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Autore: BebaTaylor    02/03/2013    2 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due
19:00 - 21:30

Arizona uscì dal bagno, un asciugamano viola attorno al corpo. Prese il cordless e compose il numero di Logan. «Mi vuoi rispondere?» esclamò arrabbiata, «Abbiamo un problema. Un grosso problema.» si sedette sul divano e afferrò un cuscino. «Ho trovato un ragazzo con il tatuaggio dei Dark Shadow. Sa come mi chiamo e mi ha inseguito per mezza città. Richiamami subito appena senti il mio messaggio!» le ultime parole le strillò.
Scosse la testa e si alzò, andò in camera e iniziò a vestirsi insultando Logan.
"Se non mi risponde fra cinque minuti vado io a cercarlo." pensò e chiuse l'anta dell'armadio facendola sbattere.
Tornò in cucina e frugò negli armadietti alla ricerca di qualcosa da mangiare. Trovò una barretta e la scartò camminando, era molto nervosa, per la cucina e il salotto, era un'unica stanza, divisa da un muretto alto circa un metro.
Chiamò nuovamente Logan. Ancora la segreteria.
Arizona sbuffò e si ripromise di sgridare Logan appena l'avrebbe sentito, perché si dimenticava sempre di controllare a che punto fosse la carica della batteria del cellulare così, molte volte, usciva con il telefono scarico e non se ne accorgeva.
La giovane gettò la confezione nel cestino sotto al lavandino, aprì il frigo e prese la bottiglia di succo all'arancia e bevve direttamente da essa, la rimise a posto e chiuse il frigo, prese uno strofinaccio dal cassetto e si pulì la bocca.
Afferrò la borsa e il cellulare e uscì di casa, diretta verso il centro città.

***

Logan fissò Hannah e le sorrise, pensando a quanto fossero carine le lentiggini sul viso della ragazza.
Il cameriere posò davanti a loro i piatti degli antipasti di pesce della casa.
Il cellulare di Hannah suonò, «Scusa.» mormorò prendendolo e tolse la suoneria.
Anche Logan prese il cellulare, il suo era un riflesso, se qualcuno lo prendeva in mano doveva farlo anche lui. Vide lo schermo nero e premette qualche tasto, fece una smorfia e lo lasciò lì sul tavolo.
«Batteria scarica.» esclamò guardando Hannah. «Meglio così.» aggiunse sfiorando la mano della ragazza.

