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Autore: Eremita grigio    14/02/2013    4 recensioni
A volte, ci sono cose che non possono essere cambiate, né evitate...accadono e basta. I Titans stanno per scoprirlo, a loro spese; una crudele ed assurda guerra, iniziata in un altro tempo e universo, sta per sconvolgere le loro vite e il loro intero mondo... ed essi sono nel mezzo del fuoco incrociato.
Mia prima Fanfiction, nulla mi appartiene davvero in essa,tranne la trama (e qualche personaggio secondario).
Leggete,recensite(costruttivamente,se possibile) e godetevela, colleghi scrittori.
P.S. Sto abbassando, almeno per ora, il rating da rosso ad arancione, dunque ora potrà leggerla chiunque...sono aperto alle opinioni di voi tutti, colleghi. Vi aspetto!
2° P.S. Sto modificando, per quanto possibile, i capitoli, in modo da rendere la lettura più semplice. Spero gradiate il pensiero.
3° P.S. I numerosi, piccoli errori ortografici del capitolo 25 sono stati corretti; mi scuso e attendo, come sempre, il vostro parere e le vostre recensioni. Buona lettura.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Questo capitolo ha richiesto molto più tempo del previsto... dunque, le note saranno brevissime.
Nomi, riferimenti a luoghi e fatti sono frutto del caso e della mia immaginazione... il resto appartiene alla DC e, in parte, alla mia modesta della paleontologia (leggere per capire ;) )
Tuttavia, da qui in poi le cose si faranno più cupe, tanto che forse dovrò porre il rating nel rosso ancora una volta.
Se reputate che l'arancione non sia più adeguato, se credete che io stia in qualche modo esagerando, se questa storia vi piace e non volete vederla cancellata vi prego di avvertirmi di un mio errore in tal senso, tramite recensione o messaggio.
Altro non ho da dire; mettetevi comodi e su il sipario!!!
P.S.
Se tra di voi vi è un appassionato di paleontologia, sappia che mi scuso per ogni errore o inesattezza da me compiuti,esortandolo a farmeli conoscere, così da correggerli.
 
L'essere umano è una creatura fragile.
Poche sono le realtà in grado di suscitare, in qualunque individuo, tanta angoscia e rabbia come la semplice constatazione della caducità della vita e, di conseguenza, del misero ed illusorio controllo che ogni persona ha sulla sua durata.
Non ha infatti alcuna importanza quanto l'uomo adori porre sé stesso al di sopra di un dorato piedistallo, vantando la sua superiorità su ogni altra specie mai apparsa sulla Terra; nonostante il tempo e la natura lo abbiano portato a sviluppare una massa cerebrale proporzionalmente maggiore di quella di ogni altro organismo noto sul pianeta, arrivando così a scoprire modi e mezzi per allungare notevolmente la durata media della sua vita, egli rimane vincolato alle severe leggi della Natura. 
Tali regole, tanto spietate quanto necessarie, regnano sovrane su ogni creatura vivente: 
dalla più piccola e primitiva delle cellule al più possente ed evoluto dei giganti; 
dalla più gracile ed indifesa delle prede al più straordinario e forte dei predatori;
dal più umile ed anonimo dei miserabili al più ricco e potente dei governanti;
dal più gentile e pio dei santi al più crudele e sadico degli assassini... tutti, prima o poi, dovranno chiudere  gli occhi per l'ultima volta.
Benché tutte le vite degli uomini siano concepite con il medesimo meccanismo naturale, innumerevoli sono i modi e i mezzi con cui ciascuna di esse può avere termine; che si tratti di malattia, di morte accidentale o di un assassinio, ogni vita umana è destinata a spegnersi.
I numerosi, illogici vincoli che la società impone ai propri membri (quali ad esempio la ricchezza, la forza, la fortuna, la scaltrezza e via dicendo...) sono tutti destinati, con il trascorrere irreversibile dei secondi, a sgretolarsi in polvere, l'uno dopo l'altro, di fronte all'inarrestabile potere del caso e tempo che passa.  
Per quanto sia triste ammetterlo, la Morte non conosce alcun reale impedimento; anche se una persona tenterà sempre, istintivamente, di porre nuove ed elaborate barriere tra sé e il momento della sua dipartita, essa dovrà giungere; neppure la giovinezza costituisce un ostacolo significativo per la morte.
E, proprio in virtù delle esperienze che li avevano trasformati da comuni ragazzi in paladini della giustizia, i Titans erano perfettamente consapevoli di questa dolorosa, ineluttabile realtà.
Per tale motivo, le battaglie sostenute contro comuni delinquenti, provvisti di tutte le debolezze che lo stato di semplici umani comportava, erano forse le più difficili in assoluto. 
Poiché se esiste infatti una vera, fondamentale differenza tra un eroe e un criminale, essa è una ed una soltanto: la moralità.
Chi infatti decide di intraprendere davvero tale insidioso sentiero, spinto solo dal bisogno di aiutare gli innocenti,  sa che il suo scopo non è quello di colpire, ferire, sconfiggere il nemico in una serie di futili scontri, dove il più debole si ritrova a giacere, umiliato ed impotente, sul campo di battaglia, meditando propositi di vendetta contro la persona responsabile della sua disfatta.
No, ciò che deve portare un individuo, disposto a porre, senza nulla chiedere in cambio, sulle proprie spalle il pesante fardello della responsabilità che la lotta al male ed alle ingiustizie costituisce, è il desiderio di salvare delle vite... perfino quelle dei malvagi.
Sottile è infatti il confine che separa un nobile giustiziere da uno spietato vigilante, più esile di un filo di seta e, sfortunatamente, incredibilmente difficile da scorgere. 
Basterebbe un secondo, un attimo di distrazione, un istante in cui le emozioni prendano il sopravvento sul raziocinio e perfino il più puro e retto degli uomini si ritroverebbe a contemplare il sangue sulle sue mani, senza alcuna possibilità di lavarlo via... senza alcuna speranza di redenzione.
E tale confine diviene ancor più sottile, se colui che sceglie di rispettarlo è dotato di abilità sovrumane.
Ogni singola missione dei Titans sarebbe potuta sfociare in una tragedia, portando alla perdita di una o più vite, e non necessariamente quelle degli innocenti. 
Nessuno dei cittadini di Jump City sembrava accorgersene, né alcun giornalista pareva darvi abbastanza peso, a giudicare dalla superficialità con cui, spesso e volentieri, essi discutevano degli scontri tra gli eroici giovani e il malvivente di turno; nessuno aveva mai dato l'idea di comprendere quanto facile sarebbe stato per ciascuno di loro oltrepassare quell'invisibile limite... e nessuno sembrava intuire quanto ciascuno di loro dovesse impegnarsi per tenere a freno non soltanto la propria forza, ma sopratutto il proprio cuore, evitando di farsi trascinare dall'impeto e dalla foga del momento.
Con quale facilità Cyborg, con i suoi pugni di titanio, i suoi potenti muscoli meccanici e le sue sofisticate armi, avrebbe potuto frantumare le ossa o gli organi di un rapinatore...
Quanto sarebbe stato semplice, per Starfire, lasciare che il furore guerriero della sua gente la guidasse, vivendo ogni singolo scontro come un autentico conflitto, incenerendo con i suoi incandescenti raggi di energia solare chiunque fosse stato tanto folle da levare la mano contro la Seconda Figlia di Tamaran...
Perfino Robin, l'unico a poter affermare (senza obiezioni da parte della retorica, della scienza o della psicologia) di essere un umano a tutti gli effetti, avrebbe potuto impedire ad un avversario di vedere un nuovo giorno; un colpo di karate sferrato con troppa violenza e nel punto sbagliato, una spinta troppo vigorosa oltre un parapetto, un'arma usata nel modo sbagliato...
Beast Boy e Raven... nessuno, forse neanche i loro compagni di squadra, poteva capire fino in fondo quanto le loro anime fossero consumate, nel corso di ciascuna sfida, dal desiderio di porre fine all'esistenza della minaccia, facendo scempio dei loro corpi e delle loro anime... così come gli istinti, di origine animale e  demoniaca, spesso suggerivano loro di fare...
Ed in quel momento, lungo Lincoln Avenue, una delle numerose traverse di Treasure Street, Garfield Mark Logan, dall'interno del gigantesco corpo di un mastodonte, stava tenacemente lottando contro gli istinti primordiali che, assieme alle abilità fisiche dell'animale scelto, accompagnavano ogni sua trasformazione, invadendo prepotentemente la sua psiche. 
Mentre il mutaforma verde si dirigeva, con il suo corpo da oltre sei tonnellate alla carica di decine, forse centinaia di avversari armati, i suoi istinti stavano violentemente facendosi sentire, suggerendogli tre diverse linee d'azione:
la prima, molto semplice e di gran lunga preferibile, consisteva nel voltarsi e cercare una via d'uscita, allontanandosi dalla minaccia incombente, evitando di sprecare preziose energie in uno scontro inutile;
la seconda, più drastica, era quella di raggiungere la fonte di disturbo e, tramite una dimostrazione di forza, intimorirla e costringerla ad allontanarsi;
infine, se nessuna delle due precedenti opzioni si fosse rivelata vincente... se la fuga non fosse stata possibile, se il nemico avesse continuato la sua offensiva, costringendo il mammut con le spalle al muro... allora il pericolo  andava eliminato, in maniera rapida, permanente e senza la minima esitazione.
Inutile a dirsi, la mente dell'eroe non volle prendere in seria considerazione né la prima opzione ( che avrebbe concesso ai criminali la possibilità di tornare all'assalto dei civili innocenti, lungo le strade di Jump City), né tanto meno la terza ( che lo avrebbe automaticamente reso, agli occhi del mondo  e dei suoi amici, un assassino). 
La seconda idea gli piaceva, certo, ma era oramai lampante, come il precedente scontro gli aveva fatto capire, che gli ex detenuti non vedevano in lui una seria minaccia alla loro illegittima libertà... 
Essi non sarebbero fuggiti dinanzi a lui, qualunque fosse il suo aspetto, non finché avessero avuto dalla propria parte il non trascurabile vantaggio dei numeri. 
