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Autore: laragazzache_amascrivere    05/03/2013    1 recensioni
Non restava più niente del piccolo, squallido e triste vecchio Distretto 12. Ma non restava più niente nemmeno della sua infanzia, della sua adolescenza, il posto dov'era cresciuto, maturato, fatto uomo. Il posto che gli aveva insegnato, ad ogni modo, a vivere. Per un attimo sentì quasi le gambe cedere. Dov'era finito ciò che era stato di quel posto? Dov'era finito quel che era stato di lui? Daphne notò l'improvviso sbiancamento del marito, e lo prese per un braccio. Gale sembrò ricordarsi solo allora di lei e Dot. Sorrise, e avanzò, portandosi dietro moglie e figlia. Ma era disorientato. Da che parte doveva andare per raggiungere la sua famiglia? Daphne stava giusto per chiedergli se si fosse perso, quando una voce li chiamò. O meglio, chiamò Gale. Lui non conosceva quella voce, o forse erano solo troppi anni che non la sentiva.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Per tutta la settimana successiva, Gale si comportò nel modo più strano possibile con Daphne. Evitò in ogni modo qualsiasi forma di comunicazione con lei; non l'aspettava più davanti alla porta del loro ufficio, ma incaricava altri di farla passare. La mattina, quando la ragazza arrivava, trovava la scrivania già ingombra di carte e moduli, e a lei non restava che disegnare tutto. Il lavoro era talmente tanto che quando lei finiva di disegnare, Gale se ne era già andato da un pezzo. E se lei aveva bisogno che qualcuno le illustrasse ulteriormente un macchinario, per quello c'era Beetee. Gale se ne stava alla sua scrivania, perennemente chino su un mucchio di scartoffie dall'aria importante, e non alzava lo sguardo se non per guardare l'orologio. E così passarono due giorni, nel silenzio assoluto, interrotto soltanto dal rumore che producevano i tasti della tastiera su cui Beetee batteva ininterrottamente con le sue dita sottili. Dopo cinque giorni vissuti in quella situazione, Daphne decise che era ora di chiarire un po' di cose. Stava disegnando un pezzo particolarmente dettagliato del B742, pensando al giorno nella foresta. Era sicura che Gale non le rivolgesse più la parola solo perchè lei si era lasciata impressionare dal cervo. "E' così, sicuramente. Lui non vuole intorno delle ragazzine piagnucolose..."si disse, guardando di sottecchi verso la postazione del ragazzo. Odiava il fatto di essere considerata paurosa. Dentro di sè sapeva di esserlo, ma non lo tollerava, e non voleva apparire debole agli occhi degli altri. E poi, a lei Gale piaceva davvero tanto; non voleva allontanarsi da lui. Voleva continuare a frequentarlo, e conoscerlo ancora meglio. Ripensò a quella mattina, al dialogo che aveva avuto con Sheila.
"Ti è mai capitato di.. non poter fare a meno di qualcuno? Qualcuno che conosci da poco ma che.. è diventato subito importante?" aveva chiesto alla cognata. Quella, che stava dando l'acqua le piante, si era fermata con l'innaffiatoio a mezz'aria, e ci aveva pensato un po' su. "Solo con Caio. Sai, quando ti innamori, hai questa sensazione.." aveva risposto con un sospiro. Poi l'aveva guardata dubbiosa. "E tu? Come mai hai questa sensazione?"Daphne aveva scosso la testa, subito rossa in viso. "Io.. niente, lascia stare."
