Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: Jade Lee    25/02/2013    1 recensioni
Mikhail Victor. Chi? Sì, proprio quel mercenario che, durante le vicende di Resident Evil 3, decide di sacrificare la sua vita per salvare Jill dalla furia omicida apparentemente inarrestabile di Nemesis. Ma cosa gli accade nei giorni precedenti il suo tragico epilogo? Cosa si nasconde dietro un uomo pronto a compiere un gesto tanto eroico?
Capitoli brevi come pagine di un diario, una specie di file mai trovato, per riscoprire un po’ i retroscena di un personaggio sì secondario, ma davvero significativo della saga.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I, awake from madness, just in time 

28 Settembre 1998, tardo pomeriggio.
 
Quanto manca? Forse un’ora. Anche meno, non è che in realtà mi rimanga tutta questa forza. Le immagini dei miei incubi si fanno sempre più corpose, sempre più calde e reali. Sempre più terrificanti. Una pesantezza amplificata all’infinito dalla mia totale inutilità. Non ho potuto impedire che i miei uomini venissero brutalmente massacrati e adesso non posso neppure essere d’aiuto a chi sta tentando di fare qualcosa anche per la mia, di salvezza.
Ho provato a rialzarmi, a fare fuoco contro quelle cose, a muovermi, a respirare. Ma sono stato riportato al punto di partenza da Jill.
 
E’ stato in quel fallimentare - e diciamocelo, patetico - tentativo che devo aver perso definitivamente ogni energia. Fluisce via con il sangue dalla ferita ormai infetta. Tutto il dolore purtroppo non è sufficiente a spazzare via anche i ricordi, i pensieri. Le grida della mia squadra, decimata da qualcosa totalmente contraria ad ogni buon senso, contro natura. Sembrava così facile l’idea di salvare i civili... ma chissà se davvero c’erano ancora dei superstiti a Raccoon City.
Da quanto ho capito, anche Nicholai non è riuscito a cavarsela. Un altro volto da aggiungere a quelli che mi tormentano. Mani che si protendono nella mia direzione aggrappandosi con disperazione alle mie braccia, conficcando nella mia carne unghie e nel mio cuore schegge di sofferenza. Li guardo morire e non posso oppormi. Tento di girarmi su un fianco ma uno scossone mi fa desistere. Neppure mi ero reso conto della partenza del trenino. Il paesaggio in fiamme scorre lentamente dallo scorcio di finestrino che posso cogliere dalla mia posizione supina, aumentando il mio senso di nausea. Richiudo gli occhi.
 
La strada è sgombra e silenziosa, si estende davanti a me a perdita d’occhio. Muovo un passo in avanti poggiando con cautela il piede a terra. Il suono rimbomba per lunghissimi secondi e arriva quasi a coprire il battito accelerato del mio cuore. Un respiro profondo e anche quelle incontrollate palpitazioni paiono riprendere il loro ritmo naturale. Ma perché non c’è nessuno? Dove sono finiti i soldati, i mostri, i rumori? Il silenzio è di certo molto più inquietante e non riesco ad impedirmi di mantenere all’erta ogni senso. Un sospiro potrebbe farmi scattare in modo incontrollato e vorrei stringere convulsamente il mio fucile tra le mani. E’ lì che mi rendo conto di essere assolutamente disarmato e indifeso, alla mercé di qualunque cosa mi attenda al fondo della via.
Non cerco di scampare al mio destino.
 
Con un sospiro spezzato, inizio a camminare deciso lungo la strada, che lentamente prende a stringersi. Quando sono iniziati gli edifici? Non mi sono accorto dei loro profili stagliati contro il cielo senza stelle. I primi movimenti che giungono dalle finestre prive di vetrate, spalancate come una bocca urlante, sono quelli barcollanti dei non morti. Un istante solo e poi molti di loro iniziano a sporgersi, graffiando l’aria. Perdono l’equilibrio e cadono giù. Uno schianto umido al suolo, nauseabondo, ma rieccoli subito in piedi o comunque pronti a riprendere a strisciare verso l’unica cosa ancora dotata di vita propria: io.
 
Corro lasciandomi alle spalle quei lamenti accompagnati dal tanfo della carne in avanzato stato di decomposizione. Sono quasi alla fine del vicolo, lo sento. Le mura si stringono e inizio a intravedere una porta. La mia salvezza? La mia fine?
So solo che, sopra tutto quel silenzio, si leva un orribile urlo che mi blocca sul posto. Non ho mai udito nulla di tanto inumano e ho il terrore che la mia mente già debole possa vacillare in modo definitivo nel caso mi voltassi a guardare chi l’ha lanciato. Un segnale predatorio, violento e sanguinario tanto potente da lasciarmi totalmente inerme.
 