Quando la distanza tra il peloso colosso e i suoi assalitori raggiunse i dieci metri, Beast Boy capì che lo scontro era inevitabile... come era inevitabile che qualcuno di quegli incoscienti finisse schiacciato sotto le sue enormi e solide zampe.
Fortunatamente, le armi che il mammut peloso possedeva non si limitavano alla pura forza bruta: quale che fosse il loro originario scopo nella preistoria, le due enormi zanne ricurve potevano risultare decisamente utili in quel frangente.
Quando ormai all'impatto mancavano meno di cinque metri, e già alcuni dei delinquenti più vicini cominciavano ad uscire dal margine inferiore del suo campo visivo, il pachiderma rallentò bruscamente il passo, abbassando la testa e voltandola verso sinistra, portando le zanne a mezzo metro dal suolo. 
Di scatto, grazie ai poderosi muscoli del collo, l'animale verde volse il capo alla sua destra, agitando i lunghissimi denti di avorio. 
Quattro uomini robusti, vestiti delle tradizionali divise arancioni dei penitenziari, si ritrovarono improvvisamente in aria, travolti da due enormi zanne che, grazie ad una muscolatura di gran lunga superiore a quella di qualunque essere umano, li scaraventarono a quasi quattro metri di distanza, disperdendo i bruti con la stessa semplicità con cui un bimbo disperde coriandoli.  
Prima che uno solo di essi arrivasse a toccare il suolo, Beast Boy ripeté la medesima torsione nel verso opposto, stavolta travolgendo sette galeotti; questi finirono con lo schiantarsi dolorosamente contro le fila dei loro degni compari, provocando altri crolli. 
Non volendo incorrere nel medesimo destino, istintivamente alcuni dei delinquenti più vicini cessarono di colpo la propria corsa, venendo però impietosamente travolti da chi li stava seguendo, ritrovandosi comunque al suolo.
Intanto, il gigante smeraldino continuava ad avanzare, umiliando i suoi avversari con una facilità a dir poco snervante, dsperdendoli con la sola forza dei muscoli cervicali.
Tuttavia, presto si accorse che molti dei suoi colpi iniziavano ad andare a vuoto, e questo gli fece capire che la parte difficile dello scontro stava per partire: i malfattori stavano cominciavano a rendersi conto della minaccia che il mutaforma poteva rappresentare, organizzando perciò una vera controffensiva. 
Urla cominciarono a farsi udire, nel tentativo collettivo di coordinare gli sforzi e soggiogare l'eroe. 
"Avanti, circondatelo!"
 "Quell'affare non è come quegli altri super-mocciosi! Possiamo prenderlo in trappola!"
"Si è vero! Lui non spara raggi laser! Basta tenerlo a distanza ed è fatta!"
"Se lo prendiamo, possiamo farlo secco senza problemi!"
Abbandonata dunque l'idea dell'attacco frontale, la calca si disperse a ventaglio, rapidamente circondando il pachiderma. 
Mentalmente imprecando, Beast Boy comprese di essere stato accerchiato; fermando del tutto la sua avanzata, si guardò intorno, tentando di intuire la piena gravità della situazione: i manigoldi, disposti a formare una spessa cerchia, puntavano a tenerlo bloccato, in modo da scovare un punto debole su cui accanirsi. 
E  presto, essi pensarono di averlo trovato: per quanto forte e pericoloso sul davanti, il mammut lanoso era totalmente privo di difese sui fianchi ed alle spalle. 
Comprendendo quale trappola andava prepandosi attorno a lui, Gar Logan tentò di guadagnare tempo, limitandosi a dimenare la sua enorme mole al centro della pericolosa folla, agitando minaccioso le zanne ed emettendo feroci barriti.
'Ok Gar... le cose volgono al peggio, ma sei scampato da trappole ben più elaborate di questa...'. 
Una dozzina di incauti, troppo sicuri di sé, tentarono di scagliarsi in avanti, brandendo asce, grimaldelli, coltelli e martelli da fabbro, mirando ai fianchi e alle zampe del mammut. 
Quest'ultimo, pur senza vederli, udì distintamente i loro passi e le loro urla rabbiose. 
'Tsk, se questi tizi campassero di caccia, di sicuro morirebbero di fame in una settimana al massimo... il peggior attacco a sorpresa di sempre!'
Con uno sforzo impressionante, la monumentale creatura si sollevò sulle zampe posteriori, mettendo in mostra il ventre; poi, dopo esere rimasto in precario equilbrio per qualche secondo, si lasciò ricadere pesantemente sugli arti anteriori, generando un onda d'urto che, propagandosi sul terreno, portò gli assalitori ad inciampare, crollando distesi a terra o sulle proprie ginocchia. 
Non volendo concedere a nessuno di loro il tempo di recuperare la posizione eretta, Beast Boy allungò la muscolosa proboscide verso il più vicino, un caucasico con corti capelli castani e un fisico corpulento; questi, avvertendo qualcosa che si avvolgeva attorno alla sua caviglia come un serpente, ebbe solo un secondo per essere confuso, prima che una forza sovrumana lo strappasse dal terreno, facendogli scivolare dalle mani il lungo coltello da caccia. 
"Aiuto! Fate qualcosa! Tiratemi giù!" urlò il malcapitato a testa in giù, rivolto a quelli che lo avevano accompagnato in quell'infelice attacco. 
Costoro, alzando lo sguardo, videro il loro amico penzolare come un salame, agitando furiosamente le braccia. Per qualche secondo, il mammut si limitò a tenerlo così, sospeso a mezz'aria, senza apparente sforzo; poi, senza preavviso, ritrasse la proboscide come fosse un braccio, portando con sé il delinquente, quasi come se volesse...
"Oh mio Dio, no..." mormorarono alcuni di loro, intuendo le intenzioni dell'animale, pensando perciò di retrocedere, al fine di ritrovarsi nella sicurezza che la folla alle loro spalle aveva loro garantito, fino a qualche secondo prima. 
'Oooh si, invece...' rispose mentalmente Gar Logan, mentre la sua grossa bocca da erbivoro, celata alla vista dal pelo, si increspava in un ghigno.
Prima che un solo passo venisse effettuato, la proboscide scattò, tramutando l'energumeno in una sorta di randello vivente. Sotto gli occhi degli increduli accerchiatori, tutti gli undici vennero colpiti dal mammut che, con la sua mazza improvvisata, fece piazza pulita del malcapitato gruppo, facendoli volare come palline da golf in ogni direzione. Quando anche l'ultimo venne centrato, Beast Boy avvicinò all'orecchio destro l'uomo che, pur contro la propria volontà, gli era stato d'aiuto.
Tutto quello che le orecchie del pachiderma captarono, oltre al respiro affannoso ed al battito cardiaco del povero disgraziato, fu una sorta di flebile gemito di dolore. 
'Scusa bello, ma sai come si dice: in amore e in guerra tutto è concesso...'. 
Decidendo di porre fine alle pene del poveretto, Beast Boy lo depose delicatamente al suolo, evitando di provocargli ulteriori ammaccature.
'Hah! Che vi serva di lezione: la prossima volta che provate ad abbattere  un mammut attaccandolo alle spalle, fatelo in silenzio!'
Tentando di sfruttare il momentaneo stupore, Beast Boy scattò in avanti, deciso a fuggire da quella svantaggiosa situazione.
Ciò si rivelò inutile poiché, dando prova di riflessi ben più pronti di quanto l'eroe avesse previsto,  per ogni passo da lui compiuto,  la brulicante massa si affrettava a spostarsi di conseguenza, qualunque fosse la direzione scelta, lasciandolo sempre al centro di un cerchio di circa venti metri di diametro. 
Non osando più avvicinarsi, alcuni dei delinquenti iniziarono a raccogliere e scagliare oggetti di ogni tipo contro il pachiderma, sperando di arrecargli danno o di distrarlo, in modo da aprirsi un varco nelle sue difese, per poi sottometterlo con la forza dei numeri e delle armi.
Fortunatamente la folta pelliccia del preistorico mammifero, spessa un metro e capace di sopportare  facilmente il freddo artico, fungeva da soffice armatura contro i rudimentali proiettili; che si trattasse di pietre, calcinacci o perfino pezzi di metallo, nessuno arrivava a provocare ferite.... almeno, non ancora. 
Infastidito, l'animale color smeraldo lanciò un fragoroso barrito, teso a spaventare i malviventi e, al contempo, dare sfogo alla crescente frustrazione che quella condizione di stallo causava. 
'Ok, le cose non vanno come avevo sperato. Certo, la gente si è salvata, ma se vado avanti così non potrò aiutare nessun altro... 
Bene Gar, fin qui è stato interessante  una partita discretamente giocata, ma è chiaro che l'approccio diretto non è quello più adatto.Direi che è giunto il momento di passare al piano B!'.
Non osando cambiare forma per volare via ( temendo di offrire in tal modo un bersaglio troppo gracile ai lanci degli assalitori), Beast Boy decise di tentare la fortuna e forzare il blocco, puntando con decisione verso Treasure Street, da cui era partita la sua carica.
Vedendo il mammut lanoso scagliarsi verso di loro, i criminali tentarono ancora una volta di seguirne gli spostamenti, tenendo la bestia rinchiusa all'interno dell'accerchiamento. Tuttavia, come presto poterono notare, tenere per un lungo periodo il passo con un animale dalla falcata molto superiore a quella umana era un'impresa superiore alle loro capacità.
"Non fatelo scappare!" urlarono  alcuni dei manigoldi, "Tenete sotto controllo quella bestiaccia!" ma era inutile; presto il proboscidato colosso raggiunse lo sbarramento e, mentre quelli alle sue spalle continuavano ad inseguirlo, coloro che si trovavano dinanzi a lui ebbero la sgradevole esperienza di vivere in prima persona un ribaltamento dei ruoli, trasformandosi da cacciatori a prede. 
Ancora una volta, le ricurve appendici d'avorio arrivarono a fendere la folla, sgombrando il percorso da ogni ostacolo. Presi dal panico, i meno coraggiosi dei manigoldi si dispersero, rompendo la formazione e badando solo a non essere frantumati sotto quelle enormi gambe.