Innamorata. Si era innamorata di un ragazzo che conosceva appena, e adesso lui la evitava. E lei stava male per questo. Mentre questi pensieri le affollavano la testa, Gale alzò di nuovo a testa per guardare l'orologio, ma così facendo incontrò il suo sguardo. I due si guardarono per un momento che sembrò interminabile; poi lui distolse lo sguardo e lei si alzò. Daphne raggiunse la scrivania del ragazzo in pochi secondi, e si chinò all'altezza del suo viso.
-Possiamo parlare, per favore?-sussurrò, incerta. Gale annuì, mentre nella sua pancia un milione di farfalle si divertiva a svolazzare veloce. Aspirò il profumo di lei come se fosse linfa vitale,poi si alzò e la seguì fuori dallo studio, fuori dal loro reparto, fuori addirittura dall'edificio. Giù, nella strada, dove il profumo della ragazza si perdeva in mezzo a quello dell'aria pungente e carica di pioggia. Si trovarono faccia a faccia, a fronteggiarsi. Daphne prese un respiro profondo e iniziò a parlare.
-Io... io capisco che tu sia arrabbiato con me, ma... la tua reazione è esagerata.-disse tutto d'un fiato. Gale la guardò come se fosse pazza. Poi un'espressione di amara tristezza si dipinse sul suo volto.
-Cosa ti fa pensare che io sia arrabbiato con te?-chiese, con voce più pacata di quanto avesse immaginato.
-Tu.. non mi rivolgi parola da quasi una settimana.-rispose Daphne, come se fosse ovvio. Gale scosse la testa.
-Io non ce l'ho con te.
-Quindi... non credi che io sia una fifona?-chiese la ragazza, giusto per esserne sicura. Gale si lasciò scappare un mezzo sorriso.
-No.-rispose, secco. Daphne si morse il labbro, ancora più confusa di prima.
-Allora perchè mi eviti? Sono così antipatica?-chiese ancora, e Gale scosse di nuovo la testa.
-Non capisco.-mormorò la ragazza, abbandonando le mani lungo i fianchi. Gale le si avvicinò. Di più, sempre di più, finchè lei non potè sentire il fiato di lui sulla sua pelle.
-Io... ho fatto una cosa terribile, Daphne.-mormorò, mentre lentamente le avvolgeva le braccia attorno alla vita.
-Cosa?-sussurrò lei, con voce roca. Gale aspirò ancora il suo profumo, e sempre molto lentamente, poggiò la fronte su quella della ragazza. I loro occhi erano così vicini, i loro corpi erano così vicini, che era impossibile mentire. Un solo gesto, un solo sospiro avrebbe fatto trapelare tutto.
-Sono un assassino, Daphne. E' colpa mia. E' tutta colpa mia.
-Non... capisco.-disse lei. Ma non riusciva a spaventarsi, non poteva avere paura di Gale. Era impossibile che fosse un assassino. Lei si fidava ciecamente di lui. Il ragazzo chiuse gli occhi.
-Li ho uccisi io. E' tutta colpa mia, Daphne, non capisci? Io ho ucciso i tuoi genitori.-le sussurrò piano nell'orecchio, mentre le lacrime premevano per uscire. Quelle parole echeggiarono nella mente di Daphne per quella che sembrò un'eternità. Non era vero; era impossibile. Si staccò velocemente da lui.
-No.-disse piano, mentre anche lei iniziava a piangere lentamente. Gale la guardò con lo sguardo perso e triste.
-Sì.-disse, senza cercare di avvicinarsi.-Sì, invece.
La ragazza scosse ancora di più la testa.
-No!-strillò, così forte da attirare l'attenzione di un po' di passanti che camminavano lì vicino. -Non mi sono innamorata di te! Non mi sono innamorata di un... di un...
-Dillo, Daphne, dillo: assassino.-insistè Gale. Lei scosse di nuovo la testa.
-Per due giorni, per due bellissimi giorni, ho pensato che tutto potesse andare bene, una volta tanto. E invece no! Non va mai bene niente. Mai!-gridò un'ultima volta. Poi si girò e corse a perdifiato nel posto il più lontano possibile da lui.

