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Autore: Layla    01/03/2013    7 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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38)Vedo il futuro nei tuoi occhi.

 

Grandi cose portano a grandi conseguenze.
La prima a cui andiamo incontro è interrompere le “effusioni” di Kari e Scott sul divano di casa DeLonge. La faccia rossa e gli occhi fuori dalle orbite di Tom sono uno spettacolo degno di essere fotografato e il suo scatto da centometrista per separarli una cosa da segnarsi negli annali della storia.
Probabilmente se l’avesse visto il suo insegnante di educazione fisica sarebbe scoppiato a piangere dalla gioia.
In ogni caso ha sollevato di peso Scott e gli ha intimato che Kari non era scopabile fino ai diciott’anni, facendo arrossire sua sorella fino alla radice dei capelli.
“Tom, hai esagerato! Dai, non stavamo facendo niente di male!”
“La gente che non fa niente di male nel modo in cui lo fai tu di solito finisce per avere figli presto, Cristo!
Hai tredici anni, hai tutto il tempo del mondo per scopare dopo!”
Kari l’avrebbe probabilmente ucciso per questo, l’unica ragione per cui non l’ha fatto è perché ha sentito Mark ridere e si è accorta della sua presenza e di quella di Anne.
“Oh mio Dio! Anne, Mark! Che ci fate qui?”
Nessuno risponde e Kari sgrana gli occhi.
“On cazzo, oh cazzo!”
Boccheggia sconvolta.
“Li avete rapiti! Mamma vi ucciderà, ma siete dei fighi!”
“Consolante!”
“Perché dovrei uccidervi?”
Una voce femminile ci fa voltare verso la porta: questo salotto inizia ad essere troppo affollato.
“Oh, mio Dio! Mark, Anne, cosa ci fate qui?”
La signora DeLonge si guarda intorno e nota le nostre facce vagamente colpevoli e scuote la testa.
“Ditemi che non avete fatto quello che penso.”
“Dipende da cosa pensi, mamma. Se sono uomini nudi…”
“THOMAS MATTHEW DELONGE NON PRENDERMI PER IL CULO!”
Lui deglutisce.
“Beh, ecco li abbiamo presi in prestito. Mark e Anne.”
“PRESI IN PRESTITO?! PRESI IN PRESTITO?
QUESTO LO DICONO SOLO I LADRI NEI FILM DI TERZULTIMA CATEGORIA, VOI LI AVETE RAPITI, LA LORO MADRE MI UCCIDERà, VI UCCIDERà.”
“Ma, mamma!”
“Chiamate la signora Hoppus, ditele che loro due sono qui e domani riportateli a Frisco, facendo finire questa cazzata prima che qualcuno si faccia male!”
“NO!”
L’urlo di Mark interrompe la predica della madre di Tom che guarda stralunata l’Hoppus.
“Scusa?”
“Ho detto di no, signora DeLonge!”
Io a san Francisco non ci torno!”
“Benedetto ragazzo, a tua madre verrà un colpo!”
“Dobbiamo far tornare lei a Poway.”
Ora la signora lo guarda come se avesse davanti un pazzo in preda a un delirio mistico.
“E io cosa posso fare?”
“L’aiuti a trovare un lavoro!”
“Non sono l’ufficio collocamento, Mark.”
“Io a San Francisco non ci torno!”
La cosa inizia a farsi lunga, cosa faccio? Mia madre sarà tornata e sarà incazzata nera perché non mi avrà trovata.
Vado a casa e li abbandono così o rimango e scopro la fine di questa telenovela?
L’arrivo di mia sorella decide per me.
“Dio, sei qui! Mamma ha detto di venire a casa e io non sapevo dove fossi, stupida idiota!
Ti costava tanto dirmi che avevi intenzione di impiccare?
E poi cosa ci fai qui?”
“Per me!”
Mia sorella si volta verso Mark e la sua mascella rischia di staccarsi e finire a terra.
"Tu? Tu come mai sei..
OH CAZZO! CAZZO,CAZZO, CAZZO!”
Sulla faccia del mio ragazzo si dipinge un’espressione di puro fastidio.
