Crossover
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Autore: Euphemia    16/02/2013    3 recensioni
Una classe, un viaggio, un’isola, il nulla.
Il Preside di una rinomata scuola organizza un viaggio per la 1-C; un’escursione di una settimana su un’isola paradisiaca. Gli studenti sono entusiasti e, insieme a quattro docenti, cominciano il loro viaggio. Appena arrivati, gli abitanti dell’isola, chiamata Shirobara, li accolgono calorosamente, con cibo e fiori. Insomma, una tranquilla e rilassante vacanza.
Ma a Kouichi Sakakibara, uno degli studenti, non tutto sembra quadrare chiaro:
Perché il Preside ha organizzato questo viaggio, senza alcun valido scopo?
Di certo, i poveri studenti, felici e allegri per questo fantastico viaggio, non sanno cosa gli attende.
La 1-C è in un grave pericolo...
Crossover tra:
-Another
-Mirai Nikki
-Durarara!!
-Blue Exorcist
-Magi The Labyrinth of Magic
-Pandora Hearts
-Death Note
-Puella Magi Madoka Magica
-Toradora!
Genere: Angst, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Eccovi, agnellini,
non vedo l’ora di conoscervi
MEGLIO.
Vi ho spiati,
ma presto ci incontreremo.
E se non sarò io a venire da voi
sarete voi
a venire da me
PER SEMPRE.”

 
Nell’entrata dell’albergo di Shirōbara tutto era meraviglioso: sul pavimento di legno del grandissimo atrio vi era un elegante tappeto rosso, che risaliva per l’enorme tromba delle scale che conducevano alle camere. Un bellissimo lampadario di cristallo, decorato nei minimi dettagli, rifletteva sul lucido pavimento la luce del sole che penetrava dalle vaste finestre di vetro colorato e non, creando un gioco di luci e colori.
I ragazzi si guardavano attorno, meravigliati per il lusso di quell’albergo; il Preside non aveva badato a spese per loro, e questo insospettiva sempre di più Kouichi.
Jamil allargò le braccia, e sorrise ai professori e agli studenti.
“Questo è l’albergo Houjou,” cominciò a dire “l’albergo più lussuoso di Shirōbara. Spero sia di  vostro gradimento, noi abitanti abbiamo scelto per voi l’alloggio migliore.”
Poi li condusse a sinistra dell’atrio, mostrando la loro sala da pranzo, e, infine, alla destra dell’atrio, indicando loro la biblioteca dell’albergo. Spiegò loro che  nel vasto giardino sul retro vi era anche una piscina provvista di idromassaggio, e uno spazio sul prato dove prendere il sole.
Li riportò al centro dell’atrio, e gli studenti, come ordine dei professori, si misero in cerchio.
“Vi informo che, per chiunque abbia un portatile o un cellulare, c’è un’applicazione di chat tipica di Shirōbara. È una novità: consente di parlare gratuitamente con tutti gli abitanti. Ovviamente, però, si può parlare solo ed esclusivamente con coloro che si trovano sull’isola!”
“Ma è un po’ inutile...” sussurrò Rin, e un ragazzo accanto a lui, con gli occhiali, i capelli castani, gli occhi color verde acqua e un sacco di nei gli diede una gomitata.
“Zitto, Nii-san!” fece a denti stretti, e Rin si massaggiò il braccio.
“Ahi, Yukio!”
“Fratelli Okumura!!!” esclamò Shura innervosendosi, e i due tacquero, mentre Yukio arrossì vivamente.
Jamil, dopo quella piccola interruzione, si schiarì la voce, e ricominciò a parlare.
“Beh, è tutto... Avete domande?” fece, grattandosi il capo, mentre Bacchus osservò gli studenti uno ad uno, da dietro i suoi occhiali rotondi.
Kouichi notò nei suoi occhi una strana espressione, come se stesse studiando nei particolari ognuno degli studenti, come se celasse qualcosa, insomma, sembrava “sicuro”. Ma allo stesso tempo si nascondevano in quegli occhi compassione, e anche... speranza?
Il castano non riuscì a identificare molto bene lo stato d’animo di Bacchus, ma una cosa era certa: nascondeva sicuramente qualcosa.