*

Piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere sui tetti delle case e per le strade. Si confusero con lacrime, gli bagnarono i vestiti, resero l'asfalto scivoloso. Gale rimase lì, al freddo, lasciando che la pioggia lo bagnasse tutto. Si era innamorata di lui. E ancor prima che lo fosse diventata lui le aveva già fatto del male. Era fuggita via, lontano da lui, perchè era un mostro. E perchè era spaventata. Non poteva stare senza di lei, non poteva perdere altre persone. Ma non era possibile che lei volesse vederlo, non dopo quello che aveva saputo. Era il destino, che lo aveva condannato a non trovare mai l'amore, a causa di tutti i problemi che procurava. Con Katniss era stato così: non potevano neanche essere amici, perchè lei credeva che le sue bombe avessero uccisco Prim. E con Daphne era lo stesso: lui aveva ucciso i suoi genitori. Era colpa sua se soffriva, e non aveva nemmeno una possibilità di riscattarsi. Non c'era niente che potesse fare, nè per farsi perdonare da lei, nè per perdonare sè stesso. Aveva fatto una cosa che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare. Cominciò a camminare, dimentico del fatto di dover tornare in ufficio, dimentico di tutti i suoi doveri. Sentiva che il suo unico dovere, in quel momento, era trovare Daphne per spiegarle tutto. Non per giustificarsi, quello mai. Lui non aveva alcun diritto a una giustificazione, ma Daphne aveva tutti i i diritti di avere una spiegazione. "Non le riporterà indietro quello che le hai tolto.."si disse Gale, ma perlomeno poteva fare qualcosa. Iniziò a cercarla: prima andò a casa sua. Le aprì la stessa donna che ogni volta accoglieva la ragazza al suo ritorno dal lavoro. Ma Daphne non era tornata lì. Poi cercò per tutte le vie del paese, ma ancora niente. Cercò anche nel bosco, ma ovviamente lei non era neanche lì. Dove diavolo si era andata a cacciare?

*

Daphne si fermò, dopo aver corso per tanto tempo. Si piegò in avanti e impiegò qualche minuto per riprendere fiato. Poi si alzò e si guardò intorno; lui doveva essere molto lontano, non c'era dubbio. Non l'avrebbe mai trovata lì. Era davanti a una lastra di pietra, piantata nel terreno e alta circa mezzo metro. Sopra c'erano incisi tutti i nomi delle vittime dell'Osso, o perlomeno una parte. Si sedette a gambe incrociate e sfiorò con la punta delle dita sfiorò i nomi che erano incisi in alto a destra, vicini.

Angela Ferbet ed Enrique Mirage.

I suoi genitori. Si stese pancia all'aria, sull'erba soffice che circondava la lapide. Non poteva credere a quello che Gale le aveva appena detto. Si era innamorata della causa del suo dolore. E glielo aveva anche detto. Stupida, che stupida che era stata! Desiderava solo scomparire per sempre, senza dover tornare mai più. Voleva andare via da tutto: dal dolore, dall'imbarazzo e dalla vergogna. Già, perchè si vergognava di essersi innamorata di Gale. Si vergognava di aver anche solo pensato che fosse un bravo ragazzo, perchè era come se avesse tradito i suoi genitori, la sua famglia! E lo pensava ancora, maledetta stupida. Pensava ancora che Gale fosse dolce, e bravo, perchè ci vogliono solo due minuti per innamorarsi di qualcuno, ma non per cancellarlo.

 

Quella notte, entrambi dormirono fuori casa. Entrambi erano molto più vicini di quanto credesserro. Piansero, con molto disappunto da parte di entrambi, e poi si addormentarono, mentre le stelle vegliavano su di loro, guardandoli tristi dall'alto della volta celeste. Poi, proprio nel cuore della notte, l'aria vibrò e qualcosa sotto i loro piedi tremò. Entrambi aprirono gli occhi di scatto, spaventati; entrambi si alzarono e si misero a correre. Si incontrarono per caso in mezzo alla foresta, mentre la terra tremava sempre di più, e ruzzolarono insieme dietro un cespuglio.
-Che succede?-gridò Daphne, al di sopra del frastuono, dimentica dei suoi propositi di non parlare più con Gale.
-Non ne ho idea!-gridò in risposta quello. Si strinsero l'uno all'altra, in attesa che il tremendo boato cessasse. Finalmente, il rumore finì, e loro emersero dal loro nascondiglio. Davanti a loro, c'erano tre persone che non si sarebbero mai aspettati di vedere lì.

 

*Spazio autrice*

Ta-ta-ta-taaa! *colonna sonora* Oook. Questo è un capitolo triste e ad effetto. Chi diavolo saranno queste tre persone apparse dal nulla? Mmm...lo scopriremo in seguito. Se il contenuto del testo vi sembra un po' contorto ditemelo, please... :)

  
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