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Autore: REAwhereverIgo    17/02/2013    5 recensioni
Quando fatti strani cominciano ad accadere ai ragazzi di una scuola superiore, toccherà alla giovane detective Rea infiltrarsi nel liceo e risolvere il caso!
Spero che vi piaccia! :)
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allerta

 

Jason sentì squillare il telefono in lontananza, come se stesse ancora sognando, e allungò una mano per prenderlo.

Pronto?” biascicò assonnato.

Signor Simon, meno male è in casa!

Lui si tirò su, improvvisamente sveglio.

Fabio?” chiese, sentendo sin da subito che quella telefonata non aveva niente di rassicurante.

Sì, sono io! La prego, mi dica che Rea è con lei! lo implorò il ragazzo.

No, è da te, qui non torna da…

Non è da me! lo interruppe Fabio.

Sono tornato da scuola e in casa non c’era nessuno! Sono preoccupato, Rea mi aveva promesso che non sarebbe uscita senza dirmelo gli spiegò.

Ok, aspetta, spiegami cos’è successo” ordinò Jason, alzandosi e cercando i suoi pantaloni. Emma continuava a dormire beatamente sul divano.

Stamani alle otto ho salutato Rea, sono uscito di casa con la promessa di rivederci per pranzo ma quando sono rientrato la casa era vuota e nella stanza dove stava lei non c’era nessuno! Anzi, per essere precisi, non c’era niente, nemmeno il suo computer raccontò il ragazzo, nel panico.

Vengo da te, sarò lì in dieci minuti. Dammi l’indirizzo e arrivo

 

La polizia arrivò a casa Daniels nel primo pomeriggio quando, dopo un’accurata ricerca in camera di Rea, avevano capito che le sue cose erano rimaste tutte lì tranne il suo portatile e lei stessa.

Mia figlia non sparirebbe così senza dire niente, ne sono certo” si disse Jason, preoccupato. Forse aveva scoperto qualcosa ed era stata trovata, oppure… non aveva nessuna idea, constatò con dispiacere.

Ascoltatemi, dobbiamo perquisire tutta la casa, non possiamo lasciare nulla al caso” ordinò alla squadra.

Cercate ovunque, dalla cucina alla soffitta, non mi importa quanto ci mettiate, capito?” gridò.

Bearne lo affiancò e gli mise una mano sulla spalla.

“Jason, devo parlarti” esordì, sospirando. Si vedeva dalla sua faccia che non sarebbe stato un discorso facile.

Che vuoi? Non ho tempo” lo freddò lui, sentendo risuonare un allarme chiaro nella sua testa.

“Ascoltami, so che sei sconvolto, ma penso che capirai che non sono in una posizione simpatica, per niente” iniziò, cercando di usare più tatto possibile.

Arriva al punto, Bearne

Il capo si passò una mano tra i capelli e lo guardò.

“Non puoi continuare le indagini, lo sai anche tu qual è la procedura per queste cose. Sei troppo coinvolto emotivamente, rischi di intaccare il caso e di mettere a rischio anche e soprattutto te stesso. Devo sollevarti dall’incarico” gli disse tutto d’un fiato.

Che cosa? Si tratta di Rea, cazzo! Di mia figlia! Non smetterò di cercare!” si arrabbiò lui.

“Lo so, ti capisco, però…”

Però nulla! Non puoi togliermi dal caso!                                            

“Jason, cerca di capire! È la procedura standard, tu sei un familiare, non puoi indagare su una faccenda che ti riguarda in prima persona! Questa è la mia decisione” lo freddò Bearne. Riusciva a comprendere il suo dolore, ma non poteva fare niente.

Jason annuì contrariato, poi si tolse dalla cintura il distintivo e glielo consegnò, insieme alla pistola.

Come vuoi, vai al diavolo” lo salutò, uscendo dalla stanza.

“Ehi, aspetta, ascoltami!” provò a richiamarlo il capo, senza esito.

Una volta in corridoio, l’uomo indicò Fabio, che lo guardò senza sapere cosa fare.

Tu adesso vieni con me” gli disse, prendendolo per un braccio.

 

Emma aprì un occhio e si ritrovò sola, in casa Simon, nuda sul divano.