Quando l’uomo guardò Kouichi, distolse lo sguardo, accorgendosi che il ragazzo lo stava  già osservando.
Improvvisamente qualcuno interruppe la tensione di quegli sguardi.
“Noi, noi, noi!” esclamò una voce femminile alzando la mano e agitandola velocemente.
Jamil si voltò in direzione di colei che aveva parlato: era una ragazza alta, con i capelli e gli occhi castani, e indossava un cappello nero e un vestito neri lungo fino ai piedi. Accanto a lei un ragazzo dai capelli color cenere e con una felpa celeste la teneva per mano, e sorrideva sornione.
“Sì?” fece il sindaco sorridendo a sua volta.
“C’è una fumetteria dove comprare manga???” domandarono i due stracolmi di speranza.
“Beh... Certo...” rispose Jamil un po’ spiazzato da quella domanda.
“Sììììì!!!” esclamarono, e si abbracciarono e saltellarono esultando.
“Erika Karisawa, Walker Yumasaki, siete i soliti...” sussurrò Jafar sospirando.
Jamil e Bacchus salutarono gli studenti, e si allontanarono dal cerchio, mentre, al suo centro, si disposero in riga i quattro professori.
Dopo che riuscirono ad ottenere silenzio, Sindbad tirò fuori dalla tasca dei jeans un foglietto spiegazzato, e lo aprì. Velocemente passò lo sguardo su tutti i quarantadue studenti, e, schiarendosi la voce, iniziò a parlare.
“Bene, ragazzi. Per non creare disordine, noi professori abbiamo deciso di dividervi in stanze personalmente. Ognuno, in altre parole, dovrà avere i compagni di stanza che gli capiteranno.”
Un brusio si alzò dal cerchio, e si fece sempre più forte.
“Cosa?”
“Ma no, io volevo stare con la mia amica...”
“È un’ingiustizia!”
“Ma si potrà cambiare se non va bene, vero?”
“Silenzio!!!” esclamò la rappresentante di classe, Izumo, e tutti quanti si zittirono. “Continui, professore.” Fece poi, trasformando la sua smorfia feroce in un dolce sorriso.
“Grazie, Kamiki-san.” Disse Sindbad, un po’ attonito dalla forza di volontà di quella ragazza, e, nuovamente, si schiarì la voce.
“Ora farò l’appello, quindi vorrei il massimo silenzio e la massima attenzione.”
Detto questo, cominciò ad elencare la composizione delle stanze, leggendo il foglio a voce molto alta e decisa. 


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Un nuovo brusio, dopo la lettura dell’elenco, si alzò dagli studenti.
“Cosa??” emerse una voce femminile “Io non sto con il mio Yukkii??”
Un ragazzo dai capelli neri e spettinati e dagli occhi blu sussultò e indietreggio: Yuno lo vide, e gli si avvicinò con un dolce sguardo.
“Yukkii, tranquillo, riuscirò a spostarci nella stessa stanza!”
“S-Stai lontana da me!” esclamò il ragazzo indietreggiando sempre di più, ma, involontariamente, strattonò qualcuno, il quale lo afferrò per un braccio.
“Amano Yukiteru, eh?” fece la voce di quel qualcuno, e il ragazzo si voltò: era Aru Akise.
“Non preoccuparti.” fece l’albino sorridente, accarezzandogli il braccio “Ti proteggerò...”
Yukiteru adesso era più confuso che mai, mentre Yuno guardò con odio Akise, ma questo non se ne curò.
“Siamo compagni di stanza, insieme a Ryūgamine-kun e ad Alibaba-kun...”
Gli occhi della ragazza si infiammarono ancora di più, e il ragazzo dagli occhi fucsia le lanciò un’occhiata veloce, furba e sorniona.
Improvvisamente Yukiteru si liberò dalla presa di Akise e, con uno scatto, si allontanò, nascondendosi dietro il professor Sindbad, il quale, non avendo visto l’accaduto, non capì quello strano comportamento da parte di Amano.
Intanto, gli studenti chiacchieravano tra loro, alcuni esterrefatti, arrabbiati, altri felici e soddisfatti per la loro sistemazione nelle camere.
