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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    25/02/2013    2 recensioni
[L'Era Glaciale]Le femmine belle possono essere pericolose.
Molto pericolose.
Delle femmine belle ti puoi innamorare…
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L’armatura che ho da anni sulla pelle non si spezzerà solo per un ricordo lontano. Io dimenticherò. Come ho sempre fatto.
Scapperò. Come ho sempre fatto.
E non mi volterò indietro.
In effetti, ora che ci penso, tutta la mia vita è stata solo un’enorme fuga.
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La love story di Diego e Shira inventata da me. Un amore che riapre vecchie ferite e ne sana di nuove, un amore a volte doloroso, ma che è destinato a durare in eterno.
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Ti proteggerò a qualunque costo.
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Guardami e dimmi che non vuoi morire.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Manny, Shira, Sid
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Prefazione: Capirete il motivo di questo salto di tempo presto

Terza persona
Nei giorni seguenti la temperatura salì a temperature vertiginose.
Nel quarto giorno la temperatura salì a quasi 30 gradi, mentre nella notte si arrivò a quasi 35.
Manny e Sid erano riusciti a trovare riparo in una grotta poco lontana dalla spiaggia, in cui la temperatura era straordinariamente fresca.
Diego e Shira si erano abituati a dormire insieme nell’albero delle tigre bianca, in cui si arrivava a temperature di quasi 25 gradi.
Per il primo giorno, dunque, il gruppo riuscì a sopravvivere, pensando che quel caldo soffocante fosse solo un fenomeno passeggero.
Ma quando, il giorno dopo, si arrivò alla bellezza di 38 gradi solo al mattino, l’ottimismo e la concentrazione andarono a farsi benedire.
Manny e Sid fecero fatica a rimanere svegli, la mattina, per parlare agli Hirax e spiegare loro il piano.
A volte si dovettero interrompere per alcune traduzioni errate che Sid propinava agli animaletti senza riuscire a concentrarsi minimamente. La notte, infatti, il bradipo aveva dormito poco a causa dell’aria terribilmente rovente, e aveva passato tutta la notte a sventagliarsi con la zampa.
Diego aveva evitato di andare a cacciare, sfinito da una notte passata, anche lui, insonne.
Shira si era naturalmente lamentata con la tigre arancione e, con orgoglio felino, era andata nel bosco da sola.
La sera non era ancora tornata, e Diego, preoccupata, era andata a cercarla.
L’aveva trovata vicino al mare, colpita da un colpo di sole, riversa a terra con il muso vicino all’acqua.
Aveva dovuto riportarla all’albero sulle sue spalle, e solo la mattina dopo la tigre si era risvegliata, confusa e ancora stordita.
Stranamente, gli Hirax sembravano immuni al caldo asfissiante che invece stava togliendo il fiato al trio. Forse perché vivere in quelle zone del pianeta li aveva abituati a temperature elevate.
Ma per la tigre, il mammuth e il bradipo che venivano dall’era glaciale, quell’afa era terribilmente sofferta.
L’aria che si respirava sull’isola era sempre più pesante, e i muscoli di Diego e Shira si stavano rilassando troppo per la sedentarietà prolungata.
Altri due giorni di caldo eccezionale li aveva infatti costretti a rimanere fermi, immobili, nell’albero, dove c’era una temperatura di 32 gradi circa.
Anche Manny e Sid erano rimasti fermi nella grotta per i due giorni successivi. Sid ogni cinque minuti urlava la sua fame e la sua sete, con tono cantilenante e straordinariamente irritante.
Manny era sempre più preoccupato che presto Sbudella sarebbe partito, e cercava ogni minuto per provare a uscire dalla caverna.
Ma i consiglia di Diego erano di chiudersi in casa, per evitare anche lui un colpo di sole.
A quel rifiuto, il mammuth si era opposto fermamente, ma alla replica che stare male non gli avrebbe dato la nave di Sbudella, Manny non aveva replicato.
Il giorno dopo, finalmente, la temperatura scese fino a 30 gradi.
Shira uscì dopo tre giorni di totale sedentarietà alle 5 del mattino, decisa a trovare qualcosa con cui sfamarsi.
Ma la caccia era diventata dura, sia per l’incapacità della tigre di muoversi agilmente che per l’assenza di animali sull’isola.
Probabilmente quei pochi mammiferi che avevano trovato qualche giorno prima avevano deciso di emigrare in zone più fresche.
L’ottavo giorno sull’isola, finalmente anche Diego, soddisfatto della temperatura di circa 28 gradi, si avventurò fuori dall’albero.
Le tensione tra i due amici era sempre più alta, e la comunicazione si limitava spesso solo a lamenti e discussioni.
Shira diventava sempre più intrattabile ogni giorno che passava. Rimproverava a Diego di non aver provato a uscire prima, e di non esserle mai stato utile in quei giorni.
L’aria calda e la stanchezza dei suoi muscoli, disabituati dopo soli tre giorni al ritmo di caccia, l’avevano resa sempre più stanca durante la caccia, e spesso la tigre si doveva fermare, sempre sotto consiglio di Diego. Da sola la tigre bianca non avrebbe mai ammesso di doversi sedere a riprendere fiato.
Diego, da parte sua, cercava di sopportarla e di capirla. Era calmo con lei, e cercava di evitare discussioni inutili e litigi. Capiva la sua situazione e spesso sentiva sinceramente il peso della situazione.
Ma dopo due giorni, anche su di lui l’afa crescente ebbe un effetto devastante.
La fame lo rendeva nervoso e incline alla rissa, e il suo rapporto con Shira riportò devastazioni enormi.
Sid si teneva lontano dai due, capendo benissimo da sé che probabilmente quella coppia si sarebbe sfasciata prima di nascere.
 