***

Arizona spostò la borsa da una spalla all'altra e si diede della stupida per non averla cambiata.
Si fermò all'incrocio e sbuffò, guardò la strada e sperò che il tram non arrivasse in quel momento, il semaforo pedonale era ancora rosso.
Mosse il piede nervosamente, irritata dall'attesa.
«Ciao, Arizona.»
La giovane si bloccò e s'irrigidì, lentamente si voltò.
Shane le sorrise e ammiccò.
Arizona lo fissò chiedendosi come mai non avesse avvertito nulla.
Respiro a fondo e si voltò, il tram stava ripartendo in quel momento, si portò una mano al collo e trattene un urlo quando si accorse di aver dimenticato la collana. Doveva riprenderla.
Deglutì sentendosi una stupida, sapeva bene di non doversi mai separare dalla sua collana. Abbassò il viso, diede una spinta a Shane e iniziò a correre verso casa.
Sapeva di essere inseguita e non perse tempo a voltarsi per controllare Shane.
Arrivò davanti a casa e si buttò contro il portone che si aprì sotto la sua spinta e lasciò che si chiudesse sbattendo. Salì velocemente le scale, temeva che se avesse preso l'ascensore avrebbe rischiato di trovare Shane davanti casa.
Aprì la porta con mani tremanti ed entrò, corse in camera afferrò la collana che aveva lasciato sul comodino e la indossò.
Velocemente tornò fuori e andò verso le scale, si bloccò quando sentì il tintinnio, Arizona si guardò attorno cercando di capire dove fosse Shane. Respirò a fondo, indecisa da che parte andare. Andare verso le scale o prendere l'ascensore?
Scosse la testa e avanzò lungo il corridoio. Svoltò a sinistra e si fermò. Il campanellino risuonava nella sua mente come se fosse una campana.
Shane e il suo collega erano a pochi metri da lei.
Arizona aprì la bocca, si voltò e corse verso gli ascensori, dalla parte opposta a quella in cui si trovava lei.
Si fermò e schiacciò istericamente i pulsanti. Controllò il display sopra le porte dell'ascensore e imprecò, la cabina era ferma al quindicesimo piano, e lei abitava al terzo. Si voltò trovandosi davanti Shane, l'altro ragazzo era fermo a metà del corridoio.
«Sei maleducata, Arizona.» esclamò Shane, «Continui a scappare.» disse ironicamente alzando le sopracciglia.
Arizona lo fissò e scappò travolgendo l'altro ragazzo e facendolo cadere.
Quando fu fuori dal palazzo si guardò attorno, svoltò a sinistra e riprese a correre verso il parco, svoltò poco prima di esso e attraversò la strada per arrivare alla fermata del tram che arrivò dopo qualche secondo.
Arizona salì e vide Shane e il suo amico dall'altra parte della strada. Si sedette di fronte ad una suora e guardò fuori dal finestrino. Non sapeva neppure quale tram avesse preso, le importava solo di allontanarsi da Shane.
Si domandò come facessero a trovarla, prese il cellulare e compose il numero di casa di Jim, dopo pochi squilli le rispose Lana, la madre di Logan.
«Ciao, Arizona.» mormorò la donna.
Ad Arizona si strinse il cuore nel sentire la sua voce, era malata da tempo di una malattia rarissima, un caso ogni settecentocinquantamila persone.
«Ciao Lana. Logan è lì?» domandò.
Lana tossì, «Scusami.» mormorò. «No, Logan non è qui. Non lo vedo da ieri sera.»
Arizona posò la fronte sul finestrino e capì di essere dalla parte opposta a quella in cui voleva andare, si alzò e si avvicinò alla porta. «Oh, grazie. È che ha il cellulare spento e ho bisogno di parlargli.»
«So che usciva con Hannah, quella che viene all'università con voi…» disse Lana.
Il tram si fermò e le porte si aprirono, «Oh, grazie Lana.» disse scendendo sul marciapiede. «Vengo presto a trovarti.»
Lana la salutò e lei infilò il cellulare in tasca. Passò sotto i portici e fissò il vecchio orologio appeso alla parete, erano le sette e quarantacinque.
