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Autore: Lyu    17/02/2013    1 recensioni
(Sorprendentemente per il mito, non è slash!)
La madre le indicò un gruppo di stelle: «Quello è Ganimede. Sopra c'è l'Aquila di Zeus che lo rapisce.»
«E perché lo rapisce?»
«Per la sua bellezza Giove si era invaghito di lui, e voleva averlo come coppiere al posto di Ebe.»
Narcissa contemplò ancora la volta stellata, volgendo lo sguardo ora a Ganimede, ora all'Aquila.
Giunse infine il giorno in cui Narcissa poté collegare quel mito ad un evento.
In cui Narcissa sente sua madre leggerle dei miti e in cui Lucius s'appresta a sposarla, per le loro famiglie.
Seconda classificata al contest "Narcissa and..." indetto da PJ e GinevraCorvino sul forum di EFP.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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Titolo: L'Aquila e il bel Ganimede

Autore: Lyu chan

Personaggi: Narcissa Black in Malfoy, Lucius Malfoy, altri Black random (coppia: Lucius/Narcissa)

Avvertimenti/Note: Missing Moments

 

Druella le raccontava spesso dei miti greci e romani. Non era strano per Cygnus trovarla seduta su una poltrona con la piccola Narcissa sulle ginocchia a leggere ad alta voce brani di Iliade, Eneide, Odissea o di altri autori latini e greci .

Il Black, che pure amava anch'egli il periodo Classico (come ogni altro della sua famiglia, d'altronde), si era trovato a chiedersi se letture di quel genere fossero adatti ad una bambina di cinque anni. Ma gli bastava vedere il sorriso radioso di sua figlia per lasciare perdere la questione.

Negli anni seguenti, Narcissa collegò ogni singolo avvenimento della sua vita a quello accaduto a qualche personaggio di poemi epici. La vita assumeva tutto un altro aspetto quando ti rendevi conto che Achille, o Patroclo, o Elena, o anche Ulisse, ti osservavano guidando i tuoi passi e spronandoti a continuare per la tua strada tenendo la testa alta.

 

«“...se ne sentia nel cor profondamente or di Pari il giudicio, or l'arroganza d'Antìgone, il concùbito di Elettra, lo scorno di Ebe, alfin di Ganimede e la rapina e i non dovuti onori.”» diceva la madre leggendo dall'Eneide.

Il fuoco scoppiettante nell'ampio camino accolse con una fiamma più vivida le parole di Narcissa: «Madre... Se Pari è Paride, Antigone la troiana che disse di essere più belle di Giunone, Elettra è una delle tante amanti di Giove e Ebe la figlia di Giunone e Giove, Ganimede chi è?»

Druella sospirò teatralmente, per poi prenderle la mano e, con un sorriso complice sul volto, condurla nel grande giardino della villa dove abitavano. Era sera, e molte stelle spandevano la loro luce sul nero sfondo notturno.

La madre le indicò un gruppo di stelle: «Quello è Ganimede. Sopra c'è l'Aquila di Zeus che lo rapisce.»

«E perché lo rapisce?»

«Per la sua bellezza Giove si era invaghito di lui, e voleva averlo come coppiere al posto di Ebe.»

Narcissa contemplò ancora la volta stellata, volgendo lo sguardo ora a Ganimede, ora all'Aquila.

 

 

Giunse infine il giorno in cui Narcissa poté collegare quel mito ad un evento.

 

Era una fredda mattina di settembre.
Alla Black sembrava molto strano non essere a King's Cross a prendere il treno come gli altri anni, ma la scuola era per lei finita, e, a meno di -ipotesi alquanto remota- non diventare professoressa, non sarebbe mai più dovuta salire su quel mezzo Babbano.

La donna passeggiava per il giardino, imbacuccata in un abito elegante e formale, che sì era caldo ma impediva molto i movimenti, costringendola ad un'andatura ridicolmente solenne.

Ma, nonostante i suoi mille dubbi nascosti, teneva duro: partecipava ad ogni evento sociale rilevante, che fossero cene amichevoli o riunioni con altre nobili famiglie. Era una Black, non doveva sfigurare in alcun modo, né come Andromeda -che alcune volte era di una sbadataggine sconcertante-, né come Bellatrix -che spesso irrompeva nelle discussioni con risate allucinate.

La sua reputazione, costruita in tanti anni di finzione, era di bella ed ubbidiente figlia minore, perfetta in ogni occasione e mai d'intralcio, con le parole giuste da dire al momento giusto senza una sillaba di troppo.

