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Autore: Sylvia Ruth    17/02/2013    1 recensioni
Il cuore di Dave Gahan si è fermato per tre minuti... Questa è cronaca...
Ma se non fosse tutto qui?
Se la sua morte fosse stato solo un nuovo inizio?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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"Ti consiglio di passare dal retro. Siamo in stato di assedio... Benedetta donna!"La voce divertita di Kit proviene dal telefono.

"Anton?" Ridacchia lui, facendo voltare Martin ed Andy con espressione vivamente interessata.

"Dopo un decina di mazzi di fiori, alcune scatole di cioccolatini o di canditi e una magnum di Champagne... regolarmente respinti al mittente... Si è accampato davanti al portone, brandendo come una clava un mazzo enorme di rose rosse a gambo extra lungo e con un contenitore quadrato sotto il braccio..."

"Devo vederlo con i miei occhi. Non posso perdermi questa scena... anzi...Non possiamo!" Con un cenno invita i due che lo stanno ascoltanto con un largo sorriso sul viso a seguirlo.


I tre guardano, allibiti e divertiti, l'allampanato regista passeggiare davanti alla porta chiusa con gli occhi puntati sulla finestra della camera di Margareth.

"E quello sarebbe l'uomo che si vanta di svegliarsi ogni mattina con una donna diversa nel letto?" Sghignazza Martin.
"Potrebbe essersi innamorato davvero." Mormora Andy comprensivo.
"L'amore vero a prima vista esiste solo nei romanzetti rosa." Borbotta Dave.

"Tu credi?" Martin gli lancia uno sguardo sibillino.
"Ne sono convinto. Il vero amore nasce giorno per giorno... frequentandosi, conoscendosi... Litigando e soffrendo per come ti sei comportato... Per le parole stupide che hai detto... O per quelle che hai avuto paura di dire. A prima vista è attrazione, desiderio... Passato il momento ti accorgi che..." Apre le mani a mostrare che sono vuote. "...stringi il nulla."

"Un istante può essere più che abbastanza. Non puoi sapere quando accadrà, nè scegliere la persona. La vedi e all'improvviso realizzi che è l'uomo o la donna della tua vita." Martin gli rivolge un mezzo sorriso. "A volte rimpiangi che sia accaduto, ma ormai è troppo tardi."
"Davvero? E perché?"

"Per molti motivi. Pensi che non sia il momento. Provi emozioni tanto intense da non riuscire più a pensare lucidamente. Ma non puoi tornare indietro." Alza le spalle. "E da quel giorno capisci che, se esiste un dio dell'amore, la tua opinione non gli interessa. Si limita ad impartirti degli ordini... E' come essere travolti da una valanga, da un alluvione... Da una parte vorresti abbandonarti alla corrente e dall'altra pensi: Non adesso. Non ancora..." Andy lo ascolta in silenzio senza mascherare la sua ansia.

"Se per te è così... Se stai parlando di chi sei innamorato... Perchè hai aspettanto e non ti sei fatto avanti?"

"Indecisione, paura..." Dave sembra non capire. "Avrei sofferto troppo se mi avesse respinto... odiato o, peggio, disprezzato... Parlare poteva significare farla fuggire... lontano da me... E' per questo che ho sempre cercato di controllare i miei sentimenti. Per non... allarmarla." Confessa Martin con gli bassi e parlando a bassa voce.
"E allora ti sfogavi nelle tue canzoni..." Bisbiglia Dave, commosso e sorpreso.
"O con me." Andy stringe l'amico in un forte abbraccio. "Tenendomi sveglio per nottate intere."


"Non l'avrei mai sospettato." Mormora Dave, sovrappensiero. "Ci conosciamo da quasi una via e sto scoprendo aspetti di te che ignoravo completamente."
**Come è successo a me.** Pensa Martin. "Abbiamo più cose in comune di quanto immaginavamo. Come avere due padri di cui sappiamo ben poco."

Dave annuisce, colpito. L'idea non l'aveva nemmeno sfiorato prima. Sente in lui lo stesso suo dolore. "La stessa paura..."Sussurra talmente piano che Martin intuisce le sue parole.


