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Autore: VeraNora    26/02/2013    6 recensioni
Sono un'appassionata di The Vampire Diaries, una devota fan di Damon ed ultimamente una sostenitrice del Delena. A me piace leggere più che scrivere però non mi nego il diletto. In questa storia voglio mostrare quello che penso sia avvenuto off screen, tutti quei momenti che non ci sono mai stati mostrati ma che abbiamo immaginato tutti, in un modo o nell'altro. Questo è quello che ho immaginato io, questo è quello che ho 'visto' nella mia testa.
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Elena? Sono April… Young. Cercavo Jeremy e sul cellulare parte subito la segreteria»
La voce dall’altra parte del telefono attese, mentre quelle parole entrarono in testa ad Elena spazzando via quella nebbia che le stava offuscando la mente da molte ore
«Jeremy non può venire al telefono adesso, non è…»
Iniziò a rispondere lei, ma si bloccò. Si rese conto di non sapere cosa dire, avrebbe dovuto inventare una scusa… una scusa perché Jeremy non poteva rispondere al telefono… era morto
«Mi spiace. È morto»
Sputò fuori quella verità, incapace di trattenerla ancora dentro, aveva bisogno di liberarsi di quella parola: morto, quasi come se a dirla l’avrebbe allontanata da sé. Ma la parola tornò indietro, o forse non era mai uscita. Elena posò il ricevitore e deglutì. Quella verità solo detta non le bastava. Si girò passando accanto a Stefan e Damon e salì in camera del fratello, la porta era aperta. La decisione con cui salì le scale, l’abbandonò  nell’istante in cui l’immagine di una coperta celeste che ricopriva un corpo le si parò davanti. Sentì i piedi farsi pesanti ed un enorme vuoto iniziò a spandersi nel suo stomaco. Avanzò lentamente cercando di ritardare sé stessa, ma non ci sarebbe stato tempo a sufficienza a prepararla. Osservò la sagoma sotto la coperta  con quel colore così infantile, e cercò di non pensare al contrasto con la stazza di un uomo adulto che ne muoveva le pieghe
Jeremy è un ragazzino, un bambino…
Pensò una parte di lei in qualche posto lontano. Elena allungò la mano tremante per scoprire il viso che si celava sotto quell’ultimo strato di fanciullezza. Un terrore sempre più forte iniziò a fondersi con la sua carne e le sue ossa, e quando la sua mano aderì alla testa le venne istintivo far partire una carezza, ma durò solo un attimo, un ultimo tentativo di non accettare la realtà, poi le sue dita si chiusero su un lembo di stoffa sollevandola. I primi ciuffi ribelli di quei capelli che per un periodo, in una vita che lei non ricordava neanche più di aver vissuto, furono lunghi e spettinati, spuntarono causando nella ragazza un’esplosione di dolore, ma ancora sopportabile, ancora non era la verità.
Continuò a tirare la coperta scoprendo il viso di un bambino, bianco, gelido, sereno.
Migliaia di invisibili spilli si conficcarono in ogni centimetro del suo corpo, sentì qualcosa squarciarsi in lei, nella testa, nel petto, nello stomaco. Fu investita da una serie interminabile di pensieri, imbottigliati da qualche parte, nascosti fino a poco prima.
Lasciò la coperta ed indietreggiò cercando di allontanarsi da quella visione, da quella realtà
«Elena?»
La chiamò Damon, salito a controllarla. Lei si voltò di scatto e cercò nel volto del vampiro un ultima speranza, un ultima bugia, ma quegli occhi di ghiaccio, così espressivi, non le avrebbero mai potuto mentire
«È  morto… è morto! Damon… è morto… e lo è stato per tutto questo tempo… ed io… Oh mio dio!»
Si mise una mano sulla bocca quasi a volersi censurare, come se dicendo la verità ad alta voce, avrebbe reso tutto più reale. Si voltò a guardare ancora il corpo esanime
«Posso sentirne l’odore… »
Ogni suo senso tornò a funzionare all’istante, soprattutto l’olfatto.
L’odore del corpo in via di decomposizione di Jeremy le si appiccicò addosso come plastica squagliata
«Da quanto tempo puzza così?»
Chiese più a sé stessa che a Damon.
Da quanto tempo si stava sottraendo alla realtà? Da quanto tempo stava negando?
«Ehi, parla con me… Posso aiutarti»
Disse Damon cercando un appiglio, un pretesto per fare qualcosa…
Ma cosa? Avrebbe dovuto usare il sire bond, era quello il piano. Ma come? Come avrebbe potuto impedire alla sua Elena di soffrire?
«Come? Come puoi aiutarmi? Come? Lui è…»
Gli urlò. Improvvisamente sentì il bisogno di fare ordine, di avere un piano. Spinse indietro il dolore, tutti quei pensieri, cercò una scappatoia dalla verità. Si allontanò mentalmente da tutto
«Ok… ok, dobbiamo… noi dobbiamo occuparci del suo corpo. Portalo di sotto»
«Non dovremmo…»
Provò a dire Damon ma lei lo interruppe, non poteva permettersi di perdere tempo e farsi raggiungere di nuovo da quella situazione
«Portalo solo di sotto, per favore»
Disse risoluta uscendo da quella stanza, scappando da quell’odore, voltando le spalle a quell’incubo. Damon si scansò lasciandola passare e rimase solo con Jeremy.
Restò immobile sulla soglia un secondo prima di avanzare, pensò alla prima volta che era entrato in quella camera.
 
