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Autore: Fabio93    30/08/2007    2 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente sono riuscito a pubblicare anche questo capitolo (so che speravate di esservi liberati di me, ma non è così!). Spero di averlo scritto in modo piacevole visto che è un capitolo FONDAMENTALE per la storia, è qui che la trama inizia a diventare più interessante... e se pensavate che il Mamba fosse l'apice della mia creatività sarete costretti a ricredervi!! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato i precedenti capitoli e spero di poter fare lo stesso col prossimo, buona lettura!!

Capitolo 5: Vecchi amici a Tortuga


Il capitano si svegliò in piena notte, al suono della campana che segnava la fine del turno di guardia, si rigirò nel suo letto che, seppur scomodo e sgualcito, era un vero privilegio in una nave pirata.
Dovevano essersi ormai lasciati dietro Tortuga, giudicò il capitano prima di iniziare a vagare col pensiero... si rizzò a sedere di scatto, ricordandosi solo ora di una cosa fondamentale, scese dal letto, afferrò la lanterna sul tavolo della sua cabina e si guardò attorno, cercando qualcosa con cui accenderla.
«Al diavolo!» esclamò uscendo dalla cabina nel buio completo correndo dove dormiva la ciurma che non stava di guardia.
«Svegliatevi, svegliatevi! Tutti ai posti di manovra, avanti!!» strillò, svegliando di soprassalto tutti i pirati che iniziarono a vestirsi in fretta.
Il capitano salì sul ponte, si avvicinò di corsa al timone, custodito da uno del turno di guardia.
«John?» azzardò il capitano raggiungendolo, quello si girò, sorpreso.
«Sono Jack, capitano...» rispose quello, un po' imbarazzato.
«Beh, non importa, correggi la rotta, si fa porto a Tortuga!» ordinò il capitano passando oltre mentre Jack faceva virare silenziosamente la caracca, intanto tutto l'equipaggio era sul ponte ed attendeva ordini.
«Avanti, accendete tutte le luci, fatevi vedere dal galeone e, orsù, spiegate tutte le vele!» ordinò Michael con fare sbrigativo, si avvicinò all'albero di mezzana, guardando verso l'alto.
«Coffa! Dov'è il commodoro?» chiese ad alta voce, attendendo la risposta di Jonatan che era di turno.
«Non è molto distante, a poppa!» rispose gridando Jonatan, Michael si diresse a poppa e prese il cannocchiale: le piccole luci del galeone li seguivano a uno o due chilometri di distanza.
"Speriamo tengano il passo..." pensò il pirata richiudendo il cannocchiale e riprendendo a spronare la ciurma.
Arrivarono a Tortuga all'alba, la città era già sveglia piena di gente intenta a divertirsi o a sbrigare faccende d'affari non proprio in regola. Il porto era molto piccolo ed affollato da tanti piccoli brigantini e pinacce tanto che la caracca fu costretta a farsi strada scostando poco gentilmente le altre imbarcazioni, accompagnata dalle proteste dei guardiani.
La nave attraccò in fine con l'aiuto di quattro uomini a terra, l'equipaggio sbarcò tramite una passerella e si radunò a terra, Michael si accinse a parlare alla ciurma.
«Allora, Duffy, Sean, Giona, Jack, Zula, resterete con me, gli altri hanno la giornata libera, ma vi voglio tutti pronti a salpare entro 'sta sera!» disse, l'equipaggio emise un grido di approvazione per poi sparpagliarsi per le vie animate della città mentre il gruppo da lui nominato gli si stringeva attorno, un po' deluso, ma senza fare domande.
Poi Michael notò Jonatan che si dirigeva, a testa china, verso di lui.
«Scusate, capitano, ma io non so che fare da solo a Tortuga, non c'è nulla che possa fare al vostro fianco?» gli chiese, quasi supplicante.
«Vedremo di trovare qualcosa.» gli rispose Michael con un sorriso rassicurante, subito ricambiato dal ragazzino.
Il galeone arrivò qualche minuto dopo, facendosi largo alla stessa maniera della caracca, Michael, corse verso il commodoro che scendeva dalla nave dando ordini con aria seccata.
