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Autore: Angie    09/09/2007    1 recensioni
I fatti si svolgono un mese prima del fatidico salvataggio al Crashdown. Come era la vita di Max prima dell'incontro con il suo destino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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** Il ritorno - Parte 2 **

**  Il ritorno -  Parte 2  ** 

 

 

Nella spaziosa cucina di casa Evans c’era davvero un gran fermento,  per essere solo le nove di mattina.

 

 Qualcosa di grosso “bolle in pentola  si era sorpreso a rimuginare  Max,  mentre uno strano brivido gli percorreva veloce la schiena.

 

Non era un buon segno.

 

Il fatto che  persino suo padre si fosse attardato più del solito,  gli fece ulteriormente accrescere l’ansia,  ma niente avrebbe potuto preparalo alla notizia che stava per arrivargli…

 

La signora Diane  Evans,  sua madre, apparentemente impegnata a  preparare l’abbondante colazione aveva buttato lì la  deliziosa novità come se fosse la cosa più naturale del mondo,   e  lui… si era sentito mancare la terra sotto i piedi.

 

In un secondo si era visto gelare  tutte le speranze  di proseguire un rilassante periodo di riposo,  sino all'inizio della scuola. 

Era vero… non aveva combinato nessun pasticcio,   nessuno aveva scoperto ciò che era, ma la novità  era comunque catalogabile nella sezione  disastri!

 

Con una smorfia  di disappunto e la mano che stringeva ancora la brioche al cioccolato sospesa a mezz’aria, aveva lanciato un disperato sguardo  a sua sorella,  che naturalmente solo per fargli dispetto,  aveva replicato con un sorrisino beffardo del tipo:  “ ben ti sta!”.

 

- Che cosa?... E quando arriva?  -  Aveva  sbiascicato alla fine  Max,  con tono sgomento e  bocca piena,  guadagnandosi un’occhiataccia da parte di sua madre.

 

- Oggi,  anzi il suo aereo dovrebbe essere già atterrato. -  Replicò Philip Evans,  consultando il prezioso orologio da polso.

-  Suvvia figliolo non è certo la fine del mondo.   -  Aggiunse poi, battendogli amichevolmente una pacca sulla spalla.  - Per l’aeroporto c’è almeno mezz’ora di strada e con il caldo di oggi e la tua jeep scassata… non sarà  un viaggio piacevole, ma è pur sempre per una buona causa, no?

 

-  Beh, detto papi...   -   Aveva squittito Isabel,  accarezzando con dolcezza  la guancia del genitore.   -  Sono d'accordo con te,  quando si tratta di una buona causa non si deve prestare  attenzione  al disagio,  giusto?

 

Max deglutì con rabbia  per replicare in maniera piccata alla sorella,   e per poco non si fece andare di traverso tutto. -  Parli bene tu,   poi sono io che devo scarrozzarlo per la città e sorbirmelo! Non credo che verrà a rompere a te!

L'occhiata che gli rifilò era di puro gelo, ma Iz se la fece scivolare addosso come acqua.

 

-  Oh,  cielo  Max!  Non ti riconosco più!  -  Intervenne sua madre,  accomodandosi in tavola per servire  succo d'arancia appena spremuto. -  Una volta eri così contento di avere un ospite per casa.

 

-  Sì,   ma non Josh, mamma....

 

- Oho--  ma come fratellino?   Con lui  hai inscenato le migliori  battaglie  " indiani contro esercito "  della tua infanzia,   giù in  giardino... – Lo incalzò Isabel,  evidentemente desiderosa di  vendetta dopo il piccolo “ scontro “ in camera  quella stessa mattina.

 

Maz sbuffò alzando lo sguardo al soffitto.  -  Già...    ovviamente dimentichi che io  finivo sempre per prendere un sacco di botte da lui,   a cui si univa la giusta punizione che ci rifilava mamma o papà a seconda della gravità di quel che avevamo combinato o rotto...