Ma non tutti scelsero di farsi semplicemente da parte, dandola vinta all'eroe; sfruttando la vicinanza, i più temerari decisero di allungare una mano, affondando le dita nella folta peluria del mammifero e, con un notevole sforzo, issarsi sul suo dorso. 
Delle ventitré persone ad avere tentato tale impresa, solo nove riuscirono nell'intento, poiché malgrado i lunghissimi peli offrissero un appiglio ideale, l'incedere oscillante della belva non rendeva certo facile la scalata. 
Anche se il peso non rallentò neanche la sua corsa, Gar Logan intuì cosa stava succedendo dalla fastidiosa sensazione di capelli strattonati che sembrava essersi impadronita del suo corpo.
Senza mai voltarsi indietro, il mammut allungò la proboscide verso la più vicina fonte di dolore; sfruttando l'eccellente olfatto, egli riuscì ad individuare uno degli indesiderati passeggeri, precariamente abbrancato alla sua zampa anteriore destra. Andando a tentoni, Beast Boy individuò e avvolse il torso dell'uomo con la sua appendice nasale e, vincendo la disperata resistenza di costui, riuscì a staccarlo dal suo pelo, lanciandolo poi alle sue spalle, mentre questi lo malediva a gran voce.
'Eeeew, disgustoso! Quando ti rimetteranno al fresco, approfittane per farti una bella doccia!' pensò Beast Boy, leggermente stordito dal tanfo di sudore rancido e dopobarba scadente che appestava i suoi sensibilissimi recettori olfattivi.
Nonostante la gravità della situazione, Gar Logan non poté fare a meno di trovare esilarante la scena che stava vivendo, mentre la sua mente rievocava l'immagine di una ciurma di bucanieri che, tenendo sciabole e coltelli tra i denti, si lanciava all'arrembaggio della nave nemica.
'Se ne esco vivo, devo assolutamente lavorarci su... qualcosa sui pirati che vanno dal dentista... questa è la volta buona che a Vic saltano i fusibili dalle risate!'.
A richiamare alla realtà il mutaforma furono i vari oggetti contundenti che, d'un tratto, iniziarono a percuotere la sua vasta schiena. Nonostante la pelliccia continuasse ad attutire i colpi, la sensazione di peli tagliati diede conferma ai suoi timori: alcuni tra i fastidiosi 'ospiti' erano in possesso di armi affilate e, fendente dopo fendente, stavano rapidamente avvicinandosi alla carne sottostante. 
Benché molto più spessa di quella di un essere umano, la pelle di mammut non era invulnerabile agli oggetti taglienti; un colpo nel punto giusto, alla giusta profondità,  e Gar Logan correva il serio rischio di morire per emorragia.    
Giunto ormai su Treasure street, la bestia svoltò a sinistra, reimmettendosi nella via principale. 
A giudicare dalle urla dietro di lui, i suoi inseguitori erano stati distanziati di almeno una ventina di metri; la distanza poteva facilmente essere aumentata, certo, ma non era quello che il metamorfico eroe aveva pianificato. 
'Forza Gar, un piccolo sforzo e la battaglia diverrà una passeggiata Andiamo, devi resistere solo un altro po... ancora qualche decina di metri e sei arrivato a destinazione...'
"Ora hai chiuso per sempre, eroe dei miei stivali!" ringhiò d'un tratto uno dei manigoldi sul suo dorso, trascinandosi a fatica sul collo del mammut. 
Portando una mano ad una fondina, legata alla cintura, ne estrasse un lungo coltello da  caccia dalla lama dentellata; stringendo le gambe, egli si assicurò di avere una presa sufficientemente salda, prima di sollevare con entrambe le mani la sua arma, rivolgendo in basso la punta a guisa di pugnale, preparandosi  a conficcarlo nella nuca del pachiderma.
"Muori, mostro!" gridò con sadico piacere il criminale, piegandosi in avanti di scatto, imprimendo tutto il proprio peso sul coltello. Quando tuttavia sferrò il colpo, la lama non incontrò altro che aria. 
Con orrore suo e dei suoi compari, egli si accorse che il gigante preistorico sembrava essersi volatilizzato, lasciando tutti loro sospesi a tre metri da terra e alla mercé della gravità. 
Con una serie di tonfi sordi e sinistri scricchiolii, accompagnata da un'impressionante sfilza di imprecazioni e colorite bestemmie, tutti gli improvvisati cowboys si abbatterono sull'asfalto; a causa della velocità accumulata, essi si ritrovarono a ruzzolare per quasi dieci metri sulla disastrata via; quando l'attrito ebbe infine la meglio, ponendo fine alla loro corsa, essi si ritrovarono a formare un'aggrovigliata e dolorante piramide umana. 
Uno di loro, un giovanotto smilzo di vent'anni circa, a malapena cosciente, tentò di sollevare i corpi che lo schiacciavano ed alzarsi, ma scoprì che le poche forze che gli restavano non erano in grado di assolvere tale compito.
Voltandosi verso la strada, egli vide, nel punto in cui poco prima si ergeva un mammut, un cinghiale verde (Sus scrofa) che lo fissava, grugnendo. 
L'uomo ebbe la sgradevole sensazione che, con quei versi, l'irsuta bestia stesse ridendo di lui.
Di li a poco, tuttavia, la strada fu scossa dal rumore di un centianio di suole, ed il suino parve svanire nel nulla.
Ancora qualche istante, e l'agguerrita moltitudine arrivò sul luogo del disastroso crollo.
"Cosa è successo? Dove diamine è finito quell'abominio verde?!" gridò un energumeno in canotta,  tra i primi a giungere sul posto, incurante delle condizioni dei suoi complici.
L'unica  risposta che egli ottenne fu un gemito di dolore; spazientito, il malvivente afferrò per la collottola il giovane semisvenuto, unico testimone disponibile e, issatolo senza troppi riguardi, iniziò a schiaffeggiarlo violentemente, nel tentativo di estorcergli la verità.
"Ti decidi a parlare, piccolo mentecatto? Dove è finito quel buffone che cambia forma?" urlò il manesco bruto, alternando sberle e manrovesci, lasciando grossi segni su ambedue le guance del poveretto. Dopo qualche secondo, comprendendo la futilità del gesto, egli rinunciò e, imprecando pesantemente, lasciò crollare al suolo la sua vittima. 
"Umh, non dovreste strappazzare così i vostri amici, sapete? Questo è il genere di comportamenti che, a lungo termine, tende a rovinare una relazione." disse una voce gioviale, proveniente dal nulla.
"Chi diavolo-?!" urlarono alcuni, accorgendosi che l'origine del suono era alle loro spalle. 
Voltandosi di scatto, essi videro chi aveva parlato e, riconoscendolo, fecero istintivamente qualche passo indietro, verso la calca.
Seduto su una panchina pubblica, le gambe accavallate e le mani intrecciate dietro alla nuca, vi era Beast Boy in forma umana; la sua espressione era placida e serena, tipica di chi si sta godendo una tranquilla sosta, al termine di una piacevole passeggiata.
Quasi a voler confermare tale immagine, il ragazzo guardò verso l'alto, fischiettando un motivetto e contemplando il cielo azzurro.
"Aaahh... che giornata meravigliosa, non trovate? L'ideale per una gita o un picnic. Ehi, che ne dite di partire tutti insieme per una piccola uscita fuori città? Conosco un paio di penitenziari qui vicino in cui, ne sono più che certo, verreste accolti a braccia aperte!". 
Una serie di scatti,tipici di un caricatore di pistola, attirò l'attenzione dell'ex patroller; abbassando lo sguardo, egli vide non meno di nove bocche da fuoco, impugnate da un gruppo di evasi che, dopo essersi fatti strada tra la folla, ora lo teneva sotto tiro da una distanza di cinque metri. 
"Alza quel tuo sedere verde da li e metti le mani in alto, idiota!" intimò quello che, del gruppo di pistoleri, sembrava essere il più vecchio ed autorevole.
Si trattava  di un uomo di media statura, di etnia ispanica, sulla cinquantina d'anni; aveva lunghi baffi alla texana brizzolati, portava l'orecchino al naso e corti capelli grigio ferro. 
Le braccia erano robuste, messe in evidenza dalle maniche corte della sua divisa;sull'avambraccio sinistro, in bella mostra, vi era l'elaborato tatuaggio di un serpente, il cui corpo si avvolgeva attorno al polso sinistro e si allungava fino al gomito, dove la testa veniva raffigurata, minacciosa, con le fauci spalancate.
"Oh, suvvia, non è il caso di prenderla così a male! Dite la verità, non volete tornarci per colpa della mensa, vero? Ho sempre detto a Robin che andava aggiunto un'alternativa vegetariana al menù, ma c'è mai qualcuno che mi dia retta? No, certo che no!" replicò Beast Boy, alzandosi con la massima naturalezza, noncurante delle minacce di morte.
Una persona ordinaria, accerchiata da feroci e sanguinari farabutti, vedendosi puntare contro delle armi da fuoco può avere infinite reazioni, in gran parte scaturenti dal panico che il probabile finale di tale situazione comporta.
Ma a questo punto era perfettamente chiaro che Garfield Mark Logan, un tempo membro della bizzarra Doom Patrol, non poteva essere inserito nella definizione di 'ordinario'; tantissime volte, nella sua giovane esistenza, egli si era ritrovato  dal lato sbagliato di  strumenti di morte di gran lunga più distruttivi di semplici revolver... 
Certo, egli era ben lontano dall'essere invincibile o invulnerabile come Superman, né i suoi poteri erano paragonabili a quelli dell'Uomo d'Acciaio... 
Eppure, egli non riusciva a sentire la sensazione di terrore che, in maniera più che giustificata, in quel momento avrebbe dovuto assalire il suo animo, portando le sue ginocchia a tremare incontrollabili e il suo cuore a tuonargli nel petto.
'Evidentemente, una volta che sei stato il bersaglio di bazooka, bombe a mano, cannoni laser e tridenti magici, una Calibro 38 abbia poche possibilità di sorprenderti....Dio, sto diventando vecchio! Questo, oppure passo davvero troppo tempo sui videogames... Arghi, adesso inizio anche a parlare come un vecchio! Uff...'
