Come avevo promesso,
ecco a voi la terza shot
sulla Bakuryu!
Devo ammettere che l’idea di pubblicare ogni Venerdì si è rivelata piuttosto dannosa, essendo una scadenza difficile
da rispettare dati i miei impegni; tuttavia, la prendo come una sfida personale ed essendo tale voglio
impegnarmi per vincerla.
Comunque
sia, diciamo che mi sono scervellata molto per produrre qualcosa di
buono. Mi sento in dovere di ringraziare di cuore Cheche, che mi ha sopportata nel
mio momento di mancanza di ispirazione e
idee. Povera donna, mi sopporta sempre. Tanto love a lei. ♥
Inoltre,
permettetemi di ringraziare di cuore tutti coloro che seguono questa storia. Come farei senza di voi, dears? Spero che questa storia
sia di vostro gradimento, per quanto apparentemente possa sembrare priva di
senso logico.
Buona lettura a
tutti!
Terza Settimana:
Speranza
Gold
aveva aspettato quel Venerdì sera con trepidazione. Ogni mattina, dopo essersi
alzato, aveva istintivamente puntato lo sguardo sul calendario e aveva contato
mentalmente i giorni che lo separavano dal prossimo incontro con Sandra. Le sue
labbra si curvavano sempre in un sorriso radioso, mentre pensava e fantasticava
su ciò che sarebbe accaduto durante il loro successivo appuntamento. Chissà che
cosa aveva inventato la bella Domadraghi per
stupirlo; sicuramente, aveva potenziato le sue capacità combattive per
stracciarlo una volta per tutte, data la sua implacabile sete di vendetta.
Eppure
mai avrebbe immaginato, però, che sarebbe arrivata a tanto. Quando si presentò
davanti alla porta di casa sua, vestita in modo sportivo e leggero,
l’Allenatore stentò a credere ai suoi occhi. Per quanto la sua attenzione fosse
completamente concentrata sul suo corpo sensuale, coperto da quelle vesti
aderenti che accentuavano le sue curve prosperose, le parole con le quali
esordì la Capopalestra lo sconvolsero alquanto.
«Tu.
Io. Una corsa fino ad Ebanopoli. Ora» esclamò decisa,
senza concedergli neppure il tempo di salutarla e domandare spiegazioni sulla
sua improvvisa visita. Dopotutto, si era recata di sua sponte a Borgo Foglianova senza che lui l’avesse chiamata per invitarla a
duellare con lui. «Un po’ di sano esercizio fisico farà bene anche a te, Nano.
Sai, ti aiuterebbe a sviluppare i muscoli e a mettere su qualche centimetro».
Davvero
gli aveva appena chiesto di andare a fare jogging con lei lungo il Percorso
Montano, nonostante il tardo orario? Sicuramente doveva trattarsi di
un’allucinazione uditiva: il sole stava ormai per tramontare, entrambi avevano
appena concluso una dura giornata di allenamenti; come poteva avere ancora le
energie – e il coraggio – per proporre una corsa?
«Stai
scherzando, vero?» ribatté infatti, inarcando un sopracciglio e squadrandola
dall’alto al basso con dubbio, badando a non farsi scoprire mentre soffermava
lo sguardo su certi aspetti del suo fisico formoso. «Ci metteremo una vita per
arrivare fin lì. Se è per tornare a casa per cena, puoi sempre fermarti da me.
Posso dire a mia madre di aggiungere un posto a tavola».
Nonostante
la proposta invitante ed allettante, la posizione della futura Maestra Drago
era irremovibile. Incrociò le braccia al petto, lasciandosi sfuggire un sospiro
esasperato e trattenendosi a stento dall’insultare il ragazzo che aveva
difronte. Pareva davvero irritata dalle sue parole, sebbene nascondessero
intenti gentili. «Se vuoi piacere a delle donne belle come me, prima devi avere
un fisico presentabile, Tappo!» sbottò, afferrando improvvisamente la mano del giovane
per trascinarlo con lei in una corsetta a passo veloce e sostenuto.
Quell’affermazione
catturò l’interesse completo di Gold. Si fermò improvvisamente, interrompendo
quel suo allenamento extra, per osservare la Capopalestra
mentre avanzava verso il Percorso 29 con rapidità e al contempo leggiadria. Sinceramente
parlando, all’Allenatore non avrebbe affatto dispiaciuto diventare soggetto di
interesse per Sandra, ancor più di quanto non lo fosse già. Forse, dando retta
al suo consiglio e iniziando a dedicarsi un po’ al suo aspetto, un giorno
sarebbe riuscito a farsi notare da lei come uomo e non come semplice compagno
di battaglia o rivale. Anche a costo di compiere ulteriori fatiche e di
spendere il suo tempo libero in allenamenti extra, si promise che sarebbe
riuscito nel suo intento.
«Allora,
ti muovi o no?!» lo richiamò la Domadraghi, fermatasi
apposta per lui a qualche metro di distanza.
Ridendo,
Gold riprese a correre fino a raggiungerla. «Quindi mi stai dicendo che, se
avessi un “fisico presentabile”, faresti un pensierino su di me?» la
punzecchiò, un po’ per provocazione un po’ per curiosità, ansioso di scoprire
il modo in cui avrebbe reagito la sua compagna. Molto probabilmente l’avrebbe
picchiato, oppure l’avrebbe gettato nel primo laghetto nelle vicinanze per
regalargli un gelido bagno.
Eppure,
a dispetto delle aspettative, la ragazza dai capelli azzurri si limitò a
scuotere il capo e ridacchiare tra sé e sé. «Passeranno anni luce, prima che tu
riesca a svilupparti in modo decente, Nano».
Non
gli aveva risposto. Né sì, né no.
L’aveva lasciato lì, con una speranza nel cuore e un incentivo per raggiungere
il suo agognato traguardo. Il giovane si sforzò di mantenere la sua velocità, affiancandola
anche nei passi più ripidi e difficili da attraversare in corsa, pur di
dimostrarle di essere degno delle sue attenzioni.
Poco
importava quanto tempo ci avrebbe messo per farsi notare da lei. Prima o poi ci
sarebbe riuscito e bastava questa certezza a donargli la forza necessaria per
non arrendersi.