“Ma perché diavolo reagite tutti come se Darth Vader fosse apparso nel vostro salotto?
Non mi riconoscete?
Ciao, mi chiamo Mark. Sono il bassista dei blink e fino a tre mesi fa vivevo qui ed ero vostro amico!”
Mia sorella arrossisce di botto e comincia a muovere le mani davanti a sé.
“Non è che non sono contenta di vederti, è che sono sorpresa. Molto sorpresa.
Però, sono felice!
Molto felice!”
“E schizofrenica.”
“E schizofrenica…. Dai, Hoppus, cazzo! Fatto abbracciare, stronzo permaloso!”
Mark scuote la testa e la abbraccia.
“Finalmente sei tornato, quei due stavano impazzendo senza di te.”
“Non sono tornato, mi hanno rapito.”
“Fa lo stesso.”
Mia sorella si stacca sorridendo.
“Sentite, gente. Immagino vi stiate divertendo, ma devo portavi via Ruby.”
“Tranquilla, non voglio certo che vostra madre torni a odiarmi.”
Lei annuisce, mi prende sottobraccio e mi trascina fuori. Arrivate alla macchina sentiamo la lite riprendere: Mark e Anne sono due ossi duri e deve esserlo anche la signora DeLonge per essere riuscita a crescere Tom senza dare di matto.
“è arrabbiata?”
Chiedo a mia sorella.
“No, non lo è.”
Avvia la macchina.
“La scuola ha già chiamato a casa, quindi sa che hai impiccato, ma sembra quasi sollevata.
Forse lo preferisce all’apatia schizzata di questi ultimi mesi.”
“Ok, scusa per tutte le volte che sono stata insopportabile.”
Lei annuisce, accennando un sorriso.
“Fa niente, io sarei stata peggio se mi avessero tolto Tom.”
Il sollievo che mi invade mi fa sentire meglio, almeno Erin non mi odia e non ha equivocato. Sono stufa di casini.
Il pensiero di Tom che mi bacia mi attraversa per un attimo la mente e spero che Erin sia troppo impegnata a guardare la strada per accorgersene.
Il nostro “bacio” è un segreto che mi porterò nella tomba o giù di lì, se glielo dicessi lei sarebbe capace di castrare il suo ragazzo.
Arrivate a casa mi accorgo che Erin ha ragione: mia madre non sembra arrabbiata, è più che altro preoccupata.
“Finalmente sei arrivata! Ha chiamato la scuola dicendo che non eri andata ed Erin non aveva nessuna idea di dove fossi.”
“Scusami, ma ero a San Francisco… Con Tom…”
L’occhiata di mia madre mi incita a proseguire se voglio la cena.
“A rapire Mark.”
“Ok.”
Io la guardo stralunata.
“Ok?”
“In lingua corrente significa “Va bene”.”
“Lo so cosa significa solo che mi aspettavo che avresti fatto crollare la casa a suon di urla e poi mi avresti messa in punizione fino a cinquant’anni o segregata in cantina. Cose così.”
Lei ridacchia.
“Ammetto di averci pensato, ma non servirebbe a nulla. Ogni madre desidera vedere la propria figlia felice, quindi…”
“Quindi?”
“Vedrai, ora venite a mangiare!”
Io ed Erin ci guardiamo. In un attimo ci trasmettiamo tutti i nostri dubbi e ci chiediamo se davvero questa volta uno dei famosi alieni di Tom non abbia davvero preso possesso di lei.
“Per me ha scelto il veleno.”
Sussurra lei.
“Può darsi, stiamo attente.”
“Smettetela, vi sento!”
Ci urla, noi ci affrettiamo a raggiungerla chiedendoci cosa diavolo le passi nella testa.
Ammetto di non capirla, questa volta ci sta prendendo in contropiede alla grande e speriamo sia in positivo, non si può mai sapere di questi tempi: le disgrazie sembrano sempre in agguato.
Ceniamo in silenzio, condizione che si spezza solo quando lei  chiede ad Erin se la madre di Tom lavora alla mattina, visto che le dovrebbe parlare.
La paura sale a livelli intollerabili, sia da parte mia sia da parte di mia sorella.
Cosa trama mamma?