Persino la rappresentante, Izumo, non riusciva a proferire parola, e aveva, nel suo sguardo, un’espressione innervosita, addirittura offesa.
La sua migliore amica, Paku, le si avvicinò, e gli mise una mano sulla spalla.
“Mi spiace che non stiamo in camera insieme.” Sussurrò “Però possiamo sempre incontrarci fuori!”
La viola non rispose, e si limitò ad annuire. Ricordò ciò che aveva detto il professore: con chi era stata messa? Ah, sì... Con quella ragazza pazzoide, Minori Kushieda, quella sorta di emo asociale, Mei Misaki, e... e... Sussultò.
“NO. Tutto ma NON lei...!!!” fece Izumo a denti stretti.
“Di chi stai parlando?” domandò Paku.
In quel momento qualcuno le diede due delicati colpetti sulla spalla, e Kamiki si girò.
Di fronte a lei una ragazza dai capelli biondi e dagli occhi grandi e verdi le sorrideva dolcemente. Indossava un kimono rosa e azzurro – Izumo pensava  fosse molto strana, visto che veniva a scuola con il kimono – e sulle guance si poteva vedere un po’ di rossore.
“Tu...” fece la viola a denti stretti e stringendo i pugni, mentre la bionda di fronte a lei continuò a sorriderle.
“Ciao!” esclamò timidamente, con la sua mielosa vocina.
“Shiemi... Moriyama...” sibilò Izumo, e Paku cercò di calmarla.
“Ho saputo che... Che saremo compagne di stanza...!” continuò Shiemi imbarazzata “Sono... Sono davvero molto contenta! Questo vuol dire che potremo essere più amiche!”
Izumo si trattenne dal darle un pugno in piena faccia, e, inspirando profondamente, mantenne la calma.
“Noi due... Amiche?” sibilò ancora una volta.
“Sì! Che bello!”
“Bene... Ora devo andare...”
Izumo si allontanò, sempre mantenendo la calma, ed era talmente rigida che sembrava un pezzo di legno, mentre Paku la seguì preoccupata.
Kamiki detestava Shiemi Moriyama: era sempre così allegra e gentile, persino quando la si trattava male. Grazie alla sua immane dolcezza, nessuno la odiava, ma solo Izumo, perché – come la viola riteneva – era talmente buona da essere stupida.
Dopo pochi minuti i professori fecero tornare il silenzio nell’atrio, e Shura schioccò le dita per attirare l’attenzione.
“Non voglio sentire lamentele!” esclamò.
“Ma professoressa!!!” rispose quasi urlando Taiga, che aveva oltrepassato gli altri ragazzi spingendoli e strattonandoli, fin quando non era arrivata di fronte a lei.
Shura la guardò dall’alto in basso: la ragazza aveva un’espressione molto imbronciata.
“Io volevo stare con Minori!”  continuò, e indicò una ragazza dietro di lei: aveva i capelli color fucsia e gli occhi dello stesso colore, e sorrideva allegramente.
“Dai, Taiga, non fa niente...!”
“No!” sbraitò la nanetta picchiando un piede per terra.
Poi guardò la professoressa, e continuò.
“La prego, professoressa, Minori è l’unica con cui riesco a stare tranquilla! Mi può mettere nella sua stessa stanza, o viceversa?”
Shura la guardò ancora per qualche secondo, e dopo sospirò.
“Mi dispiace, Aisaka-san, ma non posso farlo: se gli altri dovessero venire a sapere che vi ho concesso lo spostamento, vorrebbero a loro volta essere spostati, creando un gran casino.” Fece, e, dopo aver dato una pacca sulla spalla di Taiga, si allontanò. “Credo che riuscirai a resistere, Aisaka-san. Dopotutto, sono solo sette giorni. Non è vero, Kushieda-san?”
La ragazza allegra annuì, muovendo esageratamente la testa, mentre Taiga continuò a fissare imbambolata dritto davanti a sé.
“Solo... sette giorni?” sussurrò, ancora incredula, e, mentre Minori le  si avvicinava un po’ di più, il suo sguardo divenne feroce.
SOLO SETTE GIORNI????”