«Si può sapere perché avete fatto porto?!» lo aggredì subito quello con fare irato.
«Anzitutto, perché mi avete lasciato senza rhum!» replicò il pirata con un sorriso amaro, tutti i suoi uomini emisero un sordo brontolio di protesta al ricordo.
«E poi per la faccenda delle merci, ricordate?» aggiunse poi, il commodoro spalancò gli occhi, ricordandosi di quell'affare in sospeso.
«Bene, allora sbrighiamoci a prendere queste merci e poi ripartiamo!» disse incoraggiando Michael a proseguire, ma quello scosse la testa con aria decisa.
«Prima il rhum!» disse, avviandosi poi verso il centro città, seguito dai suoi uomini, il commodoro fece per protestare, ma, alla fine, seguì il capitano con uno sbuffo.
Tortuga era una città unica nel suo genere: era costituita perlopiù da basse case in muratura, le strade erano larghe ma affollatissime fino in periferia, piene di ladri, ubriachi e prostitute.
La sporcizia si ammassava ai lati delle vie mischiando il suo fetore al tanfo di tutta quella folla poco propensa all'igiene; nella città si gestivano attività di tutti i tipi, concentrate soprattutto in periferia, per quello, nonostante fosse un borgo nato per dar modo a gente poco benmessa di divertirsi, lì il denaro scorreva a fiumi.
Si fecero largo fra la calca giungendo in un quartiere di periferia, sede delle migliori distillerie della città: c'era un gran via-vai di carri pieni di bottiglie di rhum o di botti, tutti entravano ed uscivano dalle quattro distillerie: degli edifici costituiti da due grosse cisterne nel quale la bevanda fermentava, un magazzino ed un comignolo dal quale usciva un untuoso fumo nero.
Michael si diresse senza esitazione verso la più grande delle quattro, entrò nel magazzino e si guardò attorno, in estasi: la stanza di un centinaio di metri quadri era piena fino al soffitto di casse di bottiglie di rhum, decine di servi neri si arrampicavano sulle enormi pile di liquore per portare le casse richieste sui carretti che attendevano più in basso.
«Siamo in paradiso...» disse Michael con un sospiro, un lavoratore gli si parò davanti con aria inquisitrice.
«Siete qui per comprare?» chiese squadrandoli ad uno ad uno con aria sospettosa.
«Non proprio... vorrei vedere la proprietaria.» spiegò osservando le pile di rhum Spada Rossa.
«E' occupata, non riceve visite.» disse lui secco sempre guardandoli torvo.
«Oh, capisco, gli dica che la cerca il capitano Brown!» disse Michael posando in fine lo sguardo sul nero sorridendo sicuro.
«Oh, Michael, sei tu?!» domandò emozionata una voce alle sue spalle, tutti si girarono, sulla soglia del magazzino stava una donna alta e massiccia, se non fosse stata per la sua statura sarebbe stata almeno obesa, il viso era flaccido con gli occhi piccoli e scattanti, i capelli bruni ricadevano disordinatamente sulle spalle, le labbra sorridenti ed il vestito rosso porpora perfettamente pulito e liscio, senza una piega.
«Miranda, certo che sono io!» rispose Michael con un raggiante sorriso, avvicinandosi alla donna e baciandole la mano piena di anelli sfarzosi.
«Oh, da quanto tempo è che non ti vedo?» chiese lei osservandolo meglio, mangiandoselo con gli occhi.
«Saranno due anni, non ho più avuto occasione di passare da te...» rispose semplicemente il pirata.
«Troppo!» disse lei, scuotendo la testa e conducendolo verso un tavolo presso le pile di rhum.
«Non avrai mica smesso di bere!?» chiese lei allarmata bloccandosi un attimo.
«Mio dio, no!» esclamò Michael sdegnato.
«Meno male!» disse Miranda sospirando di sollievo e sedendosi su una sedia dietro al tavolo, estrasse una chiave arrugginita dalla tasca interna del vestito ed aprì un cassetto sotto il mobile estraendone poi uno spesso libro pieno di cifre, il libro contabile, evidentemente.