 

Spesso le domande più spaventose che ci poniamo – quelle ingigantite da tutti i nostri dubbi e da tutte le nostre paure – si risolvono in giganteschi bluff o in cose positive.
La notte che io e mia sorella abbiamo trascorso in bianco chiedendoci cosa avesse in testa mamma è stata inutile dato che – per quanto strano possa sembrare – è grazie a lei se Mark è tornato a vivere a Poway e l’equilibrio è stato ripristinato.
Già, a volte i miracoli li fanno le persone che meno ti aspetti.
Mamma la mattina dopo è andata da quella di Tom, non so cosa si siano dette, ma a quanto pare lei –  la nostra terribile madre – ha trovato un posto di lavoro alla signora Hoppus.
Incredibile, vero?
E ancora più incredibile è andata a parlare alla madre di Tom per vedere se era possibile trovarle un appartamento in affitto e insieme ce l’hanno fatta.
Così una settimana dopo anche lei è tornata qui e ha trasferito figli, armi e bagagli in un appartamento che guarda sul  parco. È bello, in uno di quei caseggiati con la piscina al centro che possono usare tutti i condomini.
Inutile dire che in quella settimana in cui lui è rimasto qui da solo – comodamente alloggiato a casa DeLonge –  io e lui abbiamo recuperato il tempo perduto.
Ha trascorso tutti i pomeriggi da me, finendo per rimanere a cena quasi sempre, ormai mia madre si è abituata alla sua presenza
È stato bello arrivare a casa e trovarlo ad aspettarmi insieme al pranzo pronto, passare i pomeriggi a baciarci e a tentare di fare i compiti.
È stato bello fare l’amore con lui quando mia madre non c’era e stare stretti nel mio letto a coccolarci.
Mi è mancato giocare con i suoi capelli e sentirlo ridere, così come mi è mancato sentire le sue mani giocare con i miei.
Sono sempre le piccole cose che mancano di più, le cavolate che solitamente non noti nemmeno.
È stato folle dargli retta e comprare una tintura per rifargli il blu. Il risultato tende più all’azzurro, ma almeno è un passo avanti per tornare ai vecchi tempi.
È stato imbarazzante quando una sera ha provato a farmi il piedino mentre mangiavamo tutti insieme e ha finito per farlo e mia madre.
“Hai sbagliato gamba, ragazzino!”
Ha esclamato con voce glaciale facendo precipitare la tavolata in un silenzio imbarazzato. Siamo arrossiti tutti, guardandola bene persino la nostra tovaglia bianca sembrava avesse assunto una tonalità rosata.
Il giorno in cui però veramente mi è scoppiato il cuore dalla gioia è stato quando ho visto la macchina di Mark entrare nel parcheggio del liceo, fermarsi e trovare un posto.
Mark è sceso dalla macchina con la sua solita aria da scemo, il suo sorrisone, mi ha abbracciata e mi ha baciata.
Come se fosse tutto normale.
Come se i tre mesi di dolore e lontananza non fossero mai esistiti.
Io gli ho sorriso e l’ho  preso per mano ed insieme ci siamo avviati verso la scuola.
È stata la cosa più normale del mondo, una cosa naturale: come se Mark appartenesse a Poway come gli alberi, l’aria e l’asfalto.
Il mio cuore batteva dalla gioia, completamente dimentico di tutte le volte che aveva sanguinato per colpa di capelli blu e delle volte che aveva finto di credere che la mano del mio ragazzo fosse stretta alla mia quando era invece lontanissimo.
Il cuore è strano, con certe persone non perdona né dimentica mai, con altre lo fa subito.
Con Mark accanto il tempo è volato. C’è stata la gita – Los Angeles , yay! – i risultati finali e il noiosissimo ballo di fine anno. Mia madre ha preteso anche qui le foto, le ha fatte sviluppare e  le ha appese sul frigorifero.