"Che facciamo? Interveniamo?" Andy ha continuato ad osservare la scena davanti a loro. "Su... Diamogli una mano." Li esorta, ignorando il loro stato d'animo.
"Possiamo fare ben poco... Kit ha maggiore influenza..."
"Come con te." Sbotta Martin.

"Ha più esperienza... Lui, per me, è... come Andrew per te." Dice. La sua sorpresa si riflette sui loro volti. "Mi ascolta, mi consiglia, mi dà il suo appoggio e non mi ha mai..."
"Giudicato male." Conclude Andy, allungando una gomitata all'amico, che sembra indugiare.


"Mr Gahan, il signor Chris gradirebbe avere la sua opinione..." Gli comunica Simon, raccogliendo le loro giacche.

"Venite anche voi." Li invita Dave.


Kit è piantato a gambe larghe e i pugni sui fianchi davanti ad Amedeus. "Spiegami perchè diavolo non vuoi tornare a suonare."
"Perchè ODIO la musica!" Mugola lui.

"Tu... COSA??" L'esclamazione allibita di Dave lo fa sobbalzare.
"Non voglio farlo." Si lamenta.
"Oh Dio! Se non lo avessi ascoltato con le mie orecchie... E poi sarei io il moccioso petulante." Kit sorride. Andy e Martin lo guardano meravigliati. "Ma tu sei..."

"Un ex bambino prodigio." Lo minaccia Mozart con uno sguardo gelido. "Sfruttato dalla sua famiglia e che ha esaurito la sua vena. E la pazienza."

"Perchè non fai il produttore?" Si intromette Andy.
"Cos'è... un produttore?" Chiedono ad una voce Kit e Amadeus.

"Uno specialista. Sistema il lavoro di altri musicisti. Consiglia, modifica, arrangia, decide cosa è meglio... A volte serve un parere neutrale... Trova giovani promesse e li aiuta a muovere i primi passi." Spiega Martin. "Possiamo presentarti a Daniel Miller... E' sempre alla ricerca di nuovi talenti."

"Che ti costa provare? Potresti aver trovato la tua strada..." Ironizza Kit. "O almeno una professione... Pensaci mentre vai a pagare i tuoi affitti arretrati."
"Per poi vivere dove? Sotto un ponte? Non ho il becco di un quattrino..."

"Qui, naturalmente." Risponde Marlowe. "Io sono di partenza... Dave pure... Tu e Maggie potete restare quanto volete. Simon farà buona guardia."
"Dove vai?" Se la domanda diretta di Martin lo ha sorpreso non lo dimostra.

"Francia. Un vecchio amico se n'è andato. Sono il suo esecutore testamentario ed inoltre devo spargere le sue ceneri nella Marna." Risponde con tono addolorato.
"Jules." Bisbigliano Dave e Amadeus allo stesso tempo.

"Per cui... Niente litigi, niente risse, niente sbronze... Niente di niente." Conclude.
"Kit... Prima che... Anton..."

"Ho consigliato a Margareth di uscire con lui a cena, questa sera. Preferibilmente in un ristorante cinese, o tailandese... Il migliore che trova... Lei..."
"Adora l'oriente. Avrei dovuto pensarci. Ti ringrazio. Fai buon viaggio." Gli augura Dave con un abbraccio.
"Anche voi... Saluta Jenny da parte mia. Taxi e valige..."
"L'auto è davanti al portone e ho caricato i bagagli." Simon si inchina leggermente.

"Wolly... Attento a non combinare pasticci. Non vorrei che fossi il primo a cui Dave dovrà provvedere." Sibila al suo orecchio. L'altro deglutisce e annuisce.

"Mr. Gahan... Ha ordini speciali per questa sera?" Simon gli si affianca, in attesa.
"Non sarebbe meglio chiederlo a... Mr. Godlove o a Mademoiselle Zelle?" Si sorprende.

"Simon non accetta di prendere ordini da noi due." Margareth scende, tutta in ghingheri, la scala.
"No di certo." Risponde, sensa degnarla della sua attenzione. "Siete due combinaguai con poco cervello... I signori restano per cena?"
"No... Mr. Gore e Mr. Fletcher sono attesi dalle loro famiglie." Risponde trasognato.

"Bene signore. Preparerò per due."

"Ma quanto siamo diventati importanti." Nemmeno la battuta di Martin lo fa reagire.

