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Autore: Merlins    06/02/2013    1 recensioni
Una giornata come le altre nella Livorno del 1983, se non fosse per un caso di omicidio che scoinvolge l'intera città e suscita scalpore tra la folla: la signora Morgan, una tra le donne più ricche nei dintorni, viene trovata morta nella sua stanza. Porta chiusa a chiave, finestre sbarrate. Tutto fa pensare ad un omicidio, eccetto il ritrovamento di un piccolo ciondolo d'oro a forma di angelo vicino al letto..
Volete sapere cosa accadrà? Restate con me e con la stravagante investigatrice Corsini, in questo viaggio tra gelosie, intrighi e ricatti, che faranno scoprire una faccia nascosta di quella famiglia.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mi voltai e vidi entrare questa dolce ragazza, capelli raccolti in una treccia e avvolti in un delicato aroma al gelsomino. Aveva occhi chiari come il ghiaccio, sorriso perfetto e i piedi da ballerina.

«Salve, sono l’ispettore Corsini. Piacere di conoscerla»

«Piacere, io sono Emma Morgan, la figlia dei coniugi» feci per stringerle la mano in segno di saluto, ma lei stette ad osservarmi con uno sguardo svanito, per poi toccarmi con la delicatezza di una piuma.

«Inizio subito col dire che mi dispiace per la sua perdita. Immagino debba essere molto difficile..»

«In effetti, sarà dura andare avanti senza di lei, ma ci proveremo» tolse il fazzoletto dal suo vestito vermiglio e si asciugò le lacrime.

«Mia cara, se non se la sente, posso far chiamare qualcun altro, se ha bisogno di riprendersi..»

«No, va tutto bene. Mi dica, cosa vorrebbe sapere?»

«Innanzitutto, perché avete aspettato tanto tempo per chiamare un medico? La signora è morta quasi da tre giorni ormai..»

«Si, ha ragione. Ma il fatto è che ultimamente abbiamo avuto problemi con il telefono, la corrente eh.. beh, tutto necessita di essere riparato.»

Adesso stava muovendo freneticamente le mani, le tremavano le gambe e leggevo i suoi occhi: erano sconvolti.

«In tal caso.. non potevate chiedere ai vicini? Oppure andare direttamente all’ospedale?»

«Si, è vero, però non avevamo tempo ed eravamo terrorizzati, poi abbiamo trovato il suo numero e l’abbiamo chiamata, contando ovviamente sulla sua discrezione.»

«Naturale, anche se penso sarebbe meglio informare le autorità.. tornando all'omicidio, quando l’avete trovata?» cambiai discorso, notando che era sempre più restia a parlare.

«Due giorni fa.. è stato mio fratello Louis a trovarla, può immaginare che shock per un ragazzino di appena diciassette anni.. l’abbiamo trovata esattamente così, non abbiamo spostato nulla da allora.»

«Mmh, bene. Un’ultima cosa.. so che sembra una domanda fuori luogo ma.. ecco, lei dove si trovava al momento dell’omicidio?»

«E’ buffo, sa? Non ho un alibi per quel momento. Posso dire che ero fuori per una passeggiata, ma come potrà verificare nessuno ne sarà sicuro.»

«In effetti, questo complica un po’ le cose.» dissi, accompagnandola fuori. Mi rivolsi poi a tutti i presenti: «Scusatemi, un attimo di attenzione. Mi sembrate tutti alquanto scossi dall’accaduto e, francamente, preferisco lasciarvi tempo per riprendervi. Continueremo nel tardo pomeriggio. Intanto, grazie a tutti per la disponibilità.»

I presenti si allontanarono. Riuscii però a scorgere il figlio del signor Morgan, Louis, che entrava nello studio. Incuriosita, mi avvicinai, e posai l’orecchio contro il portone.

«Allora, è tutto pronto? Si, certo.. tranquillo, ormai non dobbiamo più preoccuparci di quella.. assolutamente, concluderò l’affare.. e la riunione?Dimmi.. ah,tra una settimana all’Hotel Continental.. d’accordo, ci sarò.. a presto.»

Sentii i suoi passi avvicinarsi alla porta, così mi appiattii contro il muro. Lui uscì, si guardò intorno per assicurarsi che nessuno lo stesse spiando, e se ne andò via raggiante. Credeva di fregarmi, quel furbacchione.

Guardai l’ora. Era passato mezzogiorno, infatti il mio stomaco cominciava a brontolare.

«Lenzi!LENZI!» urlai dal fondo della scala.

«Eccomi capo! Che succede?» scese tanto in fretta le scale che mancò il gradino, capitombolando giù come un sacco di patate.

«Accidenti! Lenzi, come sta? Mi risponda!» lo scuotevo energicamente.

«Starei sicuramente meglio se la smettesse di sbatacchiarmi come una pallina da ping-pong..»

«Ops, mi scusi.. le va di andare a mangiare qualcosa?»

«Sto bene capo, e sì, accetto volentieri l’idea!»

«Ti ho già detto di non chiamarmi capo.»

Rientrammo poco dopo, giusto un quarto d’ora per mangiare un panino, quando sentimmo un urlo.

«Ohh no, e adesso cosa succede?!»

«Signora, la prego faccia presto! Emma è sul balcone e si vuole buttare nel vuoto!» la cameriera prese i lembi della sua veste e cominciò a correre su per le scale, seguita da noi due.

Spalancata la porta, vedemmo tutti i parenti riuniti nella stanza di Emma. La ragazza si trovava sull’orlo del balcone: indossava un vestito di tulle color grigio perla, i capelli color ebano raccolti in una coda di cavallo e le mani protese verso il cielo.

«Per carità! Emma non faccia sciocchezze!» urlò il maggiordomo di famiglia.

«Emma.. che stai facendo?» mi avvicinai lentamente a lei.

«Vado a trovare la mamma, chissà come sta adesso.. sono stufa di questo mondo, persone che odiano senza provare ad amare, chi di loro ha tutto e chi niente, persone che hanno dimenticato le storie e la magia delle favole antiche e proseguono solo con gossip e scandali.. l’amore puro, ormai nemmeno quello esiste più.»

Mentre parlava le lacrime le rigavano le guance, sorrideva d’un amara dolcezza e fissava il cielo, come se avesse voluto aver le ali e fuggire via.

«Hai ragione, Emma, ti capisco. Ma non puoi sacrificarti per peccati che non hai commesso.. non è colpa tua, e lo sai.»

Non feci in tempo a finire la frase che Emma si lanciò nel vuoto. Vidi le sue lacrime cadere come goccioline di pioggia, vidi il suo sguardo, perso, amareggiato, mentre sfidava il destino lasciandosi andare. Attimi che sembrarono un’eternità.

  
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