«Allora, parliamo un po' d'affari...» propose lei diventando improvvisamente seria ed impugnando una penna messa immezzo al libro, intingendola nel calamaio appoggiato sul tavolo.
«Quante casse?» chiese, preparandosi a segnare le cifre sul libro e guardandolo con aria interrogativa.
«Mmh... diciamo venti!» decise dopo un attimo di riflessione il pirata, subito Miranda si mise a scribacchiare e sussurrando qualcosa fra sè e sè, calcoli, probabilmente.
«Sono dodici dobloni!» annunciò lei con un sorriso, il capitano lo ricambiò estraendo un sacchetto con delle monete, ne prese dodici e le buttò sul tavolo, facendole tintinnare allegramente.
«Grazie...» disse lei automaticamente mettendo l'incasso nel cassetto, così come il libro e richiudendolo.
«Inowi!!» urlò poi, subito un nero scese dalle pile di rhum dove stava lavorando e la raggiunse, aspettando ordini.
«Ah, dimenticavo, ci presti un carretto?» aggiunse Michael prima che Miranda parlasse, lei annuì e poi tornò al nero.
«Prendi un carretto e caricaci dodici casse di rhum per i signori...» disse lei, il nero si congedò con un piccolo inchino e scattò via.
«Allora, come stà la famiglia?» chiese Miranda con un sorriso enigmatico, il pirata smise di sorridere e e si guardò attorno a disagio: i suoi uomini ed il commodoro stavano parlottando fra di loro.
«Credo bene, ma fra non molto potrò informarmi...» rispose Michael tornando a sorridere, Miranda portò lo sguardo sulla spada del capitano che annuì impercettibilmente.
Miranda si alzò dalla sedia con un sospiro e gli si avvicinò, tornando a sorridere, il pirata scosse la testa. «Ma non qui!» la avvertì mentre lei si accingeva a parlare.
«Vediamoci al solito posto.» propose il pirata, Miranda sorrise, la voce di Zula li fece trasalire entrambi.
«Il rhum, capitano!» lo avvisò: Inowi aveva appena lasciato un malconcio carretto davanti a loro, pieno di casse con bottiglie tintinnanti piene di ottimo rhum.
«Bene, portiamolo alla nave!» disse Michael avvicinandosi ed accarezzando le casse col prezioso liquido.
«Ma, non abbiamo un animale da traino!» protestò Sean, il carretto era molto pesante ed Inowi si era servito di altri quattro compagni per fagli fare quei pochi metri.
«Voi dite?» rispose il pirata con un sorriso furbo e malizioso.
Arrivarono al porto molti minuti dopo, c'era un laborioso movimento attorno alle navi attraccate, Michael si fermò con un sorriso soddisfatto davanti alla sua caracca.
«Bene, potete lasciare il carro...» disse con semplicità, con un sospiro di sollievo gli uomini lasciarono di botto il carro, che fino ad allora avevano trascinato dalle travi dove, normalmente, si aggiogavano i buoi, c'era voluta tutta la loro forza per trasportare il carico di rhum, più Jonatan che si era goduto il viaggio comodamente seduto sopra le casse.
«Attenti al rhum, per Giove!» imprecò il capitano sentendo tintinnare le bottiglie abbandonate poco gentilmente alla forza di gravità, i suoi uomini si sedettero ansimanti vicino al carretto e Michael li guardò con aria interrogativa.
«Beh, che fate lì, il rhum non si carica da solo, avanti!» li spronò indicando la caracca, con uno sbuffo indignato i pirati si alzarono e cominciarono a portare le casse nella stiva, Michael chiamò con un gesto della mano Jonatan che gli si avvicinò con sguardo solenne.
«Assicurati che lavorino come si deve!» gli disse ad alta voce, per farsi udire da Sean e gli altri, il ragazzino annuì e si mise a spronare con entusiasmo i compagni.
«Si può sapere che ci fa un tredicenne nella vostra ciurma?» gli chiese il commodoro quando il pirata si girò verso di lui.
«Oh, l'ho salvato per caso da un paio di briganti che lo inseguivano, più tardi è saltato fuori che avevano ucciso i suoi genitori e bruciato la sua casa, così lo abbiamo messo di vedetta sulla coffa, credo che ormai ci consideri la sua vera famiglia...» spiegò il capitano portando gli occhi su Jonatan.