Jeremy era accovacciato nel letto, stringeva un cuscino e piangeva stremato dal dolore. Aveva visto Vicky, la ragazza che amava, morirle davanti dopo aver tentato di uccidere lui ed Elena. La colpa era di Damon, era stato lui a trasformare la ragazza in vampiro, convinto, stupidamente, di poterle regalare una felicità che lui per primo non aveva trovato nella sua condizione. La trasformò pensando di destinarla ad una vita migliore dimenticando di aver maledetto la sua, ogni giorno, per 150 anni.
«Ascoltami attentamente Jer, Vicky è andata via, avete discusso e tu hai capito che il meglio per te è vivere lontano da lei, non soffrirai più. Tu hai la tua vita a cui pensare, la scuola, gli amici, l’arte. Il tuo unico desiderio da domani sarà cercare di vivere al meglio. Conoscerai nuove persone, ti innamorerai di una ragazza per bene e farai di tutto per ottenere ottimi voti a scuola. Ti meriti una vita migliore e farai di tutto per ottenerla»
Gli disse soggiogandolo.
 
Tutta fatica sprecata, il dolore di Jeremy non sparì, ma restò raggomitolato in fondo alla sua anima senza nemmeno una spiegazione
«Senti, so che pensi di averlo cancellato… ma è ancora lì, anche se non riesco a ricordare perché, sento un vuoto dentro. Mi sento solo, e cancellarmi i ricordi non farà sparire questa sensazione. Non cancellerà quello che c’è davvero di sbagliato»
Gli aveva detto Jeremy più avanti, quando aveva scoperto tutta la verità, Damon si scusò, ammise di aver sbagliato, concesse a quel ragazzino l’unica cosa che aveva da offrirgli: il suo pentimento.
Fu quello il momento in cui il vampiro iniziò a desiderare di essere una persona migliore, ma non lo ammise mai, né a sé stesso, né agli altri.
Ci fu un altro tentativo, più avanti, di allontanarlo da quella vita folle, ma la calamita che era Mystic Falls, lo aveva riportato indietro, a lottare con un male più grande di lui, più grande di tutti.
Damon osservò il cadavere di quel ragazzo che, nell’ultima settimana, aveva dovuto affrontare delle prove non adatte alla sua età, quel ragazzo che, seppur a denti stretti, era riuscito a guadagnarsi delle scuse da parte del vampiro, era riuscito ad ottenerne il rispetto e, anche se mai detto ad alta voce, l’affetto.
Damon gli aveva fatto da balìa, da confidente e da maestro, si erano costruiti un rapporto tutto loro, Jeremy  aveva anche cominciato a condividerne l’umorismo, pungente, irriverente… ed ora era tutto perso.
Il vampiro arrivò al letto e si chinò a prenderlo, prima però fece una cosa approfittando dell’assoluta solitudine: gli accarezzò la testa.
Un gesto che, insieme all’abbraccio dato a Bonnie poche ore prima, disintegrava l’ultimo strato di quella barriera anti-dolore che il vampiro aveva imparato ad usare per difendersi
«Mi dispiace ragazzone… non sono stato in grado di proteggerti… di proteggervi…»
Disse pianissimo, si chinò e lo sollevò. Non fece assolutamente nessuna fatica a livello fisico, ma mai nella sua esistenza da essere soprannaturale, sentì così tanto il peso di un cadavere.
Provò a sorridere immaginandosi visto dall’esterno: un uomo con in braccio un bambino troppo cresciuto, ma sentì solo un urgente bisogno di piangere. Non lo fece, si trattenne, ma non riuscì ad impedirsi di immaginare la morte di Stefan. Il fratello con cui aveva passato più tempo a farsi la guerra che a cercare la pace, il fratello che era sempre stato un rivale sotto ogni punto di vista: famiglia, amici, amore.
Nonostante tutto, però,  era l’unica famiglia che aveva, l’unico vero legame con la sua vita da umano. La sola idea di poterlo perdere lo fece tremare di terrore e di colpo capì…
Scese al piano di sotto mentre Elena correva veloce verso il suo punto di non ritorno
«Ok, immagino che dovremo farlo alla vecchia maniera»
Disse a Stefan e Caroline
«Fare cosa?»
Chiese preoccupata l’amica a Stefan
«Metti il corpo sul divano»
Ordinò Elena a Damon, e si diresse a cercare qualcosa con cui bruciare quel dolore. 
   
 
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