Fa un po’ schifo vederle ogni volta che mi devo nutrire. Voglio dire, Erin ( capelli cotonati fucsia, vestitino  azzurro con gonna enorme a pois blu anni ‘50 e scarpe blu dai tacchi altissimi, con rosa blu coordinata nei capelli) sta fulminando Tom (capelli neri leggermente più lunghi, jeans larghi, maglietta bianca e anfibi) che fa il gesto delle corna con la lingua di fuori. Io (vestitino rosso che lascia le spalle scoperte, scarpe nere a tacco alto, con delle rose rosse tra i capelli) invece sono abbracciata da un Mark (pantaloni a tre quarti a quadretti rossi e neri, maglia di star wars) che fa una faccia da demente totale.
Un bel quartetto, ma siamo noi e non ci si potrebbe aspettare nient’altro.
E poi c’è stato il diploma di Mark.
Già, il mio Hoppus – sebbene con un benedettissimo anno di ritardo – ce l’ha fatta a diplomarsi e lui e il suo sorriso da scemo hanno ritirato l’agognata pergamena dalle mani del preside.
Gli ho fatto i complimenti, ho sorriso con lui e per lui quel giorno, ma dentro di me sentivo un gran freddo.
Cosa avrebbe fatto ora?
Sarebbe rimasto a Poway o chissà dove sarebbe andato a frequentare l’università?
Il  mio cuore manda una stilla di dolore al pensiero che lui se ne vada, non vuole o meglio non vuole che se ne vada senza di me, peccato che io sia bloccata qui ancora per un anno.
Decido di non pensarci e di godermi questi momenti.
Tutto questo tempo che scorre ci ha portato a essere così e ci ha portato ad avere la fortuna di poter organizzare una festa a casa di Mark il giorno di ferragosto.
Visto che tutti i vicini di Mark sono in vacanza e nessuno di noi ha i soldi per lasciare Poway, eccetto che per qualche sporadica surfata a Tijuana da nonna, la madre ha acconsentito a lasciarcela organizzare.
Non stiamo più nella pelle.
Oggi io e lui dovremmo andare a prendere il cibo, difatti un colpo di clacson annuncia il suo arrivo.
Acchiappo la borsa e scendo. È abbronzato, sorridente e con un paio di occhiali da sole con il bordo di plastica blu.
Lo bacio e salto in macchina.
“Eccitata?”
“Sì, non vedo l’ora che sia ferragosto.”
“Anche io, sarà una cosa spaziale!”
“Spero non arrivino gli alieni o Tom darà di matto!”
Lui ride, ma il gelo mi arriva addosso, improvviso e indesiderato.
Penso all’università, al futuro, alla nostra storia e ho paura. Lo guardo: muove la bocca, parla e mi sembra bellissimo con i suoi mille difetti, non lo vorrei mai perdere o averlo lontano da me.
Arriviamo al supermercato e riempiamo un carrello di cazzate: patatine, dolcetti, marshmallow, stuzzichini, pizzette.
Alla fine entro anche io nel carrello, mentre percorriamo pigramente i corridoi del locale alla ricerca di qualche altra stronzata da ingurgitare.
Mi sto guardando  fintamente interessata  lo smalto rosso che ho sulle unghie dei piedi, quando la domanda che più mi preme esce senza che io possa fermarla.
“Cosa pensi di fare con l’università?”
Lui sobbalza e per un attimo perde il controllo del carrello.
“Perché questa domanda?”
Il suo tono è stranamente freddo, come se anche a lui non piacesse parlarne o pensarci.
“Perché ormai ci siamo, Mark.
È un po’ che me lo chiedo, ma ho sempre preferito tenere per me i pensieri e godermi i momenti con te, ma ora non posso più aspettare.”
Lui annuisce, la sua presa sul carrello ora è salda.
“Mi iscriverò all’università di san Diego, se non dovessimo sfondare come band voglio fare l’insegnante di inglese.”
Sogghigno, immaginandomi un insegnante con i capelli blu fare lezione a un gruppo di pischelli annoiati.
“E pensi di rimanere qui a vivere o di stare là?”
Lo vedo abbassare gli occhi.
“Vivere là. Te l’avrei detto dopo la festa, ma tu hai voluto saperlo ora.”
“Vivrai là…” mormoro con un filo di voce.
San Diego è sempre più vicina di San Francisco o di Los Angeles mi dico.
“E dove?”
“Degli amici di Matt mi hanno trovato un appartamento, ti ci porterò perché mi piacerebbe che diventasse un po’anche casa tua. Nostra.”
Il mio cuore salta un battito.
Casa nostra. Due parole che per me hanno un suono bellissimo, che sa di paradiso.

