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Autore: Cornfield    08/03/2013    2 recensioni
(Dall'ottavo capitolo):
Non riuscivo a crederci. Non riuscivo a guardarla in faccia, non meritavo di guardarla in faccia, non sapevo suonare, non sapevo allacciarmi le scarpe, sapevo solo di non sapere. Ero un completo disastro.
E mia madre aveva ragione.
Scesi di corsa dalle scale e uscii da casa, mentre mia madre piangeva lacrime amare, mentre il cielo piangeva e la mia faccia era completamente bagnata.
Dal sudore, dalla pioggia e da altrettante lacrime.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi risvegliai completamente intontito.
Gli occhi non si erano ancora abituati ai raggi penetranti e cosi ebbi fatica a riconoscere il posto in cui mi trovavo. Quando riuscii a distinguere due poster dei Sex Pistols e un divano rotto e unto, capii che ero a Christie Road.
Ieri sera, ormai sopraffatto alla droga, avrò parlottato da solo e cantato con gli hot dog volanti mentre mi trascinavo qui senza neanche sapere con quali forze e con quale volontà.
Quando l'anfetamina si impossessava di me, ero come se non ci fossi, se vivessi in un altro mondo, incosciente di tutto quello che girava intorno a me. La testa mi girava.
Non capivo niente. Vedevo solo macchie, hot dog che danzavano, cani che fumavano. Ma non riuscivo a vedere che la droga mi avrebbe rovinato.
Pensavo che in questo modo avrei risolto i miei problemi, sarei stato finalmente felice. In realtà me ne sarei creati di altri. Ma questo ancora non potevo, o non volevo capirlo.
Come mai, nonostante fossi drogato, ero andato proprio a Christie Road? Mi guardai intorno.
Panchine sporche e consumate, poster dei Sex Pistols, Ramones, Dead kennedys, Clash, odore di pipi, di alcool e spinelli, muri scrostati...
Molti avrebbero snobbato quel posto, molti avrebbero avuto perfino paura. "E' satanico, li ci vanno solo i grezzi."
No. Nessuno sapeva che tra quelle rovine c'erano i sogni, le speranze, le delusioni di ogni ragazzo accolto da Christie Road.
Chi non sapeva dove andare, chi non aveva parenti o amici, chi era perso, li aveva trovato una casa. Christie Road. Christie Road è casa, Christie Road è la cosa a cui ci tenevo di più. Non mi aveva deluso, forse l'unica cosa che ancora non mi aveva deluso. Mi aveva raccattato per strada ed ero diventato uno della famiglia.
Quei muri scrostati erano impregnati non solo di alcool, ma anche d'amore. Amore per Christie Road, la tua casa.
Sorrisi alla vista di quella meraviglia. Ero un grezzo e satanico a quanto pare, ma non me ne importava.
"Billie sei qui?" Sentii una voce alle mie spalle, Mike.
Quando mi vide, tirò quasi un sospiro di sollievo. Si avvicinò a passo svelto e si sedette vicino a me.
"So che è successo con tua madre" Fece in tono pacato.
"E quindi? Ci tenevi a farmelo sapere?" Dopo che l'effetto inebriante dell'anfetamina finiva, ritornavo al noioso mondo di sempre, più inacidito di sempre.
Mike sospirò. "Cazzo Billie, sta ancora piangendo." Questa volta lo disse in tono di rimprovero. Se fossi stato completamente lucido sarei corso subito verso mia madre, ma non lo ero.
"Non me ne fotte un cazzo"
Mike mi prese la testa infuriato e l'avvicino alla sua. Non riuscivo a fissarlo negli occhi.
Era arrabbiato, arrabbiatissimo con me, ma cercò di reprimerlo. "Perché non stai più venendo a scuola?"
Non risposi. "Figlio di puttana perché non stai venendo a scuola?" Aveva un groppo in gola.
"Non serve a niente"
"Non pensi a tua madre?"
"Ti ho detto che non me ne frega un cazzo"
Sembrò per dire qualcosa ma si fermò e mi lasciò la testa. Silenzio.
"Billie quante pillole hai preso?"
"Solo una" Mentii.
Prima che io potessi scappare mi afferrò per i pantaloni mentre cercavo di divincolarmi e frugò nelle tasche in cerca della boccetta. La fissò e mi guardo con ostilità.
"Oltre ad essere un gran figlio di puttana sei anche un fottuto bugiardo. Ieri ce ne erano quattro, ora sono due". Non lo avevo mai visto cosi incazzato.
Deglutii.
"Billie non capisci che cosi ti rovinerai? Non capisci che ti autodistruggerai?"
"Tanto anche senza quella roba morirei presto"
"Fermati prima di entrare nel tunnel!"
"Mike sei un fottuto ipocrita, anche tu fai uso di anfetamina, coglione." Non c'eravamo mai insultati cosi tanto, se non per gioco. Ma quello non era un gioco.
Ancora silenzio.
Forse eravamo già entrati nel tunnel e non avevamo la capacità di uscirne. Tutti e due, non solo io.
Rimanemmo protetti dal silenzio per più di due minuti, fissando la strada.
"Guardare l'asfalto è cosi divertente?" Riconobbi subito quella vocina fastidiosa.
Mike si girò salutando Tré Cool con un cenno.
"Seriamente, perché siete cosi silenziosi? Di solito schiamazzate allegramente quando siete insieme!"
Provai a distogliere lo sguardo da un'altra parte, ma avevo paura di incontrare quello del mio migliore amico. Si, lui era il mio migliore amico. Voleva solo aiutarmi in qualche modo, ma anche lui era vittima della droga.
Istintivamente volevo abbracciarlo. E lo feci, quasi senza accorgermene. Non era stata l'anfetamina a muovermi, ma qualcosa di più potente: l'amicizia.
Sentii il suo calore penetrarmi dentro e le sue braccia cingermi .
"Cosa non si fa pur di trombare." Fece Tré Cool alla vista di tutto ciò.
 
