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Autore: Bloody Alice    18/02/2013    4 recensioni
[Storia sospesa in fase di riscrizione]  [fanfic con OC]
Dal capitolo 07
[...]
Entrarono. Non tentarono nemmeno di farlo silenziosamente, non ce n’era bisogno. Buttarono la stanza a soqquadro e buttarono giù la porta che portava all’appartamento con un calcio.
Trovarono qualcuno ad aspettarli, seduto su una poltrona « Ci avete messo un sacco di tempo » mormorò.
« Però siamo arrivati. » ribatté l’altro « Dov’è? ».
Indicò il divano accanto alla piccola lampada accesa. La persona distesa su di esso stava dormendo profondamente.
Fudou si avvicinò e le puntò contro una pistola, stando attendo a non svegliarla.
Sorrise, anzi, ghignò, e poi premette il grilletto.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Dio non salva nessuno, ricordalo. [..] Sei libero di morire. È una buona via di fuga. Nel caso tu morissi, le cose rimarrebbero immutate.
Se invece tu decidessi di vivere, qualcosa potrebbe cambiare.
[Gensōmaden  Saiyuki]

 
 


Chapter 08 – Tale.
Once upon a time there was a girl …



 

23 May 2011
Unknown place in Maryland.
13.24 hours.

 
Fudou attraversò il corridoio illuminato dalla luce del sole, con Soledad e Haruya che lo seguivano. Nagumo si lamentò chiedendosi perché dovesse essere proprio lui a dover sopportare il peso di un’altra persona.
« Non ti lamentare » sbottò Akio « È una ragazzina, quanto vuoi che pesi? » disse irritato, aprendo la porta della stanza.
Samantha si svegliò in quell’istante, ancora confusa a causa del sonnifero che Fudou le aveva iniettato la sera prima con la pistola.
Appena realizzò di non essere più sdraiata sul divano dell’appartamento disordinato di Sole, iniziò a dimenarsi e Haruya la fece cadere con malagrazia su un letto. La bambina si guardò intorno, cercando di mettere bene a fuoco ciò che la circondava.
La stanza in cui si trovava era interamente grigia e vi era una grande finestra vicino al soffitto, a cui erano attaccate due videocamere nere. Abbassò lo sguardo e notò prima il letto su cui era seduta, poi un piccolo bagno nell’angolo opposto della stanza e infine un tavolo di metallo vuoto con una sedia girevole, su cui era seduto un ragazzo dai capelli castani e gli occhi grigio ardesia.
In piedi, vicino a lui, c’erano Soledad e un altro ragazzo molto alto, con i capelli rossi.
« Chi sono, Sole?! » urlò la bambina, scattando in piedi e facendo qualche passo verso la ragazza davanti a lei. La Torricelli non rispose, abbassò solo lo sguardo e voltandosi si avvicinò all’uscita. Contemporaneamente, Akio si alzò dalla sedia e guardò Samantha.
Le afferrò una ciocca di capelli rosa e la tirò leggermente « Ascoltami bene » sibilò, con un sorriso sinistro « Tu ora resti qui e fai la brava ».
Samantha come risposta gli fece la linguaccia e subito dopo gli morse il braccio. Fudou gemette per il dolore e con un gesto improvviso buttò la ragazzina a terra, facendole cadere gli occhiali.
Akio estrasse la pistola dalla tasca e gliela puntò contro « Tu, razza di piccola …! » fece per premere il grilletto e Samantha chiuse gli occhi, ma qualcosa fermò Fudou.
« Suvvia Akio, non è così che si tratta con le femmine. » mormorò una voce calma. Samantha riaprì gli occhi e si ritrovò davanti una ragazza dai capelli castani che aveva in mano una teglia.
« Biscotti? » domandò Haruhi gentilmente. Samantha annuì piano e ne prese un frollino al cioccolato e dopo averlo osservato ed annusato per essere sicura che non contenesse nulla di strano lo appoggiò alle labbra e lo morse.
« Voi due che ci fate qui? » chiese Haruya rivolto alla Himekawa e a James.
Haruhi sorrise « Controlliamo che Fudou tratti bene la nostra piccola ospite » spiegò. Akio sbuffò sonoramente e ritirò la Beretta.
Sole si avvicinò nuovamente a Samantha « Infatti, avete promesso che non le avreste fatto nulla! » ricordò.
Fudou fece qualche passo verso di lei « Sta’ tranquilla, la pulce ci serve viva » ghignò « Haruya, portala da Alice » disse poi e Nagumo afferrò Soledad per un polso, trascinandola verso la porta. La mora si dimenò, puntando i piedi a terra e affondando le unghie nel braccio del rosso, che la guardò, ma Fudou parlò prima « Tu provaci e non garantirò l’incolumità della mocciosa ».
Soledad lanciò un’occhiata veloce prima ad Akio, a Samantha ed infine ad Haruhi, che le rivolse un sorriso incerto. Poi lei e Haruya uscirono dalla stanza e subito dopo Fudou.
« Allora? » chiese piano James, guardando la partner. Haruhi si alzò e appoggiò la teglia sulla scrivania, poi prese dalla sua borsa un blocco di fogli da disegno, pastelli e tempere e li appoggiò accanto ai biscotti.
« Allora » ripeté la ragazza « tu vai da Aster e gli dici che la bambina è qui, io … io vado da Reina. Doveva sistemare una montagna di documenti e mi sembra poco carino lasciarle fare tutto da sola. » spiegò, poi si voltò verso Samantha, ancora seduta per terra, che fissava con insistenza la porta aperta davanti a sé.
« Sarà solo questione di tempo » mormorò Haruhi avvicinandosi, mentre James usciva dalla stanza « e poi ti libereremo. Non ti preoccupare, okay? Non permetterò che ti facciano del male. Lilith non me lo perdonerebbe mai, temo. » disse, pensierosa.
Alla fine anche la Himekawa uscì, chiudendo a chiave la porta. Samantha si alzò lentamente, si sistemò i codini spettinati e si stiracchiò, poi si sedette alla scrivania e iniziò a disegnare.
 

