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Autore: Wrong_And_Right    17/02/2013    0 recensioni
"Quello che ti sembra così strano, quello per cui non ti mancheranno mai le parole di critica, quello è il mio modo di vivere, di sorridere nonostante tutto"
Una scuola privata piena di snob.
Un'altra simile alle tante che avevo già frequentato.
Quando giri per le strade di una nuova città su una Limousine nera e lucida, con i finestrini oscurati, ti aspetti di attirare l'attenzione, o per lo meno qualche sguardo confuso. Se però ti fermi davanti a un cancello, mettendoti in fila ad altre tre macchina uguali, capisci che la gente che stai per incontrare si stupirebbe di più a vederti viaggiare su una bicicletta e ti demoralizzi già da subito.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4.





<< Ehi cucciola >>, disse Niall abbracciandomi da dietro.

<< Ehi belli >>, risposi io, salutando anche Louis. 

Quella mattina c’eravamo messi d’accordo per vederci un po’ prima, sempre nel cortile della scuola: avevo davvero bisogno di quella ventata d’aria fresca che portavano sempre con loro. 

<< Allora… cos’è successo ieri sera? >>, mi chiese il moro.

<< Come fate a saperlo? >>, domandai stupita.

<< Liam ci ha raccontato tutto >>.

<< Già, abbiamo fatto una lunga videochiamata >>, aggiunse Niall << Lui sembrava anche un po’… Non lo so, come se fosse imbarazzato >>.

<< E diventava rosso ogni volta che qualcuno pronunciava il tuo nome >>, terminò Louis.

<< Sì, come no. Rosso esattamente come quando ha chiamato la sua ragazza nell’unico momento in cui ero riuscita a trovarlo minimamente simpatico >>, ribattei.

<< Aspetta! Perché sei diventata rossa? >>, chiese Louis.

<< Io non sono rossa >>, risposi, sfiorandomi la pelle del viso per controllare. Uno strano calore mi avvisò che non potevo nascondermi.

<< Invece sì >> disse Niall. << Wait, baby! Non è che ti piace Liam? >>

<< A me? Figuratevi >>, risposi, non troppo sicura delle mie parole.

<< Amico irlandese, mi sa che dobbiamo iniziare l’operazione “forma la coppia” >>, affermò Louis rivolto unicamente a Niall.

<< Pronto? Siete ancora su questo pianeta? A me non piace Liam! >>, dissi, un po’ troppo convinta per risultare credibile. << E poi lui sta con Jessy >>, aggiunsi.

<< Allora ci toccherà prima portare a termine l’operazione “scoppia la coppia”. Non sarà difficile >>, concluse Niall per tutti.

In quel momento suonò la campanella ed io e Niall andammo verso la nostra classe.

<< Come stai, Melanie? >>, mi chiese il biondo sulla strada.

<< Meglio. Forse avrei dovuto aspettarmelo >>, risposi.

Avevo fatto bene a chiamarlo non appena Liam era andato via, per raccontargli quello che era successo con Jean. 

<< Se hai bisogno di qualcosa, io sono qui e c’è anche Louis >>, mi rassicurò, passandomi un braccio intorno alle spalle. Non c’era malizia in quel gesto, eravamo solo amici.

<< Grazie Niall. Sono stata davvero fortunata a incontrarvi >>, dissi, appoggiando la testa sulla sua spalla.

 

 

***

 

 

La giornata trascorse tranquilla fino all’ora di pranzo.

Fu lì, mentre tutti entravano nella caffetteria, che successe il disastro.

<< Guardate quei tre perdenti che fanno finta di essere felici >>, disse Jessy mentre passava di fianco al nostro tavolo.

<< Almeno noi non fingiamo di essere qualcuno che non siamo solo per essere popolari >>, risposi io a voce abbastanza alta per essere sicura di farmi sentire.

<< Stai forse dicendo che sono falsa? >>, chiese lei con aria stizzita, tornando indietro verso di noi.

<< No, certo che no Jessy. Stavo solo dicendo che tu sei vera esattamente quanto il tuo naso. A proposito, quante volte te lo sei rifatto? >>.

Sorrisi sentendo le risate di Niall e Louis ed anche quelle di qualcun altro. Harry?!

Il riccio era l’unico dei tre a cui non avevo ancora rivolto parola, forse era diverso. Comunque, non potei non notare gli sguardi divertiti di Liam e Zayn.

<< Tu! Come osi parlarmi così? >>, disse Jessy, puntandomi contro un dito.

<< Io ti parlo come mi pare e piace visto come ci tratti. Pronto, Jessy, svegliati! Non sei una regina, né una principessa. Non sei proprio nessuno >>, risposi. Ormai ero partita in quarta e non avevo intenzione di fermarmi. D’altronde, tutta la gente che si era radunata intorno a noi sembrava intenzionata ad ascoltarmi fino in fondo. Nei loro occhi leggevo la stessa frase: “era ora che qualcuno desse una lezione a Jessy”.