Quasi a provare l'inefficacia della minaccia, le parole che seguirono, pronunciate con assoluta serenità, lasciarono ai farabutti l'amaro in bocca.
"Oh, ma guarda; avete delle pistole anche voi! Questa si che è una sorpresa! Pensate un po che coincidenza straordinaria, prima mi sono imbattuto in alcuni tizi dal grilleto facile. 
Gente simpatica, certo, ma un po troppo chiassosa, per i miei gusti... si vede che deve esserci una convention in città.
E ditemi, come mai non le avete usate subito? Presumo siate tutti dei tiratori scadenti, ma credo di avervi offerto un bersaglio abbastanza grosso... o forse siete dei collezionisti e temevate che, usandole,il valore sul mercato delle vostre armi potesse subire un crollo? " chiese con bonaria curiosità Logan, senza mai smettere di sorridere.
Che fosse per disappunto, incredulità o mera frustrazione, le facce di tutti coloro che udirono il metamorfico eroe parlare furono trasfigurate da una evidente furia omicida; tali irriverenti parole, prive della reverenza e sottomissione che ogni malfattore armato si aspetta di trovare nella sua vittima, costituivano per tutti loro un insulto a dir poco imperdonabile. 
Anche senza l'empatia di Raven, Beast Boy poteva percepire l'odio nei suoi confronti toccare nuove vette; era come se il rifiuto del ragazzo zannuto di temerli fosse un netto rifiuto a rispettarli... e questo, per individui della loro risma, era la più grave delle offese. 
"Se proprio ci tieni  a saperlo, questi affari non vanno bene per bucare la pelle di un elefante... e comunque sia, stavamo conservando le pallottole per i tuoi amici e per gli sbirri, non ci è sembrato il  caso di sprecare del piombo per uno scherzo della natura come te." rispose l'uomo dal braccio tatuato, tenendo la pistola puntata verso il ragazzo dalle orecchie d'elfo.
"Oooh, capisco... Dunque, se ho ben afferrato la situazione, devo interpretare il fatto che le abbiate estratte come un gesto di stima; non c'è che dire, sono davvero lusingato." disse Beast Boy, sorridendo come uno scolaro delle elementari che si vede premiato con un Dieci E Lode.
"Ehi! Mostra più rispetto, quando ti rivolgi a Don Miguel March, buffone! Hai la minima idea di chi sia la persona con cui stai parlando?!" scattò un altro evaso, anch'egli di origini ispaniche, sollevando il braccio sinistro, rivelando un identico tatuaggio a forma di serpente.
"Lui è il boss degli Hell's Vipers! La banda più potente di tutta San Diego! E gli Hell's Vipers non si lasciano prendere in giro da nessuno, tanto meno da un piccolo, insignificante st-"
"Chiudi il becco, Humberto." mormorò il più anziano, zittendo il suo sottoposto, senza staccare gli occhi dall'eroe; nello sguardo del delinquente, una chiara nota di sadismo era visibile, indicando quanto egli fremesse dal desiderio di premere il grilletto... desiderio tenuto a freno solo dalla  smania di far soffrire l'irriverente impiastro, tenendolo sulle spine.
"Vedila come ti pare; la realtà è che ci siamo stancati di perder tempo con uno come te. Quindi, adesso la facciamo finita. Prega, se ti hanno insegnato a farlo, perché ora ti spediamo all'Altro Mondo!"  
Senza agitarsi neppure stavolta, il Leader in Terza dei Titans si limitò ad alzare l'indice della mano destra, come a chiedere il permesso di usare la toilette.
"Okay, ma prima, potrei fare una richiesta? Se non vi spiace, non voglio assistere al momento in cui il mio povero corpo viene trapassato dai proiettili; visto che non ho con me una benda nera, vi dispiace se, prima che voi apriate il fuoco, io mi volto dall'altra parte?".
Dalla crudele masnada si sollevò una risata fragorosa. 
"Tsk, non riesci nemmeno a morire da uomo, vero?" disse con un ghigno March, la voce colma di scherno e disprezzo. 
"E sia, ad un condannato si concede sempre l'ultimo desiderio: che ne dite, gente? Vogliamo concedere al ragazzino di voltarsi e non guardarci mentre lo impiombiamo per bene?"
Un incomprensibile mormorio di assenso, misto ad un tetro umorismo, accompagnò la proposta dell'improvvisato drappello di esecuzione
"Ok allora; voltati lentamente, senza fare scherzi... Una sola mossa falsa e ti ficchiamo in ciascun occhio una decina di proiettili!"
"Troppo generosi, davvero! Non riesco proprio a capire perché foste in galera, tutti voi; gentiluomini come voi dovrebbero essere sempre a disposizione della società. "
"Basta con le chiacchiere, idiota! Girati e facciamola finita!" tuonò uno di essi, stanco di quel duello verbale ed ansioso di veder scorrere il sangue di uno dei protettori di Jump City.
"Ok, allora sia!" disse il ragazzo zannuto. 
Poi, inaspettatamente, per lo stupore di una folla di oltre cento malviventi, pronti a trucidarlo senza il minimo rimorso, il metamorfico eroe si abbassò sul ginocchio destro con aria teatrale, portò la mano sinistra a coprirsi gli occhi e la destra sul cuore; quindi, memore delle lezioni di recitazione di Rita Farr, sua matrigna ed ex compagna di squadra, con voce melodrammatica e commossa iniziò un triste soliloquio.  
"Dunque, infine è giunta l'ora che l'impavido Beast Boy rende l'anima; questa notte il cielo verserà una lacrima, sapendo che una sì bella persona si è spenta tragicamente, nel fiore degli anni! 
Oh, avverso e tiranno destino, perché mai fosti tanto crudele con il povero Beast Boy? 
Oh, me tapino! Oh, me meschino! Oh, me infeli-"     
"Chiudi quella stradannatissima bocca, maledetto imbecille verde, e voltati, così possiamo ammazzarti e liberare il mondo dalla tua demenza!!!" strepitò Don Miguel, perdendo infine la pazienza ed interrompendo bruscamente l'orazione del mancato attore. 
A giudicare dal brusio della folla, gran parte dei presenti parve concordare con il capo del plotone, disprezzando apertamente le doti interpretative dell'eroe dalle orecchie a punta... sebbene, grazie al suo sensibile udito, Gar Logan avrebbe quasi potuto giurare di aver sentito un paio di persone soffiarsi il naso, forse di commozione.
 "Ebbene, come desiderano lor signori.Sono pronto." rispose con semplicità Beast Boy, scattando in piedi, piegandosi un paio di volte in avanti in un educato inchino, identico a quello eseguito dagli attori, dopo che il sipario è calato sull'ultimo atto di un'opera.
Nove braccia, armate di pistole, si protesero ancora una volta, prendendo la mira, aspettando che la schiena del mutaforma fosse in piena vista, prima di deturparla con una raffica di munizioni.
"E ancora, grazie mille..." disse il giovane eroe voltandosi del tutto, mormorando poi a mezza bocca "... imbecilli." 
La parola non ebbe il tempo di essere captata dalle orecchie di tutti i presenti; un'improvvisa folata d'aria, segno di una nuova trasformazione, si abbatté sulle persone più vicine... ed una enorme coda corazzata si abbatté sul drappello d'esecuzione. 
Una sorta di grossa, rugosa cupola verde, alta un metro e mezzo, si stagliava nel medesimo posto dove, una frazione di secondo prima, il ragazzo verde stava per essere giustiziato.
Se qualcuno di loro avesse mai letto un libro di paleontologia, senza dubbio avrebbe saputo che l'essere che, con la sua vasta stazza e la potente coda stava fendendo la marmaglia era un gliptodonte nordamericano (Glyptotherium Texanum). 
Alcuni, superato lo stato di confusione in cui il mutaforma, per l'ennesima volta in meno di un'ora, era riuscito a indurli, tentarono di arrestare la marcia ( o meglio, la retromarcia) di questo nuovo fossile vivente; inutile a dirsi, i colpi risultarono privi di qualunque efficacia, essendo sferrati contro quell'armatura, costituita stavolta non da una voluminosa pelliccia, ma da una vera e propria corazza di placche ossee e cheratina.
Comprendendo la futilità dello sforzo, un gruppo di otto individui si piazzò sul fianco destro della bestia e, facendo appello a tutte le loro forze, iniziarono a spingere. 
'Umh, forse li avevo giudicati male; hanno capito che, data la somiglianza con gli armadilli, anche un gliptodonte dovrebbe essere sprovvisto di difese nella zona addominale.' 
L'impresa si rivelò ben più difficile del previsto, considerato l'enorme peso della creatura, le cui zampe opponevano un'ulteriore, fiera resistenza. 
"Dateci una mano! Bisogna spingere più forte!". 
A seguito del richiamo, altri sette vennero in soccorso, posizionandosi alle loro spalle e spingendo, in modo da sommare le forze e ribaltare l'animale. 
'Ve lo concedo, siete più furbi di quanto avessi pensato...'
Di colpo, la resistenza opposta dal mammifero parve scomparire, portando i malfattori ad emettere un grido di trionfo... presto sostituito da un'esclamazione dii dolore, quando tutti loro si ritrovarono a cadere rovinosamente al suolo, essendo venuto a mancare l'ostacolo.
'... ma non abbastanza furbi, temo!'
Prima ancora che uno solo degli uomini si schiantasse contro l'asfalto, una lepre europea (Lepus Europaeus) scattò in avanti, evitando di essere sepolta dal peso di quindici persone; l'agile mammifero si insinuò tra lo schieramento delle gambe nemiche, scivolando con destrezza incredibile. Molti furono i tentativi di calpestare la lepre, ma andarono tutti a vuoto, arrivando perfino a causare dolorosi, comici incidenti: dieci galeotti si ritrovarono a saltellare sul posto o a rotolare per terra, stringendo tra le mani un piede o un ginocchio, centrati da calci o da oggetti contundenti, diretti al coniglio selvatico.
Dopo quella che parve un'eternità, la lepre riemerse dalla fitta foresta di gambe. 