24 May 2011
Langley, Virginia.
Central Intelligence Agency.
09.00 hours.

 
Frank ricompose il numero per la decima volta quella mattina. Aveva provato a chiamare Soledad per sapere come stava Samantha, ma nessuno aveva risposto. Quell’insistente “tu tu tu” che sentiva ogni volta gli metteva addosso uno strano senso d’ansia.
Kurai guardò il partner camminare avanti e indietro per lo studio, con il cellulare premuto contro l’orecchio e lo sguardo fisso sul pavimento.
« Frank, calmati. » disse, ma ovviamente Rossi non lo degnò nemmeno di un’occhiata, troppo impegnato a preoccuparsi. Non era riuscito a chiudere occhio tutta la notte a causa di un’orribile sensazione.
Stava per comporre il numero per la dodicesima volta, quando Leonardo entrò nell’ufficio seguito da Mary.
Nessuno dei due parlò e la O’Connel si limitò a dare un cellulare nero in mano a Frank, mentre Leo prendeva il portatile di Kurai, che osservava i due basito. Il cellulare che Mary aveva dato in mano a Rossi squillò.
« Rispondi. » ordinò Mary « È per te. » disse.
Mentre Rossi accettava la chiamata, pensò che non aveva mai visto la O’Connel con uno sguardo preoccupato come quello che aveva in quel momento.
« Pronto? » rispose piano, dopo aver messo il vivavoce.
« Buongiorno. » salutò la voce dall’altra parte. Frank constatò con orrore che si trattava di Fudou « Cosa vuoi » sbottò l’italiano.
« Un regalo » ghignò « tra poco è il mio compleanno. »
Mary, che si era seduta poco distante, scattò in piedi « Non abbiamo voglia di scherzare, Akio ».
Fudou rise « Okay, okay. » mormorò « Allora veniamo al dunque. Ti propongo uno scambio, Frank. Mary sa già di cosa si tratta. » spiegò calmo « Abbiamo rapito Samantha » disse, e a quelle parole Rossi rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.
« Tu … cosa … » sussurrò, immobile. Stava per dire altro, ma Fudou lo anticipò « Voi ci darete i dischi che appartengono all’italiana e noi lasceremo andare la bambina. In caso contrario, la bambina morirà. »
Frank strinse il cellulare così forte che la O’Connel temette si rompesse « Fai qualcosa a mia figlia e giuro che ti ammazzo. »
Akio scoppiò in una risata agghiacciante « Mary mi ha già fatto una minaccia simile. Non ho paura di Bloody Mary, figurarsi di te. » poi riattaccò.
Kurai guardò prima il partner, immobile nel centro della stanza, ancora con il cellulare in mano, immobile, poi fissò Leonardo. Quest’ultimo si rivolse a Mary « Trovato. » disse solo.
La O’Connel annuì « Kurai, trova Suzuno e digli che gli voglio parlare. Subito. » ordinò e Shion uscì dall’ufficio senza pensarci due volte, seguito a ruota da Leonardo, che aveva appena finito di stampare le coordinate.
« Se hai intenzione di far andare qualcun altro al posto mio, scordatelo. » sbottò Rossi.
Mary gli tolse il cellulare dalle mani « La ami e vuoi salvarla a tutti i costi, ma non puoi. Sei emotivamente coinvolto e in una situazione del genere non mi stupirei se facessi pazzie. » spiegò calma la mora, guardandolo dritto negli occhi « Però, te lo posso giurare, farò di tutto per riportarti sua figlia. È una promessa … » sussurrò, ma Frank non si sentiva meglio.
 