Non ero il tipo di ragazza che si esponeva fino a quel punto, ma, d’altronde, non ero mai rimasta davvero coinvolta nella vita di qualcuno. Non avevo mai avuto amici da difendere e sentivo che era arrivato il momento di farlo.

<< Perché, vuoi forse dirmi che tu sei qualcuno? Immagino che non hai nemmeno il ragazzo, probabilmente ti ha appena lasciata. Gli unici che si preoccupano per te sono questi due perdenti. In fondo, non sono nemmeno tuoi amici, ti frequentano solo perché sei l’unica a parlare con loro. Chi parlerebbe mai con qualcuno come Horan e Tomlinson?! >>. 

Le oche intorno a lei risero, Harry, Liam e Zayn abbassarono la testa, io strinsi i pugni per non arrivare a picchiarla.

<< Di sicuro non tu, perché mai, per nessuna ragione al mondo, ti meriteresti degli amici fantastici come loro. Tu non sai nemmeno cosa significhi avere dei veri amici! A te interessa solo avere il tuo gruppo di oche che ti segua ovunque, senza mai contestarti. Per non parlare poi del tuo ragazzo e degli altri due. Di la verità, li frequenti solo per il loro aspetto. Loro non sono nemmeno tuoi amici, anzi, scommetto che ti detestano e che ti sopportano solo per la popolarità >>, sentii sulla schiena le occhiate di Niall e Louis, ma non riuscivo a fermarmi.

<< Basta, Melanie, vieni via >>, mi disse Louis, prendendomi per mano per cercare di calmarmi.

<< Sì, ascolta il tuo amichetto, Melanie. Sparisci, ma prima chiedimi scusa >>

<< Mai e poi mai ti chiederò scusa >>, risposi, gli occhi stretti in due fessure.

<< Allora sappi che d’ora in poi la tua vita qui sarà un inferno. La tua, come quella dei tuoi amichetti. “I due gay” carino come soprannome per voi due e te… come potrei chiamarti piccola oca italiana? >>.

Mi girai e vidi gli occhi di Niall e Louis diventare di fuoco.

Non fa piacere a nessuno sentirsi chiamare così, in tono dispregiativo.

Non fraintendetemi però, non ho niente contro i gay, anzi. Avete presente Glee? All’inizio lo guardavo solo per Kurt e Blaine.

<< Non li chiamare così >>, disse una voce da dietro il gruppo. Harry, il riccio dagli occhi smeraldo, si allontanò dagli altri e si schierò dalla nostra parte.

<< Cos’hai bevuto Styles? >>, chiese Jessy con aria sprezzante.

<< Io non ho bevuto proprio niente, Jessy, ma fossi in te farei più attenzione alle parole. Soprattutto, farei attenzione a non insultare i miei amici >>, rispose il riccio.

<< Andiamo, ragazzi >>; disse Jessy, smettendo di considerarci, << evidentemente il riccio è impazzito. Mi dispiace, Rosy, dovrai trovarti un nuovo ragazzo, il tuo ha deciso di schierarsi con i perdenti >>.

<< A questo proposito, Jessy >>, disse Zayn, passandosi una mano tra i capelli perfettamente pettinati << Credo che anche tu e Tina dovrete trovarvi dei nuovi ragazzi. Avresti dovuto pensarci due volte prima di rivolgerti così a loro >>. Il pakistano si unì a noi con un mezzo sorriso.

<< Tu sei pazzo, Malik. Liam non verrà mai con voi. Lui mi ama e starà sempre dalla mia parte. Non è vero, tesoro mio? >>

<< Mi dispiace, Jessy, ma ti sbagli. Ho trascorso troppo tempo fingendomi un ragazzo che non sono, rimanendo lontano dai miei amici e sopportando un’oca come te, adesso però hai raggiunto il limite. Non ti permetto di parlare così a Niall e Louis e nemmeno a Melanie. Non tu che sei la persona più falsa, presuntuosa ed egocentrica di questo mondo >>.

Liam si allontanò da Jessy e si mise al fianco di Niall.

<< Va bene, se è questo che volete, allora che sia così. Sappiate che d’ora in avanti farete di tutto pur di non venire a scuola, perché ogni volta che incrocerete la mia strada rimpiangerete questo giorno >>, disse, prendendo il comando del gruppo e allontanandosi.

<< Sto tremando dalla paura >>, conclusi. 

Un applauso si levò nella mensa della scuola.

<< Melanie! Melanie! >>.

Tutti gridavano il mio nome, tutti battevano le mani, felici che qualcuno avesse finalmente fatto ciò che loro avevano sempre sognato. 

