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Autore: anorexic of emotions    13/02/2013    1 recensioni
La matematica ci insegna la vita: la logica ci dice che vero e vero è vero e falso e falso è falso, come accade alle verità ed alle bugie.
La chimica ci dice che l'acqua unita al sale è acqua e sale, e quindi non è più la stessa sostanza che era inizialmente.. Un po' come una persona, dopo che ha sofferto ed è passata attraverso le esperienze che la formano. E la fisica ci insegna che un vetro è sempre un vetro, anche dopo che è andato a terra e si è frantumato.. Come quando ci si spezza il cuore, come se fosse di vetro: non siamo più la persona che eravamo, eppure lo siamo.
E anche i puzzle ci insegnano la vita: 10, 100, 1000 pezzi, incastrati bene al posto giusto formano una sola figura, proprio come 10, 100, 1000 esperienze formano una sola persona.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi blu, proprio del colore del mare, di Meredith per qualche secondo scrutarono il pavimento; probabilmente era indecisa se parlare o no, o non sapeva da dove cominciare... O magari pensava a quanto stupido potesse sembrare il suo motivo, ma ormai c'era: sarebbe stata ascoltata e giudicata su qualcosa che la toccava nel profondo da una persona che a stento conosceva. Una persona, quella, però, che aveva segretamente soprannominato "Il mio Angelo" e avrebbe continuato a chiamarla così per tutta la vita, senza che lei lo sapesse. Una persona che l'aveva raccolta da terra quando era caduta e l'aveva fatta sentire subito meglio, era riuscita a farla ridere e quasi anche a dimenticare la tristezza. Una persona che meritava di essere conosciuta nel profondo, con cui valeva la pena essere amici.
  Sentì un attacco di fiducia nei suoi confronti, di quelli che quando proprio non sai a chi rivolgerti ti spingono verso la persona che inconsciamente sai che ha le braccia aperte e ti aspetta, ma non riesci ad arrivarci razionalmente; allora cominciò: "Qualche mese fa c'era un ragazzo che mi corteggiava, si chiamava Bill. Era molto carino, mi piaceva da almeno due anni... Sembrava proprio che si fosse innamorato di me. Ogni giorno mi faceva un regalo diverso, mi veniva a prendere a scuola e mi chiamava tutti i pomeriggi. - Si passò una mano tra i ricci castani, tinti solo alle punte di un castano più chiaro tendente al rosso - L'anno scorso, il giorno del suo compleanno, lui era in punizione perché stava andando male a scuola e io decisi di andare a casa sua per fargli una sorpresa, abitava proprio da queste parti: comprai un peluche enorme a forma di ranocchio che mi aveva indicato qualche giorno prima girando per i negozi, aveva detto che gli piaceva tanto. - iniziò di nuovo a tirare su col naso, poi proseguì - Bussai al suo palazzo e lui mi rispose "scendo!". Ci incontrammo e gli diedi il regalo, lui mi ringraziò e ci sedemmo proprio su questo muretto a parlare... - la parola le si bloccò in gola a causa delle lacrime che ricominciavano a scendere - Poi mi baciò e mi disse che non mi avrebbe mai più lasciata, per nessun motivo" Ora le lacrime scorrevano violente e singhiozzava.
  Il sangue si gelà nel corpo di Ellen: aveva capito. Non sapeva cosa fare, quindi la lasciò sfogare, poi decise di fare qualcosa, ma non sapeva stabilire se fosse giusto o no. Si schiarì la voce e disse "È molto bello, ma non capisco... Dov'è il problema?"
Allora l'amica per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare alzò lo sguardo e proseguì, specchiandosi nel verde degli occhi del suo Angelo: "ricordare quando tutto era così felice, così perfetto.. In un momento come questo mi fa sentire piccola, incapace, stupida. E mi fa stare male. Perché prima sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo più bello, e adesso nemmeno riesco a muovermi? Come se fossi caduta in un burrone giocando a mosca cieca, che da piccola era il mio gioco preferito, giocarci mi rendeva sempre felice. Come se non riuscissi ad arrampicarmi su per quella scarpata, a ritornare in carreggiata perché tutto questo mi ha distrutta. Come avere le ossa rotte, come quando sogni di voler correre perché c'è qualcuno che ti insegue... Ma non ci riesci. Mi sento con le mani legate e tutto questo mi uccide." Aveva tirato fuori una forza incredibile, avrebbe potuto spostare un masso ed Ellen ne era sicura. Non capiva come aveva fatto a ricacciare in dentro le lacrime, parlare con tutta calma e poi ritornare a compiangersi, probabilmente non se n'era nemmeno accorta. Allora si decise a chiedere: "puoi dirmi cosa succede in questo periodo, esattamente?"
  Vide il viso di Meredith sbiancare, poi le labbra morbide e calde iniziarono a muoversi in un sussurro: "Qualche giorno dopo mi ha lasciata. Mi ha detto che si era innamorato di un'altra e mi preferiva "come amica"... Come se lo fossimo mai stati. Io accettai la cosa, dovevo per forza: non volevo che uscisse dalla mia vita. Io lo amavo, io lo AMO. In quel momento non sapevo come avrei potuto andare avanti, senza di lui. Così, i giorni passarono. Lui continuava a chiamarmi, a farmi regali, a dirmi "ti amo"... Diceva che era un segno d'affetto e che lo faceva con tutte le amiche. Mi ero sempre e soltanto illusa. Ma ogni volta che gli ero vicina o che lo sentivo, il cuore iniziava a battermi in gola e non riuscivo a respirare. Non avevo mai provato niente di così forte, così oggi avevo deciso di andare a casa sua, parlarci... E vedere se in qualche modo era ancora attratto da me e avremmo potuto tornare insieme". Riprese fiato, dopo aver parlato, le lacrime continuavano a sgorgare, ma senza sforzo. Incontrollate.
  
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