“Calmati, Taiga! Suvvia, potremo lo stesso vederci fuori dalla stanza...”
In quel momento Erika si avvicinò alle due, e, saltellando, salutò Taiga.
“Ciao, Aisaka-chan!!!”
La bionda non rispose, e si limitò solo a fissarla.
“Staremo in stanza insieme! Oh, che bello!!!” continuò Karisawa e, come un fulmine, la prese in braccio, mentre Taiga sussultò e ringhiò rabbiosamente.
“Che cavolo stai facendo???”
“Ohh, ma sembri proprio una bambola!!! Oppure...”
Improvvisamente i suoi occhi si illuminarono e, girandosi, mostrò Aisaka a Walker.
“Walker, guarda!!! Sembra un personaggio dei manga!!!”
“Cosa???”
“Hai ragione, Erika!” esclamò il biondino avvicinandosi, e strinse la guanciotta a Taiga.
“Ahh, mollami!!!” urlò quest’ultima cercando di liberarsi dalla presa dei due, ma quelli non mollavano.
“Ohh, sembri proprio una Tsundere!” esclamarono Erika e Walker all’unisono.
“Tsunde-che??? Lasciatemi!!!”
Aisaka morse il dito di Walker, che fece un piccolo urletto, ma non per il dolore, bensì per la meraviglia.
“Erika, mi ha morso!!!”
“Che carina!!!”
“Ma cos’avete nel cervello voi dueee???!”
Improvvisamente Sindbad schioccò le dita, e indicò le scale che portavano ai piani superiori.
“Ora andate a sistemarvi nelle vostre camere! Alle otto in punto tutti qui, intesi?”
Tutti annuirono, e Sindbad sorrise, mentre gli studenti si avviavano verso le loro stanze.

 
“Muovetevi!”
“Ahi, ahi! Piano, Shizu-chan!”
“NON CHIAMARMI COSÌ!!!!”
Presso il porto dell’isola, il comandante spingeva giù dalla sua nave i due clandestini.
Nell’aria c’era una leggera brezza, il rumore delicato delle onde che si infrangevano sulla spiaggia rendeva l’atmosfera più tranquilla, oltre al cielo color porpora, nel quale già si vedeva qualche stella. Certo, sarebbe sembrato tutto molto più tranquillo, se non fosse stato per  quel trambusto che si stava svolgendo nei pressi della nave.
Shizuo, dopo essere sceso sulla terraferma, strattonò Izaya e Judal con violenza, facendoli cadere sulla sabbia.
“Non voglio vedervi più sulla MIA nave! Cercatevi un altro modo per tornare alla civiltà!” sbraitò, e poi, dopo essersi calmato, guardò il cielo. “Ahhh, ormai si fa buio. Aspetterò domani per partire, dormirò nella mia nave.”
Shizuo sbuffò e, voltando nuovamente lo sguardo verso i due, li fissò con disprezzo.
“E voi...” fece, con una voce d’oltretomba, e scagliò contro di loro le loro valige “NON FATEVI PIÙ VEDERE! VIA!!!”
Judal schivò per un soffio la sua valigia, e indietreggiò, mentre Izaya, schivata anche lui la valigia, sorrise a Shizuo.
“Va bene, Shizu-chan!”
L’uomo divenne rosso per la rabbia, ma non reagì, e tornò sulla sua nave.
I due venditori di informazioni si alzarono da terra, spolverandosi e togliendosi di dosso i granelli di sabbia, e si guardarono attorno: gli unici rumori che si sentivano erano il rumore del mare e il fruscio delicato delle fronde degli alberi. Judal sospirò, e guardò Izaya: quest’ultimo  sembrava tranquillo, anzi, sembrava che avesse già in mente un chiaro piano.
“Che facciamo adesso?” fece Judal, e il corvino sbadigliò.
“Cerchiamo un posto dove stare, no?” fece con naturalezza, e si guardò attorno, in cerca di una casa.
Judal posò la valigia per terra, e sospirò nuovamente: aveva fame, ed era stanco di quel lungo viaggio. Come Izaya, si guardò attorno, osservando il paesaggio: l’isola sembrava uno di quei luoghi bellissimi in America, come le Bahamas, oppure osava dire che era simile alle isole delle Hawaii.