 

Il giorno della festa arriva.
Io ed Erin abbiamo decorato il cortile con fiori e candele, abbiamo obbligato i nostri sfaticati ragazzi a spostare un paio di tavoli per il cibo, ossia le stronzate comprate da me e Mark  e le bevande cioè gli alcolici procurati non so come da Tom ed Erin e delle bibite gassate.
Alla fine il risultato è accettabile e non resta che aspettare gli invitati. I primi ad arrivare sono Scott e Kari, Lars –  il punk di San Francisco – e Matt.
A scaglioni arrivano gli altri e riconosco anche David con una ragazza mora attaccata al braccio – una scelta decisamente migliore di Lynn – Anne e il trio di Berkeley che ha aiutato mia sorella.
Scambio due parole con Billie Joe e poi lo lascio scatenarsi in compagnia di una ragazza che mi viene presentata come Adrienne la sua ragazza.
“Ehi fiorellino, ci si rivede!”
Lars mi si avvicina sorridendo.
“Ciao punk grande grosso e cattivo, cosa ci fai qui?”
Lui ride.
“Devo smetterti di chiamarti fiorellino, giusto?”
“Sarebbe meglio. Solo Mark può darmi questi soprannomi e se vuoi fare il filo a sua sorella è un’altra valida ragione per non chiamarmi così.”
“Sei sveglia! Hai visto dove è Anne?”
Io gliela indico, lui sorride. Credo approvi il corto abitino della Hoppus che lascia scoperte le sue gambe.
“Grazie Ruby, hasta la vista.”
“Vaja con Dios, amigo.”
Mark mi si avvicina subito dopo e  mi abbraccia con fare possessivo.
“Cosa voleva?”
“Niente, voleva solo sapere dove era Anne.”
Il mio ragazzo lo osserva ridere e scherzare con la sua sorellina senza dire nulla.
“Spero la tratti bene o anche se è il doppio di me lo apro in due.”
Io rido e lo trascino a ballare. Ci scateniamo, balliamo e ci divertiamo da matti.
È la serata perfetta.
Serata che finisce con noi che – non si sa come – guardiamo gli altri divertirsi, seduti sul tetto della casa con in  mano una bottiglia ciascuno di birra.
Matt sta pogando come un matto con una goth sconosciuta, David sta baciando la sua ragazza – lei seduta sul tavolo degli alcolici e lui intento a mangiarle la faccia – Anne e Lars sono seduti su delle sdraio a parlare.
Parlano fino a che lei – barcollando – non si alza dalla sua e si stende sul ragazzo cominciando a baciarlo.
Mark fa una smorfia strana – come se la cosa non gli piacesse affatto – ma non commenta, continua a bere lentamente la sua birra.
Scott e Kari stanno ballando, si sono limitati a pochi baci, anche per Tom che li sorveglia a vista, pronto a dividerli in caso lui esageri.
In quanto al DeLonge è sdraiato su una sdraio tenendo mia sorella tra le sue braccia, parlano, lui ogni tanto ride e beve la sua birra, ogni tanto è lei a berla e a baciarlo.
Un piccolo spaccato di quotidianità.
Uno di quelli che ti porti nel cuore per quando la cose andranno male e ci sarà tanto di quel dolore dentro di te che ti sembrerà di affogare e di non essere mai stata felice.
“A cosa pensi?”
“Che sono bellissimi e che voglio ricordarmeli per tutta la vita. Quando sarò triste, quando sarò cresciuta, quando mio figlio mi chiederà com’era sua madre da adolescente voglio che siano loro a scaldarmi il cuore.
E voglio ricordarmi di te, di noi, di San Diego, del Soma, di San Francisco, di Tijuana e di questo tetto.”
Mi alzo in piedi e gli indico tutto, compresa una gigantesca luna bianca che incombe su di noi come un occhio benevolo.
Lui mi guarda serio e si alza a sua volta, mi prende per mano e mi trascina contro di lui. Improvvisiamo pochi passi di danza sul letti – incerti, ridenti a barcollanti – con le nostre figure che si stagliano contro il bianco della luna.
Lo vedo sorridere, grazie alla luna conto tutte le sfumature di blu e di azzurro dei suoi occhi  prima che lui mi baci appassionatamente.
“Vedo il futuro nei tuoi occhi,” mormora: “Non ci ho mai creduto, ma lo vedo, Ruby ed è bellissimo!”
Giochiamo per un po’, poi lui si stacca e mi prende per mano, trascinandomi verso il bordo del tetto.
“Ti fidi di me?”
“Sì, mi fido.”
“Allora saltami in braccio.”
Io lo guardo perplessa, ma eseguo. Le mie gambe sono strette attorno a suo bacino, le mani sono ancorate dietro al collo e lui mi tiene strettissima.
Mi chiedo cosa diavolo abbia in mente.
Senza preavviso inizia a correre e poi spicca il volo, lanciandoci nel cielo notturno, verso la grande luna bianca.
Urlo come una matta quando iniziamo a cadere, tutto quello che mi aspetto è di sentire i nostri corpi schiantarsi a terra, tra le urla dei presenti e il rumore delle nostre ossa che si rompono.
Invece sento un gran tonfo e mi ritrovo circondata da un’oscurità azzurra: siamo in piscina.
Abbiamo saltato dal tetto per  tuffarci in piscina!
Siamo in carenza di ossigeno eppure un bacio sott’acqua lungo e profondo non ce lo toglie nessuno.
E in questa profondità azzurra ed accogliente, mentre mi sembra che l’intero universo ruoti con noi e per noi l’unica cosa che mi fa sentire sicura è la presa del suo corpo sul mio.
Lui vede il futuro nei miei occhi, io sento che lui è il mio futuro.
Con lui posso affrontare qualsiasi cosa e sarà così per sempre.
Per.sempre.

