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Autore: Laady    17/02/2013    1 recensioni
I pensieri di Rudi dopo la partenza di Alice, le emozioni che passano tra cervello e cuore dopo la sua partenza. Un'ipotetica sesta stagione dal punto di vista di Rudi alternato ai pensieri di Alice, come andrà a finire?
Breve aggiunta di Marco/Eva. Hope you like it ;)
Genere: Commedia, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Quasi tutti, Rodolfo Cesaroni
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter twenty two
Enjoy!
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POV ALICE

 

Mi misi a ridere di gusto guadagnandomi un'occhiata scioccata da parte del dottore.

Si, certo. Ora se posso sapere il vero risultato del test mi può fare un favore.”

Alice, è una cosa seria. L'anoressia è una malattia da non prendere sotto gamba, potresti rischiare di perderci la pelle. Guarda, ti prescrivo delle ricette riguardanti medicine che ti possono invogliare l'appetito. Un dietologo che ti possa seguire con me nel corso dei miglioramenti o -sospirò- peggioramenti. Quanti calorie mangi al giorno?”

Non lo so, non sono una fissata. Ma penso proprio che si sbagli, tutto questo è una totale perdita di tempo!”

Alice, fermati.” Mi disse facendomi bloccare all'istante, girata verso la porta.

E' una cosa seria. Devi farti aiutare.”

Risi, ancora. “Aiutare?” Ghignai pur sapendo che non poteva vedermi. “Ma come faccio a farmi aiutare in qualcosa di inesistente?” Senza attendere una risposta da parte del dottore scattai verso la porta richiudendola alle mie spalle. Rudi mi aspettava ansioso.

Allora?” Sorrise timido, abbracciandomi.

Allora cosa Rudi? Non ho niente, sana come un pesce. Solo stress!” Affermai ricambiando la stretta dei nostri corpi.

Rudi mi guardò di sottecchi, “Sei sicura Ali? Stai tremando.”

Solo allora mi accorsi dei brividi che impersavano il mio corpo e delle lacrime che uscirono copiose dai miei occhi. Il labbro iniziò a tremare.

Promettimi che non mi lascerai mai.” Sussurrai alla sua bocca.

Non lo farò mai ma Ali, ti prego, parlami. Raccontami. Cos'è successo là dentro?”

Voglio un bambino.” Lo spiazzai.

Il vaggio del ritorno fu in completo silenzio. Io guardavo fuori dalla finestra mentre lui guidava, ogni tanto lo guardavo. Aveva la mascella rigida, gli occhi persi nel vuoto.. tanto che iniziai ad avere paura che non stesse realmente guardando la strada.

Rudi?” Provai a chiamarlo.

Dimmi.”

Io ti ho parlato. Ora dimmi che hai tu.”

Niente, solo.. stress, come dici tu.” Si rabbuiò.

Non risposi, mi rigirai dalla mia parte ad osservare il cielo farsi scuro, come lui. Come me. Come noi.

Incredibile come la pioggia possa accompagnare solennemente l'umore di una persona, rendendola fredda non solo dentro ma anche fuori.

 

POV RUDI

 

Non sapevo cosa mi prendeva, davvero. Non ne avevo idea. Avevo solo voglia di picchiare qualcuno. Non c'era nessun bebè in arrivo, e dovevo sentirmi sollevato. Ma dopo aver assaporato la sensazione di essere padre sentivo un vuoto incolmabile dentro e quando Alice mi disse “Voglio un bambino.” piansi internamente.

Anche io, avrei voluto risponderle. Ma non era giusto, non a noi, fratellastri stupidamente innamorati. Fin troppo giovani per amare qualcosa da adulti. Non ne eravamo all'altezza, e in fondo era un bene che il test avesse indicato 'negativo'. E allora cos'era quella sensazione che piano piano stava crescendo? Rammarico, forse? Andiamo, no. E per cosa? Tristezza, magari? No, dovevo solo gioire. Depressione? No, troppo grande come cosa. Speranza? Decisamente no.

Andai avanti ad interrogarmi così fino a casa, tentando di evitare lo sguardo di Alice.

Sono stanco” Le dissi soltanto, prima di andare a letto.

Ma-”

Sono stanco!” Le urlai.

Mi girai scorbutico e triste verso la camera, senza farmi vedere presi una bottiglia di vodka dal mobiletto dei liquori. “Dovrei perderlo questo vizio” Sussurrai, prima di concedermi a quel liquido racchiuso dal vetro che sapeva lavarmi da tutte le preoccupazioni.

 

POV ALICE

 

Tutto questo era strano.

Rudi, tesoro mio, ma cosa ci sta succedendo? Com'è possibile che entrambi fossimo così felice di volere un bambino? Ma magari il test sbagliava.

 

Sei anoressica”. Un flashback.

 

Ma se il dottore avesse ragione? Se io lo fossi per davvero?

Mi misi il cappotto e uscii di casa, senza curarmi di dir niente a Rudi. Era stato più che chiaro urlandomi contro prima sul fatto che volesse stare solo. Senza preoccuparsi che mi stava ferendo. Camminai sotto la pioggia, direzione? Casa Cesaroni. La dimora madre, dove mia madre c'era davvero. Con Eva e Marco, con la mia piccola peste. E Giulio e Mimmo ovviamente, ma di certo non potevo dire a loro due così innocenti dei miei problemi.