24 May 2011
Langley, Virginia.
09.27 hours.
 

Fubuki guardò il cielo terso, poi fissò Ingo, seduto accanto a lui. Il ragazzo ricambiò lo sguardo « Sì? » fece, osservando il compagno.
L’albino gli sorrise « Dal momento che non possiamo entrare non senso ha restare qui. » mormorò « Ho fame, andiamo a mangiare qualcosa? È da ieri mattina che non mangio. » si lamentò, ma Ingo scosse la testa « Non possiam… » ma non terminò di parlare che Shirou si avvicinò a lui, arrivando a far sfiorare i loro nasi « Eddai Ingo, per fare colazione ci mettiamo cinque minuti » insisté e l’altro parve pensarci un attimo.
Shirou allora gli cinse il collo con le braccia e sorrise vedendolo arrossire.
« Al-lo-ra ~? » sillabò l'albino, avvicinandosi di più.
L'altro deglutì a vuoto e si scostò bruscamente quando sentì il respiro dell’altro troppo vicino –pericolosamente vicino. Fubuki metteva a dura prova il suo autocontrollo- e iniziò a balbettare frasi sconnesse.
Fubuki rise, una risata cristallina, con un sorriso da capogiro e Ingo temette di perdere il controllo sul serio.
« Okay. » rispose alla fine il castano, alzandosi. Fubuki si aggrappò al braccio sinistro del partner e si misero a camminare verso un bar poco lontano.
Shirou voltò lo sguardo per un istante e vide Mary che usciva a passo veloce dalla CIA.
I loro occhi si incontrarono per pochi secondi.
L’albino sorrise.

 
24 May 2011
Unknown place in Maryland.
11.46 hours.

 
Haruhi saltellò imbronciata fuori dall’ufficio di Aster. Si era sentita una ramanzina solo perché aveva dato dei biscotti a Samantha; lei aveva sbuffato mormorando qualche insulto e aveva ascoltato sì e no le prime cinque parole del discorso dell’albino.
« Se tanto Kazetsuki sa che lui mi sta sul cazzo che non ho … » mormorò la ragazza mandando a quel paese la finezza « perché viene a rompermi l’anima ogni volta che faccio qualcosa? Tanto non lo ascolto in ogni caso! » borbottò tra sé e sé, attraversando il corridoio a grandi passi ed entrando nel cortile interno dell’edificio.
Rimase a contemplare il cielo nuvoloso sino a quando non udì dei passi leggeri dietro di lei e si voltò di scatto, vedendo Afuro e Reina.
« Aster si è lamentato di nuovo, Haruhi-chan? » chiese la Keehl « Sai che non devi dargli peso, nh? »
« Ce l’ha con te a prescindere che tu faccia cose giuste o sbagliate, lo sai. » spiegò ovvio Afuro, accanto a lei, e si avvicinò di qualche passo « Però, cosa ti ha detto? ».
La Himekawa sbuffò « Nulla di tropo speciale. È stato noioso come al solito. » cinguettò, e sorrise « nel suo discorso ho capito che non devo viziare troppo “la mocciosa”. » brontolò un po’ contrariata, visto che a lei in fondo i bambini piacevano « E poi appena questa questione sarà finita dovrò occuparmi di un’altra faccenda ad Atlantic City. » mormorò, pensierosa.
« Posso aiutarti? » chiese ansiosa Reina, facendo un passo avanti. L’idea di aiutare la ragazza non le dispiaceva; di certo Haruhi non era una bellissima persona, ma riusciva ad essere simpatica quando non pensava solo a se stessa o non tirava fuori il lato peggiore di sé.
« Beh, non so. » disse la castana « Afuro-kun, tu e Atsuya mi aiutereste ~? » chiese.
Aphrodi le sorrise, un po’ incerto, e annuì, per poi andarsene. Haruhi si mise a dondolare piano sul posto, mettendosi a fissare il cielo « Grazie. Prima di te o Afuro, potevo contare soltanto sull’aiuto di Lilith. » sussurrò, più a sé che ai suoi interlocutori.
Reina fissò la ragazza « Haruhi-chan, puoi dircelo chi è Lilith? » domandò.
Era circa la ventesima volta che le poneva quella domanda, ma l’amica o cambiava discorso o le diceva di avere pazienza, che prima o poi gliel’avrebbe detto.
La Himekawa fece qualcosa di diverso rispetto le altre volte, invece. Non disse una sola parola: tirò fuori una piccola foto rovinata e ingiallita dal tempo e la mise tra le mani della Keehl.
Era stata scattata a quattro ragazzini, tre bambine e un maschio, di circa tredici anni, ad occhio e croce.
La ragazzina all’estrema sinistra era sicuramente Haruhi, la Keehl l’avrebbe riconosciuta tra mille, poi c’era un bambino che le assomigliava molto, ma che non sapeva chi fosse. Le ultime due bambine erano una con lunghi capelli neri e lo sguardo serio e la seconda sembrava la più piccola e dolce tra i quattro.
Haruhi indicò quella bambina, l’ultima a destra della foto stropicciata e sbiadita, e Reina la osservò: aveva i capelli biondi (o forse era solo la foto rovinata a dare quell’impressione) corti, tagliati a caschetto e gli occhi di uno strano castano (ma probabilmente anche quel colore era cambiato negli anni). Indossava un cerchietto e al collo portava una collana con un nome scritto in arabo.
In un angolo della foto c’era una piccola frase scritta con una grafia elegante, che sicuramente non apparteneva ad Haruhi: "Dio non salva nessuno".
 

