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Autore: Merlins    05/03/2013    2 recensioni
Una giornata come le altre nella Livorno del 1983, se non fosse per un caso di omicidio che scoinvolge l'intera città e suscita scalpore tra la folla: la signora Morgan, una tra le donne più ricche nei dintorni, viene trovata morta nella sua stanza. Porta chiusa a chiave, finestre sbarrate. Tutto fa pensare ad un omicidio, eccetto il ritrovamento di un piccolo ciondolo d'oro a forma di angelo vicino al letto..
Volete sapere cosa accadrà? Restate con me e con la stravagante investigatrice Corsini, in questo viaggio tra gelosie, intrighi e ricatti, che faranno scoprire una faccia nascosta di quella famiglia.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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In poco tempo si erano fatte le quattro: dovevo andare a prendere Daniel.

Presi la macchina del mio collaboratore e mi diressi verso la scuola elementare: fuori trovai moltissime mamme che spettegolavano sugli ultimi scoop della giornata, cinguettando come canarini. Io non mi interessavo molto di moda e tv, meglio leggere un libro o uscire per una passeggiata.

«Ciao cara!!» appena vidi che si rivolgevano a me capii che non c’era via di scampo.

«Salve! Che si dice in giro?» tentai di introdurmi nelle loro conversazioni.

«Non ne sei al corrente?! La amatissima, e soprattutto ricchissima, signora Morgan è stata uccisa!»

E menomale che i giornalisti dovevano stare alla larga da quella casa, pensai.

«Davvero? Ma chi è questa donna? Non credo di averla mai sentita nominare..» finsi di essere all’oscuro di tutto, per il momento non avevo neanche l’intenzione di rivelargli che ero un’investigatrice.

«Come come? Non la conosci?! Mia cara Sophie, dove vivi? In una caverna? Devi sapere che..» e qui iniziò la lunga serie di sproloqui che non sto nemmeno a raccontarvi.

Sgusciando tra le signore dei quartieri alti, vestite con abiti in lino, cappellini di seta, pochette in mano e trucco impeccabile, riuscii a mettermi davanti alla folla e attesi il suono della campanella.

«Bambini! Fate piano! Mi raccomando, domani siate puntuali!» la porta si aprì e ne uscì una donna dinoccolata con capelli ingrigiti, probabilmente la preside.

«Ciao mamma!» vidi il mio piccolo, vivace bambino correre verso di me.

«Daniel!» lo abbracciai forte, scoppiando a piangere.

«Mamma, perché piangi?»

«Non è niente.. solo, grazie di essere ancora qui con me».

Come di consueto lo portai dalla nonna paterna, lì sarebbe stato infatti fino alle otto.

Tornai alla villa, trovando un’orda di paparazzi incollati davanti al cancello.

Mi feci largo tra la folla ed entrai in casa: tutti i parenti erano ancora riuniti nel salotto, Emma compresa.

«Bene, dopo aver sentito Emma e il caro signor Paul, vorrei parlare con Louis.»

Mi sedetti sulla poltrona dello studio, ormai era diventata un’abitudine, poi entrò un ragazzo: capelli neri pieni di gel rizzati in piedi, due dilatatori nelle orecchie, occhi di un azzurro intenso e vestiti stracciati. Chissà se Daniel nel futuro sarebbe diventato come lui. Speravo proprio di no.

«Allora, Louis.. innanzitutto, quanti anni hai?»

«Diciassette.»

«Beh, sei ancora piuttosto giovane.. riguardo all'accaduto, mi dispiace molto per la tua perdita.»

«Ce ne faremo una ragione.. la cosa più strana è che sia stata.. uccisa, qui.»

«C’era qualcuno che poteva volere la morte di tua madre?»

«Non che io sappia. Ma è sicuro che sia un omicidio? Voglio dire, niente impronte, niente indizi, nessun testimone.. non sono queste le informazioni che quelli come lei devono cercare?»

«Si, abbiamo già alcuni elementi che vanno a favore dell’omicidio. Parlando d’altro, stamattina ho sentito che chiamavi qualcuno.. posso sapere di chi si trattava?»

«Adesso non si può nemmeno avere un po’ di privacy?»

«Si, ovvio.. tuttavia quella telefonata mi ha incuriosita..»

«Era per la scuola. Una mia amica mi chiedeva dei compiti»

Masticava rumorosamente il chew-gum e sedeva con gambe e braccia incrociate, chiaro segno di impazienza.

«Capisco.. e dove ti trovavi al momento dell’omicidio?»

«Ero fuori nella veranda con il mio migliore amico.»

«Per adesso è tutto.. ma tieniti a disposizione, avrò ancora bisogno di te»

Lui se ne andò, senza prestare minimamente attenzione a quello che gli avevo detto. Nascondeva qualcosa, ormai era chiaro come il sole; toccava a me scoprire cosa.

Fuori aveva smesso di nevicare. La coltre bianca ricopriva i tetti delle case e si sfaldava a contatto con qualsiasi cosa. Mi avvicinai verso il punto in cui avevo visto quelle impronte: poiché quell’area era parzialmente riparata dalla tettoia, le impronte erano ancora abbastanza nitide. Erano scarpe con tacco, e a giudicare dalla lunghezza direi numero trentasette. C’erano anche delle piccole macchioline di sangue.

Fu in quel preciso momento che me ne accorsi: qualcuno mi stava osservando. Primo piano, seconda finestra a destra. Non riuscivo a capire chi fosse, fatto sta che appena mi voltai la figura sparì nell’ombra.

C’era qualcosa di profondamente sinistro e cupo in quella casa.

...

Il tramonto arrivò, circa alle sette.

Scesi dalle scale del piano superiore e trovai Emma ad aspettarmi al pian terreno.

«Emma! Grazie per avermi aspettata»

«Si figuri ispettrice..»

«Ti prego, chiamami Sophie»

«Sophie.. magari in quel luogo potrai trovare qualche indizio per l’indagine».

Accompagnate dal fedele maggiordomo ci incamminammo verso il parco, lungo una stradina lastricata in pietra costeggiata da palme e oleandri in fiore.

«E’ bellissimo questo posto.. dovrei tornarci più spesso con mio figlio»

«Ha dei figli Sophie?»

«Si, Daniel, di sei anni»

«Che piccolo.. scommetto che è un angioletto..»

Attraversammo un ponticello e giungemmo in un grande prato.

Eccolo là, il parco. Ed ecco il maestoso albero, che in realtà era una quercia di dimensioni gigantesche. Sotto l’albero, una rosa bianca e una piccola lastra in pietra, con una dedica.

“Qui riposa in pace Gwen, piccola stella che ha illuminato i nostri cuori e che ora brilla nel firmamento”

 

 

  
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