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Autore: thehurtlocker    16/02/2013    1 recensioni
"Poi la vide, e fu come un fascio di luce nel buio più totale. Nel vederla smise di essere cieco su quel pezzo di carta; l'ispirazione stava tornando."
Fanfiction sul mio più grande idolo. DJ Madeon.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Scusate la mia assenza ... Comunque! Non perdo tempo e vi auguro BUONA LETTURA! :D

P.S.
Ho inserito nuovi personaggi! :3


Miriam e Olivia Nervo                                                                                                                                 Calvin Harris

Miriam e Olivia Nervo



Sembravano quattro agenti dell'FBI in borghese. Tutti con i loro soliti vestiti, ma con quegli orrendi occhiali scuri per non farli riconoscere.
Quando entrarono nel locale, il Denver Nightlife, la musica era trionfante,  quasi aspettassero tutti il loro arrivo. Notarono subito i ciuffetti biondi delle teste dello scozzese Calvin Harris e delle gemelle Miriam e Olivia Nervo, di cui nessuno, a parte i genitori si spera, sapeva l'età.
- Guys! - esclamò Calvin - Che cazzo sono questi occhiali? - domandò con fare comico sfilandoli dal viso di Zedd.
- Per passare inosservati.
- Sembrate dei coglioni! Avanti, toglieteli! - e tutti eseguirono diligentemente; le Nervo intanto se la ridevano di gusto, nascondendosi con le mani e bisbigliando qualcosa nelle orecchie.
Arrivò il cameriere poi, un ragazzino smidollato con le braghe che fra poco arrivavano a terra, e chiese loro cosa volevano da bere:
- Tre chupiti: uno per me, e due per le signore - ordinò Cal avvolgendo le sorelle tra le braccia.
- Tre Beck's per noi - aggiunse Dillon - e una birra analcolica per lui - indicò il povero Hugo.
- Allora, vi piace Denver? - chiese Porter cercando di usare il tono più seducente che avesse rivogendosi alle due bionde musiciste.
- Bah... preferisco New York. - dichiarò seccata Olly.
- Los Angeles. - disse quasi sprezzante Miriam.
- Be', neanche a me piace questo cumulo di neve! - si intromise Dillon agguantando il suo compare.
- Ehi Madeon! Come va con la musica? - Calvin volle staccarsi dal resto del gruppo e si avvicinò al giovane francese - Ho sentito "Finale" e "The City" e, amico lasciamelo dire, sono delle bombe! Droghe! Le ascolto in continuazione, non posso farne a meno! - il viso del piccolo DJ si riempì di gioia nel sentire ciò. Era una gioia che provava solo quando la sua musica riusciva ad emozionare le persone.
Gli capitava a volte di digitare il suo nome su Google e di leggere con mera curiosità quello che fan, o critici, o chiunque scrivesse su di lui. C'era chi dichiarava di «rimanere incinta solo nel sentire il suo 'Hello' nelle interviste»; chi diceva che «ha un viso troppo da bambino per fare il DJ»; o chi scriveva di «piangere per ogni suo brano, perché arriva propio lì, al cuore ». Ecco. Questi tipi di commenti lo facevano sempre lacrimare dalla felicità.
Ci era riuscito. CI - E - RA - RIU - SCI - TO!
Era questo, il suo sogno. Fare musica, farla ascoltare alle persone, farla apprezzare al mondo perché esso si emozionasse e lo comprendesse.
Ci era riuscito.
- Amico, dimmi, usi qualche tipo di sostanze stupefacenti mentre scrivi queste wonderful shits?? - disse Cal sempre più gasato, col sorriso a trentasei denti e gli occhi spalancati dall'allegria; effetti degli alcolici sugli scozzesi, si sa.
Hugo rise e poi lo ringraziò dicendo, 'Sì Cal, ho usato un bel po' di ecstasi, si si!'.
Bevvero altre birrette il trio Anton - Porter - Dillon, mentre le Nervo si rimpinzavano di olive fregate dai bicchieri lasciati al bancone; Cal si recò alla toilette, mentre Hugo decise di prendere una boccata d'aria da quella tinozza ubriaca.
Uscì fuori nel retro del locale e poggiò la schiena sul muretto al fianco della porta; respirò profondamente, chiuse gli occhi, li riaprì, e fu in quel momento che anche lei lo raggiunse dalla parte opposta in cui lui sostava col telefono in mano che squillava - casualmente eh - "Masta Blasta" del vecchio Dillon.