 

 Philip Evans sorrise furtivo,   coprendosi la bocca con il tovagliolo,  per  non farsi scorgere dal figlio.

 

Ricordava bene tutte le marachelle che Josh aveva combinato nell'estate passata presso di loro,   di quante volte lo avessero  fatto adirare,  di come Diane lo chiamasse più volte in studio per rimediare a questo o quell'altro guaio che avevano ordito a spese di qualche vicino.

 

Max era ovviamente un complice ignaro ed ingenuo,  essendo Josh la vera mente "criminale".    Suo figlio,   un buono per  natura,  finiva per farsi invischiare nelle pestifere idee del cuginetto -  più grande di un anno -  non  riuscendo ad opporsi al suo carattere dominante.

 

In un attimo,  mentre la moglie e i due figli proseguivano nella conversazione,  ricordando ogni più svariato pasticcio  messo in pratica  da Josh,  Philip riuscì ad isolarsi,  tornando mentalmente indietro a quel tempo.

Che ricordi... che momenti...

 

Un parte di lui soffriva ancora all'idea delle  ramanzine e delle punizioni che aveva dovuto affibbiare  ai due ragazzetti,  mentre l'altra  sorrideva al ricordo di quanto Max fosse cresciuto dopo quell'esperienza,  e di come avesse modificato ed affinato  il suo carattere,  in meglio.

 

O… di certo nessuno più,  sarebbe riuscito a mettere i piedi in testa a Max...

Non dopo aver subito  per un'intera estate la  compagnia del suo  " amatissimo cugino"  :  Josh Evans...

 

Chissà quanto -  quell'esperienza  -   di rimando aveva modificato Josh... Si chiese  Philip all'improvviso.

Non aveva più visto il nipote  da allora... ma adesso finalmente avrebbe potuto riabbracciarlo!

 

-  Papà... ehi..  Papà,  mi ascolti???

 

Philip Evans si riscosse dai suoi tumultuosi pensieri,  fissando lo sguardo negli occhi di sua figlia -  Sì, che  c'è cara? 

 

-  Ma quanto si fermerà?

 

-  Oh,  credo un paio di   settimane.

 

-  A cosa dobbiamo questa improvvisa decisione... Sono anni che lo inviate e che lui declina,  educatamente. -  S'intromise Max,  che ormai perso l'appetito,  aveva spostato il suo piatto di lato.

 

 -  Sta andando a S. Franscisco per sistemare  un po'  di cose per il college,  e ha pensato bene di fare una piccola deviazione.

 

 Isabel fissò uno sguardo furbo  sul viso,  dall'espressione invece assai depressa,  di suo fratello Max. - Nooo,  ma hai capito Maz!   Il College… Papy, ehi,  papy  non mi dire che andrà a Berkeley.

 

Fra un boccone e l'altro l'uomo trovò il tempo di replicare alla giovane.

 

-  Umh... credo proprio di sì,  ovviamente se non ho capito male.  -   Quindi sollevando un sopracciglio incuriosito,  incalzò la figlia -  Perché,  è una cosa che piacerebbe fare anche a te?

 

Isabel  sfoderò un sorriso raggiante,  mentre ogni altro argomento perse per lei d'interesse -   Ohhh   l'ho sempre sognato!   Vorrei provare a fare domanda il prossimo anno.   Tu che ne pensi, eh???  Posso provare...

 

Pareva una bimbetta eccitata e felice a cui era stato promesso il più grosso  gelato del mondo.

 

Max si sentì ancora più depresso.   Lui non ambiva ad andare tanto lontano. 

Lui era felice lì. 

A Roswell...

 

Fra il deserto e l'indolenza di una cittadina di in bilico tra la notorietà e l'anonimato.

Fra le cose che lo avevano sempre circondato fin dalla sua prima infanzia, o meglio dire,  fin da quanto era uscito dal "bozzolo".

Fra le persone che aveva sempre visto,    tra vicini di casa o compagni di scuola.  Persone  che conosceva per nome,  che riconosceva per strada e salutava  ma di cui in realtà sapeva ben  poco  o niente del tutto.

