Deglutii,
incapace di proferire parola.
«Già, mia
sorella Gwen.. Fu
tutto uno sbaglio. Nico allora aveva diciott’anni, come me.
Mia sorella Gwen
aveva solo otto anni, era ancora molto piccola. Mi ricordo quel giorno
come se
fosse ieri..».
«Emma,
quando torna la mamma?»la mia piccola Gwen
giocava con le bambole sul tavolino nella veranda, io da fuori la
osservavo
mentre giungevano le prime ombre della sera.
«Presto,
tesoro. Dai, vieni con me al parco, potremo
guardare meglio il sole che scompare.. e poi, ci siederemo
sull’altalena che ti
piace tanto e voleremo in alto, fino alle stelle!»
«Ti
voglio tanto bene Emma, sei la sorella migliore
del mondo!»e, detto questo, mi prese per mano e la
accompagnai al parco,
proprio dove stava la sua altalena.
«Guarda
il sole.. chissà dove va tutto solo» quella
principessina dal cuore d’oro sorrideva e volava su, su e
ancora più su.
Proprio
allora vidi giungere Nico, il mio ragazzo, che
correva e ansimava a causa della corsa.
«Che
sta succedendo Nico?»
«Devi..
aiutarmi, loro sono qui! Mi uccideranno!»
farfugliava parole insensate.
«O
Dio, Nico, che cos’hai combinato?!» piangevo,
perché ogni volta che lo incontravo era immischiato in
faccende più grandi di
lui, tipo dovere soldi agli spacciatori o aver rubato nei negozi.
«Non
c’è tempo! Aiutami, ti prego!» ma prima
che
potessi chiamare qualcuno un omaccione col volto coperto gli fu
addosso. Nico
allora tirò fuori la pistola.
«Santo
cielo! Ti prego, non farlo!» corsi a tutta
velocità verso mia sorella Gwen, mentre lei, dopo aver
sentito quelle grida,
correva verso di me.
Fu
allora che accadde. Nico sparò un colpo verso il
suo aggressore, ma questi era
riuscito a
piegargli il polso di lato mentre il proiettile era appena partito..
quando mi
voltai, Gwen era a terra.
«Gwen!
GWEN!» urlai con tutto il fiato che avevo in
corpo, tanto che feci scappare quell’uomo, poi corsi verso
Gwen e presi il suo
corpicino inerme tra le braccia.
«Sono
riuscita a toccare le foglie dell’albero prima
sull’altalena. Hai visto, ce l’ho fatta
finalmente..» chiuse dolcemente gli
occhi, finchè le sue labbra non emisero più alcun
suono e il suo battito si
fermò.
Nico
era corso vicino a me. Sapevo che non era colpa
sua, ma in quel momento il mio cuore e la mia mente erano pieni di odio
nei
suoi confronti. Aveva strappato metà del mio cuore, il mio
piccolo angelo.
«Emma..
io.. mi dispiace..»
«Vattene!
Non ti voglio vedere mai più, sparisci dalla
mia vita!»
«Ma
cosa racconterai alla polizia?»
«E’
meglio se ti costituisci.. se non altro
chiariranno che si tratta di omicidio involontario»
«Però
io volevo-»
«Vattene.»
Nico
se ne andò, sparendo nel bosco, mentre io,
portando in braccio il corpo sanguinante della mia piccola sorellina, mi diressi al commissariato,
con l’intenzione di
spiegare tutto l’accaduto.
Fu
una tragedia. Mia madre e mio padre mi chiusero in
camera, proibendomi di uscire per mesi; a mio fratello Louis fu
affidata una
tata e per tre giorni sparimmo dalla circolazione.
Al
funerale mi permisero di uscire. Non volevo che la
seppellissero nel cimitero, troppo spoglio e cupo.
«Ma
tutti i defunti vengono seppelliti nel cimitero!
Non puoi cambiare questa cosa!» sbraitò mio padre.
«Gwen
non è un defunto qualunque! E’ una principessa,
e pertanto merita di essere seppellita in un posto
speciale..».
Fu
dura, ma ottenni che seppellissero Gwen nel parco, proprio
vicino all’albero che per tanto tempo l’aveva
accolta e protetta. Per anni
continuai a recarmi davanti a quell’albero, ogni volta
portando una rosa
bianca, la sua preferita.
Stavo
piangendo. Non me ne rendevo conto, ma ero in lacrime.
«Ancora oggi
mi reco a quella tomba, ogni giorno al tramonto.»
«E in quanto
a Nico?» dissi, asciugandomi con un fazzolettino di stoffa.
«Non ne seppi
più nulla. Gli avevo raccomandato di costituirsi, ma fu
sempre irreperibile.
Una volta lo trovarono, ma lui scappò invece di arrendersi.
Allora venne
incriminato per omicidio colposo, e la caccia contro di lui divenne
frenetica:
guardia forestale con i cani, polizia, agenti speciali e guardia
costiera. Alla
fine lo trovarono e lui fu costretto ad arrendersi. Nonostante la mia
testimonianza, venne incriminato, almeno per omicidio involontario
aggravato
per resistenza all’arresto e fuga: si beccò cinque
anni.
E adesso è di
nuovo qui.. scommetto che se papà avesse un po’
più di forza lo avrebbe già
ammazzato.»
«E lei.. lo
ha perdonato?»
«In un certo
senso.. sì. Ho promesso che gli parlerò ancora e
ci terremo in contatto, ma per
ora non me la sento di stare ancora con lui.»
«Emma, Emma
cara.. grazie per avermene parlato. Al tramonto, se non ti dispiace,
vorrei
venire con te»
«Assolutamente.
Appena sarò pronta, la manderò a
chiamare» disse, e se andò. Il volto coperto
da un velo di tristezza, le mani fredde come il ghiaccio e il vestito
di tulle
che ondeggiava, accompagnando ogni suo passo.