Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: Cornfield    22/02/2013    2 recensioni
(Dall'ottavo capitolo):
Non riuscivo a crederci. Non riuscivo a guardarla in faccia, non meritavo di guardarla in faccia, non sapevo suonare, non sapevo allacciarmi le scarpe, sapevo solo di non sapere. Ero un completo disastro.
E mia madre aveva ragione.
Scesi di corsa dalle scale e uscii da casa, mentre mia madre piangeva lacrime amare, mentre il cielo piangeva e la mia faccia era completamente bagnata.
Dal sudore, dalla pioggia e da altrettante lacrime.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
Berkeley, 1990.
I Green Day procedevano bene per la loro strada. 
Avevamo pubblicato il nostro primo vero album 39/smooth, riscuotendo un discreto successo. La droga ancora non mi aveva divorato, ma lo stava progettando.
Ciò che non andava bene era la mia vita privata.
Da quando avevo conosciuto Adrienne tutte le carte in tavole si erano improvvisamente mischiate. Se sceglievo una di loro mi trovavo in mano sempre una regina di cuori, con una faccia che assomigliava ad Adrienne e un'altra ad Amanda per intenderci.
Credevo che ragazze simili a quest'ultima non ne esistevano.
Cominciavo davvero ad impazzire, completamente da solo.
Ero innamorato di Adrienne? O semplicemente credevo di esserlo?
Ci eravamo visti poche volte, ma per me è come se ci conoscessimo da un'eternità.
Quello che sapevo è che stavo letteralmente andando in pezzi.
C'è una cura per questa malattia che qualcuno ha chiamato amore?
Stavo perdendo la testa, la sbattevo contro il muro nella speranza che questi pensieri potessero uscire con una botta, ma non era possibile.
Non c'è una cura.
Ma in fondo è come se stessi parlando da solo.
Non sapevo se ero innamorato di lei.
Certe volte tutto ciò che desideravo era rinchiudermi in una stanza imbottita e stare da solo in modo da non creare nessun problema a me stesso e agli altri.
Ma anche cosi non avrei risolto nulla, ero io il problema. Confuso.
Lei mi avrebbe portato via da tutto ciò.
Eighty. Ottanta. Era misteriosa come un numero.
 
"Hey Billie, vado a prendere altra birra dal supermercato, è finita" Fece Al Sobrante.
Merda. Non era finita la birra, ero finito io. 
Eravamo nella sala prove, o meglio nello scantinato del batterista, quel fottuto batterista che adesso mi stava lasciando da solo, completamente da solo con Adrienne. Mike non era potuto venire a causa della punizione inflitta da un suo professore. Odiavo anche quel professore. Odiavo in quel momento  il destino per avermi fatto rimanere da solo con Adrienne.
Guardavo da un'altra parte della stanza pur di non incrociare i suoi occhi con i miei. Forse lei avrebbe potuto leggere tutto ciò che provavo.
Eravamo silenziosi. Intato Al non arrivava. Speravo da un momento all'altro sarebbe entrato dalla porta quel cespuglio di capelli brizzolati, mentre un lavandino gocciolava. Il tempo passava lentamente goccia a goccia.
Cominciai a perdere la pazienza.
Mi alzai dalla poltrona su cui mi ero seduto.
"Attento!" Disse Adrienne. Da cosa? Solo dopo alcuni secondi mi resi conto che ero impigliato nei cavi della chitarra. Sorrisi imbarazzato. Che cazzo avevo fatto. Impigliato nei cavi e nelle mie preoccupazioni.
"Ti aiuto a tirarti fuori da li?"
"No lascia stare, ci riesco da solo". Dopo varie imprecazioni il nostro eroe riusci a liberarsi da quel groviglio. Ma non da quello che sentiva nello stomaco che si era completamente ribaltato.
"Da quant'è che suonate?"
Perché non riuscivo neanche a parlare? Perché improvvisamente le parole mi morivano in bocca?
"3,4 anni". Riuscii finalmente a dire in preda all'ansia ma con tutta la naturalezza possibile. Adrienne rise.
"Cosa c'è?"
"No niente, sei simpatico"
"Quindi dovrei impigliarmi nei cavi più spesso"
"Oppure ubriacarti più spesso"
"Quello lo faccio già"
"Siamo in due allora"
Sorridemmo all'unisono. Adrienne si avvicinò di due o tre passi. Sudavo freddo.
"Le scrivi tutte tu quelle canzoni?"
"Si, si vede no?"
"Bhé direi di no. Appena ti ho incontrato sembravi uno di quei tipi ribelli che si fanno canne, come se fosse la loro unica ragione di vita. Invece leggendo i testi mi sono accorta che sei quasi un pezzo di pane."
"Almeno un pezzo di pane buono?"
"Non lo so ancora"
"Scopriamolo"
"E come?"
Si avvicinò di qualche altro passo, a mano a mano che lo faceva, il mio cuore batteva sempre più forte.
"Non saprei"
"Direi che questa conversazione non ha nessun senso"
"Come tutte del resto"
Ora mi sfiorava quasi il naso. Sorrideva.
Forse quello sarebbe stato il momento adatto per confessare tutto, ma ovviamente proprio in quello stesso istante Al spalancò la porta con cariche di birra. Ci guardò in cagnesco.
"Facevamo amicizia" Disse Adrienne.
Il batterista sembrò non dare tanto peso alle parole e stappò una bottiglia.
Si, stavamo facendo amicizia. Una semplice amicizia. Ma piano cominciammo a parlare sempre più spesso, di tutto di qualsiasi cosa, tanto che non diventò poi cosi tanto misteriosa.
Portami via, ottanta, portami via.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Cornfield