Angolo di Layla.

Per prima cosa voglio scusarmi con le gentilissime persone che hanno recensito per non avere risposto, sono una stordita totale. Scusatemi.

Seconda cosa, non so voi ma io ho il magone nel mettere la parola"fine" a questa storia, mi ci ero affezionata ç.ç . In ogni caso non preoccupateci tra due settimane circa sarà pubblicato il seguito di "Due su due", di cui ho già pronti 16 capitoli. 

In queste due settimane pubblicherò una Tom/Anne con uno sfondo un po' particolare, se vorrete leggerla.

Non so cos'altro aggiungere se non i ringriaziamenti.

Ringrazio eve182,Cherry BloodStain,  LostinStero3 e _Stupid Wise_ per le recensioni.

Ringrazio A_DeLonge182, CAMM, DeLonge, Destroyer Cactus, GiuliaDeLonge, killallyourfriends, Marta Day, MiaBonelli, trash, viola terracini, _Stupid Wise_ per averla messa tra le preferite.

Ringrazio ach119, Alyseah, Angie_Ferdi, A_DeLonge, Cherry BloodStain, Drums182, eve182, First 10988, itsmarti_, LostinStereo3, Peggy Sue, Puccii, Purple_3, salma_elf, Sity, Skizzata98, usemeholly per averla messa tra le seguite.

   
 
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