Se non fossero andati lì per lavoro dopotutto, pensò, forse si sarebbe anche divertito...
Il suo sguardo si posò poco più in là, nei pressi di un masso situato nella sabbia, vicino a un po’ di vegetazione: improvvisamente vide spuntare da lontano qualcuno.
Cercò di vedere meglio, e sussultò: quel qualcuno era proprio quel bambino che aveva visto guidare il motoscafo!
Adesso lo aveva in pugno, non sarebbe potuto scomparire di nuovo, così si voltò e strattonò Izaya.
“Izaya, Izaya!!!” esclamò Judal con un sorrisetto folle, sicuro che stavolta l’amico avrebbe visto il bambino “Guarda lì!!! Quello è il moccioso sul motoscafo di cui ti avevo parlato sulla nave!!!”
Judal indicò il luogo dove aveva visto il bambino, vicino a quel grande masso, e Izaya, sospirando rassegnato, si voltò.
“Senti, Judal... Davvero, non so cosa ti prende con ‘sto bambino oggi...”
“Ma guardalo! È lì!”
Izaya guardò nella direzione indicata dall’amico, con un’espressione scocciata.
“Non c’è nessun bambino, Judal...” fece, sospirando di nuovo, e Judal con uno scatto voltò lo sguardo dove prima c’era quel bambino: nessuno.
Era incredulo, e senza parole: l’aveva visto ben quattro volte, possibile che fosse solo la sua immaginazione?
“Su, su...” fece Izaya, dandogli una pacca sulla spalla “Sei solo moooolto stanco, troviamo un alloggio!”
Il corvino trascinò via dalla spiaggia Judal che, ancora a bocca aperta, era rimasto incantato a fissare quel masso, e si avviò verso la stradina fatta di ghiaia e sassolini che conduceva verso le varie case.
 

Sono steso sul letto della mia stanza, e accanto a me ho già acceso il computer, per vedere questa chat tipica di Shirōbara: scommetto che è una figata pazzesca!
Nella camera, dalla tappezzeria verde chiara e ricamata con disegni dorati, Sakaki sta parlando con suo padre al telefono, mentre Yuuya sta ancora disfacendo i bagagli... Ma quanta roba si è portato??! Io ho già disfatto la mia valigia da un sacco di tempo!
Sposto il mio sguardo da Yuuya all’altro mio compagno di stanza: ha i capelli biondi-rossicci, gli occhi costantemente chiusi e un’espressione tranquilla.
Si chiama Nemu Takara, ed è abbastanza strano: non parla mai, e le poche volte che lo si sente dire qualcosa lo fa attraverso quel bizzarro – nonché inquietante – pupazzetto rosa a forma di coniglio. Eh già, è un ventriloquo, e posso dire che è bravissimo: non l’ho mai visto aprire bocca!
Lui sta giocherellando con il pupazzetto adesso, ed è steso sul piano alto del letto a castello; nel piano più basso dovrebbe dormire Kouichi, invece io e Yuuya dormiamo nell’altro letto a castello, io nel letto di sotto, lui nel letto di sopra.
Guardo distrattamente l’orario sul computer: le sette e mezza. È passato un bel po’ dal nostro arrivo! Entro mezz’ora dobbiamo trovarci giù nell’atrio dell’albergo.
“Yuuya, muoviti, tra poco dobbiamo scendere!” dico, buttandogli addosso una pallina di carta.
È troppo divertente stuzzicarlo!
Come previsto, lui si gira un po’ indispettito, e mi fissa con sguardo di rimprovero.
“Naoya! Smettila!”
“Come sei scorbutico...” dico ghignando.
“Ognuno ha i suoi tempi... Se non finisco ora, continuerò stasera dopo cena!”
“Che palle...”
“Comunque, tralasciamo i discorsi scemi... Hai provato la chat di Shirōbara?”
“Non ancora, però l’ho trovata! Dopo cena provo ad andarci!”
“Va bene, allora anche io!”
Yuuya sorride, ed io rispondo al suo sorriso, mentre Kouichi chiude la sua comunicazione con il padre.
“Ciao papà, ti voglio bene.” Dice, e chiude il telefono sorridendo.