Si guardò intorno, ma non c’era nessuno. “Un biglietto?” si chiese, allungando una mano verso il tavolino.

Non ho voluto svegliarti per non allarmarti, non pensavo che fosse il caso. Sono da Fabio, Rea è scomparsa e io devo ritrovarla! Fai come se fossi a casa tua, tornerò prima che posso

Trattenne il fiato: scomparsa?

Del tipo che era fuggita via? Oddio, era colpa sua e della sua relazione col padre? Il cuore accelerò i battiti al sol pensiero.

Cercò i suoi vestiti e se li infilò, poi chiamò a casa.

Sì, lo so che dovrei studiare, però lo farò da Rea. Lo so, ma ti prometto che mi impegno. Va bene, a stasera, ciao

Non poteva rientrare prima di aver visto Jason per chiedergli qualcosa in più, avesse anche dovuto aspettare tutta la notte.

Si sedette al tavolo bevendo un bicchiere d’acqua e sentì la porta aprirsi.

Ora mi dirai tutto ciò che sai, poi chiameremo anche tua sorella” sentì dire. Si precipitò nell’ingresso col fiatone.

Che è successo? Dov’è Rea? L’avete trovata?” domandò Emma, con le lacrime agli occhi.

Ci stiamo lavorando” le rispose l’uomo.

Si avviò verso le scale che portavano in palestra e guardò i due ragazzi.

Forza, di sotto possiamo parlare più tranquillamente, che aspettate? Muovetevi!” li spronò. Loro lo seguirono, ritrovandosi in una specie di sala d’addestramento per poliziotti.

Che roba è?” chiese Fabio.

Palestra, poligono, angolo studio” elencò Jason.

Prese tre sedie e le mise in modo da vedere entrambi, poi si strofinò le mani.

Ok, dopo essere stato sollevato dal caso…

Sei stato sollevato?!” esclamò Emma, interrompendolo.

Sì, per conflitto d’interesse. Dicevo, a questo punto lavoriamo da soli. O almeno, io lavoro da solo, se voi volete aiutarmi siete i benvenuti” li invitò.

Non mi sono mai fidato dei poliziotti normali, non hanno una buona fama qua nei dintorni, per cui io sono con lei” asserì Fabio.

Anche io non ti lascio solo” confermò la mora. L’uomo sorrise.

Bene, allora dobbiamo studiare come sono andate le cose fino ad oggi per capire dov’è mia figlia” annunciò.

 

Rea, intanto, stava lentamente tornando nel mondo reale. Le faceva male la testa in maniera indescrivibile ed era sicura di avere una specie di trapano piantato nella nuca che la traforava.

Che male!” si lamentò. Provò a muovere una  mano per toccarsi, ma era bloccata.

Ma che diavolo…?

Era legata, da capo a piedi. Si agitò per vedere se le corde cedevano, ma era inutile.

Porca vacca, liberatemi!” gridò. Non ebbe risposta.

Il ricordo di ciò che era successo le arrivò tutto insieme e si rese conto di chi l’aveva colpita: Laura, la piccola e dolce Laura. Allora non aveva avuto la sensazione sbagliata, tutto sommato.

“Chi c’è?” chiese una voce flebile. Lei si guardò intorno allarmata.

“C’è qualcuno, vero? Puoi aiutarmi?” implorò quella voce.

Ci sono io, ma non ti vedo. Dove sei?” rispose Rea.

“Nella stanza accanto, credo. Com’è bello sentire una voce così gentile, per una volta” esclamò quella.

Scusa, ma sei prigioniera anche tu?” s’informò la ragazza.

“Sì, ormai da un po’. Ho perso il conto dei giorno” ammise.

Eppure lei era convinta di riconoscere quel timbro vocale, ne era certa.

Scusami, come ti chiami?” domandò.

“Io?” chiese la voce.

No, parlavo alla mia amica immaginaria” Rea scosse la testa sconsolata: stava discutendo con un’idiota.

“Mi dispiace, sono un po’ fuori fase, è colpa di tutto questo tempo passato qui” si scusò l’altra persona.

Comunque sì, lo stavo chiedendo a te. Chi sei tu?

 

  
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