Fumetti/Cartoni americani > X-men
Segui la storia  |       
Autore: elsie    13/09/2007    2 recensioni
"Potevano salvarsi entrambi, oppure perdersi entrambi. L'unica cosa che rimaneva da fare ora, l'unica cosa che rimaneva da fare era entrare nel fuoco..." Pyro incontra una ragazza al Xavier Institute e insieme dovranno prendere la decisione più importante della loro vita. Basato su X-Men 2. PyroOC
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ItF12

Disclaimer: Pyro e gli X-men non appartengono a me ma a Stan Lee e a Jack Kirby, alla Marvel Comics e alla Twentieth Century Fox, che ha acquistato i diritti per il film. Possiedo invece, dato che l’ho creata io, il personaggio di Meredith St.Clair.


Salve a tutti! Ecco a voi il capitolo 12.

..................................................................................................................

“Sei sicuro che la tua famiglia non creerà problemi, Bobby?” disse Logan.

Stavano percorrendo un viale costeggiato da villette bianche in stile coloniale, tutte identiche le une alle altre, con il praticello ben curato davanti alla casa e il portico di legno. La classica periferia americana, pensò Meredith mentre si guardava attorno.

“Sicuro.” rispose Bobby che, tenendo per mano Marie, li stava guidando lungo il viale. “Gli ho telefonato dalla stazione, mia madre stava impazzendo dalla gioia. Ci stanno aspettando.”

Non sapendo cosa fare né dove andare, Bobby aveva proposto di rifugiarsi a casa dei suoi a Boston e decidere la prossima mossa una volta arrivati là. Dopo un attimo di esitazione, Logan aveva approvato il piano: avevano bisogno di un posto sicuro dove nascondersi finché non avessero saputo cosa fare, e Boston era sufficientemente lontano dall’Istituto.

“Quanto manca ancora?” chiese John, esausto. Camminavano da almeno un ora.

“E’ quella lì in fondo.” rispose Bobby, indicando una casa con grandi finestre ad arco e il porticato grigio pieno di piante in vaso.

“C’è solo una cosa.” aggiunse mentre imboccavano il vialetto d’ingresso. “Non gliel’ho detto.”

“Detto cosa?” domandò Marie.

Bobby si voltò e guardò Logan. “Che sono un mutante.”

“COSA?” gli chiese Logan, a metà tra lo scioccato e il furioso.

“Bobby, ma sei impazzito?” disse John. “Non hai visto quello che è successo a scuola? Che pensi che volesse quella gente?”

Marie sembrava altrettanto stupefatta. Meredith guardò Bobby e pensò che se non fosse stata così stanca l’avrebbe preso a sberle.

“Che dici, loro non sono così!” replicò Bobby. “Vedrete, quando spiegheremo cosa è successo loro capiranno subito e...”

“Andiamocene.” ordinò secco Logan.

Non fecero in tempo a voltarsi che la porta d’ingresso si aprì e apparve una donna.

“Bill! Tom!” chiamò rivolta a qualcuno che si trovava dentro la casa. “Sono arrivati!”

Poi uscì e andò incontro alle cinque persone che stavano in piedi, stravolte e spaventate, sul suo prato. Meredith e gli altri si scambiarono uno sguardo veloce: ormai era troppo tardi per tornare indietro.

“Bobby, tesoro!” disse abbracciando il figlio. “Come sono felice di vederti!”

“Mamma.” rispose lui, divincolandosi dalla stretta. “Questi sono i miei amici, e il professor Howlett, da...” si interruppe in cerca di una definizione. “...scuola.”

La signora Drake strinse la mano a Logan, che rispose con un orribile sorriso tirato, e poi guardò i compagni di suo figlio.

“Benvenuti, ragazzi.” disse con calore. Meredith pensò che assomigliava davvero moltissimo a Bobby. Entrambi avevano gli occhi chiari e i capelli castani, e un viso spigoloso addolcito da un’espressione mite.

