuole le lasciò un po’ di tempo per riflettere” diversamente da quanto le aveva detto il dottore, Meri si diresse con passo sicuro verso la scrivania e, presa una penna, firmò rapidamente sotto l’espressione esterrefatta dell’uomo che espresse il suo disappunto:

“Mi scusi signora ma firma senza aver neppure finito di leggere?”

“Come le ho già detto prima sono disposta a fare qualunque cosa per salvare la vita di Nick” rispose lei, mentre a passo svelto si stava dirigendo verso di lui guardandolo dritto negli occhi. Quando i due sguardi s’incrociarono, l’uomo provò una sorta di soggezione: non aveva mai visto occhi cosi tanto determinati quanto quelli, e pensò tra se [certo che il marito di questa donna è un uomo molto fortunato, perché è assai raro trovare donne con una tenacia e caparbietà simile]

Dopo essersi riappropriato del fascicolo, l’uomo esclamò con voce decisa:

“bene,ora che ho tutto l’occorrente,posso sbrigare alcune faccende burocratiche per poterle mandare al più presto la persona di cui le ho parlato. Approfittando di un momento di silenzio la donna esordì dicendo:

“Dottor Centaro se non c’è altro, non vorrei essere scortese, ma le chiederei di andarsene, perché come lei potrà capire non ho la forza di reggermi in piedi, [vorrei andare a rifugiarmi nella  mia stanza, lontano da occhi indiscreti per poter cosi, finalmente dare sfogo a tutta la mia rabbia e disperazione. Non so con che forza sono riuscita a trattenermi fino ad ora] avrebbe voluto dire,invece rispose: “vorrei andare a riposare” senza dargli neanche il tempo di replicare Meri si voltò e si diresse a passo svelto verso la porta, proprio nel momento in cui stava per aprirla, sentì alle sue spalle la voce dell’ uomo che la bloccò dicendole:

“Aspetti c’è una cosa che deve assolutamente sapere” sentite quelle parole Meri avverti dolori lancinanti lungo tutto il corpo, di cosa doveva venire a conoscenza? Sarebbe riuscita a sostenere il peso di un’altra verità? Una volta voltasi rispose con voce stridula rotta dalle lacrime che erano incominciate a scendere imperterrito:

“Sono pronta dottore, mi dica quale altra cosa può esserci peggiore di questa?”

 

Era appena arrivata all’aeroporto, dopo essersi assicurata di aver recuperato tutte le sue valige iniziò a caricarle l’una dopo l’atra su carrello porta-valige. Una volta aver afferrato l’impugnatura del carrello iniziò a spingerlo con fatica. Mentre si avviava verso l’uscita, pensò [ accidenti a me!Come al solito non ho avuto il senso della misura]

Poi guardando la miriade di valige tutte ammassate sul carrello si disse tra se [ spero che la padrona di casa abbia armadi abbastanza gradi da farci stare dentro tutto] con le labbra curvate in un sorriso continuò a fantasticare [ma certo che li avrà, quella possiederà tutto quello che una donna può desiderare]. Non appena mise piede fuori da quel grande edificio, rimase sbalordita nel vedere che stava diluviando, nonostante cercasse di proteggersi come meglio poteva dalla pioggia battente, in pochi minuti ne fu completamente inondata. Tutto sembrava essere contro di lei, non solo continuava a piovere incessantemente, ma sembrava che nessuno dei passanti volesse darle una mano. Nessuno voleva aiutare una povera fanciulla al freddo, in balia di quella terribile pioggia. Quando stava per perdere tutte le speranze, finalmente un taxi si fermò proprio accanto al marciapiede, poco dopo dall’auto scese un uomo sulla cinquantina basso, grasso e stempiato che le chiese con voce rauca:

“Ha bisogno d’aiuto signorina?” sulle prime, la giovane dopo averlo guardato rabbrividì, per un attimo ebbe la tentazione di dirgli che ben presto sarebbero arrivati i suoi parenti a prenderla, poi pensò che non poteva rimanere sotto quella maledetta pioggia in eterno, così seppur titubante domandò:

“Lei è un tassista?” l’uomo comprendendo che nel tono o sguardo della giovane vi era molta diffidenza la rassicurò:

“Certo! Signorina non si preoccupi, sono un tassista a tutti gli effetti” detto ciò,la ragazza rispose infastidita con un tono autoritario:

“Allora se è un tassista cosa fa li impalato, si brighi a caricare tutte le valige prima che mi inzuppi tutta!