Sfruttando la velocità e la  resistenza che la sua attuale forma gli conferiva, Beast Boy corse lungo un marciapiede, decidendo che il momento di recarsi al suo vero obiettivo era giunto. 
Un enorme galeotto, armato di un semplice tubo di ferro, tentò di sbarrare il passo al lagomorfo verde. 
Quando la creatura verde distava meno di un metro, egli sollevò l'oggetto sopra la testa con tutte e due le mani, con la chiara intenzione di abbattere in un sol colpo l'animaletto; se si fosse trattato di una comune lepre,  la posa che egli assunse (ossia completamente sprovvista di qualunque difesa) sarebbe stata giustificata... ma, purtroppo per l'energumeno, egli non aveva di fronte della comune selvaggina, ma uno straordinario mutaforma animale. 
Sfruttando la velocità già accumulata, la lepre compì un salto verso l'alto, grazie alle potenti zampe, puntando all'addome del muscoloso individuo: questi ebbe meno di una frazione di secondo per capire l'assurdo errore commesso, prima che una nuova zaffata di vento lo colpisse, subito seguita dalle solidissime corna di uno stambecco ( Capra Ibex), che si scontrarono con estrema violenza col suo stomaco.
L'uomo fu proiettato all'indietro, l'aria che abbandonava i suoi polmoni; prima ancora di atterrare su due sfortunati ed esili compagni alle sue spalle, ebbe la fugace visione di uno scoiattolo volante verde che, usando come trampolino la sua faccia, spiccava un balzo in avanti.
Per un attimo, il piccolo roditore rimase sospeso a mezz'aria, in un'elegante planata; poi, in una frazione di secondo, il roditore si ricoprì di piume, le sue zampe posteriori divennero squamose e il suo grazioso muso fece spazio ad un becco ricurvo. Con un acuto stridio, un gheppio si librò al di sopra della folla.
"Prendetelo! Lo voglio morto!" tuonò la voce del capobanda degli Hell's Vipers, orribilmente distorta dalla furia.
Di nuovo, tutti si lanciarono all'inseguimento del rapace.
'Bene, il più è fatto; ora non rimane che chiudere la questione, e so esattamente dove farlo. Con un po di aiuto dalla fortuna, nessuno di loro si rivelerà scaltro  abbastanza da capire in che guaio si stanno cacciando.'
Ben presto, l'acuta vista del predatore volante individuò la sua meta: l'insegna luminosa del 'Californian MegaShop', il più grande e recente centro commerciale di Jump City.
Come era prevedibile, le porte di vetro erano state sfondate da ignoti vandali. 
La vasta sala, di circa mille metri quadri, era in condizioini ancor più pietose: tutte le insegne e le vetrine dei numerosi negozi erano state infrante, ricoprendo di schegge brillanti il pavimento; merce di ogni genere giaceva ovunque; le porte erano state divelte dai loro cardini; tracce di cibo erano sparse ovunque... era impossibile quantificare i danni, e quella era solo la sala d'ingresso.
Se non fosse stato per una serie di scritte e disegni osceni, tracciati in maniera rozza sulle pareti, si avrebbe avuto l'illusione perfetta di trovarsi sul luogo del passaggio di un tifone.
Beast Boy,ignorando il caos circostante, puntò con decisione verso il muro antistante l'entrata, situato a venticinque metri dalla porta distrutta.
Riassumendo le sue sembianze umane, il mutaforma si appoggiò con le spalle alla parete e, indossando la sua migliore faccia di bronzo, aspettò.
'Ci siamo, si decide tutto qui e ora...Adesso vedremo se mi merito davvero il diritto di guidare una squadra.'.
Non passarono più di tre minuti che i passi di molte dozzine di scarpe risuonarono nell'ingresso. 
Presto, i criminali scorsero il mutaforma e, senza perdere tempo, lo circondarono.
"Allora, si può sapere cosa vi ha trattenuto tanto?" disse Beast Boy, in tono di rimprovero. " Seriamente, ragazzi; non vi hanno mai insegnato che è maleducazione fare aspettare gli altri?!".
"Hai fatto l'ultima battuta della tua vita, buffone verde; ora ti impiombo come si deve!" disse l'uomo chiamato Humberto, puntando la sua pistola verso l'eroe, preparandosi a sparare.
"NO! Lasciate perdere le pistole!" comandò d'un tratto March con veemenza, bloccando il suo sottoposto.Tutti si volsero a guardarlo, scioccati e confusi, chiaramente domandandosi se l'uomo fosse impazzito.
"M-ma Don Miguel... Lui- lui è qui, a portata di tiro... una pallottola in fronte e sarà bello che mort-"" biascicò Humberto con espressione ottusa, tentando di far ragionare il suo leader... prima che un destro, sferrato a tradimento da quest'ultimo, gli fracassasse il setto nasale.
" Niente 'ma', imbecille! Stavolta è personale... Quell'affare ha avuto il fegato di prendermi in giro, poi mi ha colpito; nessuno ha mai colpito Miguel March e l'ha poi fatta franca con una semplice pallottola! Nessuno, è chiaro?!".
Rivolgendo lo sguardo verso il giustiziere smeraldino, March sentì la propria ira crescere a dismisura, non riscontrando in quel viso dalla colorazione anomala alcuna paura, neanche ora che l'odio lo faceva schiumare...Nessuno aveva mai avuto l'ardire di oltraggiarlo tanto.
"Voglio avere il piacere di scuoiare vivo quel mostriciattolo, e poi voglio usarne la pelle per farci un tappeto ed addobbarci il salotto di casa mia... il primo che prova a sparare, privandomi della mia vendetta, farà la stessa fine!"
Messe in chiaro le cose, tornò a rivolgersi a quella che, nella sua mente, era divenuta la sua preda personale. 
"Di nuovo con le spalle al muro, non è così? Ora hai dato la conferma definitiva: non solo sei un mostro orrendo, ma anche una bestia stupida! Ti sei andato a cacciare in trappola per la terza volta in meno di un'ora; ora sei qui, tutto solo, chiuso con cento di noi e nessuno dei tuoi amici a salvarti... Hai chiuso, moccioso!" ringhiò il boss di San Diego, pregustando la rivincita su chi aveva osato umiliarlo in pubblico.
"Temo che, in questo caso, voi tutti stiate commettendo un errore madornale, miei cari signori..." disse con semplicità Beast Boy, incrociando le braccia e staccando le spalle dal muro. 
Dinanzi a lui, una nuova trappola mortale andava preparandosi, una da cui, stavolta, non gli sarebbe stato possibile evadere. 
Ormai i ranghi erano serrati; tutti i criminali superstiti, disposti a formare un ampio arco, lo avevano completamente accerchiato; ognuno di loro teneva le armi bene in vista, e tutti erano chiaramente intenzionati a porre fine alla sfida una volta per tutte.
Abbandonata la posa rilassata, ma non l'atteggiamento bonario, il metamorfico eroe mosse qualche passo in avanti; pur tenendo a freno le loro emozioni, il trasformista poté intuire il nervosismo dei delinquenti da alcuni piccoli segnali come, ad esempio, lo sbiancare delle nocche di molti di loro, mentre le mani si stringevano convulsamente  attorno alle impugnature dei numerosi oggetti contundenti.
"...non sono IO ad essere rinchiuso qui dentro con VOI..." 
Di scatto, come un solo uomo, i novantacinque evasi  (ultimi superstiti dei centoquarantasette ad aver preso parte a quello scontro) lanciarono un urlo belluino, per poi scagliarsi  in avanti per quella che essi sapevano essere la carica conclusiva i quella battaglia.
"...siete VOI ad essere rinchiusi qui dentro con ME!" concluse Beast Boy, celando a malapena l'incredibile eccitazione che l'uso di tale frase (letta anni prima da uno dei suoi fumetti preferiti) gli arrecava, prima di trasformarsi in quella che, a tutti gli effetti, costituiva la sua arma segreta.   
Anche stavolta, una raffica di vento travolse gli aggressori più vicini. 
Pochi riuscirono a distinguere con chiarezza la grossa creatura verde che, da un istante all'altro, parve emergere al centro di quel semicerchio; 
alcuni riconobbero la creatura dalla bizzarra forma della sua testa, pur non conoscendone il nome;
tutti capirono che, in qualche modo, il giovane eroe dalla pelle di giada li aveva, ancora una volta, messi nel sacco;
nessuno comprese come ciò fosse avvenuto.
C'è chi viene sconfitto dall'acume superiore dei propri nemici, chi vede la vittoria venirgli sottratta dalle superiori forze del nemico, chi causa la disfatta della sua stessa fazione a causa dell'eccessiva fretta nel voler porre fine ad un confronto... ed infine, vi è chi, malconsigliato dall'ignoranza e dalla troppa sicurezza, compie una serie di errori gravissimi, precludendosi ogni possibilità di trionfo.
Quest'ultimo fu il caso di quelle novantacinque persone. 
Poiché se infatti i farabutti si fossero fermati a riflettere, o avessero posseduto le giuste nozioni scolastiche, avrebbero probabilmente inutito che, fin dall'istante in cui lo scontro si era spostato dentro il centro commerciale, un decisivo fattore era venuto a cambiare, uno di importanza assai maggiore di quello della superiorità numerica: il campo di battaglia.
Pur non avendo, in termini di devastazione dei locali, nulla da invidiare alle strade esterne, il centro commerciale era un ambiente chiuso, al coperto, creato per invogliare enormi  folle, spinte dalla smania consumistica delle civiltà occidentali, ad entrare e rimanere, creando le condizioni ideali per un lungo soggiorno ... e, di conseguenza, fornito di un eccellente impianto di riscaldamento.  
In pratica, quello era l'unico ambiente in cui un Parasaurolophus avrebbe mai potuto sopravvivere al freddo invernale. 
D'un tratto, un suono basso, grave e profondo si propagò all'interno del centro commerciale; le canaglie, colte alla sprovvista, si ritrovarono a sbandare o accasciarsi al suolo, mentre invisibili onde infrasoniche, potenti abbastanza da stordire un T-Rex, si abbattevano su ognuno di loro, travolgendo implacabili non solo i timpani, ma l'interezza dei corpi dei malcapitati.
Qualcuno tentò di reagire, ma il secondo urlo infrasonico abbatté ogni resistenza. 