“Vi prego, non rimanete sul prato.” continuò la mamma di Bobby con un sorriso, indicando la porta d’ingresso. “Andiamo in casa.”

Mormorando qualche parola di ringraziamento, Meredith, John e Marie, seguiti da Logan, salirono le scalinata del portico ed attraversarono la porta che la signora Drake, sempre tenendo per mano suo figlio, teneva spalancata per loro.

Si ritrovarono in un ingresso piccolo ma elegante, con le pareti rivestite di legno scuro tirate a lucido e numerosi quadri raffiguranti scene di caccia appesi ai muri. Un uomo dall’aspetto atletico nonostante qualche chilo di troppo e i capelli striati di grigio venne loro incontro da una delle stanze in fondo al corridoio, e strinse con calore la mano a Logan.

“William Drake.” si presentò. “Non credo ci siamo mai incontrati.”

“No, infatti.” rispose Logan, che sembrava aver riguadagnato il controllo di se stesso. “Sono James Howlett, uno dei professori di Bobby. Ci dispiace disturbare.”

“Oh, ma non è affatto un disturbo!” rispose la signora Drake. “Tom!” gridò rivolta alle scale. “Vieni a salutare tuo fratello!”

“Siamo molto, molto felici che siate passati a trovarci.” continuò il padre di Bobby. “Anche se non abbiamo capito molto bene come mai vi troviate a Boston.”

“Gita scolastica.” rispose secco Logan. Meredith pensò che fosse una scusa pessima, ma fortunatamente un ragazzino biondo sui quattordici anni scese le scale e si fermò a guardarli dal penultimo gradino, appoggiandosi alla ringhiera.

“Ehi tu!” gli disse Bobby andandogli incontro e scompigliandogli i capelli. Il ragazzo sorrise e diede un cinque al fratello. “Ciao Bobby.” disse.

“Ragazzi,” iniziò Bobby mettendo un braccio attorno alle spalle del fratello minore. “Questo è Tom, il mio fratellino, e questi ovviamente sono i miei genitori.”

Meredith, John e Marie risposero con un cenno di saluto. Il signore e la signora Drake sorrisero e si fecero avanti per stringere loro la mano.

“Lui è il mio amico John...” Bobby proseguì nelle presentazioni.

Il padre di Bobby annuì. “Bobby ci ha parlato di te.” disse con un sorriso mentre stringeva la mano di John.

“..lei è Meredith...”

“Piacere.” disse lei stringendo le mani che i genitori di Bobby le porgevano.

“...e lei è Marie.” Meredith notò che anche in quell’occasione disperata Marie non aveva scordato di indossare i guanti.

Il sorriso sul volto della signora Drake si allargò. “Oh, allora sei tu la famosa Marie!” escalmò. “Che piacere conoscerti, sei veramente...”

“Madeline.” la richiamò il marito.

“Mamma!” esclamò Bobby, imbarazzato. Sia lui che Marie erano arrossiti.

“Beh, volevo solo dire che sono felice di vedere questa Marie di cui parli sempre...”

“Mamma!”

“E’un piacere conoscervi.” disse il padre di Bobby, evidentemente tentando di sviare il discorso. “Gli amici di Bobby sono sempre i benvenuti.”

Meredith ebbe la spiacevole sensazione di essere osservata insistentemente, e si voltò in direzione delle scale, dove Tom era rimasto per tutto il tempo. Beh, non era esattamente il fatto che la guardasse a metterla a disagio, quanto piuttosto come la guardava e quale parte del suo corpo stesse fissando. Si rese conto di indossare solo una leggera maglietta di cotone e incrociò le braccia sul petto, imbarazzata. John si accorse del suo disagio e si voltò brevemente verso Tom, poi le mise un braccio attorno alle spalle con fare possessivo, come se volesse marcare il territorio.

“Avete fame?” chiese la signora Drake. “Volete mangiare qualcosa?”

“Se non vi dispiace, io avrei bisogno di usare il bagno.” disse timidamente Marie.