 

Caricate le valige nel baule i due presero posto sugli appositi sedili, poco dopo la giovane passò il bigliettino al tassista sul quale vi era scritto l’indirizzo della destinazione dove era diretta, non appena l’uomo  lo lesse si voltò rapidamente e sgranando gli occhi per la sorpresa domandò:

“Signorina veramente la devo portare qui?”

“Certo! Non sa leggere per caso? Mi deve portare a Koi n° 12 , perché è proprio li che soggiornerò,”rispose da giovane con un tono da superiore,poi comprendendo lo sbigottimento dell’ uomo aggiunse con un aria artefatta e austera:

“Sono imparentata con i signori Namura anzi, per l’esattezza sono la sorella della signora Meri Namura, la più grande scrittrice conosciuta in tutto il mondo”.

Dacché l’uomo aveva appreso che dietro, seduta sul sedile posteriore c’era la sorella di una delle sue scrittrici preferite non riusciva a crederci, quella donna era cosi diversa dalla signora Namura, come era possibile che fosse sua sorella? Non era uno stupido, in cuor suo, aveva percepito che quello che le aveva detto quella bisbetica viziata era tutto falso, lo dimostrava il suo strano comportamento: da quando erano partiti non faceva altro che specchiarsi e ripassarsi fard e rossetto, come se stesse cercando a tutti costi la perfezione per far buona impressione a degli sconosciuti. Anche se non conosceva le motivazioni per le quali il destino della signora Namura e quello di questa ragazza cosi superficiale, egocentrica ed egoistica si sarebbero incrociati,tuttavia,di una cosa era assolutamente certo, una volta che quella fanciulla fosse entrata in casa sua avrebbe sicuramente portato scompiglio.

 

Era rimasta sola al buio nel suo studio, il dottor Centaro se ne era andato via da un pezzo, lei voleva restare ancora un minuto avvolta nell’oscurità, aveva chiuso gli occhi, come per cercare di diventare un tutt’uno con essa. Tantissime volte in passato quando si sentiva si scoraggiata amava rinchiudersi nella sua stanza, ma non aveva mai provato a strasene al buio lontano da tutto e da tutti. Si sentiva proprio come Nick. Stava impazzendo, era come se cercasse in qualche modo con tutte le sue forze di ammalarsi della sua stessa malattia, credeva veramente che più rimaneva al buio completamente immobile, più aumentavano le speranze di contrarre anche lei la leucemia. Non avevano avuto alcun effetto le ultime parole che le aveva detto il dottor Centaro: prima di lasciarla sola completamente assalita nel vortice delle sue pazzie; anche se non si era per nulla dimenticata quello che le aveva detto, per Meri non significava assolutamente niente,non poteva negare che quando il dottore le aveva detto con tono metallico che c’era dell’altro aveva temuto il peggio, invece aveva solo aggiunto, che una volta aver ridimensionato il cancro, avrebbe successivamente eseguito un trapianto di midollo osso; non appena aveva udito quella parole, una luce di speranza si era illuminata nei suoi occhi: si era  fermamente convinta che nient’altri che lei poteva essere la persona che avrebbe donato parte del suo midollo. Fomentata da questa carica d’improvviso entusiasmo, aveva chiesto al dottore di poter fare i test di compatibilità, perché era sicurissima di essere compatibile, purtroppo però, dovette fare in fretta i conti con la realtà, infatti, comprese ben presto, che non era lei la persona designata a salvare la vita a suo marito,cosi quel bagliore di luce che le si era insinuato dentro facendola sperare per un attimo, si dissolse con la stessa rapidità con cui era riaffiorato. Benché l’uomo l’avesse rassicurata dicendole che suo marito era in lista per un trapianto, conosceva perfettamente quanto tempo si dovesse aspettare prima di trovare un donatore compatibile, nella maggior parte dei casi passavano mesi, o addirittura anni per poter eseguire una operazione cosi estremamente delicata, che rappresenta l’unica via di scampo contro la morte certa. La domanda che doveva porsi però era un’ altra; il suo Nick avrebbe trovato la forza per opporsi a quel dannato cancro, che lo stava uccidendo minuto dopo minuto almeno fino al giorno del trapianto? Mentre veniva assalita da quest’esosità di preoccupazioni, senza nemmeno accorgersene si addormentò, ignara del fatto che ben presto qualcuno avrebbe suonato alla sua porta.

