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Autore: Wherethestarsborn    21/02/2013    1 recensioni
Salve a tutti.
Spero che questa storia vi piaccia. Parla dell'amore incondizionato di una ragazzina per sua sorella, nonostante la morte di nostra madre siamo rimaste unite. Andremo in Scozia, dalla persona più spregevole del mondo: mio padre.
E anche se dovessi morire nell'intento di salvare mia sorella, lo farò perchè la amo...
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno: Il primo viaggio in aereo di Liz! Sarei quasi elettrizzata per lei, se non fosse per due motivi. Numero uno sto ripensando al mio primo viaggio in aeroplano, di quando avevo tre anni e numero due, bè … sto facendo il tragitto opposto rispetto a dodici anni fa. Cos’è cambiato? Oh, tante cose! Sono su un aereo che mi porterà dal mio padre malvagio, perciò cerco di essere positiva e mi concentro su dettagli che a prima vista potrebbero sembrare insignificanti: il colore delle scarpe delle persone, le nuvole soffici che si vedono dall’aereo, la mia vicina di posto. La sto conoscendo, è una signora sulla cinquantina, tutta vestita di beige, che sembra avere un debole per Liz e per la sua innata simpatia. Parliamo del più e del meno, ma in cuor mio la paura sta crescendo più ci avviciniamo alla meta. Finalmente Liz sta dormendo. Mi ritrovo a guardare fuori dal finestrino e m’impongo di respirare profondamente. Ho sempre avuto una vera fobia per le grandi altezze, che in tutti questi anni non è mai passata. Sarà per lo stress del viaggio, sarà per la grande altezza, mi sale una leggera nausea. Decido così di andare in bagno e vedere se riesco a liberarmi. Assicuro la cintura di Liz e chiedo a una hostess di controllarla. Percorro il corridoio fino alla fine, passando accanto a gente di ogni tipo e finalmente arrivo al bagno. È piccolissimo, ma che altro potevo aspettarmi da un volo low cost? Decido di non inveire contro mio padre, per buona educazione. Mi spruzzo il viso di acqua fresca, cercando di rilassarmi e di pensare positivo. Prendo il mio beauty da viaggio e indosso un paio di orecchini verdi, in tinta con i miei occhi. Poi spazzolo i miei lunghi capelli neri con colpi decisi. Finalmente la nausea è passata, esco dal bagno con le mani nella tasca della felpa. Un foglietto di carta mi torna alle mani, come un ricordo perduto, io mi affretto ad aprirlo per verificare il contenuto. La mia morte è vicina, fai quello che devi. Con affetto Mamma. Il mio cuore perde un battito per la seconda volta. È come se mia madre continuasse a morire, quando leggo quel biglietto. Come se il suo cuore si fermasse in continuazione, senza sosta. Vorrei tanto buttare via quel post-it, eppure non posso. Non posso perché è l’ultima cosa che mi rimane di me, l’ultima cosa che ha scritto per me. Non potrei mai buttare via l’ultimo ricordo di mia madre, così cerco di dimenticare. Penso semplicemente che sia finita in paradiso, in un mondo perfetto e candido, senza imperfezioni, e che possa finalmente aver trovato la felicità. I miei occhi sono lucidi, ma io ricaccio indietro le lacrime con coraggio, devo essere forte per Liz, devo fare la sorella maggiore di Liz, devo proteggere Liz. Torno da mia sorella con un sorriso, anche se è ancora assopita. Prendo ad attorcigliare le dita intorno ai suoi lucidi riccioli biondi, mentre il mio cervello sta cercando di capire cosa staremo facendo domani a questa stessa ora. – Ti voglio bene Liz – Grugnisce qualcosa d’incomprensibile, ma è come se avesse detto anch’io. Sorrido amaramente, mentre cado in un piacevole dormiveglia. Sento che stiamo atterrando e cerco di scrollarmi di dosso la stanchezza che sembra essersi accumulata lungo il viaggio. Liz è lì, tranquilla, che mi guarda con i suoi grandi occhi blu e mi sorride, ricambio e cerco di non pensare a quello che succederà quando arriveremo al castello. Prendo mia sorella in braccio e mi affretto a scendere dall’aereo. C’è caldo e si sta bene, almeno. Arriviamo all’uscita dell’aeroporto e cerco con lo sguardo mio padre, o almeno ciò che mi ricordo di lui. Non vedo niente, ma un ragazzo mi si avvicina con un sorriso. - Ciao, sei Rosaline? – mi dice in inglese con un accento strano. Adesso inizia la mia psicologia inversa per testare le persone. - Sì, sono io. Cos’è mio padre ti ha mandato qui per controllarmi? Speravo almeno che si presentasse di persona! – parlo tutto in francese, convinta che non capirà nulla e invece … - Dovresti essere più gentile con tuo padre, ha del lavoro da sbrigare – parla perfettamente! Grr sto iniziando ad odiare questo ragazzo. Finalmente lo squadro da capo a piedi. Ha capelli castano-rossi, lentiggini sul naso e occhi nocciola. È alto, magro e ha la voce un po’ nasale. - Bene, sarà meglio prendere l’auto, ci aspetta ancora un lungo viaggio. Dormo per tutto il viaggio, in altre parole per