Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Antony_    06/02/2013    2 recensioni
La mia storia inizia da una sfida.
Sfida che, stupidamente, ho accettato una noiosa mattinata di scuola.
Con la mia compagna di banco.
Ora che ci penso, quasi tornerei indietro. Quasi.
Avevo promesso qualcosa di pericoloso, estremamente pericoloso e avevo giurato che avrei combattuto per ciò in cui credevo, quello che propriamente, la maggior parte delle persone chiama il proprio ideale, comunque, avrei combattuto e, se fosse stato necessario, sarei morta.
Promessa da coglioni, vero? Me ne accorgo ora, ma ora è troppo tardi.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 15

Arrivammo in macchina. Salutai Aliviero e Mr. Cloud, avevo una strana sensazione. Non era paura, era... disagio.

Tutti lì portavano una crocetta al collo. Appena fummo allo scoperto venimmo colpiti da bucce di agrumi, ortaggi e carbone.

Benvenuta– salutò Cloe.

Non ci sono solo io–

Benvenuti– si corresse –Diego, sei diventato più carino di prima, io ti credevo praticante, però–.

E lo era. Diego era convinto dell'esistenza di Dio, ma la Chiesa non gli piaceva, io, invece, non sapevo cos'ero.

Dov'è la tua marmaglia, Ronny?– mi domandò Cloe.

Non ho portato nessuno con me, chi vorrà verrà– anche se in verità la mia paura era tro­varmi sola tra tutti loro, senza Diego.

Sentii un chiasso, come se una mandria di cavalli ci stesse per abbattere. Mi voltai, mi aspettavo di vedere tanti contadini dotati delle proprie fiere e dei loro forconi, ma erano studenti, tantissimi accorrevano fiduciosi, spogli di croci.

Marmaglia– sibilò Cloe e subito dopo –arriva! Arriva l'Amatissimo– strillò.

La religione è l'oppio dei popoli diceva Carl Marx, “il ribelle”.

Ziegler fece la Messa, mi aspettavo un po' più di sontuosità, ma i fedeli lo acclamavano come se fossero ad una partita di calcio. Ad un cenno del capo del Papa si quietarono, fece­ro il segno della croce e pregarono. Ziegler parlò di bambini, di terremoti, di malattie, della crisi, degli atei e dei musulmani. Tutti argomenti che apprezzavo, solo che infine disse:–Per loro tutto ciò che possiamo fare è pregare, amiamo il Signore, la vita che ci ha donato e re­galiamo ai più poveri– chinò la testa dotata di cappello alto tre piani e quasi lo fece cadere.

Ziegler! Il cappello le è troppo grande, ne faccia a meno e lo regali ai bambini, ai poveri, ai terremotati, ai malati, allo stato, ai musulmani e anche agli atei!– mi pronunciai. La folla mi guardò con evidente disprezzo. Io avevo semplicemente ripetuto ciò che lui aveva detto in ore, ma evidentemente nessuno sembrava averlo notato.

Il Papa m'ignorò e, con il cappello ben piantato in testa, scese regalmente le scalette che portavano alla base del piedistallo per baciare le teste dei bambini e le mani di uomini, don­ne e vecchi. Difronte a me si bloccò. Mi offrì il palmo della mano. Io abbassai gli occhi sul­la croce che pesava più di lui di oro, lapislazzuli, rubini, smeraldi e diamanti e dissi: –Sa credo che quella non le consenta un buon equilibrio– aprii la borsetta a tracolla di camo­scio marrone che mi ero portata e ne estrassi una semplice croce di legno –questa sicura­mente è più sobria,–- si accigliò –più leggera,– guardò basso –più religiosa– la mano gli tre­mò –ed è an­che rispettosa– marcai il “rispettosa”.

Ritrasse la mano.

Non la prende?–

Ti devo parlare, cara–

Ronny– precisai.

So qual è il tuo nome–

Allora lo usi, è fatto apposta per chiamarmi–.

Mi porse il braccio in modo che lo prendessi. Ridacchiai, era talmente vecchio che si regge­va a malapena in piedi.

Intorno a noi silenzio. Intorno a me vuoto, Diego mi guardava da dietro. “Non mi abban­donare” pensai.

Percepii un “mai” sussurrato. Sussultai, strinsi gli occhi, ma una lacrima mi cadde.

Davanti a me la bambina di sette anni che avevo incontrato al lago. Le sorrisi, lei mi parlò con gli occhi: “vinci, vinci per me, mia eroina, mia paladina”.

Cloe era una statua di granito, non batteva ciglio, muta. Il tempo si era fermato. Il mio re­spiro risuonava come una cascata. Il mio respiro forte e quello debole di Ziegler. Tutt'attor­no morte.

Diego...– soffiai. Perché mi sembrava di andare a morire?