Disorientati, confusi, in preda a forti nausee e capogiri, gli sventurati non si accorsero che il dinosauro dalla strana cresta era di colpo scomparso, lasciando posto ad un agile puma. 
Con le sue scattanti zampe il felino si scagliò in avanti, eliminando quasi per intero la distanza tra sé e i suoi nemici in un secondo. 
Quasi.
Giunto a circa un metro e mezzo dai delinquenti, ancora incapaci di reagire, il leone di montagna estrasse i suoi artigli retrattili e, affondandoli nel pavimento scivoloso, compì una  difficile sterzata a centottanta gradi. Mentre tale acrobazia veniva compiuta, il corpo del predatore parve come sciogliersi per un tempo pari ad un battito di ciglia; una nuova raffica di vento, e stavolta fu la muscolosa, lunghissima coda di un Tenontosaurus a travolgere gli inermi delinquenti, abbattendoli   al primo passaggio come tessere del domino; quando la creatura riuscì ad arrestare la rotazione, vide con soddisfazione che i ranghi avversari erano stati decisamente sfoltiti. 
Ora solo una trentina di persone si ergeva, sorretti da gambe tutt'altro che salde.
'Molto bene, il più è fatto! Ora vediamo di concludere in bellezza!'.
Ancora una trasformazione ed il rettile svanì, sostituito da un alce comune (Alces alces alces).
Caricando a testa bassa, il possente cervide si lanciò all'attacco, travolgendo, uno dopo l'altro, una decina di bersagli con i suoi ampi palchi palmati. 
Due malviventi, tentando di vincere lo stordimento, si lanciarono verso il mammifero verde, brandendo ciascuno un'ascia; l'animale, scorgendo il pericolo, si voltò rapidamente, portando a segno un doppio calcio con i suoi ampi zoccoli.  
Entrambi si accasciarono a terra, gemendo: il più basso dei due aveva ricevuto un duro colpo allo stomaco... il secondo, più alto e meno fortunato, era stato colpito in mezzo alle gambe.
Gli altri, in un tentativo dettato dalla disperazione, si gettarono tutti insieme sul grosso erbivoro; tuttavia, prima di poter giungere nelle immediate vicinanze, questi divenne un enorme  quadrumane verde, simile ad un gorilla, ma alto tre metri .
Fu una fortuna, per gli ex carcerati, essere ancora in preda a forti fitte di nausea; essi erano talmente presi dal tentativo di non riversare il contenuto dei propri stomaci su pavimento da non accorgersi dell'ombra minacciosa che si stagliava su di loro. 
Una vaga sensazione di aver ricevuto una badilata, questo fu tutto ciò che essi riuscirono a percepire, prima che le possenti braccia di un gigantopiteco (Gigantopitecus Blacki) li centrassero, inviando le loro coscienze nel mondo dei sogni.
Per alcuni secondi, il preistorico gorilla si guardò intorno, esaminando il campo di battaglia; quando i suoi sensi confermarono che non era rimasto alcun avversario a sfidarlo, la monumentale scimmia si drizzò sulle zampe posteriori e, battendosi con gli enormi pugni il vasto torace, lanciò un urlo di trionfo.
Dopo un respiro profondo, Beast Boy tornò al suo aspetto umanoide, concedendosi di  crollare su una panca poco distante, in modo da chiarire le idee e riprendere le forze; pur essendosi da tempo abituato al dolore che esse causavano, eseguire tutte quelle trasformazioni, in un lasso di tempo così breve, lo lasciava sempre alquanto stordito.
Mentre le sue membra riacquistavano lentamente vigore, il ragazzo si guardò attorno, incapace di credere alla scena.
Aveva funzionato. Aveva funzionato davvero!
Per quanto folle potesse essere sembrato, quando gli era passato per il cervello la prima volta, il suo piano aveva funzionato!
Una volta intuito che, in un campo dove il clima limitava drasticamente il suo potere, le sue speranze di sottomettere quella indemoniata marmaglia in un tempo utile erano assai scarse, Gar Logan aveva optato per attrarli tutti in un luogo chiuso, dove finalmente gli sarebbe stato possibile mettere in atto delle più elaborate strategie. 
Il maggiore punto debole di tale piano risiedeva nel fatto che, considerata la sua reputazione di Eroe di Serie Z, i malfattori potessero perdere interesse e cessare di inseguirlo. 
L'unica soluzione a tale problema, per quanto assurda, era quella di rallentare la propria corsa, attendendoli, provocandoli di continuo con un atteggiamento talmente presuntuoso che persino i suoi amici avrebbero trovato impossibile da sopportare.
'Se mai un giorno Rita dovesse venire a saperlo, mi tirerebbe il collo...' pensò l'ex patroller, immaginando la reazione di Elasti-Girl alla notizia che suo figlio adottivo aveva messo a rischio la sua vita in maniera così sconsiderata. 
E, in cuor suo, il ragazzo non avrebbe potuto darle torto; di occasioni per ucciderlo, ai delinquenti, egli ne aveva fornite fin troppe.
Ma, grazie anche ad una fortuna insolitamente generosa con lui, la sua tattica aveva funzionato, portandolo a trionfare senza un graffio. 
Rimettendo ordine nelle proprie idee, Gar Logan portò la mano alla cintura, estraendone il suo comunicatore. 
Vincendo la tentazione di contattare subito le sue due compagne di squadra, in modo da assicurarsi delle loro condizioni, il trasformista pigiò il tasto per le chiamate d'emergenza, sperando che un qualunque membro delle forze dell'ordine fosse rimasto in ascolto. La cosa era assai improbabile, considerata la situazione nelle strade, ma valeva la pena tentare; pur mettendo fuori gioco ogni singolo ricercato, se non si provvedeva in qualche modo a rinchiuderli o contenerli, la battaglia non sarebbe mai giunta al termine.
"Qui è Beast Boy, dei Teen Titans. Qualcuno mi riceve?"
Dopo una decina di secondi, in cui il neoleader iniziò meditare sulla prossima mossa da compiere, una voce risuonò dall'apparecchio.
"Qui è l'ispettore Ralph Gordon che parla. Come possiamo esserti d'aiuto, Beast Boy?"
Ringraziando il cielo per quell'insperato colpo di fortuna, Gar Logan riprese a parlare.
"Salve a lei, ispettore. Volevo informarvi che mi sono imbattuto in alcuni dei vostri evasi. Dato che a nessuno di loro piaceva l'idea di fare dietro-front, abbiamo avuto una... piccola discussione. Comunque, ora le acque si sono calmate; potete venire a raccoglierli, se vi va. La maggior parte si trova nel Californian MegaShop, ma dovrebbero essercene molti anche tra Lincoln Avenue e Treasure Street.".
"Di quanti criminali stiamo parlando, grosso modo?" chiese l'ufficiale 
"Beh, non mi sono fermato a contarli, però... direi più di cento." 
Ralph Gordon parve esitare, e il trasformista ebbe la spiacevole impressione che l'ispettore stesse soppesando se credere o no che Beast Boy, noto anche come 'la mascotte dei Titans', potesse aver davvero avuto la meglio contro un simile esercito. 
"La situazione è complicata, giovanotto" rispose infine Gordon, decidendo alla fine che il suo giovane interlocutore stava dicendo la verità "La maggior parte delle strade è in preda al tumulto; abbiamo centinaia di segnalazioni al minuto e, come già dovresti sapere, il resto del tuo team si sta occupando dell'evacuazione dei civili.  
Inoltre, data l'inagibilità delle carceri, siamo stati costretti  a rinchiudere tutti quelli che abbiamo fermato nei magazzini del porto... a meno che non sia assolutamente necessario, non credo di poter mobilitare i mezzi per trasportare una moltitudine del genere." concluse il poliziotto.   
Imprecando a mezza boca, Beast Boy ssi guardò attorno, cecando di trovare una soluzione al problema. Casualmente, i suoi occhi si posarono su un uomo che, a giudicare dal tatuaggio sul braccio sinistro, apparteneva anch'egli alla banda degli Hell's Vipers.
"Non so se può farle cambiare idea, ma... tra questi simpatici gentlemen c'è anche un tipo che  amava urlare il proprio nome; un certo Don Miguel March, di San Diego, se non sbaglio... Questo può essere un buon motivo per inviare qualche agente a fare un po di raccolta?" chiese Logan, sperando di avere avuto l'intuizione giusta
"Hai detto Miguel March?!!" urlò di rimando l'ufficiale, costringendo il Titan ad allontanare da sé il trasmettitore dalle sue sensibili orecchie "Il capo degli Hell's Vipers di San Diego?!"
"Ehm, si proprio lui... Perché, è davvero un pezzo grosso, come amava ripetere?!" domandò incuriosito il teenager smeraldino.
"Se è un pezzo grosso?! Dannazione figliolo, perché non mi hai detto subito che era li?!
Quell'individuo è uno dei dieci criminali più pericolosi della California! Lui e la sua banda sono a capo del narcotraffico dell'intero stato, e lui è personalmente indagato pe almeno una ventina di delitti! March e i suoi luogotenenti erano stati rinchiusi qui in segreto, in attesa del processo, per evitare che i loro compari li liberassero... Vedrò di inviare sul posto una decina di trasporti, a qualunque costo; quel miserabile non deve svignarsela, per nessun motivo! Ottimo lavoro, figliolo, da qui ce ne occuperemo noi. Passo e chiudo."
Soddisfatto del risultato, Beast Boy decise che il tempo del riposo era finito. Stando alle parole di Gordon, le ragazze si stavano ancora occupando dell'evacuazione, il che significava che stavano bene entrambe. 
Rialzandosi, si avviò verso l'uscita, sapendo che, dopo na simile batosta, nessuno dei criminali avrebbe potuto rialzarsi tanto presto.
Prima di varcare nuovamente la soglia del centro commerciale e tornare sulle strade, dove ulteriori sfide lo attendevano, forse perfino più impegnative e pericolose, le orecchie da elfo di Gar Logan parvero captare il suono di una voce umana; temendo un nuovo attacco, l'eroe si volse, osservando ancora una volta il suo operato. 
