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Autore: misslittlesun95    07/02/2013    3 recensioni
Rientrato dalla missione in Kossovo per il matrimonio di Lucia e Orlando, Bart ha reincontrato Isabella e ha deciso di tornare alla sua vita solita per poi convolare a nozze con la donna, che fin dal primo incontro col carabiniere ha avuto dubbi sul suo destino.
La vita al R.I.S. scorre normale, con il Lupo in carcere e nessun guaio.
Finché, insieme, non vengono fuori un killer seriale di ginnaste preagoniste e Carola, la nipote di Bart, sedicenne gravemente ammalata ed ex agonista di artistica.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.

Carola appoggiò i fiori vicino alla lapide e si fece il segno della Croce.
Bart era lontano, aveva preferito tenersi distante da quella tomba e da tutto il resto.
I capelli lunghi di Carola volavano sulle sue spalle, e nessuno avrebbe mai detto che due anni prima quella ragazza aveva combattuto il cancro.
Rimase lì per cinque minuti buoni, poi decise di girarsi e tornare indietro.
Aveva gli occhi pieni di lacrime, lo zio la abbracciò forte e poi andarono verso la macchina senza fiatare.
Erano al Cimitero di Prima Porta, fuori Roma.
Il viaggio di ritorno verso la capitale sembrava dover essere silenzioso come il passaggio dal cimitero al parcheggio, ma quel silenzio faceva ancora più male.
- Forse non avrei dovuto essere io ad accompagnarti qua.- Le aveva detto Bart.
Ma Carola aveva scosso la testa. - Zio, io per prima non sarei dovuta venire a rendere omaggio ad un criminale, un criminale che oltretutto ha anche cercato di uccidermi. Solo che... non so, è come se la parte brutta di Giacomo, quella che ha fatto scorrere tutto quel sangue, non abbia mai fatto parte della mia vita. Io ero innamorata di un ragazzo fantastico, ed è questo che voglio ricordare. Non sono molte le persone disposte a star vicino a chi sta come stavo io a quei tempi.-
- Lo stai perdonando?- Domandò Dossena allibito.
La ragazza fece di nuovo segno di no con la testa. - Certe cose non sono perdonabili, ma credo mi abbia amata realmente. Piangeva mentre mi teneva lì nascosta, piangeva lacrime vere perché combattuto tra il vero se stesso, quello che era innamorato di me, e il se stesso venuto fuori dopo la morte della sorella. Anche la sua era una malattia, zio. Una malattia peggiore della mia, perché non sarebbe morto lui ma persone innocenti.
Io non voglio dimenticare l'assassino che è stato, non voglio dimenticare quelle ragazze e quelle famiglie distrutte dalla sua follia e dal suo dolore, ma non chiedetemi di scordare anche quello che lui è stato per me, sarebbe troppo.- Aveva finito di parlare e si era messa a guardare fuori dal finestrino.
Ne era passato di tempo da due anni prima.
Era nata Lisa, la figlia di Lucia e Orlando, erano nati Paolo e Francesca, i figli di Milo e Bianca, due gemellini i cui nomi avevano tratto spunto dalla Divina Commedia.
Selvaggia e Ghiro erano dell'idea di iniziare a mettere su famiglia in modo serio, sposarsi e avere bambini anche loro, ma con la dovuta calma.
Isabella aveva messo al mondo Elena, che ora aveva sei mesi e per Carola era una specie di sorellina.
Abrami era andato in pensione, e Lucia si avvicinava alla promozione a Generale.
Carola, che davvero non era in grado di scordare l'amore per Giacomo, si era però persa negli occhi azzurri di Alessio, studente di lingue incontrato una volta che era tornata a Firenze.
E così, ormai che aveva finito il liceo ed era pronta per il grande viaggio dell'università, aveva ringraziato lo zio e si era iscritta a lettere moderne nella sua città natale.
Quel giorno non era solo andata a portare due fiori su una tomba per un anniversario, ma anche a salutarlo.
Sarebbe tornata a Roma solo ogni tanto, per le feste, a salutare chi l'aveva accolta e amata nel periodo peggiore della sua vita.
Le valige erano già pronte vicino alla porta di ingresso dell'appartamento, e tornati a casa fecero appena in tempo a pranzare, il treno per Firenze partiva presto.
Alla stazione c'erano tutti, anche Rosanna con Luca, il suo fidanzato, un ragazzo che finalmente piaceva anche a Lucia.
Ed era venuto, per farle una sorpresa, anche Alessio.
Baci, abbracci, lacrime e sorrisi.
Un addio in piena regola.
Tutti sulla banchina mentre lei e il ragazzo prendevano posto sul treno.
E nel palmo della mano di Carola una tesserina, quella della sua palestra.
Tornava a Firenze per inseguire Alessio, il suo nuovo sogno.
E la ginnastica, che invece era il suo incessante sogno.
Incessante come sarebbero stati i ricordi di quei due anni nella capitale.

- Fine -
 

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Eccoci arrivati, anche questa storia ha preso il suo treno ed è partito.
Grazie a chi ha letto e recensito, grazie a chi ha letto soltanto e grazie a chiunque anche per caso sia passato di qua.
È la prima FF su Ris Roma che finisco, ma non sono triste come credevo.
Che ci crediate o no Carola adesso fa parte di me, e forse anche io ho imparato qualcosa da questo racconto.
Spero anche voi, spero vi siate divertiti e possiate aver recepito qualcosa da portare nel vostro cammino della vita, perché forse anche una stupida fanfiction è una esperienza.
Grazie, grazie davvero di cuore!
Il mondo è piccolo, figuriamoci EFP; sono convinta che presto o tardi ci risentiremo.
Un abbraccio e un bacio.


Francesca.



 

   
 
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