 

Il taxi era quasi in prossimità della villa di Meri, la giovane rimase estasiata nel constatare che quella villa era ancora meglio di quanto potesse immaginare, le sembrava di vivere un sogno meraviglioso, era tutto quello che aveva da sempre desiderato, sapeva che non poteva aspirare a tanto, però se se fosse stata abbastanza astuta, sarebbe sicuramente riuscita a dare una svolta alla sua vita di infermiera alle prime armi.

“Vado a portare le valige dentro casa?”

“Come ha detto scusi?” Disse la giovane destata dalle sue fantasticherie.

“Signorina non si è accorta che siamo arrivati? Sembra la prima volta che vede la villa di sua sorella” Esordì il tassista ironico.

“Certo che me ne sono accorta, cosa vuole insinuare?” rispose lei, con il suo solito tono isterico.

“Io non volevo insinuare proprio niente, volevo solo sapere se devo portare le valige dentro oppure no?” concluse l’ uomo mantenendo lo stesso tono ironico.

“No aspetti che mi faccio annunciare” detto ciò, scese in fetta e furia dall’ auto e corse come una forsennata lungo il vialetto in direzione della porta d’ ingresso.

Dopo  aver premuto il bottone del campanello aspettò una manciata di secondi, tuttavia quella porta non accennava ad aprirsi, nel momento in cui stava per risuonarlo, improvvisamente la porta si apri, successivamente un uomo distinto sulla sessantina vestito di tutto punto si materializzò sulla soglia, con voce gentile le chiese:

“Buon pomeriggio signorina ha bisogno d’ aiuto?”

“Lei per caso e il signor Nick Namura?”

“No io sono Heizo il maggiordomo” puntualizzò lui, dopo una breve pausa domandò:

“Cosa desidera signorina?” a quel punto la giovane estrasse un foglio, mostrandoglielo disse:

“Precisi ordini del dottor Centaro” dopo che l’ uomo ebbe letto il contenuto del foglio rimase basito, e guardò la donna con un con occhi granati domandò:

“Se ho capito bene lei dovrebbe essere l’infermiera mandata dal dottore per prendersi cura del signor Namura?”

“Si esatto”

“Ma è terribile” aggiunse lui dando un'altra rapida occhiata al foglio che aveva in mano, poi guardandola negl’occhi le chiese:

“Ma è tutto vero? il marito della signora è gravemente malato?”

“Purtroppo si” balbettò lei fingendosi dispiaciuta

“La prego entri non stia sotto la pioggia” esclamò l’uomo spostandosi per farla passare, non se lo  fece ripetere due volte, una volta entrata, levatasi il soprabito che diede al maggiordomo si diresse verso la scala e senza voltarsi disse:

“Heizo può avvisare il tassista che è qui fuori di portare le valige dentro?” a nulla servirono i vari tentativi dell’ uomo che cercarono invano di fermarla

“Aspetti signorina dove sta andando nessuno può entrare nella stanza del signore senza prima aver chiesto il permesso alla sua consorte”

“Non si preoccupi, so fare bene il mio lavoro.” tagliò contro lei continuando a salire i gradini

Heizo capì subito che era più testarda di uno mulo, quindi c’era solo una cosa da fare, avvertire al più presto la signora.