- Pronto? Alex? Ma dove sei finito?! Ti stanno aspettando tutti qui!! Ti conviene sbrigarti perché Richie sta già dando di matto dopo neanche un bicchiere, e Nic-... Cosa? - la sua squillante voce si fece timida e spezzata da un improvviso timore; si fece vacillante - Alex... stai scherzando? M-ma.. Cosa accidenti significa?! - tornò squillante, ma carica di rabbia e forza, e dubbio - Alex.. non puoi dirmi questo. Sono tredici cazzo di anni che ci conosciamo! TU SEI IL MIO MIGLIORE AMICO! - ed è lì che Hugo fu più preso dalla conversazione; girò il viso e la vide: appoggiata al muro, piegata verso lo stomaco con una mano sul ventre e l'altra che stringeva il telefono vicino all'orecchio destro. 
Era alta più o meno come lui - se non avesse indossato i tacchi; aveva i capelli lunghi fino alle spalle color nocciola con una frangetta asimmetrica; timide gocce d'acqua dolce le bagnavano il viso rigandole le rosse guance, che delinevano la faccia di una ragazza troppo matura per un corpo ancora acerbo. Un po' come lui.
Doveva avere tra i quindici o i diciassette anni.
Indossava un lungo vestito blu elettrico; delle collant del colore della sua pelle rosea; una fluorescente giacca lime che finiva appena sotto il seno - poco più abbondante di una terza, e delle luminose décolléte giallo lime; alla vista dei vertiginosi tacchi, Madeon abbandonò l'idea che fosse tra i quindici e i sedici anni: doveva essere maggiorenne.
Smise di osservarla, tornò a guardare davantu a sè, ma sempre ascoltando il pianto isterico di quella ragazza che stava perdendo il suo migliore amico.
- Alex, Alex ti prego! Non puoi farmi questo... Io ti sono sempre stata accanto, porca miseria! - gridava contro l'apparecchio e veniva scrutata dal giovane DJ, di cui forse non si era ancora accorta.
- Ma almeno mi vuoi spiegare "perché"? - pregava il suo Alex - COSA?! Alex, io.. - la ragazza spostò la mano libera dal ventre ai suoi capelli, e li strinse tra le dita con un gesto disperato; poi si accasciò seduta sul muretto cui prima poggiava.
Era distrutta, triste, persa, sola e sofferente.
Iniziò a piangere singhiozzando, e quella mano che prima strizzava i suoi capelli, raggiunse il suo viso e le strofinò gli occhi asciugandoli dalle lacrime e sbavandole il pesante trucco.
- Alex.. scusa.
Quelle nove lette più due punti di sospensione e un ounto fermo furono gli ultimi suoni emessi dalle sue labbra prima che il suo tanto amato migliore amico attaccasse la cornetta e l'abbandonasse definitivamente.
La ragazza fece cadere il telefono sul ventre e poi si cinse la testa con le mani, ormai entrambe libere, per assecondare il pianto.
Hugo sentiva i suoi singhiozzi e avrebbe voluto tanto avere la sua attrezzatura e suonarle qualcosa per farla sentire meglio. Voleva dirle qualcosa, ma ci pensò prima lei.
- So cosa stai per chiedermi.
Il francese fu sorpreso di quella frase; si girò di scatto a guardarla, e l'unica cosa che gli venne fuori di dire fu un imbarazzato, 'Chi? Io?'.
- Sì, tu. "Come stai?", no? Be', mentirei se ti dicessi che sto bene, probabilmente. - si alzò a fatica e si diresse di fronte a Hugo, e lui vide finalmente i suoi splendidi occhi arancioni come il tramonto autunnale; il suo piccolo e semplice viso imbottito di phard, e poi le sue splendide, rosse, labbra.
Gli protese la mano, con le unghie smaltate di verde fluo, in un gesto formale.
- Aaliyah Stacey. E tu sei..? - gli occhi della bella mora si illuminarono come avesse visto l'arsilvichingo; e invece aveva davanti a sè il suo più grande idolo. - OH MERDA. - esclamò scioccata. - Scusami. - lui le fece un cenno con la testa, come per indicarle un 'Tutto ok'.
- M-ma, ma.. tu sei Hugo Leclercq! Madeon! - le lacrime tornarono sul viso dell'americana, ma questa volta erano quelle lacrime che Hugo sperava sempre di portare sulle facce delle persone: lacrime di gioia.
- Io.. tu.. DIO MIO, IO TI ADORO! - quello che il nostro DJ non si aspettava era il forte abbracciò che lei gli diede; pieno di energia come solo dei veri fan possono fare.