«Ma lasciamo perdere questi discorsi malinconici, che ne dite di sbrigare la faccenda delle merci?» propose con un sorriso Michael al commodoro.
«Va bene, spero che il posto dove le volete raccattare non sia lontano come la distilleria...» commentò quello guardandolo con sguardo inquisitore.
«Suvvia, vi pare che un attività commerciale possa sorgere lontana dal porto?!» disse il pirata col tono di chi spieghi qualcosa ad un bambino ottuso.
«Allora dov'è la suddetta attività?» chiese il commodoro, Spada Rossa indicò un punto alle sue spalle, Cromwell si girò: a poche centinaia di metri c'era una grossa struttura in murature che spiccava fra tutte le altre, casse di merci di tutti i tipi erano accatastate dentro e fuori l'enorme magazzino, in quel momento una gru stava posando un enorme carico sul ponte di un brigantino a palo.
«Cooosa?!» esclamò il commodoro furioso, protendendosi vero il pirata, che si piegò leggermente indietro «Era proprio qui e abbiamo dovuto farci tutta quella strada per arrivare alla distilleria?! Non potevamo prima stivare le merci?!» continuò Cromwell, Michael lo guardò indignato.
«Il rhum è più importante!» affermò con sicurezza, si incamminò poi verso l'attività, sottraendosi ad altri attacchi da parte del commodoro che lo seguiva poco distante.
L'edificio era composto da una parte abitabile ed un enorme magazzino pieno di roba e protetto da molti mercenari, sull'entrata trafficata del magazzino c'era una grande insegna in legno che portava scritto "Steven's", il nome dell'attività.
Michael chiese informazioni sull'ufficio del proprietario ad un uomo che vigilava sull'entrata della parte abitabile dell'edificio, lui si propose di accompagnarli, salirono al secondo piano e l'uomo indicò una porta di legno in fondo ad un angusto corridoio e si mise ad aspettare che entrassero.
Il pirata bussò, una voce burbera lo invitò a venire avanti.
Lo studio del signor Steven Fisherman era piuttosto austero, fatta eccezione per una grossa libreria, un tappeto spesso e colorato e la scrivania; il proprietario sollevò gli occhi, resi enormi dalle spesse occhiali, dai documenti che stava compilando per guardarli.
Era incredibile pensare che esistesse un uomo ricco ed onesto a Tortuga! A ragion veduta visto che il suddetto Fisherman si era arricchito in modo che definire legale sarebbe un insulto; già il fatto che la sua attività sorgesse a Tortuga faceva capire la “politica” della suddetta.
Il suo sguardo si accese nel vedere Michael, si alzò e gli andò in contro.
«Michael, quanto tempo!» lo salutò con una forte stretta di mano ed un sorriso.
«Salve Steven!» disse il pirata, lo sguardo dell'altro si posò poi sul commodoro.
«E voi sareste?» chiese stringendo anche a lui la mano.
«Io sono Ben Cromwell, com...» si presentò il commodoro, interrotto dal pirata con una pacca sulla spalla.
«Compagno di viaggio e di avventure!» finì per lui Michael "Mio dio, solo un pazzo si presenta come commodoro a Tortuga!" pensò.
«Oh, bene, siete qui per affari?» domandò Fishermann sperando in una risposta affermativa.
«Sì, abbiamo bisogno di un bel po' di merce per un lungo viaggio!» rispose Spada Rossa mentre il commerciante annuiva compiaciuto.
«Bene, spero tu abbia i soldi, Michael!» lo ammonì Steven, il capitano gli rispose con un largo sorriso. «Beh, ho salvato ben due volte te e la tua attività da un attacco marittimo e fin ora non ti ho chiesto nulla in cambio...» spiegò il pirata guardandolo con sguardo penetrante.
“Fortuna che non ne ho mai avuto il tempo…” pensò subito dopo il pirata attendendo una risposta da Steven.
«Allora, vi farò un prezzo da amici...» propose il commerciante, il pirata lo guardò di storto.