Entrammo nella chiesa e andammo nella camera dove accoglieva gli ospiti.

Tu mi preoccupi Ronny, non sei una ragazzina normale, sei un problema che va estirpato alla radice– cominciò senza preavviso il Papa, lo fissai a bocca aperta, la sua voce non era più un flebile lamento, era quella vera e propria di un gerarca nazista.

Mi stai ascoltando? Non farti più vedere, altrimenti saranno guai per te, per la tua fami­glia e per molti altri– il cuore batteva fortissimo mentre si lasciava cadere tremolante su una sedia imbottita –è incredibile cosa tu abbia suscitato nella popolazione mondiale–.

Che blaterava? Mondiale? Avevo centinaia di membri nel blog e migliaia di persone che mi seguivano, ma erano nel nord Italia, il mondo non c'entrava affatto.

Tu non lo puoi sapere, ovvio,– continuò –ma noi clericali abbiamo fatto alcune ricerche e ri­sulta che persone ti seguano fin dall'America, risulta che in questi mesi tu abbia scatenato qualcosa con un blog, delle manifestazioni e dei concerti, che non aveva scatenato neppure Hitler perseguitando gli ebrei–

Erano altri tempi, comunque...

Lei è ebreo?– chiesi senza apparente motivo.

Ghignò, aveva i denti gialli e l'alito cattivo –No–.

E quindi? Cosa farete?–

Niente, questo è solo un avvertimento– si bloccò –sai... ho alcuni progetti per te nel caso tu ti faccia rivedere, ho alcuni progetti per l'umani­tà nel caso che tu ti faccia rivedere o meno–.

Si versò del vino nel bicchiere d'argento perfettamente lucidato e, finito di bere, si pulì la bocca umida sul vestito. Un vestito di seta e oro.

Non dovrebbe rovinarlo... in lavatrice poi si sciupa– constatai.

Questo tuo sarcasmo mi dà sui nervi. Molto– aggiunse –Ronny, non cercare di metterti contro di noi, non lo fare, potresti rimanere stupita da chi ci aiuta a farti sprofondare–. 'Papà', pensai, ma non lo dissi. Doveva essere lui.

Riaccesi i sensi e ascoltai, ma non sentii niente al di fuori del Papa con i suoi pochi gesti e i suoi sghignazzamenti. Annusai l'aria, non sapeva di... niente! Il vino era stato portato via, il cibo non c'era e l'aria era spoglia da odori.

Lanciai un'occhiata alle finestre, erano chiuse.

Non parli più, cara?–

Il mio nome è...–

Veronica–

Sì–

Che il Signore ti protegga, Veronica, visto che non sarò io a farlo–

Non mi serve il Signore– dissi levandomi dalla sedia e stringendo la borsa.

Ne sei proprio sicura?– mi faceva paura, mi faceva ribrezzo, detestavo quell'uomo con tut­ta me stessa. Feci per aprire la porta quando due guardie mi si pararono di fronte. Era­no uomini grossi come armadi, non avrei mai potuto fare niente così dissi: –Mi volete se­gregare?–

No, tranquilla, vai pure–.

Mugugnai. Un passaggio si aprì tra le guardie. Ero confusa, perché mi aveva tenuta ferma lì prima di farmi andare?

L'istinto mi aveva abbandonata, non sapevo cosa fare. Barcollante uscii, la piazza era vuo­ta, i fedeli dov'erano? Diego dov'era? E tutti gli altri?

Un'angoscia profonda mi afferrò d'impatto. Mi vennero i conati. Piegai la testa e vidi la faccia felice di Spongebob sulla mia maglietta. Volevo tornare dentro dal Papa, ma non vo­levo rivedere quell'uomo. Dov'era Diego?

Diego... dove sei?– dissi in un soffio di vento che si perse in quel niente infinito. Dov'era? Ero sola. Sola con il mondo. La mia mente si affollò di domande e del viso di Diego in tutte le espressioni. Le lacrime mi salirono agli occhi. C'erano tante strade intorno a me, cono­scevo il percorso per tornare a casa. Conoscevo la mia città, ma il pensiero che non ci fosse più nessuno da nessuna parte, un pensiero assurdo, mi aveva colta.

Mi accasciai a terra, la schiena contro la pietra calda, cercai di stare meglio, di pensare con raziocinio. Respirai affannosamente. Il mio cuore stava scivolando via. Perché mi facevo tanti problemi? Probabilmente li avrei ritrovati tutti al più presto, avevo perso mio padre e mia madre e non mi ero mai sentita così tremendamente... sola.