Camminai, decidendo come introdurre l'argomento. Camminai, impaurita dalle risposte. Camminai, distrutta.

Immersa com'ero nei miei pensieri non mi resi conto di quello che stava accadendo, due fari bianchi si muovevano veloci verso di me.

 

Buio.

 

Ci mancava solo questa. O forse era davvero il karma che c'è l'aveva contro di me, forse avevo ferito il grande demone celeste.

Sentivo un immenso dolore in tutto il corpo, il fiato che piano piano si stava per smorzare.

Un'ambulanza! Chimate un'ambulanza!” Un'uomo corse veloce verso di me, potevo vederne -e non chiaramente- solo i contorni della sua figura, a rallentatore.

Pensai alla mia vita, sorrisi sulle note di una melodia che conoscevo benissimo, la mia colonna sonora. E Lui. In ogni momento che vedevo, come un flash, c'era il suo viso. Sempre pronto a sorreggermi, assente ingiustificato questa volta. Perchè non mi hai salvato, Rudi? -Domanda stupidamente stupida. Perchè sei stata tu a volere tutto questo poco fa.- Odiavo la mia coscienza.

Chiusi gli occhi e di nuovo, buio accecante.

 

 

 

Fate presto, o rischieremo di perdere entrambi!” quattro uomini mi scortavano velocemente tra corridoi bianchi, sdraiata su una barella con le ruote.

Perchè parlava al plurale, chi altro si era fatto male?

Rudi. Il mio Rudi!

Mi calmai subito, no, era assurdo. Non era con me, per fortuna. Il mio respiro si faceva sempre più flebile.

Dolore, tanto, troppo e forte dolore.

Dove sei, Rudi?

 

 

Chiusi gli occhi, stremata, avevo paura.

Non potevo abbandonare la mia vita. Ero troppo giovane, troppo piena d'amore. Troppo coraggiosa. Ma non così forte da affrontare una realtà più grande di me. Mi pentii di non aver detto niente a Rudi riguardo all'anoressia. Mi pentii di non avergli detto che lo amavo prima di uscire di casa. Mi pentii di non aver bussato prepotentemente alla porta della mia e della sua testa.

Ehi, sono anoressica!” Avrei dovuto dirgli.

Ehi, ti amo!” Avrei dovuto urlargli.

Due realtà che non avrei dovuto rivelare così scioccamente, accantonarle così stupidamente e volontariamente. Avevo dato tutto per scontato, e stavo perdendo per questo.

Non aveva mantenuto la promessa. Mi stava lasciando. O forse era il contrario. Sentivo le forze scivolare via da me. I battiti del cuore rallentare. La mente svuotarsi.

 

LIBERA!” una voce che urlava.

LIBERA!” una voce sempre più forte.

La stiamo perdendo dottore.” Era così? Me ne stavo andando?

LIBERA!”

E di nuovo lui, sempre presente. Buio indelebile.

 

Aprii dopo quel che mi sembrò un'eternità i miei occhi, con una lentezza e forza che mi disarmò. Ero debole.

Abbandonavo l'oscurità a sprazzi per gioire della luce della mia camera d'ospedale. Vidi Rudi correre verso la mia camera trafelato e impaurito.

Stavo sognando?

Non mi aveva lasciata! Come avevo potuto dubitare di lui?

L'infermiere lo bloccò, il dottore dopo poco lo raggiunse. Iniziarono a parlare, ti stavi mettendo le dita tra i capelli, piangevi. Non potevo sentire niente, ma potevo vedere che l'anziano signore indicava me e qualcosa vicino al mio corpo. Ti sorrisi. Mi guardai intorno, più lenta di un bradipo. Due macchine trasmettevano un suono costante. Corrugai la fronte, ma poi capii.

Due macchine. Il dottore si era sbagliato. Io mi ero sbagliata. I test come le persone possono sbagliare. Qualcosa dentro di me c'era e cresceva. Mossi le dita in direzione della pancia, senza riuscire a muovermi totalmente.

Ti voglio bene.”

 

Buio ricolmo di lacrime di gioia.

 

Angolo dell'autrice

 

Eccomi qua! Ok, avevo scritto un'altro capitolo ma ho preferito questo, non avevate idea di quanto fosse deprimente l'altro. Entrambi scritte sulle note di “You found me” dei “The Fray”. Canzone che merita, a parer mio, ve la consiglio.

Il mio umore in questi giorni sta coinvolgendo fin troppo la mia storia e vi chiedo scusa. Chiedo scusa anche per le mie assenze ingiustificate. Giuro che sarò più presente. Concentriamoci sulla storia, comunque. Ecco qua, le preoccupazioni di due persone che sotto sotto volevano diventare genitori, di una donna sconvolta da una realtà pressante, una donna che accetta tutto pur di vivere. Che rimpiange le scelte sbagliate. Una donna che ama fin dal principio il proprio figlio. Una donna che diventa donna.

Ringrazio a chi recensisce e chi mi segue, siete importanti!

  
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