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Autore: wdolcemurty    02/09/2007    2 recensioni
"Ero innamorata allo stesso modo sia di Eragon che di Murtagh, entrambi amavano me, entrambi erano stati con me. E l’ultima, ma non peggiore, cosa era che entrambi pensavano di stare con me."
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Entrai senza problema nella città, con una piccola somma di denaro, e cercai una locanda, il più possibile lontano dal castello reale, che mi portava in mente vecchi ricordi, che però non potei che ascoltare. Decisi di andare a visitare il campo dove mi allenavo, e intanto rincominciare ad usare la spada. Quella notte non dormii per niente, forse per il cibo scadente che avevo mandato giù a forza per lamia bocca, o forse per il freddo che avvertivo intorno a me. Quando finalmente riuscii a prendere sonno, sognai di trovarmi in un ambiente diviso in due parti differenti. A destra c'era la parte più luminosa, con gli uccellini che cinguettavano felici e gli alberi crescevano rigogliosi e il cielo era limpido; in mezzo ad un albero gigantesco, il più grande di tutti, c'era una figura indistinta, che capii essere un ragazzo. Non distinguevo bene il suo aspetto, neanche il colore dei suoi capelli e della sua pelle. Mi chiamava, anzi mi supplicava di tornare da lui e di sceglierlo. Mi sentivo confusa. Perchè stavo sognando questo? A che scopo? A Sinistra, invece, prevaleva l'oscurità. Gli alberi erano secchi, nel cielo scuro pieno di nubi volteggiavano dei rapaci, scuri anch'essi. Come nell'altra parte, nel mezzo dell'albero più grande, si trovava un ragazzo e anche di lui non riuscivo a capirne le caratteristiche. Mi chiamava, mi diceva di tornare da lui, che ero la sua unica felicità in un mondo ricco di odio. I due giovani si avvicinarono sempre di più verso di me, pregandomi di sceglierli. Ma io non riuscivo a decidere. Iniziarono a combattere con le spade, ma nessuno dei due riusciva a prevalere sull'altro. Sembrava la lotta tra il bene e il male. Una voce proruppe nella mia mente… "-Prima o poi dovrai scegliere -" Dopodiché mi svegliai madida di sudore. Quella mattina decisi di allenarmi con la spada. Presi le mie armi e mi avviai verso il palazzo. Mentre camminavo per la strada, un gruppo di ragazzi, più o meno della mia stessa età si girò verso di me ed iniziò a seguirmi. Io sorrisi e feci finta di niente, come era mio solito. Dopo un quarto d’ora iniziavo a perdere la pazienza, così mi volai di scatto e dissi irritata. -Avete finito di seguirmi?- Loro si guardarono circospetti e poi mi squadrarono. Uno di loro, il più sfacciato, che aveva i capelli biondi e un espressione divertita, mi rispose prendendomi il viso con le mani. -Perchè urli tanto, dolcezza? Non stiamo facendo niente di male- la sua stretta era piuttosto ferma e difficile da togliere dal mento, cosa che dimostrava la sua forza oltre ai muscoli. Gli altri risero e mi trascinarono in un vicolo buio, dove uno steccato mi nascondeva dallo sguardo dei passanti. La paura mi invase completamente, non ero abituata a combattere contro tanti uomini in una volta e opporre resistenza sarebbe stato vano. In più avevo lasciato le armi nella locanda. Imprecai a bassa voce. Sempre il ragazzo che aveva parlato prima mi prese il braccio e tirandomi verso di sé cercò un bacio. -Dai, perchè non mi dai un bacino?- Io per tutta risposta gli sputai in faccia. Lui si ritrasse e disse. -Come hai osato, brutta sgualdrina. Ora la paghi- così mi tirò un ceffone che mi fece scendere il sangue dal naso. Lo asciugai con la manica del mantello e mi alzai tremante. Gli altri si erano messi ai lati di noi due e assistevano ridendo pienamente. Mi tirò un altro schiaffo e fece per tirarmene un altro, quando un ragazzo dai capelli neri gli prese il braccio e con l'elsa della spada glielo ruppe. Gli altri ragazzi videro il loro amico cadere a terra e gemere per il dolore. Si buttarono contro il mio salvatore, che però con una mossa fulminea li atterrò in un solo colpo. Il gruppetto scappò via a gambe levate, lasciandomi per terra con il naso sanguinante e la faccia che pulsava per il dolore. Il giovane li guardò fuggire, poi si voltò verso di me. Rimasi impietrita da tale bellezza. Sul suo bel volto ricadevano morbidi i capelli neri e gli occhi erano di ghiaccio. Una bellezza che mi fece venire i brividi. Mi sorrise e io feci altrettanto, cercando di alzarmi. Non riuscendoci ricaddi a terra; mi girava la testa per i colpi ricevuti dal biondo di prima, e il naso pulsava. Imprecai sotto