Anni e anni cercando di non soffrire. Anni e anni cercando di non pensare a mio padre, cercando di scacciarlo dal mio mondo. La sofferenza, però, fa parte dell'esistenza. Mi tirai su dall'asfalto, mi alzai. Guardai il cielo, il sole che mi stavano prendendo per il culo con la sua luce, lo stesso Dio mi stava sfottendo in quel momento. Piansi, aprii i rubinetti per le lacrime e quelle sgorgarono senza paura, senza timore, senza vergogna. Urlai.

Con le braccia spalancate. L'urlo riecheggiò. Cercai un sasso, non lo trovai, comunque la violenza non è la soluzione. Arrabbiata corsi via, avrei macinato chilometri per arrivare a casa, ma ce l'avrei fatta.

Mi ci vollero circa seicento metri di corsa e smisi, non perché fossi stanca, forze dell'ordine erano intervenute con caschi, manganelli e scudi e stavano spogliando tutti di cellulari, elettronica, si potevano tenere solo gli orologi a patto che non fossero digitali.

Altri poliziotti prendevano le ragazze e le toglievano i pantaloni e le magliette e gli conse­gnavano un elastico per i capelli, così fecero anche con i ragazzi. A ognuno diedero una sacca di tela marrone.

Appena cercarono di prendermi e fare lo stesso, partii diretta ad un albero, sapevo che non sarei riuscita ad arrampicarmi su nessuno di quelli, ma lo feci comunque. Mi acchiapparo­no senza difficoltà, nonostante mi dimenassi mi tolsero i vestiti. Mi legai i capelli in una coda bassa. Non possedevamo più niente, ridotti in biancheria, privati del nostro onore.

Cosa sta succedendo?!– chiese Debby.

I poliziotti, i soldatini ammaestrati, non risposero, certo non mi aspettavo che lo avrebbero fatto.

Ora basta ridateci i vestiti, stronzi!– intimò Guido. Non lo ascoltarono. Le parole non ba­stavano. Sentii un pianto, un pianto di bambino, una bambina stava piangendo perché le stavano togliendo un orsacchiotto dalle mani, quale razza di bastardo può togliere un gio­cattolo ad una bimba? Ed eccolo che lo rincontro il suo sguardo, la stessa bambina di sette anni, avrei dovuto chiederle il nome, ma non mi sembrava reale, era come un angelo custo­de. In fondo quella bimba era stata una delle mie prime sostenitrici, colei in cui avevo visto la fiducia in me, quell'esserino mi dava la forza con la sua speranza, i giovani sono il futuro, non i vecchi. Io ero il portavoce di quella bambina che, con il suo volto, mi consigliava cosa fare, che se avesse provato a dire qualcosa nessuno l'avrebbe ascoltata. Ero la sua voce.

Sì, una voce senza vestiti.

Perché le togliete un orsacchiotto? Avete paura che sia impuro?!– esclamai.

I poliziotti si voltarono. Un po' di attenzione finalmente.

Guardatela! Cosa credete che possa fare? È solo una bambina– nessuna risposta, ma al­meno la piccola aveva riottenuto il suo pupazzo.

Ora basta– disse Diego, quasi mi vergognavo a vederlo in mutande, stava andando verso una forza dell'ordine –ci avete spogliati di tutto, guardatevi, protetti dagli scudi e dai ca­schi, pronti a manganellare a sangue, cosa credete che faremmo? Non abbiamo pistole! Non abbiamo niente! Siete persone? Avete dei figli, ci potete spiegare cosa sta succedendo o volete avere il sangue di tutti noi sulla coscienza? Perché se non ce lo dite proveremo a scoprirlo da soli e scommetto che non vi piacerebbe. Volete massacrare una bambina? Ri­cordate che più persone uccidete, più famiglie avrete contro che cresceranno e progette­ranno di uccidere gli uccisori dei loro figli e nipoti– Diego fece cadere le braccia lungo il corpo.

I poliziotti non risposero, ma uno indicò la strada per il duomo.

Il Papa c'entra qualcosa con tutto ciò?– domandò la bimbetta. Un uomo le sorrise e annuì appena percettibilmente.

Perché se la prende anche con noi allora?!– sbraitò Cloe, non l'avevo notata fino ad allo­ra.

Neanche voi lo sapete, vero? Voi eseguite solo gli ordini, ma non siete a conoscenza del perché eseguite questi ordini...– dissi.

Sì– ammise uno, quello dal cuore più tenero a giudicare.

Allora chi lo sa?– chiese un ragazzo.

Scrollò le spalle.

Non lo sa nessuno, lo sa il Papa e il governo che ha mandato loro a farci questo– realizzò Guido.

Una mano calda si posò sulla mia schiena nuda, un poliziotto tentava di farmi avanzare.

Permetti?– gli disse Diego seccato. Staccò la mano dell'uomo da me, mi poggiò una mano sulla spalla, io arrossii e iniziò a camminare.

Non aveva senso non andare, ci avrebbero costretti con la forza, solo che... dove eravamo diretti?

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Antony_