24 May 2011
Langley, Virginia.
Central Intelligence Agency.
23.33 hours.

 
Stella salutò Hiroto e salì le scale per tornare in camera sua. Kazemaru in quegli ultimi giorni era stato impegnato a fare non-sapeva-bene-cosa con Aki e Dylan, così lei si era ritrovata praticamente da sola, fino a quando non aveva trovato la compagnia di Kiyama, che di fatto era un ragazzo simpatico.
Attraversò il corridoio e poi svoltò a sinistra. Quando fece per girare l’angolo sentì delle voci, così si appiattì contro il muro per non farsi vedere e rimase ad ascoltare.
« Mi sono già stancata. Prima devo collaborare con quell’idiota patentato di Potter per evitare l’ergastolo, poi devo fare da babysitter a un’universitaria. Ora ci si mettono anche Fudou e Aster. » Mary sbuffò, appoggiandosi alla parete azzurra « Non ho idea di come salvare Samantha e la cosa peggiore è che Frank non riesce a mantenere la calma » sbuffò di nuovo « Touko è sicuramente più brava a controllarsi ».
Leyla sorrise debolmente « Lilith non si sarebbe lamentata per questo » disse calma « Si sarebbe fatta in quattro per trovare una soluzione a tutto. » come risposta la O’Connel borbottò qualcosa che Stella non riuscì a capire e dopo qualche secondo, non sentendo più nulla, si sporse e vide la Prince allontanarsi.
Il rumore dei suoi tacci risuonò per alcuni istanti nel corridoio, poi scomparve.
Stella si voltò e pensò di tornare al piano di sotto, ma qualcuno la afferrò per la spalla.
« Come …? » chiese l’italiana.
Mary la lasciò « Hai il respiro pesante » mormorò solo.
« Chi è Lilith? » domandò la Mandini, ma la O’Connel non rispose « Puoi … puoi raccontarmi qualcosa di più su di te? » chiese poi, guardandola. Mary sorrise in modo sarcastico « Cosa c’è, vuoi che ti confidi i miei segreti? Ti aspetti che ti inviti in camera mia, così ci siederemo sul letto e facendoci le trecce a vicenda ci racconteremo la nostra storia? »
« No, certo che no. Solo, voglio sapere qualcosa di più su di te. Voi conoscete tutto della mia vita, ma voi non mi avete detto nulla. » rispose, quasi seccata « Così non mi sembra tanto valido, ecco. »
« Non ti sembra valido? » la mora si lasciò scappare una risata sommessa « Oh, cucciola, mi spiace davvero. E comunque l’idea di parlare con te non mi attira molto. » Stella sospirò « Mi chiedo come faccia Kazemaru a stare con una come te. » borbottò e Mary sentendola le afferrò il colletto della maglia, irritata.
La Mandini le sorrise, raggiante « Ho attirato la tua attenzione, mh? » chiese. « Parla. » sillabò solo la mora, lasciandola.
« Posso sapere chi era la persona di cui tu e Leyla stavate parlando? ... Chi era Lilith? » domandò la bionda.
« Lilith era Lilith, Stella. » la O’Connel si fece cupa « Era una persona, come te e come me. E ora non è più. È il nulla. Lilith è morta. Forse però un giorno tornerà. Sta pregando perchè accada, in silenzio, da qualche parte. »
Stella arricciò il naso contrariata « Così non hai detto molto su di lei. »
« Lei non è importante » mormorò la mora, brusca « Ma se non sbaglio la tua domanda iniziare non era questa. » e le rivolse un’occhiata veloce « Mh. Sì, vero. » rispose l’italiana « Allora » proseguì « raccontami un po’ di te. » chiese, anche se un po’ timorosa. Lo sguardo di Mary era serio, penetrante, e la metteva in soggezione.