“ ‘Cause no one knows.. I dooon’t!”
 Lasciai che l’ultima nota della canzone fuoriuscisse da noi stessi.  Eravamo nel giardino della casa di Tré mentre provavamo i nuovi arrangiamenti. Mike aveva fatto un ottimo lavoro con l’intro di basso. Tutto era passato con un semplice abbraccio, che a volte fanno di più delle parole. Cominciai ad essere seriamente compiaciuto della band. Eravamo abbastanza conosciuti a Berkeley e dintorni.
E se nessuno ci avrebbe mai notato? E se avremmo suonato per il resto della nostra vita in quei vicoletti e poi dimenticati per sempre? Forse nessuno ci avrebbe ricordato, o forse si, una band fallita dopo appena due album. Che merda. Ero sicuro che sarei fallito. Perché ogni giorno mi risvegliavo con l’inquietudine di non saper all’improvviso scrivere canzoni. Avrei deluso i fans, se ne avevo. E io non volevo deludere. Avevo già deluso troppa gente, anche me stesso.
“Vado a fumarmi una sigaretta” Feci.
“Ora ti raggiungo anche io ho bisogno di impugnare qualcosa che non sia un basso, sono veramente stanco” Disse Mike.
“Tipo il tuo cazzo per masturbarti?” Parlò la voce fastidiosa.
Mentre quei due si lanciavano freccette, sgattaiolai velocemente dalla porta. Ora volevo stare da solo, con i miei pensieri. A pensare. In un certo senso mi preoccupavo del mio futuro. Ma nessuno poteva saperlo con certezza cosa sarebbe accaduto,e allora perché preoccuparsi? Mi accesi una sigaretta nella speranza di placare non so cosa.
Da quella nuvola di fumo scorsi il viso di Adrienne. Non potei fare a meno di sudare freddo. Mi sorrise quasi nervosamente e feci altrettanto. Le porsi la sigaretta ma la rifiutò. Era silenziosa, e ciò non mi piaceva. Quando ci incontravamo subito mi raccontava di ciò che aveva fatto per tutto il giorno, senza tralasciare il minimo particolare. Ma questa volta sentii che doveva dirmi una sola cosa, ma non voleva farlo, o non poteva.
“Oggi non mi dici niente delle fantomatiche storie di Zio Alfred?” Feci in tono scherzoso ma lei sembrò quasi assorta nei suoi pensieri.
“E’ fuori città. Facciamo una passeggiata?”
“Certo.”
Camminammo per quasi una mezzora scambiandoci poche parole. Io non sapevo iniziare un discorso e mi sentivo abbastanza a disagio. Era come se all’improvviso il nostro legame d’amicizia si fosse rotto  da chissà quale mano invisibile. Forse quella del destino.
Adrienne si sedette sulla panchina e io feci uguale. Finalmente trovai il coraggio di parlare.
“Cosa c’è che non va?”
“Fa un po’ freddino”
“Non cambiare discorso.”
Sospirò.
“Devi dirmi qualcosa?”
“Volevo solo dirti che fa un po’ freddino, tutto qui.”
“Adrienne…”
Sospirò di nuovo.
Non riusciva a guardarmi negli occhi.
E forse quando una persona non riusciva a guardare negli occhi l’altra c’era un motivo.
Un brivido cominciò a impossessarsi del mio corpo.
Una strana sensazione tiepida.
Adrienne era  innamorata di me.
Lo pensai cosi istintivamente.
Sapevo che era innamorata di me, ma non sapeva come dirmelo.
Appena si sarà dichiarata e si sarà tolta il peso di dosso, certa che  l’avrei derisa, avrei trovato invece anche io il coraggio di confessare ciò che provavo.
Era perfetto.
Qualcuno lassù allora ci teneva veramente a me.
Sorrisi quasi istintivamente.
Finalmente Adrienne apri bocca.
 
 
 
 
 
 
“Devo lasciare la città Billie. Io e mio padre ci trasferiamo in Minnesota.”
O forse no.
  
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