“Ma certo!” le sorrise la signora Drake. “Bobby, tesoro, perché non accompagni le ragazze di sopra, così possono rinfrescarsi un po’?”

Lui annuì e fece loro cenno di seguirlo su per le scale.

Meredith si voltò verso John. “A dopo.” gli sussurrò. Aveva voglia di baciarlo, ma non se la sentì di fronte a tutte quelle persone.

Mentre passava accanto a Tom, Meredith vide chiaramente che la seguiva con gli occhi, senza nessun pudore e senza tentare di nascondere quello che stava facendo. Poté sentire il suo sguardo fisso sul sedere mentre saliva le scale. E’ solo un ragazzino con gli ormoni in subbuglio, disse tra sé e sé. A quell’età spoglierebbero con gli occhi qualunque cosa non sia la Barbie della sorella. Ma c’era qualcosa di perverso nel modo in cui Tom Drake la fissava. Non come un quattordicenne, ma come un vecchio porco lascivo.

“Ecco.” disse Bobby tenendo aperta per lei e Marie la porta di una camera da letto piccola e pulita, ma dall’aspetto asettico e impersonale. “Questa è la stanza degli ospiti. Ha un bagno privato.” disse indicando una porta sulla parete di fronte al letto. “Sono sicuro che mia madre stia preparando il pranzo, ma fate con comodo, ok? Quando siete pronte, scendete.” concluse uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di sé.

Marie e Meredith si guardarono, lievemente in imbarazzo. Non avevano ancora avuto occasione di parlare degli eventi della notte precedente, e nessuna delle due sapeva se l’altra aveva voglia di discuterne.

“Vuoi andare prima tu?” chiese Meredith indicando la porta del bagno. Non era la cosa migliore da dire, ma decise di mantenersi sul concreto piuttosto che lanciarsi in discussioni impegnative.

Marie si sedette sul letto. “No, vai prima tu.” disse. “Non devo davvero usare il bagno. Volevo solo uscire da quella situazione imbarazzante.”

Le due ragazze scoppiarono a ridere. A pensarci bene, non era così divertente, ma era il primo pensiero vagamente allegro che avevano avuto nelle ultime dieci ore, e vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“I genitori di Bobby mi sembrano delle brave persone.” disse Meredith quando smise di ridere. “Mi domando perché non ha ancora detto loro di essere un mutante.”

Marie alzò le spalle. “Non lo so. Voglio dire, non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma io davo per scontato che loro lo sapessero.”

Sentirono dei rumori provenire dal pianoterra, come se qualcuno stesse trascinando delle sedie sul pavimento.

“Credo che sia meglio che io vada a farmi la doccia.” disse Meredith. “O faremo tardi per pranzo.”

Entrò nel piccolo bagno e chiuse la porta alle sue spalle. Le pareti e il pavimento erano piastrellate con mattonelle bianche a fiori, e sul mobile di legno accanto al lavello erano deposti due grandi asciugamani puliti.

Meredith si spogliò e gettò a terra i vestiti che indossava, ma poi si rese conto con disgusto che avrebbe dovuto rimetterseli dopo la doccia. Doveva comprarsene di puliti, ma non aveva un soldo, e non le andava di rubare.
Avevano comprato i biglietti per Boston con i soldi che Meredith aveva sfilato, grazie alla telecinesi, dalla borsa di una signora. Era una questione di vita o di morte, di questo si rendeva perfettamente conto, ma il furto le aveva lasciato una spiacevole sensazione per tutto il viaggio. Rimpianse che Bobby non avesse una sorella che avrebbe potuto prestarle i vestiti.

L’acqua calda sulla pelle le sembrò una benedizione. Rimase a lungo con il viso sollevato verso il getto della doccia, lasciando che l’acqua le scorresse addosso, portando via con sé la stanchezza e la sporcizia.
Ripensò alla notte precedente, alle urla, a quegli uomini che li braccavano come se fossero selvaggina... Rivide Jubilee, sentiva i suoi passi riecheggiare dietro di lei mentre correvano nel corridoio, un attimo prima che sparisse inghiottita dal buio... Rivide il soldato con il fucile spianato, e il suo viso ridotto ad una maschera di sangue mentre giaceva a terra come una bambola rotta...