 

Già,  a pensarci  bene non c'era  un reale   motivo che lo legava così strettamente a  Roswell,    eppure lui  si sentiva legato.

 

Un legame intrinseco e misterioso che spesso gli faceva dimenticare che la sua reale  casa era altrove,  spersa in quel mare di stelle.

 

Abbassando gli occhi sulla tavola imbandita,  cercò di sfuggire alla risposta che stava nascendo nei suoi pensieri.

 Forse un motivo di quel  senso di appartenenza  c'era.   Forse era per via di ...

 

-  Max,  tesoro, mi stai ascoltando? -

 

Max alzò lo sguardo confuso sul volto  di sua madre.   -  ?...

 

- Allora,  vai tu all'aeroporto?

 

Arrendendosi all’inevitabile,  Max scattò in piedi afferrando le chiavi della jeep scassata... come l'aveva definita il padre. 

Volente o nolente,  doveva svolgere questo compito.   Tanto valeva sbrigarsi e farlo subito!

- Sì, certo mamma.  Vado io.   Iz,  vieni con me?

 

Si rivolse con gentilezza alla sorella,  desideroso di trovare un po’ di sostegno morale, almeno da parte sua.

 

La ragazza però era ancora immersa in una fitta conversazione con il padre, circa il discorso del college e gli  lanciò uno sguardo distratto,  replicando con sufficienza. - No, scusami,  ma ho un sacco di cose da fare, poi  devo finire di organizzare per  stasera...  non ti ricordi?

 

Max si sentì, per l’ennesima volta in quella mattina,  mancare la terra sotto i piedi!

 

Fu probabilmente il suo sguardo smarrito a far sbottare Isabel. Lei non tardò ad investirlo dapprima con un’occhiataccia omicida, quindi a parole. - No! Non puoi esserti dimenticato del compleanno di Michael!  E' pazzesco!

 

 Ebbene sì, 

Max  aveva un sacco di poteri.

 

Poteri strabilianti che neppure conosceva completamente né sapeva usare appieno.

 

In quel preciso istante avrebbe voluto saper scomparire…  per esempio.

E lo avrebbe fatto  di certo,  se questo non avesse fatto venire una sincope ai suoi genitori.

 

Si era dimenticato del compleanno di Michael… e ora aveva un solo cruccio  in testa:  non certo  perché non  aveva pensato ad uno straccio di regalo, ma bensì  perché presagiva il  trattamento che  gli avrebbe riservato sua sorella, una volta  soli!

 

Michael era quello che lo preoccupava di meno. 

 

Lui detestava pensare al suo compleanno... Non amava festeggiarlo,  anzi era solito dire che " fare festa quando si è  un anno più vecchi,  è  proprio una tipica assurdità da  terrestri!" -  sollevando con la sua filosofia  non poche critiche da parte di Isabel.

 

- Bhe, io scappo all'aeroporto,  ci vediamo più tardi... e…  e sistemeremo tutto,  giusto Iz?

Aveva sbiascicato  a mezza voce,  all’improvviso felice di doversi allontanare da casa per andare a recuperare l'odiato cuginetto...

 

-  Ciao pa’,  ciao ma’

 

Isabel l'aveva seguito con lo sguardo e se non fosse stato per il padre e la madre,  tranquillamente seduti a chiacchierare con loro,  il fratellino sarebbe stato incenerito.

 

- Uff... va bene! Come al solito dovrò pensarci io! -  Rimuginò,   mentre  con il suo spiccato senso dell'organizzazione,  aveva già deciso come muoversi e dove ordinare torta, pasticcini,  organizzare festa e comprare regalo...   Ah, se non ci fossi io...quei due...     Sospirò ancora, mentre baciava il padre che s'apprestava ad uscire per andare in ufficio ed iniziava a  dare una mano a sua madre,  sparecchiando  la tavola.

 

*** ***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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