Pochi secondo dopo, lei si staccò dall'esile corpicino della persna che ammirava di più sulla terra, e cominciò a parlare come un missile infiorettando lui e la sua musica di splendidi e dolci aggettivi,
Si incamminarono allontanadosi dal locale, senza badare agli amici che ivi avevano lasciato.
- Sembri piuttosto piccola per quei tacchi.. - azzardò Hugo.
- Quanti anni mi dai? - lui ripensò alle sue ipotesi, e disse 'venti'.
- Sbagliato. Fai trenta meno venticinque più tredici. - Madeon ci pensò su giusto sei secondi e poi capì.
- Diciotto.
- Esatto. Diciotto. Compiuti il mese scorso.
- Wow. Abbiamo la stessa età.
- Lo so. E non sembriamo entrambi così grandi! - in effetti era così: di Hugo dicevano tutti sembrasse un tredicenne.
- Se posso chiedere... cos'è successo con quell'Alex?
Il viso di Aaliyah si arrestò in una morsa di dolore, il sorriso scomparve e una delle due mani corse automaticamente a toccare la zona in cui si trovava il suo piccolo, tormentato cuore.
- Niente. Gli amici vanno e vengono; un po' come le mestruazioni, ma più dolorosi. - certo Madeon non aveva la più pallida idea di quanta sofferenza potesse causare la perdita di sangue mensile che tocca alle donne, ma poteva immaginare cosa significasse perdere un caro amico. Gli venne in mente Zedd, ma non seppe perché.
Raggiunsero un parco su cui la neve non aveva trovato alloggio, illuminato da pochi lampioni dalla luce fioca; l'erba era secca e la terra asciutta; decisero di sdraiarsi su quel prato, ancora un poco estivo, con gli sguardi rivolti verso il cielo blu costernato di stelle che brillavano sopra le loro giovani teste.
Per un bel po' rimasero in silenzio.
- Ti è mai mancata una persona a cui volevi tanto bene? - domandò all'improvviso lei, rompendo il silenzio che con un patto non detto si erano accordati.
- ..Sì. - all'inzio Hugo pensò ad Eileen, ma poi si ricordò del suo primo vero amore: Genevieve Moulint.
L'aveva conosciuta  in un'età in cui la musica non faceva ancora parte delle sue giornate; quando non faceva concerti fino a mattina presto; quando dormiva più di due ore a notte; l'aveva conosciuta all'età di sei anni, quando ancora non sapeva cosa significasse la parola «amore».
Aveva i capelli color miele, gli occhi azzurri e le labbra di un rosa molto accentuato. Se n'era innamorato a prima vista, un po' come con Eileen, ma quella volta era stato diverso. Era stata Genevieve a insegnarli cosa fosse realmente l'amore. Ma un brutto giorno lei se ne andò da Nantes per trasferirirsi a Lille, e lui non la vide più. Ne sentì motlo la mancanza, ma poi la dimenticò col passare del tempo. La rivide una volta sola quando ebbe suonato a Coachella mesi prima; gli erano venute quasi le lacrime nel rivederla!
Era ancora bella come se la ricordava.
- Allora saprai che è la sensazione più triste che si possa avere. - sentenziò infelice Aaliyah sospirando.
- Non è la più triste - Hugo si portò le braccia dietro la nuca a fargli da cuscino - ma è solo una brutta sensazione che, prima o poi passa, fidati.
La giovane yankee alzò la testa sorpresa e si girò a guardare il suo idolo, DJ Madeon, che era proprio lì al suo fianco. Sorrise. Anche se dentro si sentiva morire. Hugo la notò mentre assorta lo osservava e si girò anch'esso a guardarla.
- Cosa c'è? - le chiese dolcemente.
- Niente. - e sorrise ancora di più - E' che.. tu mi rendi felice. Per quanto triste o disperata io possa essere, tu mi rendi sempre felice. Mi fai sorridere, sempre. La tua musica è la mia sopravvivenza.
Hugo Leclercq rimase di soppiatto a quelle parole. Non sapeva cosa dire, fare.
La abbracciò. La strinse tra le sue braccia, così, teneramente. Sentì il suo profumo inondargli le vie nasali, ed era buono. Il viso era coperto dai suoi folti capelli che odoravano di cocco.
Era unica.
Non si dissero più una parola, ma nel loro cuore lo sapevano che il loro legame d'amicizia sarebbe cresciuto di secondo in secondo.

Così, Hugo Leclercq conobbe la sua migliore amica: Aaliyah Stacey.
  
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