Prese lo shampoo e si sfregò la testa fino a farsi male, come se volesse grattare via dal suo cervello quelle immagini orribili. Poi si lavò con cura (bagnoschiuma alla lavanda, il suo preferito) e uscì dalla doccia, avvolgendosi in uno degli asciugamani accanto al lavello.

Si tamponò i capelli e si guardò attorno alla ricerca di un phon, ma non lo trovò. Non era poi un gran problema: in casa il riscaldamento era piuttosto alto, e avrebbe potuto aspettare dopo pranzo.
Con una smorfia di disgusto, raccolse i vestiti da terra e se li rimise, poi, dopo essersi strizzata i capelli un’ultima volta, uscì dal bagno.

Trovò Marie che piangeva sommessamente seduta sul letto, il viso tra le mani inguantate di bianco. Meredith si sedette al suo fianco, tenendosi però ad una certa distanza. Le lacrime la mettevano sempre un po’ a disagio.

“Marie...” chiamò piano. “Marie...”

Lei sollevò lo sguardo. “Ho baciato Bobby.” mormorò.

Meredith si ricordò quello che Marie le aveva detto in sala comune qualche mese prima, ed ebbe un brutto presentimento.

“E lui...” non ebbe il coraggio di finire la frase.

Marie scosse la testa con forza. “No, ma si è sentito male, stava per svenire...”

“Ma ora sta bene?”

Marie annuì.

“Lo vedi?” disse dolcemente Meredith accarezzandole la schiena. “Non è successo niente di grave.”

Di nuovo Marie scosse la testa. “Mi lascerà... Lo so che mi lascerà...” disse fra le lacrime.

“Non dire così, non lo farà. Bobby ti vuole bene.” la consolò Meredith.

Marie si asciugò gli occhi con il dorso della mano e poi sorrise. “Che scema che sono... Con tutti i problemi che abbiamo...” disse alzandosi.

Meredith la guardò. “Marie...”

Lei evitò di incrociare il suo sguardo. “Sto bene, sto bene. Un momento di debolezza....” Rise, una risata tesa e finta. “Ascolta, perché tu non... perché tu non scendi, intanto? Io mi faccio la doccia e ti raggiungo.”

“Sei sicura?” domandò Meredith.

Lei annuì con forzata allegria. “Sì, certo. A dopo.”

Meredith uscì in corridoio e scese le scale. Non sembrava esserci nessuno in giro. Arrivata nell’ingresso, si guardò attorno un po’ spaesata e attraverso una porta aperta vide John, di spalle all’entrata e assorto a contemplare qualcosa sulla mensola del camino. Entrò nella stanza e gli si avvicinò, ma lui era talmente preso dai suoi pensieri che non se ne accorse.

Quando fu proprio dietro di lui, lo prese per mano. “Ehi.” gli bisbigliò.

Lui si voltò. “Ehi.” Per un attimo, prima che lui le sorridesse, Meredith scorse un’espressione triste e risentita aleggiare sul viso del suo ragazzo.

Meredith vide che l’oggetto che aveva assorbito tanto l’attenzione di John erano una serie di cornici contenenti foto della famiglia Drake, tutte disposte in fila sul camino. Un Bobby di non più di quattro o cinque anni le sorrideva vestito da Uomo Ragno, e in un'altra cornice l’intera famiglia Drake era in posa sotto l’albero di Natale.

“Tutto bene?” chiese a John.

“Sì, tutto bene.” rispose lui.

Si tenevano vicini, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Meredith sentì la tranquillità che solitamente la coglieva quando stava con John lavare via parte dell’angoscia delle ultime ore. “Dove sono tutti?” chiese.

“Di là.” rispose John. “La mamma di Bobby ci sta preparando il pranzo.”