Era stato molto triste abbandonare le amate ore di lettura con la madre per sostituirle con lezioni di portamento, dizione e altre inutilità indispensabili, come la Black vi si riferiva.

Quei momenti erano suoi e di sua madre, senza sorelle a dare noia o Cygnus ad esaminarla con sguardo critico: Bellatrix non aveva mai amato i miti e Andromeda aveva anche lei dovuto imparare i “fondamenti per comportarsi in modo idoneo in società”.

Rimpiangeva come i genitori la trattavano da piccola, sempre -o quasi- pronti a farle le coccole o almeno a rivolgerle un sorriso.

Scuotendo un poco la testa, continuò a camminare ammirando senza vederli davvero i fiori e le piante che crescevano rigogliosi, tra le cure degli elfi domestici ed un pizzico di magia, quando davanti a sé gli si parò nientedimeno che Lucius Malfoy, primo e unico erede della famiglia Malfoy, da sempre in buoni rapporti con i Black.
Narcissa lo riconobbe istintivamente, forte del suo aver imparato a memoria ogni singolo membro delle casate più nobili e antiche della Gran Bretagna.

Faticò di più ad associare quel nome a dei ricordi: dopo qualche istante di smarrimento, le venne in mente un volto affilato e dai lunghi capelli biondi tra quelli che l'avevano accolta al suo smistamento, uno dei tanti volti degli appartenenti alla sua Casa, e anche il rigido e composto ragazzino con il quale aveva cenato un paio di volte.

Nascondendo abilmente la fatica causata dalla corsa per raggiungerla, il ragazzo la guardò dritta negli occhi e, dopo aver preso fiato, cominciò un discorso così perfetto da sembrare falso: «Narcissa Black, terza figlia di Cygnus Black e Druella Rosier; da quando ti ho vista per la prima volta, al tuo Smistamento nella nobile Casa di Serpeverde, non ho saputo resistere alla tua bellezza, ai tuoi modi eleganti e graziosi, al tuo sangue puro e alla tua anima immacolata. Vorresti te accettare di fidanzarti con me, Lucius Malfoy, erede della famiglia Malfoy e figlio di Abraxas Malfoy e Aurelia Lestrange, in modo che tra quanti anni riterrai necessari potremmo sposarci con la benedizione di entrambe le nostre nobili famiglie?»

Completò il tutto con un mellifluo sorriso che esprimeva chiaramente la sua sicurezza nel riuscire nell'intento di sposarsi con la ragazza.

Narcissa, che aveva cominciato ad intuire dove il Malfoy volesse andare a parare da quel “terza figlia di Cygnus Black e Druella Rosier”, storse un poco il naso imponendo al suo corpo di non tradire le emozioni che provava al momento.
Avrebbe volentieri preso la bacchetta e gettato una qualche maledizione a quel presuntuoso, ma qualcosa la fermò.

Lucius Malfoy era un buon partito, se non uno ottimo, ricco e nobile com'era; inoltre evidentemente se si era dichiarato era perché si era già messo d'accordo con le loro famiglie, rifiutarlo la avrebbe resa rea di disubbidienza, e per Narcissa non ci sarebbe stata sorte peggiore.

Il suo orgoglio le urlò di non abbassarsi ad obbedire ai genitori, mentre il resto di sé stessa implorava di accettare la loro volontà.

Stringendo pugni e denti, Narcissa si decise a far finire la sua lotta interna.

Sempre in apparenza fredda e controllata ma in verità nauseata dalle bugie che entrambi -sia lei che Lucius- erano costretti a dire per mantenere alto il nome della famiglia, la ragazza rispose, cercando di ricordare gli insegnamenti di suo padre riguardo al matrimonio: «Se credi che io possa essere una buona moglie, non posso fare altro che accettare di divenire tua fidanzata, in attesa del giorno in cui io possa sposarti.».

 

 

Così il rapace rapì il bel giovane in nome del dio che serviva.

 

 

«Madre...»

Dopo l'ennesima cena silenziosa e tesa, il bambino tirava la manica dell'elegante e raffinato vestito della donna.

«Cosa c'è, Draco mio?»

«Ma te e padre vi amate?» sussurrò il biondo, quasi spaventato dalle sue stesse parole.

«C'è voluto un po' per capirlo,» disse la donna sorridendo «ma sì, lo amo.».