<< Sei stata grande, Mel! >>

<< Sei stata fantastica >>

<< Era ora che qualcuno le desse una lezione >>

<< Grazie Melanie >>.

La mano di Louis posata sulla mia spalla, il suo sguardo riconoscente, i suoi quattro amici dietro di lui che si abbracciavano come se si fossero ritrovati dopo tanto tempo non riuscirono a farmi provare l'allegria che aveva invaso la caffetteria. 

La scena appena vissuta, gli avvenimenti degli ultimi giorni, l'aria soddisfatta di tutti gli studenti, le pacche sulle spalle che si scambiavano tornando a mangiare il loro pranzo, uno tra questi elementi mi ferì.

Scappai, facendomi largo tra la folla.

La scuola a quell'ora era deserta, nemmeno i professori rinunciavano all'ora di pausa, così non fu difficile trovare un nascondiglio negli spogliatoi della palestra.

Mi sedetti con la schiena appoggiata a uno degli armadietti.

Alzai gli occhi al cielo, mentre calde lacrime cominciavano a rigarmi le guance. Mi abbracciai le ginocchia, cercando di capire cosa provavo, cosa mi aveva ridotta in quello stato. Come prevedibile, non trovai risposta alle mie domande. Tutto quello che riuscivo a pensare era che c'era qualcosa di sbagliato. Se in me o negli altri, non mi era dato saperlo.

<< Melanie... >>, disse una voce di fronte a me. Cercai di riconoscere il ragazzo, perchè si trattava senza dubbio di un ragazzo, ma non ci riuscii, tanto le lacrime offuscavano i miei occhi.

<< Vattene, Louis >>.

Avevo detto il primo nome che mi era venuto in mente. 

<< Non sono Louis >>

Tutti sanno che, nei momenti di disperazione e confusione, la cosa peggiore che si possa fare è tirare a indovinare.

<< Vattene lo stesso >>

Neanche farsi ascoltare è così facile.

Il ragazzo si avvicinò a me e mi abbracciò. Mi ritrovai a piangere appoggiata a un petto caldo e muscoloso.

<< Sei incomprensibile, Melanie. Due minuti fa sembravi un leone, ora non riesci a distinguere le persone. Si può sapere cos'è successo? >>

<< Non... non lo so >>, ammisi tra i singhiozzi.

<< Questo non è chiaramente il tuo periodo fortunato. In due giorni, è la seconda volta che ti stringo mentre piangi >>.

Era Liam. Era sempre Liam. Ogni volta che non volevo farmi vedere da nessuno, arrivava lui.

<< Liam, l'hai trovata. Melanie, tesoro, che succede? >>.

Niall. Il suo accento mi rese impossibile confondere anche lui.

<< Va tutto bene >> cercai di rassicurarlo. Sentii che mi sollevava dalle braccia di Liam per stringermi a sè.

<< Sei una pessima bugiarda >>, rise. La sua risata argentina si mischiò col suono della campanella.

La pausa pranzo era finita, ma io non avevo la forza per tornare a lezione.

<< Vuoi che ti accompagni a casa? >>, chiese lui, come se mi avesse letto nel pensiero.

Annuì, appoggiandomi alla sua spalla.

<< Andate, vi copro io >>, disse Liam, mentre Niall mi stava già accompagnando fuori. Ci fermammo davanti ai nostri armadietti e sentii l'irlandese che parlava di avvisare John che sarei andata a casa prima, ma non prestai troppa attenzione.

Ero totalmente persa nei miei pensieri.

Quando mi ripresi, ero seduta sul sedile anteriore di una macchina, con Niall che mi scuoteva gentilmente la spalla.

<< Mel, siamo arrivati >>.

Eravamo nel cortile di casa mia. All'interno, le tapparelle erano chiuse, segno che non c'era nessuno.

<< Vuoi che stia un po' con te? >>

<< No, grazie. Ho bisogno di stare da sola >>.

Non so, dove trovai la forza di dirlo.

Probabilmente protestò, ma non me lo ricordo. So solo che in qualche modo mi trascinai fino all'ingresso, aprii la porta e mi buttai sul divano. 

Piansi, poi mi addormentai. Nel sonno, vidi immagini della mia vita, passata e presente. Vidi il volto di Jean, mi vidi sola in mezzo a persone che si conoscevano da una vita, mi vidi diversa in una famiglia che non accettava le differenze. Poi vidi cinque figure immerse nell'ombra. Non potevo distinguere le loro fattezze, ma c'erano i loro sorrisi a rendermi tutto chiaro. Uno di questi sorrisi pose fine ai miei incubi. Lentamente, il mio respiro divenne tranquillo, le lacrime si asciugarono. Nella mia mente rimase impresso un paio di occhi. 

 

 

 

 

   
 
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