Meredith sorrise. “Andiamo?” propose. “Sto morendo di fame.”

“Anch’io.” replicò John restituendole il sorriso.

Nessuno dei due si mosse, non prima di essersi scambiati un bacio. Meredith sentì il respiro caldo di lui contro le labbra e le sue braccia che le cingevano la vita, e il suo sapore, e il calore della sua pelle sotto la maglietta, mentre faceva correre le mani lungo la sua schiena. Quando si staccarono, Meredith appoggiò la fronte contro quella di John e chiuse gli occhi, mentre le loro labbra si increspavano per scambiarsi un altro piccolo, leggero bacio.

Poi, sempre tenendosi per mano, si incamminarono verso la sala da pranzo.

Proprio mentre erano sulla porta, Tom Drake scese le scale e, senza dire una parola, si infilò nella stanza che si trovava dall’altro lato dell’ingresso. Mentre passava davanti a loro girò la testa e guardò Meredith, totalmente indifferente alla presenza di John.

Meredith sentì la stretta di lui farsi più forte. “Calmati.” gli disse.

“Se non fosse il fratello di Bobby gli avrei già spaccato la faccia.” ringhiò John.

“Lascia stare. Non ha importanza.”

“Quando salivi le scale ti ha...”

“E’solo uno stupido ragazzino eccitato. Non ne vale la pena.”

Entrarono nella stanza e si trovarono di fronte un lunga tavolo di legno, già imbandito e pronto per il pranzo. A quanto pare Meredith e John erano gli ultimi ad arrivare.

“Scusate il ritardo.” disse Meredith. “Non sapevamo che foste già tutti qui.”

“Non importa.” le sorrise il signor Drake. “Sedetevi pure, ragazzi.”

Meredith e John presero posto nelle ultime due sedie rimaste libere, uno di fronte all’altra.

La signora Drake servì da mangiare, e per un po’ i cinque fuggiaschi furono troppo impegnati a rifocillarsi per fare conversazione. Non toccavano cibo dalla sera precedente e ora che il pericolo immediato era passato le ore di digiuno si facevano sentire.

“Allora,” disse dopo qualche minuto il padre di Bobby. “non ci avete ancora detto che siete venuti a fare a Boston.”

Logan, Bobby, Marie, Meredith e John smisero di mangiare e si guardarono l’un l’altro, preoccupati.

“Siete qui per visitare il MIT, o per vedere i luoghi della Rivoluzione?” continuò con un sorriso bonario il padre di Bobby. Si rivolse a Logan. “Lei insegna scienze o storia?”

“Educazione fisica.” rispose Logan, e il signor Drake sembrò perplesso.

“A dire la verità, papà,” disse Bobby. “siamo qui perché abbiamo avuto dei problemi a scuola.”

“Bobby...” lo richiamò Logan. Lui lo ignorò.

“Problemi? Che genere di problemi?” chiese la signora Drake con un tono preoccupato.

“Ieri notte c’è stato un attacco.” rispose Bobby. “L’esercito, o così sembra. Hanno portato via molti di noi.”

La madre di Bobby si coprì la bocca con le mani. “Cosa?” domandò il signor Drake, sbalordito. “Perché mai l’esercito dovrebbe fare incursione in un collegio?”

“L’Istituto Xavier per Giovani Dotati non è un semplice collegio.” rispose Bobby pacato.

Ormai era fatta. Meredith pregò la che la famiglia di Bobby fosse così comprensiva come sembrava.

“Non capisco.” disse la signora Drake. “Bobby, ma che...”

“Mamma, io sono un mutante.” disse. Indicò i suoi compagni. “Tutti noi lo siamo. L’Istituto accoglie i ragazzi con abilità speciali e insegna loro ad utilizzare i loro poteri.”

Ci fu un silenzio di tomba che durò qualche secondo, finché non fu interrotto da una risatina.