"Margareth..." La sua faccia esprime tutto il suo stupore, tutta la sua perplessità per quella situazione che ritiene assurda.

"Simon si considera il guardiano, il protettore di questa casa. E' peggio di un mastino... Vive qui da quando Donald Marlowe e sua moglie Francine lo hanno estratto da una casa bombardata... Era solo un bambino... Anche Kit, a volte, ha difficoltà a farsi obbedire." Spiega con un sorriso. "Purtroppo spesso ha ragione. Wolly è... Wolly... Cioè si comporta come un perfetto imbecille."


"Pfui... Ha parlato Santa Teresa..."
"Io faccio entrare... Tu cerchi di portar fuori." Ribatte lei con stizza. "Adesso ho un impegno..."
"Anton?" La voce di Andy suona più alta del necessario.

"Una semplice cena... poi... Dipende da lui. Se saprà sorprendermi..." Saluta tutti con un bacio sulla guancia. ** Attento a Martin... Wolly ti deve parlare...**
"Ti seguiamo." Dice Andy. "Grainne si starà chiedendo dove sono finito..."

"Come preferite." Martin sembra esitare, apre la bocca ma segue l'amico. "Siamo soli, Amadeus..."
"Ho scoperto cosa ha sul gozzo il biondino... Se lo è lasciato sfuggire quando lo spilungone non c'era..."
"Si chiamano Martin e Andrew..."

"Sembra che abbia beccato il suo amore tra le braccia di un altro... Gli da fastidio che sua moglie gli metta le corna?" Chiede malizioso. "Non avrei detto che è il tipo."
"Non si tratta della moglie ma... Della sua musa..."

"Mmmh... Musicista, innamorato di una e sposato con un' altra... Mi ricorda me... Tanto, tanto tempo fa. Non è che potresti prestarmi.." Lo guarda speranzoso.
"Nemmeno un soldo... E  ti proibisco di uscire. " Ribatte Dave a muso duro.

**Bravo! Mostragli i denti. E' l'unica arma che funziona.**
**Rompiscatole!** Mozart retrocede, lasciando Dave da solo, immerso in profondi pensieri.

Per quanto rimane così non saprebbe dirlo. Viene ridestato dal suo torpore da un colpetto di tosse. Simon è apparso sulla porta.
"Mr. Gore ha chiesto di lei."
"Lo faccia passare, Simon." Ora cosa vorrà?

Martin entra con passo lento, ma deciso. "Ho bisogno... Devo parlarti."
"Accomodati pure."

Lui si guarda attorno ed è attraversato da un brivido. Dave è seduto nella poltrona accanto alla grande scrivania usata da Kit. Chiude gli occhi e scuote la testa. "Non qui... Per favore..." Dannazione! Due parole che non intendeva usare e gli sono pure uscite come un pigolio. *Per una volta... abbi un po' di coraggio e vai avanti.* "Vuoi uscire con me?"

Dave lo fissa sopreso. "Mart... Non posso e non voglio più bere." Lo avverte, gli occhi resi cupi dalla preoccupazione.
"Ieri sera..."

"Un errore... Ero... stravolto..." Prova la tentazione fortissima di confidarsi... Confessargli che gli è accaduto e chi è diventato. *Ma non posso... deve restare un segreto...*

"Cos'era successo? Jack? Tua madre? Stai male?" Domanda Martin, avvicinandosi ansioso.
"Niente di grave... E' difficile... Riguarda le mie paure." Meglio ammettere le proprie debolezze. "Più il tempo passa e... più aumentano..." Riceve uno sguardo comprensivo. "Senti... Ti va una passeggiata? Ho preso l'abitudine a New York. Cammino, penso e, spesso, ci vedo chiaro nei miei problemi..."

"Piove..." Tentenna Martin. "Perchè no?" Basta allontanarsi da quella stanza.
"Avviso Simon e cerco un ombrello." Si ferma sulla porta. "Ma... Susy e le bambine?"
"Mi hanno lasciato solo. A lei comincia ad andare stretta l'Inghilterra ed io non vado a genio ai suoi parenti."
"Mi dispiace." Che altro può dirgli?