POV Shira
“Cacchio, che fame…”
“Stai calma, micia… Il nido è qui vicino!”
Annusa l’aria con aria concentrata.
“è mezz’ora che lo dici!”
“Sssh…”
Odio quando mi zittano.
“No, tu ‘Ssssh’ non me lo fai!!!”
“Stai calma, micia. Siamo vicini.”
Salta su una roccia vicina, con passo felino e aggraziato.
“Lo sento.”
Sì…
Stamattina neanche un uccellino.
Niente di niente, nemmeno un animaletto piccolo piccolo.
Quest’isola è praticamente deserta…
E Diego non è che aiuti molto. Di solito, della compagnia, è la femmina quella che crea più problemi.
Stranamente, stavolta sono IO ad essere la più attiva qui.
Sì, può sembrare strano ma è così.
Almeno io non sto tutto il giorno a “parlare” con dei cosetti pelosi che non sanno neanche come si dice “banana”…
“Ehi, genio! Quando dovremmo trovare un po’ di cibo, secondo te?”.
“Ti ho detto che siamo vicini!”
Alza la testa nel vento e torna ad annusare.
Io mi tengo sempre sotto la roccia.
La foresta dietro di noi è deserta, e il caldo afoso mi toglie il respiro.
“Sono stanca morta…”
“Oh, mi scusi, VOSTRA ALTEZZA, vuole forse che la porti con un baldacchino?”
Mi sorride sarcastico e alza le sopracciglia.
“Ah-ah, molto divertente…”
Alzo lo sguardo al cielo.
Niente. Non un uccello.
E non lo biasimerei.
Questo è il posto più caldo sulla faccia della Terra.
“È tutta la mattina che giriamo!”.
“Speravi che il cibo ci arrivasse direttamente in bocca?”
Sta ancora girato.
È odioso quel tigrotto, a volte…
“No, ma credevo che tu avessi un piano!”
Stavolta si gira, lievemente sorpreso.
“Piano?”
“Sì. Per trovare quei dodo.” Mi siedo a terra e aspetto, paziente, che lui si ricordi della nostra ultima conversazione.
Aveva detto che era sicuro di aver trovato una tana di dodo da qualche parte.
Bè, non è che l’abbia proprio vista con i suoi occhi, ma ieri sera ha detto di aver sentito l’odore di qualcosa.
Può darsi anche che il suo fiuto sia guasto, in effetti, non mi stupirei. Anche il suo cervello è guasto.
Lui mi fissa perplesso.
Io alzo le sopracciglia.
Sveglia, piccolo.
“AH!”
“AH!” Gli faccio il verso, aspra.
Scuote la testa, come se ricordasse improvvisamente qualcosa.
“Sì, quei dodo…”
“Sì, quei dodo…” La mia voce stridula è come un tuono nella foresta completamente zitta.
Mi scocca un’occhiata glaciale.
“Io non parlo così…”
“Si chiama sarcasmo, baby.”
“Non l’avevo capito…”
“Non mi sembra strano, visto che ne sei completamente privo…”
Occhiataccia.
Io sorrido.
Quanto è bello vincere…
Ma stavolta lui non replica.
Si gira un’altra volta e mi ignora.
Di nuovo.
Odio essere ignorata.
“Ci siamo quasi, lo sento…”