“Vuoi dire che sei un fottuto fenomeno da baraccone?” chiese Tom Drake rivolto a suo fratello. Bobby impallidì.

“Tom!” ruggì il signor Drake.

“Ma…”

“Zitto!”

Seguì altro silenzio.

“Hai...” iniziò la signora Drake con la voce che le tremava. “hai provato a non essere un mutante, Bobby?”

“Come?” chiese lui, sbalordito.

“Voglio solo dire che magari ti sei convinto di esserlo, e...”

Bobby la guardò come se si trovasse di fronte un’estranea. “Ti vengo a dire che l’esercito ha cercato di ucciderci, e tutto quello che sai chiedermi e se ho provato a non essere un mutante?”

“No, non è questo!” si affrettò a spiegare la signora Drake. “Pensavo solo che forse...”

“Perché l’esercito vi ha attaccato?” la interruppe il signor Drake rivolgendosi a Logan.

“Onestamente non glielo so dire.” rispose lui.

“E gli altri professori? E gli altri ragazzi?”

“Non so nemmeno questo. O sono in fuga, come noi, oppure sono stati catturati.”

“Magari potremmo farci dei soldi con te, Bobby.” intervenne Tom.

“Ti avevo avvisato!” gli urlò il padre. “Va’ in camera tua, subito!”

Tom si alzò, sbattè la sedia contro il tavolo e si avviò a grandi passi fuori dalla stanza. Meredith lo sentì salire le scale.

“Ci deve pur essere una ragione per cui l’esercito vi ha attaccati.” disse con calma il signor Drake.

I cinque fuggiaschi si voltarono a guardarlo.

“Papà...” mormorò Bobby, incredulo.

“Sta dicendo che ce la siamo voluta noi?” gli chiese Logan, il suo tono basso e diffidente.

“No. Sto solo dicendo che di solito l’esercito non attacca le scuole.” rispose il padre di Bobby. “Qualche motivo ci dovrà pur essere.”

“Non riesco a credere che vi stiate comportando così.” disse Bobby, guardando prima sua padre e poi sua madre. “Ho portato i miei amici qui perché ero convinto che saremmo stati al sicuro.”

“Infatti!” saltò su la signora Drake. “Solo che è stato un tale shock...”

Bobby si alzò in piedi, indignato. “Ve ne libereremo presto, state tranquilli. Dateci solo mezz’ora per organizzarci e ce ne andiamo.”

“Sai bene che non è necessario, Bobby!” gli rispose suo padre.

“Io credo di sì, invece.” rispose lui mentre se ne andava dalla stanza. Dopo un attimo di esitazione, Marie gli corse dietro.

I genitori di Bobby rimasero seduti ai loro posti, il volto cinereo e gli occhi bassi. La signora Drake stritolava nervosamente un fazzolettino di carta tra le mani, e sembrava sul punto di scoppiare e piangere.

Logan, Meredith e John si guardarono l’un l’altro, profondamente imbarazzati. Poi Logan si alzò in piedi.

“Dobbiamo organizzarci per partire.” disse rivolto al signor Drake. Anche se si sforzava di mantenere il tono calmo e neutrale, Meredith potè sentire una nota di disprezzo e di risentimento nella sua voce.

“Potete restare, professore.” rispose lui.

Logan scosse la testa. “No, dobbiamo continuare a muoverci se non vogliamo che ci rintracciano. Meredith, John.” chiamò. I due ragazzi scattarono in piedi. “Andiamo a parlare con Marie e Bobby.”

Fu un vero sollievo potersi allontanare dalla sala da pranzo. Mentre uscivano, Meredith sentì la signora Drake che iniziava a singhiozzare.

Entrarono in soggiorno, la stanza dove Meredith aveva trovato John quando era scesa dalle scale. Bobby era appoggiato al camino, lo sguardo basso a fissare il pavimento. Marie era accanto a lui, le braccia incrociate sul petto e uno sguardo preoccupato negli occhi. Quando sentì i suoi compagni che si avvicinavano, Bobby alzò il volto e li guardò, con un’espressione insieme infuriata e mortificata.