"Lo fai spesso? Uscire e... camminare?"
"Il più delle volte corro. Ho iniziato al mio arrivo... Per stancarmi... Scaricare i nervi..." Dave parla piano e stringe con forza eccessiva il manico dell'ombrello.
"Quando... Quando..." Sembra balbettare, imbarazzato.

"Quando rispunta la voglia." Dave si volta, calmo. "Sì. So bene che una parte di me ne sentirà sempre la mancanza, ma devo essere forte. Ho troppo da perdere." Non so come si ritrovano davanti alla statua di Peter Pan. "Per fortuna si cresce e si diventa adulti."

"Io vorrei tornare indietro, da bambino... Eri tu a dire le bugie, non... Le situazioni ti sembravano più facili." Si rende conto di cosa ha appena detto. "Scusami. Per te non è stato così."
"Lui..." Dave indica la statua. "... rappresenta l'incoscienza... Senza responsabilità. Senza preoccupazioni. La vita reale è molto diversa." Si scuote. "Perchè sei tornato? Hai cambiato idea?"

Si fissano, ma è come se tra loro si ergesse un muro altissimo.
"Sui Depeche? No e non cambierò MAI idea. Tu sei... insostituibile..." Gli sembra di udire un forte scricchiolio.
"L'unico indispensabile sei tu... Potreste cercare un altro cantante. Meno problematico di me..."

"Io voglio te. Solo te." La voce di Martin suona alta e sicura. "A meno che tu... non abbia altri progetti..." Cerca di non far trapelare la sua ansia.
"Progetti?" Dave sogghigna. "Vivo alla giornata. Fare progetti è un lusso che non mi posso ancora concedere." Martin prova una stretta al petto nel vedere la sofferenza nei suoi occhi.

Dave si pianta davanti a lui e alza una mano. "Ho un figlio che vedo a stento ogni due settimane." Abbassa il mignolo. "Una madre che non voglio più sentire ne vedere piangere." Tocca all'anulare. "Mi sono creato una pessima reputazione e me la sentirò rinfacciare per decenni." Piega il medio. "Voglio un bene dell'anima ad una donna che si rifiuta di entrare in quello che chiama il mio mondo. Bello, vero?" Si scombina i capelli. "Sono troppo incasinato per pensare al domani." Alza gli occhi al cielo e si accorge che la pioggia è cessata.

Martin non può sopportare oltre il suo dolore e si costringe a pronunciare una frase che non vorrebbe mai dire. "Kit... non può aiutarti?"
Lui scuote la testa. "Ha già fatto abbastanza. Anche troppo. Devo uscirne da solo. Usando le mie forze. Per dimostrare a me stesso che ce la posso fare... Ti dispiace se... parliamo di te? Se sei tornato indietro..."

Martin sbatte le palpebre. Anche lui può farcela. "Volevo... Volevo scusarmi per le parole... per gli insulti di ieri sera."Balbetta. Spera che sia solo l'inizio.
"Am... Wolly mi ha confidato cosa ti sei lasciato sfuggire... La conosco?" Gli chiede, comprensivo.

"Chi?" Si meraviglia Martin.
"La donna di cui sei tanto innamorato... Quella che hai visto abbracciare un'altro... Forse... Forse era solo uno scambio amichevole... Un segno d'affetto..."

Martin scoppia in una lunga risata. Ride fino alle lacrime.
Lacrime di rabbia, di dolore. Dave lo intuisce di colpo. "Sfogati. Non sono Andrew,ma..."

"Non si tratta di una donna... Piango perchè SEI TU QUELLO CHE AMO!"
La rivelazione fa retrocedere di un passo Dave."IO??"

"SEI TU che ho visto. SEI TU che ho sentito... Hai baciato Kit e... e... gli hai chiesto di... di..." Boccheggia come se gli mancasse all'improvviso l'aria.
"Fare l'amore... Nello studio..." Mormora Dave ricordando quella notte interminabile.

"Forza! Coraggio!! Prendimi in giro... Chiamami pure..." Grida.
Dave lo zittisce, sfiorandogli le labbra. "Perchè me lo hai taciuto per tanto tempo?" Si risponde da solo. "Perchè avevi il timore che non ti avrei capito. Vieni... Andiamo dove non ci sono scocciatori... Dobbiamo parlare."


   
 
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