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice (se così si può definire).


Sì, non mi è venuta bene. Sì, ne sono consapevolissima. Ma sul serio, mi è saltata fuori così! *si nasconde in un angolino a piangere*
Per quei pochi, pochissimi!, che saranno giunti fin qui, qualche spiegazione.
-Le Black, da quando hanno sette anni (circa, adesso sto sparando a caso), vengono istruite sui comportamenti da tenere in società. È tutto alquanto frutto della mia mente malata, ma non potevo fare che Narcissa sta sempre con la sua cara mammina dal nome tremendo a leggersi poemi, non mi sarebbe parso credibile.

-Il fatto che Draco si riferisca a Lucius come “padre” anche quando palesemente non ci sta bene il termine è dovuto al fatto che è molto piccolo e gli è già stato inculcato che deve chiamare Narcissa “madre” e Lucius “padre”.

-Sempre per parlare di Draco: il caro biondino, vedendo che la situazione tra i genitori è un po' tesa, teme che possano lasciarsi o simili. Ovviamente quello che vede è solo un po' di tensione passeggera, infatti Narcissa ammette che ama Lucius.

-L'Aquila è Lucius, Ganimede è Narcissa, Giove è la famiglia, intesa come “voler tenere alto il nome dei Malfoy/Black”.

-Secondo me, sia Lucius che Narcissa sono stati costretti (ok, non proprio costretti in senso fisico, ma in senso psicologico ho ragione! *sproloquia*) a sposarsi contro la loro volontà (non che si odiassero, ma non si conoscevano un gran che), però una volta uniti in matrimonio hanno avuto l'occasione di innamorarsi ed amarsi veramente.

-Il nome della madre di Lucius l'ho inventato io pescando un nome latino qualsiasi e il cognome di un'altra famiglia purosangue (lo so che è quella di un Mangiamorte, ma dopotutto le famiglie cosiddette di sangue puro sono tutte imparentate tra loro, no?)

-Il pezzo iniziale dell'Eneide l'ho copiato pari pari da uno dei miei libri scolastici, che ringrazio (?).



SECONDO CLASSIFICATO, "L’AQUILA E IL BEL GANIMEDE":

USO DELLA GRAMMATICA ITALIANA: 8/10
USO PROPRIO DEL LESSICO: 8/10
CONTESTO: 10/10
PIACERE PERSONALE: 17/20

TOTALE: 43/50

GIUDIZIO DI PJ:
Bene, partendo subito dall’inizio mi congratulo con te per l’uso dei nomi (anche se personaggi secondari) dei parenti di Narcissa, dettaglio molto apprezzato.
L’Eneide: Amo i poemi epici, questo è uno dei miei preferiti.
Mi piace anche (so che salto di palo in frasca, perdonami *-*) il collegamento che hai fatto nelle note (comprensibile perfettamente anche nel testo) sulle famiglie purosangue ed il loro cognomi, collegamento che mi riporta molto ai discorsi fatti da Sirius nell’Ordine della Fenice, se erano volontari brava, ottima citazione!, altrimenti sappi che gli ho apprezzati comunque.
Per quanto riguarda l’uso del lessico e la grammatica sei andata molto bene (vedi punteggio), ma ho trovato alcuni piccoli passaggi un pochino pesanti, ragion per cui non hai preso il massimo.
Per quanto riguarda il contesto, ottimo: 10/10, hai utilizzato il nome della costellazione, riferimenti a dei miti (non richiesti nel bando ma molto appropriati ed apprezzati) e compare il personaggio del pacchetto.
Per il piacere personale, valutato appunto in modo personale, mi sono molto gustata la tua storia, a tratti drammatica a tratti tenera e piena d’affetto. La fine mi è veramente piaciuta.
Grazie per aver partecipato, PJ_


GIUDIZIO DI GINEVRA:
Buon uso delle parole, che creano una bella caratterizzazione del tutto nella
storia. A me piacciono le frasi complesse, e quindi anche se un po' pesanti, le
apprezzo perché rendono un testo più soggettivo e descrittivo.
L'utilizzo di tutte le costellazioni a caratterizzare i personaggi è stato
meraviglioso. L'ho apprezzato tantissimo. In più la citazione dell'Eneide è
stata un gioiellino. La trama è interessante e ben sviluppata. Lucius e Narcissa
per me sono molto Ic, tra dramma e tenerezza. Brava!

 

  
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