Poi ci guarda, prima me e poi Yuuya, e sospira, guardando il suo orologio da polso.
“Beh, sono le otto meno cinque.” Dice “Vogliamo andare?”
Annuisco, e Yuuya fa lo stesso. Quindi chiudo il computer, mi alzo dal letto, raggiungo la porta, mentre Yuuya ripone l’ultima maglietta nell’armadio, e mi volto verso Takara-kun.
“Takara-kun, tu non vieni?”
Lui, ancora steso sul suo letto, gira lo sguardo verso di me, e inizia a muovere quello strambo pupazzetto.
“Vengo più tardi, voi andate!” dice il coniglietto di pezza con una vocina stridula: è davvero un portento quel ragazzo!
“Va bene, allora noi andiamo.” Interviene Kouichi sorridendo “A dopo!”
Tutti e tre usciamo dalla stanza, e scendiamo nell’atrio, dove ci sono quasi tutti gli altri: vedo Sakaki avvicinarsi a Misaki-san, e le parla sorridente. Credo ci sia un feeling tra loro... E bravo Sakaki!
Dopo poco tempo, arrivano anche tutti gli altri miei compagni rimasti, compreso Takara-kun, e i professori ci dispongono in semicerchio.
Intanto, vedo entrare nell’albergo due strani individui: entrambi hanno i capelli neri, però uno li ha raccolti in una lunga treccia, mentre l’altro li porta corti.
Li vedo guardarci e bisbigliare qualcosa, mentre accanto a me Fanaris-san, la ragazza dai capelli magenta, sussulta. Che strano...
Ritorno alla realtà quando il professor Jafar ci dice di fare silenzio e, da un’altra stanza, sulla destra, entrano nell’atrio il signor Jamil e il signor Bacchus, accompagnati da... Un bambino?
Il silenzio viene rotto da un improvviso urlo che riecheggia nell’atrio.
“IZAYAAAA!!!! È LUI!!!!!!!”
Tutti ci giriamo verso uno di quei tizi che prima avevo notato, quello con la treccia: era lui che aveva urlato, e indica nervosamente il bambino di fronte a noi. L’altro, dopo aver osservato il bambino, rivolge lo sguardo verso di noi e afferra per il braccio quello che ha urlato.
“Scusate,” dice, con voce tranquilla “è molto stanco del viaggio, il mio carissimo amico Judal. Ora andiamo nella reception, a chiedere una stanza. Au revoir!”
Detto questo, trascina via il corvino con la treccia in un’altra stanza, mentre noi continuiamo a guardarli intontiti finché non scompaiono: ma che cavolo...???
Il signor Jamil ci fa ritornare alla realtà applaudendo, e mette davanti a sé quel bambino: ha i capelli rossi, gli occhi verdi e un viso piccolo e tenero. Indossa un cappello verde, un vestito dello stesso colore con dei fiori rosa stampati sul petto e delle calze nere. Dietro la schiena porta uno zainetto marrone, e alle mani porta due marionette, una rappresentante un maschio e l’altra rappresentante una femmina.
“Ciao!” esclama con un sorriso raggiante. “Io sono Reisuke Houjou!”
“Che bambino adorabile!” interviene il signor Jamil.
In effetti è proprio adorabile... Alcune ragazze della classe, come per esempio Kushieda-san, tirano un piccolo sospiro di adorazione, e parlottano tra loro.
“Questo bambino è il figlio degli ex proprietari dell’albergo Houjou.” Dice il signor Jamil.
“Perché ex?” chiedo io.
Il sindaco sospira, e sul suo viso compare un’espressione triste e dispiaciuta.
“Purtroppo i suoi genitori sono morti recentemente... PER UN INCIDENTE.”
Scandisce le ultime parole molto chiaramente, e un brivido mi percorre la schiena: cos’è questa inquietudine nell’aria?
“Ora i proprietari sono altri.” Continua il signor Jamil, facendo spuntare un sorriso sulle labbra “Ma al momento non sono presenti. Domani mattina si presenteranno volontariamente. Ora, se volete seguire me e il piccolo Rei-chan, vi faremo accomodare in sala da pranzo. Spero che il cibo sarà di vostro gradimento!”