voce. Il ragazzo si chinò su di me aiutandomi ad alzarmi, cosa che mi fu nuovamente impossibile e quindi dovetti appoggiarmi a lui per restare in piedi. Nessuno di noi due aveva proferito parola, così ruppi io il ghiaccio. -Non so che dire…- dissi piano guardandolo negli occhi. Lui ricambiò il mio sguardo e mi porse un fazzoletto per pulirmi il naso sanguinante. Sorrise. Non potei non notare che aveva un sorriso e uno sguardo magnetico. –Un semplice grazie andrebbe più che bene- -Allora grazie- conclusi io prendendo il fazzoletto fra le mani e pulendomi il viso, sempre fissandolo intensamente negli occhi, poi però abbassai lo sguardo arrossendo lievemente. Non so perché ma mi stavo comportando come una ragazzina. -Visto che ti ho salvata- disse aiutandomi a camminare –Posso sapere come ti chiami?- Lì per lì gli avrei detto il mio vero nome, incantata com’ero, ma poi ritornai in me e dissi- Sono Hanuin. Tu invece?- -Murtagh- quel nome…lo avevo già sentito da qualche parte, molti anni fa, da mio padre. Il suo ricordo mi fece fare una smorfia di disgusto. -Allora dove ti porto? Spero non sia troppo lontano perché sarà un po’ difficile portarti in braccio- lo guardai. In braccio? Ma io avevo i piedi incollati perfettamente a terra! Proprio in quell’istante mi venne una nuova fitta alla testa e se non fosse stato per Murtagh sarei caduta sul terreno. –No, tu non ti reggi in piedi. Dimmi dove ti devo portare- -Ma no, davvero, posso farcela- il giovane alzò un sopracciglio. Quanto gli stava bene quell’espressione! Poi mi afferrò entrambe le gambe e mi prese in braccio. -Mettimi giù! Posso fare da sola!- gridai facendo girare qualche persona verso di noi. Murtagh mi zittì con lo sguardo di ghiaccio che si ritrovava, così accettai di farmi portare in quel modo verso la mia taverna. Viaggiammo per circa venti minuti prima di arrivare davanti alla locanda dove alloggiavo. –Adesso puoi farmi scendere, sono arrivata- mi mise giù con calma, ma quando fui in piedi mi girò nuovamente la testa. Senza dire niente mi riprese immediatamente in braccio, ignorando le mie lamentele, ed entrò. Io ero diventata completamente rossa in viso, soprattutto perché si erano girati tutti verso di noi, ma sembrò che questo non gli importasse, perché mi chiese salendo le scale. -Qual è la tua stanza?- -La quinta porta a sinistra- dissi d’un fiato. Aprì la porta con un calcio e mi posò sul letto. Mi sentivo meglio, soprattutto dopo quel giretto in braccio a Murtagh. Ma il mio orgoglio mi impediva di ammetterlo, così, dopo essermi seduta sul bordo del letto, assumendo un espressione seccata dissi. -Adesso puoi andare. Grazie per il passaggio, ma potevo anche farcela da sola- Il ragazzo scoppiò in una sonora risata e si sedette sulla sedia davanti a me. -Ma se non ti reggevi neanche in piedi! Adesso però mi devi raccontare come ti sei cacciata in quella rissa dove ti ho salvata- Lo guardai per un po’, poi risposi con calma. -Stavo andando ad allenarmi quando quel gruppetto di ragazzi mi è saltato addosso- mi morsi un labbro –Se non fossi arrivato tu sarebbe finita male- Non volevo pensare a quello che sarebbe potuto succedere se Murtagh non fosse intervenuto, ma un brivido mi percorse ugualmente la schiena. -Ad allenarti?- chiese lui capendo il mio disagio e cambiando subito argomento. Sorrisi maliziosamente, come solo io sapevo fare, e risposi –Certo, cosa credi che le donne non sanno combattere?- -Nel tuo caso mi sembra che servirà un duro e lungo allenamento per poter riuscire a farti usare la spada- mi stava provocando ed io odio quando mi provocano. Mi avvicinai a lui. –E con questo cosa vorresti insinuare?- Lui sorrise, sapendo di aver colpito il mio tasto dolente. –Oh niente, solo che non sei riuscita neanche ad opporti a me quando ti ho presa in braccio. Una prode guerriera ci sarebbe riuscita senz’altro- mi avvicinai ancora di più, così vicina che il nostri occhi erano a pochi centimetri di distanza. Verde e azzurro, un mix perfetto di tonalità. Sentivo il suo caldo respiro entrarmi nel naso, così come il mio profumo inebriava le mie vittime. Lui sorrise, avvicinandosi, ma io capii subito le sue intenzioni. Gli tirai un pugno nello stomaco, facendolo cadere sopra di me, e gli sussurrai nell’orecchio –Questo però lo so fare solo io- così lo sbattei fuori della mia stanza. Da lì lui gridò –Ci vediamo domani mattina ai campi di allenamento al castello, o prode guerriera- poi scoppiò a ridere e se ne andò. Risposta a Dubhe4e: si sono io!
  
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