Accelerò il passò e girò a destra diretta alla fermata del bus che l'avrebbe portata in centro.
Guardò il cielo tingersi di rosso e si avvicinò al palo della fermata, controllò l'orario e poi il cellulare per vedere che ore fossero. Mancavano cinque minuti all'arrivo del bus, altri venticinque per il viaggio…
Arizona sbuffò e si appoggiò alla pensilina, sperò che Shane non la trovasse. Non ne poteva più di scappare e non sapeva neppure il motivo.
Le uniche cose di cui era certa erano che i Dark Shadow fossero pericolosi e che avrebbe dato un calcio a Logan appena lo avrebbe visto.
Il bus arrivò in orario e Arizona salì e imprecò quando si accorse che i posti a sedere erano tutti occupati. Andò al centro del bus e si aggrappò al sostegno mentre il mezzo ripartiva.
Sbuffò nuovamente, odiava viaggiare in piedi, in particolare quando l'autobus era pieno, come in quel caso.
Ingoiò un insulto quando un ragazzino le calpestò un piede.
"Mancano ancora dieci fermate." pensò sentendo l'irritazione crescere, sbuffò e guardò fuori dal finestrino. Il bus si fermò ancora, altre persone salirono e Arizona si appiattì contro il vetro per non rischiare che qualcuno le schiacciasse di nuovo i piedi.
«Adesso non puoi più scappare.»
Arizona strinse con forza il sostegno e si voltò, «Dimmi chi siete e cosa volete da me.» disse guardando Shane.
Lui alzò le spalle e si passò una mano fra i capelli castani. «Io sono Shane e lui» indicò il ragazzo alle sue spalle, «è Tom. Vogliamo te.»
Arizona lo fissò senza dire nulla, domandandosi come mai non avesse sentito il tintinnio. Pensò che quei due avessero alzato uno scudo protettivo, per cui lei non riusciva a captare la loro aura.
«Perché?» domandò fissandoli attentamente, cercando di capire quale incantesimo stessero usando.
Shane alzò le spalle e guardò Tom. «Ci servi. Tu e il tuo amichetto Logan.»
Arizona aprì la bocca sconvolta, doveva assolutamente trovarlo e avvertirlo.
«Perché?» ripeté guardandoli, «Cosa volete da noi?»
Shane alzò le spalle e sorrise, un sorriso che inquietò Arizona. «Le vostre gemme, ci servono.» esclamò appoggiandosi alla sbarra di sostegno, sporgendo la testa verso Arizona.
Lei respirò a fondo. «Mai.» esclamò, sperando di dimostrare il coraggio che non aveva.
Shane si voltò e guardò Tom, alzò le spalle e si voltò verso la ragazza. «Non ci serve il tuo permesso.» disse e allungò il braccio, sfiorando la collana di Arizona. Lei indietreggiò ancora finendo contro lo schienale di uno dei sedili dietro di lei.
«Se mi tocchi mi metto ad urlare.» esclamò toccandosi la collana e maledicendosi perché non sapeva cosa fare.
Shane alzò le spalle e sorrise. «Sarebbe inutile. Guardarti attorno, ti sembra che qualcuno ci stia guardando?» disse, Arizona guardò gli altri passeggeri e si accorse che tutti tenevano la testa bassa, come se fossero molto concentrati a guardarsi le scarpe. «Puoi urlare quanto ti pare, nessuno ci farà caso.»
Arizona pensò che doveva assolutamente fuggire, tolse la mano dal sostegno e guardò le porte, c'erano cinque persone davanti ad esse ed Arizona pensò che forse sarebbe riuscita, spingendoli, a scendere dal mezzo, doveva solo aspettare che qualcuno salisse o scendesse.
«Fai la brava, dammi la collana e portami dal tuo amichetto.» Shane le si avvicinò ancora e le sfiorò il collo.
Arizona s'irrigidì, alzò la gamba destra e diede una ginocchiata a Shane, che si piegò dal dolore. Arizona approfittò di quel momento e del fatto che le porte si fossero aperte per scendere, spingendo chi si trovava davanti a lei.
Una volta in strada iniziò a correre, decidendo di non prendere nessun mezzo pubblico fino a quando non avrebbe trovato Logan.