“Mi dispiace.” iniziò. Aveva gli occhi pieni di lacrime. “Pensavo che avrebbero capito.... Che fossero diversi...”

“Bobby...” disse Marie, anche lei sull’orlo del pianto. Fece per allungare una mano e accarezzargli il viso, ma poi si ritrasse.

Lui le prese la mano e la baciò, poi attirò a sé Marie e la strinse, appoggiando il viso contro i suoi capelli. Lei si mise a piangere. “Mi dispiace avervi portati qui. E’ stato inutile.” mormorò Bobby guardando i suoi compagni.

“Non pensarci, Bobby.” lo rassicurò Meredith. “Non è colpa tua.”

“Sì. Ormai quel che è fatto e fatto.” disse amaramente Logan.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Marie smise di piangere e alzò la testa dalla spalla di Bobby.

“Che si fa adesso?” chiese con la voce ancora tremante.

“Ce ne andiamo.” rispose semplicemente Logan.

“Per dove?” gli chiese John, evidentemente poco convinto della validità del piano.

“Intanto cominciamo ad uscire, poi ci pensiamo.”

John sembrava voler obiettare, ma dal tono con cui Logan aveva pronunciato quella frase era chiaro che non avrebbe accettato discussioni.

“Ehm, Bobby...” iniziò Meredith. “Mi rendo conto che è il momento sbagliato, ma avrei bisogno di un phon...”

Bobby la guardò per un attimo spaesato, come se non riuscisse proprio ad afferrare le sue parole.

“Ah sì, certo.” disse dopo qualche istante. “Vai di sopra, c’è un bagno alla fine del corridoio. Il phon è nell’armadietto sotto il lavandino.”

Meredith si voltò. “Farò in fretta.” disse rivolta a John e a Logan.

Uscì nell’ingresso e si arrampicò su per le scale. Fu contenta di non incrociare nessuno: sarebbe stato molto, molto imbarazzante ora trovarsi di fronte uno dei familiari di Bobby.

Trovò il bagno in fondo al corridoio e si inginocchiò di fronte al lavandino, cercando il phon. Appena lo ebbe trovato, inserì la spina nella presa e cominciò ad asciugarsi i capelli senza nemmeno chiudere la porta. I suoi capelli erano solo umidi ormai: sarebbe stata una questione di qualche minuto asciugarli, e lei desiderava andarsene più in fretta che poteva da quella casa.

Povero Bobby, pensò Meredith, e per un breve istante le tornarono in mente tutte le famiglie che l’avevano abbandonata, tutti quelli che erano fuggiti da lei perchè era una mutante. Chi dà loro il diritto di guardarci dall’alto in basso? Chi dà loro il diritto di credersi meglio di noi? si chiese con rabbia.

Si guardò in giro in cerca di una spazzola, e, sentendosi un po’ in colpa, frugò in uno dei cassetti. Quando rialzò la testa, vide che Tom Drake era sulla porta e stava guardando la sua immagine riflessa nello specchio.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma lo sguardo lui che aveva negli occhi la bloccò. Si rese conto che le faceva paura.

“Allora, sei anche tu un fenomeno come Bobby?” le chiese Tom, mentre un orribile sorriso gli piegava gli angoli della bocca.

Lei distolse lo sguardo e cominciò a passarsi la spazzola tra i capelli.

“Non te l’hanno mai detto che non si spia una ragazza mentre è in bagno?” rispose lei, cercando di nascondere la rabbia nella sua voce.

L’espressione di Tom si indurì immediatamente. “Questa è casa mia.” le ringhiò contro.

Meredith decise di ignorarlo e rimise la spazzola nel suo cassetto. Prima che potesse rendersene conto, lui le fu addosso, stringendole un seno con la mano sinistra e premendole le labbra contro il collo.

“Ti va di scopare?” le mormorò contro la pelle, bagnandola con la sua saliva.