Spalanco gli occhi tentando di mettermi seduto, risvegliato bruscamente dal mio delirio; ovviamente il mio corpo protesta con una fitta di dolore tale da farmi salire le lacrime agli occhi.
Un dettaglio del mio incubo - ma sarò davvero sveglio? Ormai non so più affermarlo con certezza - si è materializzato nella cabina con un fragore di vetri infranti e un ululato ferino. Cos’è che cerca quel mostro umanoide? Non ho più tempo per pensare.
Sollevo il fucile al mio fianco e sparo senza prendere la mira, rendendomi conto solo marginalmente che sto urlando contro la bestia più oscena che abbia mai potuto immaginare. Come se non fossi altro che un insetto fastidioso da scacciare, questo mi frusta con un tentacolo facendomi perdere l’equilibrio e cadere a terra. Mi rimetto seduto facendo forza sul fucile nel momento in cui Jill spalanca la porta e prende a far fuoco contro il mostro.
 
- S.T.A.R.S. -
 
Finalmente capisco cosa diavolo va blaterando. Cosa vuole. Jill spara senza sosta, con un’espressione disperata a sconvolgerle il bel viso. Quando l’essere mastodontico pare perdere un po’ il suo vigore - Cristo, lo stiamo crivellando di colpi e lui non fa una piega - ho già fatto la mia scelta.
 
- Vattene, Jill! -
 
Quanti colpi avrò ancora nel caricatore? Però... Porto la mano al retro del cinturone e trovo subito ciò che cerco. La fredda consistenza metallica di una granata antiuomo, pronta ad esplodere al minimo contatto violento una volta innescata.
 
- Mikhail! -
 
- Via di qua, presto! -
 
Come lo so io, anche lei sa di non avere scelta. Che possibilità posso ancora avere? Ormai sono allo stremo. Non sprecherò i miei ultimi istanti. Ne ho già persi fin troppi. Un ultimo colpo del mostro e il mondo si capovolge. Sono nel bel mezzo della cabina. Dio solo sa quanto voglio dormire, riposare. Dio solo sa quanto desidero salvare Carlos e Jill.
La granata è tra le mie mani. La sicura tintinna sul pavimento.
 
- Dai, figlio di puttana, avvicinati ancora un po’... -
 
Ma sono io a parlare? Mi sveglierò di nuovo sul sedile, dolorante, però ancora vivo? Spero proprio di no.
 
Eccola l’ombra che mi sovrasta, così vicina che se allungo la mano posso quasi toccarla. In tutta onestà, non ho mai pensato che la morte potesse avere una faccia tanto brutta, cucita e deforme, ma tant’è.
Forse non mi sono ancora risvegliato davvero dalla pazzia che mi attanaglia e ottenebra la mente. Forse l’ho fatto appena in tempo per rendermi ancora utile in un qualche modo.
 
- Hai perso! -
 
Non sono riuscito a cogliere appieno l’esplosione che è seguita. E non chiedetemi cosa si provi a morire.
So solo che, finalmente, sono tornato in quel vicolo e ho aperto la porta.
Buona fortuna, Carlos. Buona fortuna, Jill.
 
 
 
Follow me as I trip the darkness… one more time.

***

24 Settembre 1998, pomeriggio
 
- Sai che non posso tirarmi indietro. -
 
Niente di ciò che ho detto fin’ora è riuscito a cancellare quell’espressione triste e vagamente sconsolata che ha oscurato gli occhi blu di mia moglie.
 
- Non mi piace questo tuo nuovo impiego. Non mi piace l’Umbrella. - sbotta lei, incespicando un po’ su quella parola americana che fa vibrare il suo accento. Mi siedo al suo fianco e le cingo le spalle con un braccio, tentando di rassicurarla con quel gesto così intimo e sentito.
 
- E’ un impiego come un altro. Sarà questione di pochi giorni, come al solito, e poi tornerò da te. -
 
Una smorfia contrariata è il massimo che ottengo in risposta.
 
- Facciamo così... - sospendo la frase, accendendo il suo interesse - Alla fine della missione a Raccoon City chiederò un periodo di licenza. Così potrò stare di più con te. Ok? -
Finalmente mi sembra di essere riuscito a smuovere qualcosa. Lei pare rifletterci seriamente, poi annuisce con un cenno solenne, fissando quegli occhi profondi nei miei.
 
- Vedi di non farti ammazzare, per cortesia. -
 
Sorrido, abbracciandola.
 
- Promesso! -

***

Note conclusive: questa piccola serie mi ha coinvolta molto durante il processo di scrittura, anche se non ne sono pienamente soddisfatta. La canzone che mi ha accompagnata nella stesura  e che costituisce anche i titoli dei vari capitoli è "Trip the Darkness" dei Lacuna Coil, di cui consiglio vivamente l'ascolto.
Il personaggio e il contesto non sono miei e non scrivo a scopo di lucro... XD adoro Mikhail gratuitamente!
Grazie a chi ha letto la storia e, magari, ha pure speso o spenderà un minuto per recensirla...
Un bacio!
Jade
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: Jade Lee