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Autore: wdolcemurty    01/09/2007    5 recensioni
"Ero innamorata allo stesso modo sia di Eragon che di Murtagh, entrambi amavano me, entrambi erano stati con me. E l’ultima, ma non peggiore, cosa era che entrambi pensavano di stare con me."
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era quasi mezzanotte e una calda brezza estiva mi colpì in pieno viso, nascondendo con i miei capelli rossicci i miei occhi verdeggianti. Stavo andando ad un appuntamento con il commerciante più ricco e avido della città di Furnost, a sud della capitale Uru'Baen. Dopo cinque minuti arrivai in vista della sua casa, dove il vecchio mi stava aspettando impaziente; il suo sguardo si illuminò e sorrise, mostrandomi la sua dentatura orrenda e gialla. Ricambiai il sorriso. Era l'uomo più brutto che avessi mai visto, ma dovevo stare al gioco o non avrei concluso niente quella notte, e gli sforzi di un intero mese sarebbero stati vani. -Bellezza, sei arrivata finalmente- disse lui abbracciandomi forte, facendomi entrare a contatto con la sua poderosa corporatura. Per tutta risposta lo bacia sulla guancia lentamente, facendo in modo che il mio profumo lo inebriasse. E così fu, perchè mi trascinò velocemente in casa e iniziò a baciarmi passionalmente il collo. Se non fosse stato per il mio lavoro, mi sarei gia staccata con disgusto dal suo caldo contatto. Ma stetti al gioco, ormai ero abituata. -Stasera mia moglie è uscita, saremo soltanto io e te- disse staccandosi per un attimo. Io gli sorrisi falsamente- Che bello, allora sarai soltanto mio- mi alzò per i fianchi e mi portò nella stanza da letto, dove mi buttò sulle morbide coperte. Allungai le braccia come per volerlo, cosa che non era affatto vera, e lui mi venì addosso, baciandomi furiosamente il petto. A quel punto decisi di intervenire. Avvicinai le mie labbra al suo orecchio e con una dolce voce dissi, come mi aveva insegnato mio padre -Slytha- e il vecchio cadde in un sonno profondo, lasciando la mente aperta agli estranei. "E' anche più facile di quanto pensassi" pensai sogghignando fra me e me, iniziando la perquisizione della sua mente in cerca dell'informazione sulla cassaforte. Una decina di minuti e la trovai. La chiave si trovava dietro al diciassettesimo libro del secondo scaffale della terza libreria. Mi avviai verso il suo studio e trovai la chiave d'argento, poi mi diressi alla cassaforte dove, dopo aver aperto la porta di metallo, presi tutti gli oggetti più preziosi che trovai. Collane di perle e d'oro, diamanti e altre gemme preziose si ritrovarono nella mia sacca, che nascosi accuratamente nella tasca interna della tunica che indossavo. Per ultima cosa entrai nella stanza da letto, dove il vecchio russava rumorosamente. Disfai il letto e dissi -Manin, stenr-dandogli dei falsi ricordi di quella serata, dopodichè lasciai un biglietto con su scritto che partivo. "E anche questa volta è andata" iniziai a pensare con disgusto, ricordando quello che avevo sacrificato per ottenere quel ricco bottino "Speriamo che questa sia una delle ultime volte" sapevo benissimo che non era vero, perchè io vivevo per quei furti. Mia madre era morta da circa cinque anni, e mio padre mi aveva abbandonato. Una smorfia mi si dipinse sul volto al ricordo. La mia nascita lo mise solo in pericolo, non lo rese per niente felice, ma mi addestrò lo stesso fin da quando avevo sei anni. Mia madre aveva continuato a vedersi segretamente con lui, ma un giorno decise di fuggire e io andai con lei. La notte della fuga lui ci anticipò e con un colpo terribile la uccise, proprio davanti ai miei occhi. Piansi per giorni, e così decise di abbandonarmi al mio destino. Mio padre è un uomo molto famoso e intelligente. Mi istruì per tutta la mia giovane vita, sia della lingua degli umani, sia di quella elfica. Era proprio con questa che riuscivo a compiere i miei furti, passando di città in città. Uscii dalla ricca casa e andai a sellare il mio cavallo, fiammanera, e abbandonai dopo circa un mese la città di Furnost. Viaggiai per circa quattro giorni verso Uru'Baen, dove avrei comprato una piccola casa dove stabilirmi dopo i furti. L'ultimo che avevo fatto mi procurò molti soldi, che sarebbero bastati per un paio di anni. Ritornare nella capitale dopo tutti quegli anni sarebbe stato doloroso, ma cercavo di non pensarci. In tutta Alagaesia sono conosciuta con diversi nomi, Lare, Marun, e così via. Il mio vero nome è in realtà Adelaid, nome che deriva dall’elfico Aiedail, stella del mattino, che in effetti mi calza a pennello. Questo nome non l'ho mai rivelato a nessuno, e l'unico ad esserne a conoscienza era mio padre. L'unica cosa buona che aveva fatto nella mia vita, scegliermi un bel nome. Peccato che non potevo rivelarlo a nessuno. Da quando ero andata via dalla mia città natale, avevo vagato per mesi in tutto il paese. Poi, dopo aver patito la fame e il freddo, decisi di sfruttare le mie qualità. Potevo contare sul fatto che il mio viso attirava molti uomini, aveva un non so che di esotico, e gli occhi verdi come i miei erano rarissimi nella gente di Alagaesia. Il mio fisico era perfetto e agile, in più sapevo usare la magia. E così è iniziata la mia carriera di ladra professionista.
  
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