Decine e decine di avversari, sconfitti ed umiliati, giacevano a terra, svenuti ed indifesi; tuttavia, tra di essi ve ne era uno che, spinto forse dal desiderio di evitare la cattura, o forse dal semplice desiderio di vendicare il proprio ego ferito, tentava faticosamente di trascinarsi verso un'uscita di emergenza.
Bastò un'occhiata al ragazzo zannuto per identificare l'uomo: si trattava di Miguel March.
Il manigoldo strisciava scompostamente, usando la sola forza del braccio sinistro, mentre il destro, forse rotto, giaceva inerte lungo il corpo. 
Anche la sua gamba destra  pareva in pessime condizioni, obbligando quell'uomo, che pochi minuti prima si era vantato della propria invincibilità, a strisciare pietosamente sul pavimento del centro commerciale, in mezzo ai suoi compagni caduti, come il più infimo dei vermi.
La sua avanzata, tuttavia, ebbe presto fine, quando un paio di gambe, avvolte in un costume bianco, si pararono tra lui e la sua meta.
Inconsciamente, Beast Boy non poté evitare di sentirsi in colpa, sapendo che quelle ferite dovevano essere state inferte dalla sua coda di tenontosauro. 
"Ookaaay... Ascolta, amico: per quanto ammiri la forza di volontà e tutto, ti conviene darti pace. 
Sei stato centrato da una scarica di infrasuoni a breve distanza: il tuo cervello è ancora sottosopra, e forse anche qualcun'altro dei tuoi organi interni; sforzarti in questo modo non farà altro che peggiorare la situazione. 
Credimi, la cosa migliore che puoi fare ora, assieme agli altri, è stare giù ed aspettare che arrivino i poliziotti; loro provvederanno a farvi avere le cure mediche che vi occorrono.".
"Togliti... togliti di mezzo, mostro..." ansimò l'ispanico ai suoi piedi, riprendendo a muoversi, tentando di agirare l'ostacolo. Aggrottando la fronte, Beast Boy rimase fermo sul posto.
"Senti, sto solo cercando di essere gentile, amico. Rassegnati, so che è dura, il 'peso della sconfitta' e tutto il resto... hai fatto del tuo meglio, ma è finita: hai perso, per cui ora te ne torni in galera."
Dato che le sue parole parvero non sortire alcun effetto,  Logan si portò una mano alla fronte, sospirando di frustrazione. Tramutandosi nuovamente in un gigantopiteco, afferrò per una caviglia l'uomo, per poi trascinarlo indietro, verso gli uomini svenuti. 
Ribaltato con prudenza il suo prigioniero sulla schiena, la scimmia raccolse da terra una prolunga, parte di una decorazione luminosa distrutta, con cui legò ciascuna gamba dello sboccato a quelle di un altro criminale, di taglia considerevolmente superiore; quindi, tornando alla forma umana, il giovane si assicurò di porre fuori dalla portata del vecchio ribaldo ogni oggetto tagliente.
Per tutta la durata dell'operazione, una lunga serie di imprecazioni in spagnolo riempì il silenzio della sala; sembrava quasi che gli unici muscoli del corpo di Mike March a non  risentire della fatica fossero quelli della lingua.
"Stramaledetto... insignificante... miserabile mostro!" ansimò il criminale, riprendendo fiato, tentando di ignorare il dolore e , al contempo, dare sfogo all'odio che in quel momento lo dilaniava.
 " Tu... tu non puoi...tu non puoi fare questo a me!"  Poi, raccogliendo fiato, spinto dalle sole energie che la sua arroganza gli conferiva, egli continuò a riversare la sua malevola diatriba su colui che, dopo averlo sconfitto, ora lo condannava a tornare in carcere. 
"Hai una vaga idea di chi hai davanti? Io sono Miguel March, capo degli Hell's Vipers, la banda più potente dell'intera San Diego! Hai una vaga idea di quanta gente ho ammazzato?! Sai che fine hanno fatto, tutti quelli che si sono messi contro di me?!
Io...io sono un uomo, un vero essere umano, mentre tu... tu e il resto dei tuoi amici... siete solo dei fenomeni da baraccone, degli scherzi della natura! E tu... tu non sei altro che un animale! Non puoi avere la meglio su di me!" sbraitò il malfattore, gli occhi iniettati di sangue, spruzzando saliva dalla bocca, incapace di accettare la realtà dei fatti: lui, il più temuto tra i capibanda di San Diego, ora si ritrovava a terra, pesto ed indifeso... umiliato da un abominio senza forma, una ridicola, malriuscita imitazione di un moccioso, un patetico supereroe di infima categoria... se la notizia si fosse diffusa nella sua città, March poteva dire addio alla sua reputazione, faticosamente costruita in tanti anni di malefatte.  
"Te la farò pagare!" gridò a fatica l'ispanico, tentando di rimettersi in posizione eretta, ma senza successo. 
"Quando uscirò di prigione - e puoi stare certo che lo farò!- verremo a cercarti! 
Io e la mia banda verremo a bussare alla porta di quella vostra ridicola torre, pesteremo a sangue te, il moccioso mascherato e il robot e, prima di ammazzarvi e dare fuoco a quella baracca, prenderemo quelle altre due ragazzine, obbligandovi a guardare mentr-" .
La frase non giunse mai al termine. 
Prima che la minaccia potesse essere proferita, una mano agguantò fulminea la gola del temuto boss e, con una forza insospettabile per un ragazzo tutto sommato esile, impedì al balordo di andare oltre con le sue rivoltanti parole.
In un istante, la furia omicida che aveva deformato i lineamenti facciali del capo degli Hell's Vipers venne rimpiazzata dalla sorpresa. 
Istintivamente, March afferrò, con la mano ancora funzionante, il polso del mutaforma, nel tentativo di allentare la stretta; con suo ulteriore stupore, non gli fu possibile spostarlo di un centimetro. 
Tenendo gli occhi chiusi e le dita solidamente avvinghiate attorno al collo, Beast Boy iniziò a stringere la trachea del manigoldo senza pietà, con la forza di una tenaglia. 
"Ora, vecchio miserabile, io parlerò e tu starai a sentire." 
Se March non si fosse trovato a vivere di persona quella terribile esperienza, non avrebbe mai creduto possibile che quella voce, fredda e penetrante come una lama di ghiaccio, potesse essere uscita dalla gola di un ragazzino che, poco prima, lo aveva profondamente irritato con il suo tono infantile e ciarliero.  
Prima che la sua mente potesse interrogarsi su tale, imprevedibile mutamento,le palpebre di Beast Boy si schiusero, e ciò che March vide in quelle pupille gli raggelò l'anima.
Per la prima volta nella sua vita da adulto, Miguel March, spietato criminale ed assassino incallito, ebbe paura per la sua vita.
Gocce di sudore freddo cominciarono ad imperlare la fronte del malfattore, mentre un terrore sconosciuto, mai provato in alcuna sparatoria o duello all'arma bianca, si impadroniva di lui, paralizzandogli le membra.
"Ascoltami bene, perché ho poco tempo e, francamente, non intendo sprecarlo con uno come te; non mi importa un accidenti di chi tu sia, di come ti chiami, da quale buco d'inferno tu sia strisciato fuori... 
Vedi di farti entrare questo, in quel sudicio ammasso che tu chiami cervello: io, un tizio verde, un supereroe di quarta categoria, un mostro -come tu e i tuoi amici mi avete chiamato dozzine di volte, oggi- ti ho battuto. 
Ho ridotto te, un boss di San Diego, e un centinaio di altri delinquenti tuoi pari, alla completa sottomissione; vi ho presi in giro, vi ho sopraffatti, ho fatto in modo che nessuno di voi potesse mettere le mani addosso a qualche civile innocente... eppure, lo sai qual è stata la parte più difficile, per me?".
Senza dare occasione alla sua vittima di fornire una risposta, Gar Logan avvicinò il viso a quello dell'uomo più anziano, ormai paonazzo per la carenza di ossigeno. 
Gli occhi del giovane incontrarono quelli del vecchio, e quest'ultimo non poté vedere nulla in essi, se non quella furia selvaggia, quel primordiale desiderio di sangue; era uno spettacolo terrificante, qualcosa a cui March non avrebbe mai creduto di poter testimomiare in tutta la sua turbolenta esistenza. 
"La parte più difficile, per me, è stata non uccidervi tutti. Fino .A. L'ultimo." sibilò la voce del mutaforma nell'orecchio dell'uomo. 
E in quelle parole, March non sentì alcuna ironia, presunzione o sarcasmo; non erano vuote ciance, pronunciate come un modo di dire, una battuta o una spacconata, ma una verità, semplice e chiara.
"Credi che romperti il braccio, scombinarti la testa e ridurti ad un lombrico strisciante sia stato faticoso, per me? Non me ne ero neppure accorto; avrei potuto fare peggio, molto peggio: potevo frantumare la tua colonna vertebrale, paralizzandoti a vita; potevo spruzzarti del veleno in faccia, privandoti della vista per sempre;  potevo ucciderti, senza alcuna difficoltà, in migliaia di modi diversi, facendo al mondo un regalo. Eppure, eccoci qui.
Tu mi hai definito un 'mostro'... sbagli di grosso. Quelli come te sono i veri mostri: per appagare il vostro patetico bisogno di sentirvi potenti siete disposti a rovinare le vite di innocenti, trovando piacere e gratificazione nel dolore e nelle lacrime di chi non può difendersi... ".
Per un attimo, l'espressione di Logan parve vacillare; un'ombra di quella che poteva sembrare ansia apparve sul suo volto, come se il ragazzo avesse intuito dove la rabbia rischiava di condurlo.
L'ex patroller inspirò profondamente, tentando di placare le violente sensazioni che in lui infuriavano, con la medesima forza di un mare in tempesta... 
Di solito, quando la rabbia offuscava i suoi pensieri, tale espediente si rivelava molto efficace. Ma non stavolta.
Stavolta, le cose erano molto diverse. 