***

Tre quarti d'ora dopo era in centro, e ormai era già buio. Aveva fatto un giro più lungo, passando per viottoli e per un paio di parchi pubblici.
Arizona entrò in un bar alla sua sinistra, si avvicinò al frigo e prese una bottiglietta d'acqua, cercò qualche monetina nella borsa e pagò alla cassa.
Guardò chi fosse presente in quel bar, uno dei preferiti di Logan, vide un gruppo di ragazzi che conosceva e si avvicinò a loro.
«Hai visto Logan?» domandò a Carl, un ex compagno di studi del ragazzo.
«È uscito con Hannah.» rispose l'altro.
Arizona sbuffò e bevve direttamente dalla bottiglia. «Lo so, voglio sapere se sai dov'è.» esclamò e mise la bottiglia in borsa.
Carl ingoiò qualche patatina, «E lascialo in pace!» disse, «Staranno sicuramente dandoci dentro!» esclamò e scoppiò a ridere.
Arizona lo fissò, poi voltò la testa. Aveva sentito qualcosa, come un campanellino lontano…
«Ho bisogno di parlargli urgentemente.» disse fissando Carl, «Si tratta… di sua madre.» aggiunse. Carl la fissò e annuì. Quasi tutti sapevano delle condizioni di salute di Lana.
«Ok. Era al ristornate di pesce, quello vicino a…» Carl non riuscì a finire la frase, la sua testa cadde in avanti sbattendo vicino al bancone.
Qualcuno urlò e Arizona fece un passo indietro mentre il campanello suonava sempre più forte nella sua mente. Carl scivolò per terra come se fosse una bambola di pezza e Arizona si coprì la bocca con la mano per impedirsi di urlare. Dagli occhi di Carl, come dal naso e dalle orecchie, stava uscendo del sangue e qualcosa che Arizona non riusciva a riconoscere, ma temeva che fossero pezzi di cervello.
Si voltò verso la porta e vide Shane appoggiato ad essa, lui sorrise guardando il corpo di Carl.
Arizona respirò profondamente e uscì dal locale. «Sei stato tu?» domandò a Shane.
Lui annuì, continuando a sorridere. «Sì, è stato divertente!» rispose allegramente.
«Perché?» soffiò Arizona stringendo i pugni, non conosceva bene Carl, ma vederlo morire in quel modo l'aveva fatta star male.
«Ucciderò chiunque voglia finché non mi darai la tua gemma.» rispose Shane. «E per quanto riguarda il tuo amico… so dov'è e tu non riuscirai ad avvertirlo.»
Arizona respirò a fondo, si voltò e iniziò a correre, seguita dalla risata di Shane.
Doveva assolutamente trovare Logan.
Dopo quelle che le parvero ore si fermò in una piazzetta, prese la bottiglia d'acqua dalla borsa e bevve. Prese il cellulare e si stupì quando vide che erano quasi le nove e dieci; scosse la testa e compose il numero di casa di Logan.
«Chiamami immediatamente, ci sono problemi di…» disse dopo aver sentito il messaggio della segreteria «lavoro.» finì sperando che Logan capisse. Pensò che probabilmente Logan avesse portato Hannah a casa sua.
Attraversò la piazzetta e sbucò dall'altra in una stradina. Le serrande dei negozi erano abbassate, le luci nelle case accese.
Dopo cinque minuti arrivò in un'altra piazza. Arizona si sedette su una panca e respirò a fondo, si sentiva stanca, non ne poteva più di scappare, non sapeva se Logan stesse bene, e si detestava perché si sentiva impotente. Non sapeva quale incantesimo usare e, soprattutto, se ce ne fosse uno adatto a quello che stava accadendo.
Si detestò e detestò i suoi genitori per averla privata di una parte importante della sua vita.
Pensò alla sorella di Logan, Cressida, era più piccola di lei, aveva sedici anni, ed era più potente. In quel momento la invidiò.
Arizona prese la bottiglia d'acqua e la sorseggiò lentamente, afferrò il cellulare e guardò l'ora. Le nove e venticinque.
Si alzò e riprese a camminare, passando davanti al distributore automatico di sigarette.
«Ciao, Ari.»
Lei si voltò e sorrise, «Ciao, Neal.» disse guardando il ragazzo prendere le sigarette e il resto. Odiava essere chiamata Ari.
«Cosa ci fai in giro a quest'ora?» domandò Neal sistemandosi gli occhiali.
«Un giro.» rispose, «E tu?» domandò, e all'improvviso le venne un'idea, sperò che lui le dicesse la cosa giusta.
«Sto andando a casa, devo finire di studiare.»
Arizona sorrise e si avvicinò a lui. «Studiare… ma è sabato!» gli fece notare e gli sfiorò una guancia.
Neal mormorò qualcosa d'incomprensibile e arrossì.
«Perché…» Arizona si bloccò e si fece coraggio. Neal non le piaceva ma abitava nello stesso complesso residenziale di Logan. «Perché non ci divertiamo un po'?» gli sussurrò all'orecchio e posandogli le mani sulle spalle.
«Co… cosa?» farfugliò Neal, le sigarette gli caddero sul marciapiede. «Sul serio?»
Arizona sorrise e annuì. Incominciava a sentire il campanellino suonare. Non sapeva se Shane avesse detto la verità, quando le aveva detto che sapeva dov'era Logan.
Anche Neal sorrise. «Oh, sì, sì, certo!» esclamò, «La macchina è di là.» aggiunse indicando il parcheggio dall'altra parte della strada.
Pochi secondi dopo erano in macchina e Arizona sperò di arrivare da Logan prima di Shane e Tom.

Secondo capitolo! Spero vi piaccia.
Un piccolo commentino non volete lasciarlo? Non fate i timidi,io non vi mangio mica!
Al prossimo capitolo
   
 
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