«Va bene, vi darò ciò che i serve… gratis...» si arrese Steven con un sospiro; pronunciò “gratis” con un inspiegabile riluttanza…
«Grazie!» disse Michael tornando a sorridere.
Il commerciante si rimise a sedere, aprendo un grosso tomo rilegato in pelle messo in disparte sulla srivania.
«Allora, vediamo cosa mi avanza e cosa serve a voi...» disse aspettando le loro richieste con la penna in mano.
«Scegliete voi, la barca è vostra.» disse il pirata al commodoro che si avvicinò alla scrivania mentre lui curiosava per la stanza.
«Allora, mi sembrerebbe adeguato...» iniziò il commodoro.
«Un po' di canapa per le corde...» disse Michael interrompendo Cromwell, che lo guardò perplesso mentre il commerciante annotava.
«Si, beh, comunque... magari anche un po'...» riprese il commodoro.
«Di zucchero ben imballato...» completò Spada Rossa giocherellando con un mappamondo di pregevole fattura.
«Va bene... stavamo dicendo...» tentò di continuare Cromwell.
«Del rhum...» propose il pirata.
«Hai già il tuo rhum!» sbottò il commodoro, Michael alzò le mani in gesto di resa: non era un buon segno che il commodoro gli desse del tu!
Un'ora dopo Steven rimise la penna nel calamaio con un sospiro esausto dopo la lunga contrattazione, svoltasi soprattutto col pirata, nel mentre aveva fatto una lista a parte con le merci da consegnare al commodoro.
«Consegnate questo all'addetto nel magazzino, penserà lui a caricare le merci.» disse Fischerman porgendo il foglietto al commodoro che lo prese e gli diede una rapida lettura...
«Eccellente, grazie di tutto!» disse Michael portando fuori il commodoro, uscirono finalmente all'aperto, in quell'ora non c'era più gente al magazzino ed i lavoratori oziavano all'ombra della costruzione, fatta eccezione per un uomo che si aggirava a controllare lo stato delle merci.
Il capitano gli si avvicinò e gli toccò la spalla per chiamarlo.
«Possiamo rivolgerci a voi per far stivare delle merci?» chiese, quello annuì semplicemente ed il commodoro gli porse la lista.
L'addetto lo lesse attentamente, poi annuì ancora e chiamò con un fischio un gruppetto di operai lì vicino che stavano pranzando con delle gallette.
«Spostate qui davanti la vostra nave.» ordinò l'uomo e Cromwell scattò dal suo equipaggio che subito iniziò la manovra mentre gli operai preparavano la gru e assicuravano le merci; Michael osservava tutti appoggiato al muro all'ombra del magazzino.
Dopo un mezz'ora passata ad oziare Michael si diresse verso Cromwell che dirigeva i lavori di stivaggio sul ponte.
«Vi lascio al vostro lavoro, io faccio un giro per la città, a 'sta sera!» gli urlò dal basso, il commodoro non lo degnò di uno sguardo e lui si incamminò di buona lena verso il centro.
Fendette la folla a passo deciso fino a ritrovasi davanti ad una locanda sgangherata e poco affollata, appena entrato lo accolse un forte odore d'alcool e di cibarie, il caldo era molto intenso, quasi quanto il rumore; la locanda era composta da una sala da pranzo piuttosto spaziosa e le cucine, nient'altro.
La sala da pranzo era molto affollata e piena di grandi tavoli circolari di legno e le rispettive sedie, la maggior parte dei clienti era intenta a far baldoria ed ubriacarsi.
Michale attraversò la sala, sedendosi ad un tavolo libero vicino ad una grossa finestra, si sedette sulla sedia scricchiolante ed attese guardando la gente fuori dell'edificio.
Qualche minuto dopo una prosperosa cameriera lo raggiunse.
«Vuoi ordinare qualcosa?» gli chiese con tono smielato.
«Mi ricordo che qui facevate la miglior zuppa di frutti di mare della città, è ancora così?» chiese Michael con un sorriso, lei annuì.
«Allora portamene due porzioni!» disse tornando poi a guardare fuori mentre la cameriera si allontanava.
   
 
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