"Mi date la nausea..." disse Beast Boy, scoprendo le zanne non in un sorriso, ma in un inquietante ringhio animalesco, 
"Mi hai anche chiamato 'animale', giusto? Sappi che, detto da uno del tuo calibro, lo prendo come un complimento; un animale combatte solo se gli è necessario per sopravvivere... un animale uccide solo se è costretto a farlo.  E voi, invece, per cosa combattete? Per cosa uccidete? Per soldi? Per il potere? Per quello che voi chiamate 'rispetto'?!"
Se è davvero così. allora non meritate nessuna pietà, perché non ne avreste concessa alcuna alle vostre vittime." la voce del giovane era ormai irriconoscibile, richiamando sempre più alla mente il ruggito di una bestia selvaggia.
"Voi -tutti voi!- non meritate di essere liberi... non meritate di vivere!". 
Con un gesto disperato, sentendo che la sua vita era ora in serio pericolo, Miguel March lasciò andare l'inutile presa al braccio verde, chiudendo poi la mano e cercando di sferrare un pugno al volto dell'eroe; quando le nocche distavano solo pochi centimetri dallo zigomo del giovane, il colpo si bloccò a mezz'aria; guardando in basso, anche con la vista annebbiata, il delinquente colse l'immagine del suo braccio, recante il temuto simbolo della sua banda, intrappolato dalla presa di un braccio verde, di gran lunga meno muscoloso... eppure, di gran lunga più forte.
"Puoi deridermi, insultarmi, definirmi patetico ed inutile... fa come ti pare, le tue chiacchiere non hanno la minima importanza, per me. 
Ma ricordati questo, e ricordalo bene: azzardati anche solo ad avvicinarti ai miei amici, alle persone che amo, direttamente o tramite uno dei tuoi tirapiedi e, te lo garantisco, io verrò a cercarti; non importa in quale discarica andrai a seppellirti, io seguirò il tuo fetore e, quando ti avrò tra le mani, l'ultima cosa che imparerai, in questa vita,  è quale sia la reale differenza tra chi ha a disposizione tutto il potere del regno animale ed un piccolo, insignificante uomo con un serpente tatuato sul braccio!" 
Non appena tali parole lasciarono le labbra del mutaforma, la forza della presa sul collo si dissolse... mentre la pressione, applicata sul polso con il simbolo degli Hell's Vipers, aumentò esponenzialmente.
Prima che Miguel March potesse tentare di sottrarre l'arto dalla stretta, implorare il ragazzo o anche solo urlare di dolore, un forte schiocco risuonò; con orrore, l'ispanico comprese che le ossa dell'avambraccio erano state spezzate, con una facilità pari a quella con cui un ramoscello secco viene accorciato, prima di essere gettato tra le fiamme. 
Un grido straziante riecheggiò nell'ingresso del Californian MegaShop, seguita dai singhiozzi di un uomo che, colto alla sprovvista, ora si ritrovava a sentire appieno tutta la tremenda agonia che i nervi del braccio stavano trasmettendo al suo cervello.  
"Ritieniti fortunato, Grande Capo... potrò non essere un umano, ma se c'è un vero mostro qui dentro, quello non sono io...".
Detto questo, il giovane Logan si alzò, abbandonando il capobanda alla sua sofferenza. Senza altro aggiungere, senza voltarsi, incapace di provare pietà per le urla strazianti dell'uomo o rimorso per ciò che aveva appena fatto, il mutaforma uscì dall'edificio. 
Non appena il vento freddo delle strade colpì la sua faccia, Beast Boy iniziò a trarre profondi respiri. Pur avvertendo l'odore dello smog in essa, la sensazione dell'aria fresca parve diffondersi dal suo petto, placando il suo animo.
Dentro e fuori... dentro e fuori...
Stavolta vi era andato vicino, molto vicino... troppo vicino. Sapeva perfettamente che, sebbene fossero state le minacce di quel ripugnante rifiuto umano ai suoi amici a ridestare il suo lato più feroce, solo il pensiero di cosa tutti loro avrebbero pensato gli aveva impedito di superare la linea che separava la giustizia dalla vendetta.
Dentro e  fuori... dentro e fuori...
Sarebbe bastato così poco per far si che quella carogna- che nessuno di loro potesse rialzarsi ancora... che nessun altro innocente dovesse temere per la propria vita o per quella dei suoi amati, a causa di quegli spregevoli individui.
Dentro e fuori... dentro e fuori... 
A quest'ultimo pensiero, Garfield sentì il sangue tornare a ribollirgli nelle vene, mentre il suo giudizio e la sua risolutezza parvero vacillare, rimpiazzati da un odio feroce: costoro avevano appena riottenuto la libertà, sebbene illegalmente; non vi erano più mura, ne sbarre a trattenerli, nessuna guardia che li sorvegliasse, nulla di nulla... potevano essere liberi, fuggire lontani, tornare a casa loro, dalle proprie famiglie, dai loro cari, perfino iniziare una esistenza completamente nuova... infinite possibilità si erano aperte dinanzi a loro, assieme ai cancelli della prigione.
Invece tutto quello che era passato per le loro menti perverse era stato il desiderio di armarsi e minacciare le vite di perfetti sconosciuti.
Dentro e fuori... dentro e fuori...
Le braccia iniziarono a tremargli, i pugni si serrarono con tale forza che, se non vi fossero stati spessi guanti ad avvolgere le mani, i verdi artigli sarebbero penetrati nella carne.  
Sarebbe stato così facile, tramutarsi ora in un qualunque predatore, provvisto delle armi adeguate e, approfittando della loro vulnerabilissima condizione, punirli per le loro malefatte passate e. al contempo, privarli della possibilità di compierne altre in futuro.
Avevano una vaga idea, tutti loro, di quanto autocontrollo il giovane giustiziere avesse dato prova, tenendo a freno la forza di ciascuna delle sue forme animali e sopprimendone gli istinti selvaggi?
E di quante volte, nel corso della cruenta battaglia appena conclusasi, il ragazzo zannuto avrebbe potuto assestare un colpo mortale? 
Uno dopo l'altro, tutti loro avrebbero potuto trovarsi schiacciati dalle zampe di un mammifero grande quanto e più di un mammut lanoso, essere trafitti dal corno di un rinoceronte, calpestati dagli zoccoli di un bisonte, dilaniati dagli artigli e dalle zanne di un carnivoro... e la candida neve si sarebbe tinta di rosso.
E, una volta attirati tutti nel palazzo, sarebbe stato di una facilità impressionante, scatenare su di loro la punizione del regno animale, del passato e del presente, senza alcuna restrizione... e il pavimento dell'edificio sarebbe divenuto il letto di un fiume di sangue.
Dentro e fuori... dentro e fuori...
Sarebbe stato davvero facilissimo, per il metamorfico eroe, ed avrebbe indubbiamente reso il suo compito più rapido e meno rischioso... ma a quale prezzo?
A  questa domanda, gli occhi del ragazzo parvero riacquistare la loro luce, mentre la calma tornava a purificare i suoi pensieri.
A cosa serviva schierarsi dalla parte dei deboli e degli indifesi contro i soprusi e i prepotenti, se poi egli stesso avese finito col cedere alla tentazione, assecondando i suoi istinti e scegliendo la via più facile?
Qual era lo scopo, per qualunque supereroe, di indossare quei costumi, nascondersi dietro a quelle maschere e quei nomi in codice, nel tentativo di far valere e diffondere i loro ideali di bontà e giustizia, se loro stessi avessero finito con il trasformarsi in ciò che sopra ogni altra cosa odiavano?
No, i Titans, così come ogni altro paladino in costume, non erano disposti a correre tale rischio; essi non avrebbero mai preso la vita di un nemico, consentendo al sangue di questo di sporcare le loro mani e alla sua corrotta essenza di avvelenare i loro cuori. 
Poiché se non era in loro potere evitare che l'umanità si estinguesse, morte dopo morte, uccisione dopo uccisione, vendetta dopo vendetta, travolta dalla sua stessa scellerataggine... che senso aveva avuto, per tutti loro, lottare e soffrire? E quale senso avrebbe avuto continuare a farlo?
Mentre tali domande affollavano la sua mente, il corpo di Gar Logan divenne quello di un gheppio, per la terza volta quel giorno.
Sapeva, ora con certezza, che March non sarebbe sfuggito, date le sue condizioni... e sapeva anche che, pur non potendo mai più dimenticare l'accaduto, egli non avrebbe osato rivelare, mai a nessuno, che la 'mascotte' dei Titans, dopo averlo sconfitto, lo aveva ulteriormente umiliato, facendogli conoscere la paura della morte.
E, senza più voltarsi indietro, egli lasciò quel luogo, sperando che nessuno dei suoi amici venisse a conoscenza di quella orribile, vergognosa verità.
 
Mentre il rapace si librava tra i palazzi di cemento, una strana, altissima figura incappucciata, nascosta tra le ombre di un vicolo, ne seguiva il volo con lo sguardo.
Avvolto da un cappotto grigio scuro, con il volto celato da un passamontagna nero e gli occhi dietro due spesse lenti scure, il misterioso individuo continuava ad osservare il gheppio verde allontanarsi, ma senza fare alcun gesto che indicasse l'intenzione di seguirlo.
Poiché, in verità, non ve ne era bisogno alcuno.
Costui, rimanendo nascosto alla vista e a tutti gli acuti sensi del giovane eroe, in modi che il mutaforma non poteva immaginare né tanto meno comprendere, aveva assistito all'intera battaglia del Titan dalla pelle di giada, dal suo tumultuoso inizio in Treasure Street fino al tetro epilogo nel centro commerciale.
E in questo modo, egli aveva avuto conferma di quanto, in cuor suo, già sapeva.
"Per quanto tu possa volare in alto, per quanto tu possa sfuggire alla realtà dei fatti... un giorno,  in un modo o nell'altro, essa ti raggiungerà." mormorò la misteriosa apparizione, la sua voce un freddo, malinconico sussurro.
Senza aggiungere altro, egli portò la mano al petto, afferrando il pendente argenteo con le sue quattro lunghe dita.
"Alla fine, sarà inevitabile...".
Voltandosi, il misterioso essere riprese la sua strada, addentrandosi sempre più nelle ombre, mentre l'eco dei suoi passi si faceva sempre più distante.
E di nuovo, nel vicolo regnò il silenzio.
   
 
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