Contorce il naso in cerca del famigerato lezzo di dodo o di un qualsiasi odore per trovare un qualsiasi animaletto.
Giro le pupille spazientita.
“ ‘Ci siamo quasi, lo sento…’ è tutto il giorno che vai avanti così!”.
“Senti, saprò riconoscere l’odore di un dodo io, no?”
“Per quanto potrei saperne tu non hai mai cacciato un dodo!”
“E qui ti sbagli!”
Sorride e si gira verso di me.
“Fermiamoci un attimo. Dobbiamo riposare.”
“Io sono già seduta”. Rimarco le parole, con forza e con una certa rabbia.
“Non fare la principessa viziata!”
“Non sto facendo la principessa viziata!”
“A me sembra di sì!”
“E perché, se posso saperlo?”
“è la quinta volta, oggi, che ti fermi!”
Colpo basso.
Eh, no, carino.
Non mi puoi rinfacciare i miei errori così facilmenti.
Non ti lascerò vincere così facilmente.
Scatto in piedi e lo fisso trionfante.
“Vedi? Posso ricominciare a cacciare quando vuoi…”
Mi sorride.
E si siede a terra.
Che arrogante, Diego…
Mi fissa con aria superiore, come se si sentisse davvero superiore.
Io resto ferma dove sono.
Non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare.
“DEVI riposare, tenerello!”
“DOBBIAMO, micia. Non fare finta di non essere stanca…”
Sì, in effetti sono molto stanca….
Ma piuttosto che dargliela vinta vado al macello.
“Non sono stanca!”
“Se ti siedi ti racconto una storiellina, bella bambina…” Tono cantilenante, come una ninnananna ipnotica terribilmente fastidiosa.
Come quando parli a un bambino.
“E perché dovrei sentire la tua stupida storiellina, nonnina?”
“Perché non hai altro da fare, al momento.”
“Tutto è molto meglio che stare a sentire una storia del genere ‘pace e amore’!”
“Non ho mai detto che sarebbe stata ‘pace e amore’…”
“Però l’hai pensato…”
Lui alza lo sguardo spazientito.
“Senti, siamo tutti nella stessa barca, OK? Quindi non mi sembra il caso di stare tanto a fare la Miss Universo!”
Come mi ha…
COME SI PERMETTE QUEL BRUTTO CRETINO?!?!?!
Tu…
TU!!!!!
IO TI ODIO, TI ODIO!
Sei odioso con me, non mi tratti altro che male! Fai tanto il capo ma in realtà non sei tu, il mio capo! Io sono libera, libera, CHIARO??? Io faccio quello che voglio QUANDO VOGLIO, e posso permettermi tutto ciò che voglio.
Sono io che comando la mia vita, NON TU!
“Tu non sei il mio capo, tenerello!”
Scatta in piedi, con lo sguardo furente.
“E dov’è, ora, il tuo capo, micia?”
Gli artigli si contraggono sotto la zampa, pronti a scattare sulla sua carne.
“IO NON CE L’HO UN CAPO, Zanna Bianca!”
Lui sorride con calma.
Per un attimo mi sembra che i suoi occhi perdano il fuoco che era acceso in sé.
Per un attimo penso di aver vinto.
Ma mi sbagliavo.
“E Sbudella cos’è, allora, piccola?”
Te la sei cercata, tenerello.
 