qualche ora. Meno male che la gente dice che a viaggiare ci si stanca! Io amo viaggiare, anche se finora non l’ho fatto molto. Forse perché mia madre non era ricca come mio padre. Sono appena arrivata al castello e ne sono rimasta scioccata. Insomma, mi aspettavo una catapecchia, un rudere, mentre questo … questo è … incredibile! Già da fuori mi sono innamorata di questo castello, e ancora non ne ho visto l’interno! Se è solo bello, la metà di quanto lo è fuori … m’immagino tappeti di velluto rosso, stanze con soffitti a volta, caminetti scoppiettanti e … decisamente la mia immaginazione si sta scatenando. Scuoto il capo mentre il pel di carota, di cui ancora non so il nome, apre il portone d’ingresso, che si apre cigolando. Rimango ammaliata guardando le scale di marmo bianco che brillano, in tinta ai lampadari di cristallo che riflettono l’immagine di me e Liz dappertutto. O si, ma che bel castello paparino! La rabbia verso mio padre non è per niente scomparsa, anzi! Cercherò di godermi il soggiorno qui, come se io e Liz fossimo le principesse di qualche reame perduto. - Penso che avrai voglia di dormire ora. Ti lascio … - Stai scherzando, vero? Ho dormito per ben cinque ore! Me la dai una mano con i bagagli? In fondo, tu sei lo “schiavetto” di mio padre. - Io non sono lo schiavetto di tuo padre, e men che meno il tuo. Sono il tuo fratellastro, Conrad. Ci metto qualche secondo a elaborare tutto, ma poi sorrido con gioia a “pel di carota”, che nella mia mente avrà sempre e solo questo nome. - Bene Conrad, allora scommetto che hai una voglia pazza di disubbidire a tuo padre, come la mia. Cosa ne dici di mettere sotto sopra il castello? Dai! Insieme sarà divertente! E poi … il “tirchio” non è neppure qua. Scommetto che non avrà niente da ridire se ci divertiamo un pochino. – - Rosaline, scusami, ma tu ed io … non sono il tuo vero fratello. Mio padre … cioè, tuo padre mi ha adottato quando ero molto piccolo, mi ha tolto dalla strada, mi ha fatto cambiare e mi ha offerto una vita agiata. È sempre stato gentile e giusto con me, quindi non vedo perché dovrei distruggere il suo bel castello solo perché sua figlia vuole vendicarsi, per non so cosa. Divertiti con i bagagli – Conrad esce dalla stanza lasciandomi con l’amaro in bocca. Disfo i bagagli, cambio Liz e mi tolgo i vestiti per rimpiazzarli con qualcosa di più … da me. Non penso che riutilizzerò mai il vestito di seta nera che avevo indosso sull’aereo, mi trasmette solo una sensazione di tristezza assoluta. Prima che me lo chiediate, vi dico che non ho voluto assistere al funerale di mia madre, non ce l’avrei fatta. Sarei sicuramente scoppiata in lacrime, e non potevo permettermi di perdere il controllo davanti a Liz. E poi … non mi voglio giustificare, ma anche se fossi rimasta a farle un funerale di tutto punto, non avrei potuto seppellire il suo corpo, poiché non la Polizia non l’ha ritrovato. Macabro, è? Già, lo penso anch’io. Per questo, ora, ho delle forbici in mano per tagliare il vestito che non ho mai odiato come in questo istante. Non sono mai scappata via dai miei problemi, ma … penso che questo viaggio sia stato la decisione migliore. Ho finito di ordinare i miei vestiti e quelli di Liz e ho voglia di visitare un po’ il castello. Mio padre sarà anche ricco sfondato, ma si dovrà pur far perdonare di tutti questi anni senza contatti. Basta, ne ho abbastanza di ripensare al passato e a tutti i bei momenti che ho vissuto. Il cellulare inizia a squillare con insistenza dentro la mia borsa. Sono tentata di eliminare tutti i contatti della mia rubrica, e ovviamente di non rispondere, invece devo farlo, o Liz si sveglierà. Assumo un tono calmo e controllato, anche se il mittente è un numero che non c’è sulla mia rubrica. - Pronto? – chiedo io. - Rosaline? Sono io. Perché non mi hai più richiamato? - Oh no! È Jack! Il mio ex. Mai fidarsi dei numeri sconosciuti. Dio, quanto lo odio! - Ho avuto da fare – non sai quanto! – cosa c’è?! - Continuo a pensare a te, Ros, perché non mi dai un’altra occasione? Alzo gli occhi al cielo. È un ragazzo alto bello e desiderato, con i capelli biondi e gli occhi color cioccolato. In realtà, se vogliamo dirla tutta, non siamo neppure mai stati fidanzati! Si era solo invaghito di me perché gli sembravo irraggiungibile, rispetto a tutte quelle ragazzine urlanti che avrebbero fatto qualunque cosa per attirare la sua attenzione. Neanche fosse un divo del cinema! - Assolutamente no. Non potrei neanche se volessi. Cercati una ragazzina con il cervello piccolo e falla finita! Sono arrabbiata? Forse. Mi sto divertendo? Certo. - Addio, stronzo! – gli chiudo il telefono in faccia e faccio un sorriso contento. Tutto intorno a me è diventato buio. Domani è lunedì e sarà una nuova giornata. Mi metto sotto le coperte e il sonno non tarda ad arrivare.
  
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