Disgustata, Meredith si divincolò e cercò di mollargli un ceffone, ma dato la posizione in cui si trovava riuscì solo a spingergli via la testa, colpendolo con la mano aperta proprio sugli occhi.

Improvvisamente, una serie di immagini estremamente vivide fecero irruzione nel suo cervello, e una scena si formò davanti ai suoi occhi, chiara e nitida come se stesse avvenendo in quel preciso momento.

Vide una camera da letto che si affacciava su un prato, al primo piano di una casa. La scrivania era in disordine, così come il pavimento, e il letto era sfatto. Alle pareti erano appese immagini di campioni dell’NFL e anche qualche foto ritagliata da delle riviste, raffiguranti per lo più ragazze in bikini e surfisti abbronzati intenti a scivolare sulle onde.

Tom Drake era seduto sul letto e giocherellava distrattamente con uno yo-yo. Teneva incastrato tra la spalla e l’orecchio un telefono cellulare.

“911, qual è la sua emergenza?” disse una voce nel telefono.

“Mi chiamo Thomas Drake. Ci sono dei mutanti in casa mia.” Fece rimbalzare svogliatamente lo yo-yo. “Sembrano pericolosi.”

“Mantenga la calma. Quanti sono?”

“Cinque.”

“Manderemo una pattuglia il più presto possibile. Mi dia l’indirizzo.”

“131 Belmond Road. Mandate più di una pattuglia.”

Meredith tirò via la mano dagli occhi di Tom come se l’avesse bruciata, e lui indietreggiò di qualche passo, barcollando.

Meredith sentiva il proprio cuore batterle nel petto impazzito. Quelle immagini erano così vivide, reali... Era davvero successo quello che pensava fosse successo? Era davvero riuscita a leggere nel pensiero di Tom, quando gli aveva messo la mano sugli occhi?

“Che cosa mi hai fatto, puttana schifosa?”

L’urlo di Tom la riportò alla realtà. Stava arrivando la polizia... Dovevano andarsene subito...

Con una spintone, buttò a terra il ragazzino e corse nel corridoio e giù per le scale. Logan, Bobby, Marie e John, che la stavano aspettando davanti la porta d’ingresso, alzarono lo sguardo quando la sentirono arrivare di corsa.

“Dobbiamo andare.” disse loro Meredith, senza fiato. L’angoscia che l’aveva abbandonata nelle ultime ore tornò a investirla con tutta la sua forza. “Tom ha chiamato la polizia.”

Bobby la guardò incredulo. “Non...”

Meredith afferrò la mano di John. “E’ così, stanno arrivando!” La paura e la disperazione la facevano gridare senza che lei se ne rendesse conto. “Dobbiamo andarcene subito!”

Il viso di Logan era cinereo. “Fuori. Ora.” disse mentre apriva la porta.

Appena si lanciarono sul portico, cinque auto della polizia si fermarono sgommando davanti alla casa, a sirene spiegate. Le portiere si aprirono e almeno dieci poliziotti scesero a terra, puntando loro contro le pistole.

“Alzate le mani e sdraiatevi a terra!” urlò un poliziotto.

..............................................................................................................

Allora, piaciuto il cliffhanger finale? Sì, lo so che non è poi 'sta gran cosa per chi ha già visto il film... Ma datemi qualche soddisfazione...

Marie mi stà riuscendo un po' troppo piagnucolosa, poverina. Giuro, non era il mio intento, a me Rogue piace moltissimo! Ho solo la sensazione che se dovesse capitare a me, di non poter sfiorare nessuno per paura di fargli del male, credo che non farei altro che stare chiusa nella mia stanza a piangere anche gli occhi. Spero che tutti i fan di Rogue là fuori possano capire le mie buone intenzioni e mi possano scusare.

Saluto tutti quanti (un abbraccio speciale va a Star_Dust_Daga, Gertie e Lia, le mie affezionate lettrici), e vi aspetto presto con il capitolo 13!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > X-men / Vai alla pagina dell'autore: elsie