« Stellina » iniziò la mora « lascia che ti racconti una storia. » sussurrò « C’era una volta una ragazza, Mary, di sedici anni circa, che viveva nella Grandview  con la madre lavandaia e il padre dottore. Vedi, Mary si ammalò di difterite, una malattia mortale, all’epoca. » spiegò la O’Connel « Cadde in coma. La ragazza venne seppellita dal padre, ma la madre non riuscendo ad accettare la possibile morte della figlia le legò al polso una corda che si collegava ad una campanella fuori dalla bara. » continuò, ma Stella la interruppe
« Conosco questa storia. È la storia di Bloody Mary. Il giorno seguente i genitori videro la campanella a terra e disseppellirono la figlia, che si era svegliata nella notte dalla morte apparente e con al forza della disperazione aveva tentato di scavare il legno della bara per liberarsi ma … » si bloccò, appena l’immagine di mani ricoperte di sangue le attraversò la mente e dovette chiudere gli occhi e fare un respiro profondo per non pensarci troppo « Cosa c’entra Bloody Mary con te. »
« Lei sono io. » spiegò la donna semplicemente.
Stella la guardò « Bloody Mary tornò dall’aldilà per vendicarsi di suo padre che l’aveva seppellita viva » mormorò « Tu di chi ti vuoi vendicare? » chiese, seria.
Mary non rispose. Se ne andò, senza aggiungere altro, con lo sguardo rivolto verso la collana che le pendeva dal collo.




 





 
Ho aggiornato. Sono un fottuto genio.
Il 21 è il mio compleanno, fatemi gli auguri giovedì mi raccomando.
Reina Keehl è l'OC di Aki Nightray.
Flock, ti ricordi quando ti ho detto che ti saresti arrabbiato? Ecco, ti chiedo scusa per aver fatto rapire Samant-- *Flock le tira dietro una pirofila*
Miam, ora pretendo quella MasaAka molto fluff
Questo capitolo è stato un parto e la cosa peggiore è che è totalmente nonsense e anche più corto di quanto volessi. Inoltre mi sento in colpa per aver fatto rapire una bambina e poi non so la storia mi sembra noiosa deve morire qualcuno al più presto o inizierò ad annoiarmi. Ho già stilato la lista –mi sentivo molto Light di Death Note. Undici morti sino ad ora. Poooooverini. *sparge fiori (?)*
Poi, volevo dire una cosa che avevo dato per scontato e che forse lo è davvero: ogni citazione che metto all’inizio del capitolo –magari non proprio tutte tutte, ma cercherò di essere “coerente”- si riferiscono a personaggi o situazioni che compaiono nel capitolo stesso (ad esempio nel capitolo 03 la citazione iniziale era riferita ad Ingo, nel quarto a Stella, nel quinto a Shindou e Kirino etc …)
Non ho altro di importante da dire (ho sparato quattro cavolate in croce tanto per dire qualcosa nelle note), a parte che spero di aggiornare prima rispetto ad ora. Se il capitolo vi è piaciuto e/o se avete degli errori da segnalarmi, lasciate una recensione, mi farebbe piacere ~
Peace and love,
Alicchan ~
 
Ps: appena avrò tempo, tenterò di rispondere alle vostre recensioni. Nel frattempo date per scontato che le legga tutte e che mi emozioni ogni volta *fazzoletto*

   
 
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