Esulto: evviva, finalmente si mangia! Ho una fame che non ci vedo più...!
Il sindaco e Reisuke si dirigono verso una stanza laterale, e noi tutti li seguiamo, mentre il signor Bacchus esce fuori dall’albergo.
Ma non ho voglia di farmi domande, ora: pancia mia, fatti capanna!

 
Sull’isola il buio era ormai calato: nel cielo si potevano distinguere migliaia di stelle luminose, che facevano compagnia a una grande luna rotonda.
Nell’albergo, gli studenti si preparavano a dormire, stanchi per quell’intera giornata di viaggio.
Con il passare  del tempo, le luci delle camere si spegnevano una ad una, e il silenzio aumentava. Quando anche l’ultima luce si spense, verso le ventidue e trenta, il silenzio era sovrano dell’isola.
Su un albero, nei pressi dell’albergo, tre individui spiavano dall’alto i movimenti degli abitanti dell’isola, mimetizzandosi con le foglie e utilizzando dei binocoli.
“Sono andati tutti a dormire?” disse uno: la luce della luna ne illuminava i lineamenti, ma non il viso.
“A quanto pare sì...” rispose un altro, masticando del cioccolato: anche di questo non si riusciva a distinguere il viso.
“Perfetto...” intervenne il terzo “La situazione per ora è tranquilla.”
Detto questo, si appoggiò al tronco dell’albero sospirando, quando, improvvisamente, un fruscio richiamò la sua attenzione.
“Cos’è questo rumore?” domandò, e si sporse per vedere in basso: una moltitudine di persone camminava silenziosamente tra gli arbusti per non farsi vedere, e si dirigeva al porto.
“Che stanno facendo??” fece il ragazzo che mangiava il cioccolato. “Quelli sono tutti gli abitanti...!”
“Non lo so...” rispose colui che si era sporto per vedere, mentre una lunga fila di persone camminava verso la spiaggia. “So solo che questa cosa non mi piace per niente... Il detective Kurusu aveva ragione: c’è davvero qualcosa che non va.”


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Angolo dell’autrice~

Hello, je estoy hier! :P Che, tradotto in tutte e quattro le lingue che ho usato, significa: “Ciao, io sono qui!” X°3
Ok, dopo questo sclero in inglese, francese, spagnolo e tedesco, cooooominciamo >w^
Finalmente sono riuscita a finire il capitolo *^* Ed ora inizia il vero divertimento... Mwahahahahah (?) èwé
Finalmente si è scoperta l’identità del bambino-troll (?) X°°°3 È Reisuke! Che adorabile quel bambino *^* Beh... Adorabile è un modo di dire, ma non voglio spoilerare niente! >w<
Beh... Non so cosa spiegare, credo sia tutto chiaro XD
Oh, si, nello scorso capitolo mi ero dimenticata di scrivere due cosettiiiiine: innanzitutto, ho aggiunto le immagini di chi parla in prima persona in ogni capitolo (mi sembrava più figo), e poi ho cambiato il rating da giallo in arancione: mi sono accorta che alcune scene saranno violente... Ma niente spoiler! uwu *Spoiler is NOT the way*

Ok, ho detto tutto :33 Chi saranno mai quei tre individui sull’albero? [della serie: ci mancavano i tre Tarzan (?) della situazione, oltre al bambino-troll]

Comunque, cerchiamo di fare un discorso serio:  ho messo un elenco degli alunni della classe, ovviamente non siete obbligati a leggerlo (so benissimo che crea confusione), tutti i personaggi verranno in ogni caso presentati singolarmente c: Oh, e poi non ci sono mica solo loro u3u [“solo” è un modo di dire]

I personaggi comparsi (intendo mostrati singolarmente, e non citati soltanto) in questo capitolo, sono:
Minori Kushieda = Toradora!
Shiemi Moriyama; Yukio Okumura; Nemu Takara = Blue/Ao no Exorcist
Reisuke Houjou = Mirai Nikki
Erika Karisawa; Walker Yumasaki = Durarara!!

Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto, quindi mi raccomando, recensite, au revoooooir :33
Euphy-chan <3
 
  
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