POV Terza persona
Sid e Manny li trovarono avvinghiati nel mezzo della foresta la sera tardi.
Avevano fatto a botte.
Diego sanguinava dal volto e dalle zampe, mentre Shira aveva il ventre ricoperto di graffi e il viso sfregiato da una cicatrice.
Quando tentarono di dividerli, Shira urlò, con tutto il fiato che aveva in gola:
“BRUTTO BASTARDO, CRETINO, STUPIDO!IO TI ODIO, TI DETESTO!!! IO NON APPARTENGO A NESSUNO, CHIARO?????”
Diego, di risposta, abbassò solo lo sguardo.
E non disse nulla.
 
POV Diego
Che cosa ho fatto?
Perché ho permesso che la rabbia avesse la meglio su di me?
Perché non mi sono trattenuto?
Perché ho rovinato tutto?
Ho semplicemente lasciato uscire fuori di me quello che fino a quel momento mi ero tenuto dentro.
Ma non dovevo permetterlo.
Io non sono così.
Io non sono una bestia sanguinaria.
Io non sono un nemico da combattere.
Io volevo essere suo amico, perché non lo ha capito?
Non volevo rovinare tutto, lo giuro!
Se potessi tornare indietro ora, non farei nulla di tutto ciò che ho fatto.
Cambierei, sì, sì, cambierei per lei.
Non l’avrei picchiata, non avrei cercato quel contatto così violento, non l’avrei uccisa.
Perché in fondo è quello che ho fatto, quando ho messo le sue mani su di lei.
L’ho uccisa, la mia piccola Shira.
Ho ucciso quella parte di lei che lentamente, discretamente, stava venendo fuori.
Quella Shira che mi sorrideva e mi dava i baci sul muso, e che il caldo non rendeva una bestia.
Forse sono morto un po’ anch’io con lei.
Eh, sì.
Sono morto perché quando l’ho ferita ho ferito me.
Quella vita che anche lei ha perso l’ho persa anche io.
E con la sua morte, anche la mia.
Ormai, lo devo ammettere, noi due siamo collegati.
Forse perché con lei ho parlato come non ho ami parlato con nessun altra donna.
Neanche con Enya, ho parlato così.
Perché con Shira ho parlato con un linguaggio più importante di quello delle parole o dei fatti.
Ho parlato col cuore.
E ora, per un attimo soltanto, un attimo così piccolo, ho rovinato tutto.
 
POV Shira
Piango.
Nel silenzio dell’albero, le mie lacrime cadono lentamente sulle ferite.
Hanno smesso di sanguinare e forse anche il mio cuore, tra un po’ smetterà.
Mi ha tradito.
Mi ha dimostrato di essere qualcuno che non è.
Io ci credevo in lui, ci credevo veramente.
Lo sapevo che era diverso dagli altri, lo sentivo. Ero sicura che fosse diverso dagli altri, che fosse buono, dolce sensibile….
Che ci tenesse a me, che mi volesse bene.
Che sinceramente, dolcemente, non mi stesse mentendo.
Che non fosse un violento, un picchiatore, uno stupido individualista.
Credevo che fosse diverso.
Ma non era così.
Lui è esattamente come tutti gli altri.
Come tutti gli uomini che mi hanno delusa e che ancora mi deluderanno.
Mio padre, Sabor…
E ora tu.
E chissà chi altri verrà dopo di te.
Un altro che fingerà, e che si impossesserà, solo per pochi piccoli istanti, del mio cuore.
E che mi renderà schiava del suo cuore e del suo corpo.
E che poi stringerà quel cuore con tutte le sue forze e lo farà in mille pezzi, riducendolo a una poltiglia grigiastra senza vita.
E mentre lo penso, guardo fuori dal buco nell’albero, e lo vedo.
L’iceberg che svetta sul mare, imponente e incredibilmente bello.
Oh…
Tu…
Tu, Sbudella, non mi hai tradita, no.
Non mi hai mai fatto del male tu.
Mi hai sempre detto che ero la migliore della ciurma, che ero il tuo secondo, la tua piccola Shira.
E non mi hai mai chiamato micia, mi hai rispettato, tu…
Oh, Sbudella…
Arrivo.

Non è molto elaborato, ma ci ho provato. Dovevo scrivere qualcosa, no?
Quando sarò più ispirata continuerò ho già in mente, più o meno, come continuare la storia.
NON SPOILERO NIENTE!!!
Vi do solo questa curiosità: tra SHira e Enya c'è un collegamento ben più stretto che il semplice fatto che sono le "ragazze" di Diego.
E Sabor non è stato solo il "papà" di Shira, ma qualcosa di molto più oscuro...

  
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