 

La giovane era in prossimità della porta della stanza di Nick, mentre stava per bussare ebbe un attimo di esitazione, pensò che prima di entrare forse sarebbe stato meglio preparasi un bel discorsetto d’ effetto. Poco dopo, quando mentalmente trovò le parole giuste bussò timidamente, non rispose nessuno, provo una se seconda volta ma non successe nulla, a quel punto bussò leggermente più forte, e dopo aver appoggiato l’orecchio sulla porta come per udire il più impercettibile rumore, anche stavolta senti silenzio assoluto. Comprendendo che forse il signor Namura stava riposando pensò che sarebbe stato meglio ritornare più tardi, poi ragionando si disse tra se [Atsuko, Sei un infermiera, è tuo dovere assicurarti che il signor Namura stia bene!]

 

Entrata in punta di piedi, si accorse che l’ uomo stava dormendo profondamente, via via che si avvicinava al suo letto, poté constatare che era proprio malconcio, in due anni di tirocinio in ospedale non aveva mai visto un uomo cosi debilitato, anche se nel campo non aveva abbastanza esperienza per dirlo con certezza, tuttavia era convinta che per quel poveruomo c’ erano poche speranze di sopravvivere. Al pensiero di una morte secondo lei quasi certa rabbrividii, nonostante avvertisse già dei rimorsi di coscienza voleva arrivare fino in fondo, se tutto fosse andato come prevedeva, presto o tardi avrebbe dato una svolta alla sua vita; non poteva conoscere lo svolgersi degli eventi, e non era in grado di prevedere se quell’ uomo sarebbe sopravvissuto, ma ciò non avrebbe fatto differenza, questa volta non avrebbe commesso gli stessi errori, aveva in mente un piano che doveva portare a termine ad costo. Mentre veniva invasa da questo momentaneo conflitto interiore il suo telefonino iniziò a trillare

“Maledetto cellulare proprio ora dovevi metterti a suonare?” disse mentre si affrettava a spengerlo. Non appena rimise l’oggetto nella borsetta, senti una voce affaticata e roca dirle:

“lei chi è cosa fa qui?”

“La prego signor Namura non si agiti, può nuocere alla sua salute, io sono Atsuko, sono un’infermiera, mi prederò cura di lei finché non sarà pronto per il trapianto.” replicò lei sulle difensive.

“Trapianto? Quale trapianto?” chiese lui provando un forte timore.

 

Si svegliò di soprassalto madida di sudore e con un vuoto allo stomaco. Non appena aveva riaperto gli occhi ,aveva subito sentito dentro di se una voce che continuava a dirle ininterrottamente:

“ Corri da Nick… corri da Nick …corri da Nick.”. Più cercava di opporsi a quella voce, pensando che fosse frutto della sua immaginazione, più questa si faceva insistente, non se la stava immaginando, non era vittima di un ennesimo isterismo, quella voce sconosciuta le stava suggerendo di correre da Nick prima che fosse troppo tardi.

Raggiunta la porta dello studio la apri con veemenza, con grande sorpresa scoprì che dall’altra parte c’era Heizo, che agitato cercava di dirle qualcosa. Ma lei era troppo scossa per starlo a sentire, cosi gli diede un brusco spintone con il suo stesso corpo per farsi strada, in un batter d’ occhio si trovò davanti alla porta della camera di Nick, ma invece di entrare impetuosamente, con la stessa intensità con la quale era piombata fuori dallo studio, rimase ferma immobile sorpresa nel sentire una voce femminile sconosciuta che diceva:

“ Pensavo che lo sapesse.” udite quelle parole, piombò come un razzo dentro la stanza, totalmente fuori di se strillò:

“Sapere cosa!” poi dirigendosi verso Nick continuò a strepitare come un’ossessa:

“Di cosa saresti venuto a conoscenza? Dimmelo!” non sapeva né come ne perché, però aveva la netta sensazione, che quella donna che si era addentrata in camera sua sapeva tutto quello che solo lei e il dottor Centaro sapevano, come era possibile?  Ma la cosa peggiore era che ora anche Nick conosceva  la verità.

 

 

 

  
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