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Autore: Aanya    09/03/2013    2 recensioni
Per tutti quelli che adorano il film d'animazione "Anastasia"...per chi non ha potuto non indagare sulla vera storia della principessa russa e sulla sua leggenda..per chi ha cantato almeno una volta le canzoni del cartone..per chi si è intrippata con lo studio del russo per "colpa"sua..per chi ha portato la storia della famiglia Romanov agli esami:)...Insomma...magari dateci una semplice occhiata.Racconto la sua storia basandomi sul film e su alcuni reali eventi storici analizzandone ulteriormente l'aspetto introspettivo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata di sole a Parigi.
-Ohh…oh..sì..lo ricordo così bene! Lo zio Yashin era di Mosca, lo zio Boris invece era di Odessa..-
La ragazza  elencava i nomi piuttosto convinta. Vestita tutta in rosa. Gonna lunga e décolleté rosa antico. Cerchietto e camicetta lilla opaco con volant bianchi.
-..e ogni primavera-
-La domenica facevamo un pic-nic sulle sponde del lago- terminò irritata Marie alzandosi.
La ragazza, interrotta così bruscamente, rimase stupita e senza parole.
–Signorina! Non ha altro di meglio da fare?- continuò facendole segno con la mano di andarsene.
-Vieni, vieni cara. Adesso te ne devi proprio andare- le disse Sophie prendendola per le spalle e accompagnandola velocemente fuori dalla porta –Arrivederci!-
Marie batté a terra il bastone che la sosteneva, mentre scuoteva la testa amareggiata
-Ora basta!..Sono stufa-
-Oh..mi dispiace tanto, proprio tanto- Sophie si diresse verso di lei, poggiando sul tavolino un vassoio con delle tazzine da thè. –Avrei giurato che stavolta fosse vera..-
Marie alzò gli occhi al cielo.
-cioè..sì..per essere vera era vera- continuava mentre metteva delle zollette di zucchero nelle tazze -..solo che non era quella vera-. Sophie mescolava agitata. –Ma non mi farò prendere per il naso la prossima volta..no! Penserò a delle domande molto, molto difficili!- fece porgendo la tazzina che aveva in mano alla sua gatta.
-No!-
Sophie sobbalzò, mettendosi subito a sedere. Dai suoi occhi traspariva perplessità.
-Il mio cuore adesso non ce la fa più- Marie si portò una mano al petto. –Non vedrò nessun’altra ragazza che dichiara di essere Anastasia- fece abbassando gli occhi e capovolgendo un portafoto che stava sul tavolo. Era un ritratto di sua nipote. Marie non aveva mai perso la speranza di poterla rivedere. Non aveva mai saputo perdonarsi quello che era successo quella sera. Dopo dieci anni vedeva ancora davanti a sé il suo volto rigato di lacrime, implorante. Quel volto che aveva sempre visto sorridere. La sua piccola mano che si protendeva verso di lei. E che non riusciva a raggiungerla. Quante domande tormentavano la sua mente! Se fosse rimasta con lei. Se non fosse salita di corsa su quel treno. Se si fosse protesa maggiormente e fosse riuscita a prenderle la mano. Se. Ma ormai il passato era passato. Le intere giornate che aveva passato a piangere la sua famiglia e sua nipote non potevano riportarle ciò che desiderava.  Furono degli anni parecchio duri per lei. I suoi cari non c’erano più e lei si ritrovava impotente di fronte a tutto. Ogni giorno pregava che almeno sua nipote fosse viva. Che dopo quella fatidica notte in cui era caduta a terra alla stazione, qualcuno le avesse trovato una famiglia o almeno un posto dove vivere. Sua cugina l’aveva ospitata nella sua casa a Parigi. Sophie riusciva a strapparle qualche sorriso e a renderle l’esistenza molto meno triste. Anche se non lo ammetteva, Marie le doveva tutto dopo quello che le era successo. Era stata proprio lei a proporle l’idea della ricompensa per trovare sua nipote. Sophie era dell’idea che se la cugina era così certa che fosse ancora viva, allora non le sarebbe costato nulla comunicare al Paese e alla stampa che avrebbe promesso un compenso a chiunque l’avesse trovata. Certo erano dieci milioni di rubli. Ma cosa le sarebbe importato di tutto quel denaro in più se avesse ritrovato la sua adorata nipote?
Inutile. Tutto ciò si era rivelato solamente inutile. Orde di ragazze che continuavano a presentarsi da lei sostenendo di ESSERE lei. Anastasia. Ma non era mai lei. Tutte le volte la speranza riaffiorava nel suo cuore per poi ferirlo per l’ennesima volta. Ogni volta non riusciva a credere come i soldi trasformassero la gente in bestie così affamate. E lei si sentiva sempre più stanca. Stanca di sentire tutte quelle menzogne che s’inventavano. Non riusciva più a reggerlo. Era già stata male abbastanza, non voleva vivere il resto della sua vita attorno a  dolorose falsità. Il suo cuore non avrebbe retto ancora altro dolore. La sua Anastasia sarebbe vissuta nei suoi ricordi come da dieci anni a quella parte. 

***

La macchina attraversava le campagne francesi.
-Di dov’era lo zio Boris?- la interrogò Dimitri.
-E se Sophie non mi riconosce?- Anya era piuttosto preoccupata e ansiosa.
-Lo farà..tu sei Anastasia!-
-È solo che..-
-Che cosa?-
-Beh..fino a tre giorni fa non avevo un passato e ora sto cercando di ricordare addirittura una vita intera-
-È per questo che ci sono io. Allora..di dov’era lo zio Boris?-
-Mosca?-


Vlad bussò alla porta. Anya sudava freddo. Da ciò sarebbe dipeso il suo futuro. Avrebbe dovuto impegnarsi al massimo e dare prova di ciò che aveva imparato. Eppure qualcosa dentro di lei le dava speranza. Quella speranza che aveva sempre conservato quando era all’orfanatrofio. La speranza di aver ritrovato la sua famiglia. Dopotutto le prove c’erano. Vlad e Dimitri continuavano a ripeterle che assomigliava spropositatamente ad Anastasia, il suo ciondolo che la portava a Parigi e poi c’erano i suoi ricordi. Ricordi ancora parecchio confusi, ma che ultimamente riempivano sempre di più la sua mente. Immagini offuscate dei suoi genitori, dei luoghi dov’era cresciuta, di ciò che c’era stato prima che lei diventasse un’orfanella. Doveva esserci un nesso. Non potevano essere tutte coincidenze. Certo Vlad e Dimitri l’avevano istruita per bene sul conto della granduchessa e della sua numerosa famiglia. Ma non le sembravano per niente nozioni da memorizzare da zero. Erano piuttosto reminiscenze. Anya guardava fisso davanti a sé.
La porta si  aprì all’improvviso. Una suadente giovane cameriera si presentò sulla soglia con fare sdolcinato
 -Oui Monsieur?- fece emettendo dei leggeri risolini.
Vlad non fece in tempo a rispondere che la ragazza fu subito spinta via. Al suo posto una donna corpulenta, biondi capelli corti e un vestito lilla che richiamava il trucco degli occhi. Era appoggiata con una mano alla cornice della porta con aria da persona sicura di sé.
-Sophie Slovslayevna Smovorkof Smirnov!- esclamò Vlad entusiasta allargando le braccia.
-Oh..Vladimir Vanya Vonitsky Vasilovich!- ribatté  lei esaltata mentre Vlad le baciava l’intero braccio.
Anya e Dimitri, dietro di loro, assistevano alla scena scambiandosi sguardi confusi e perplessi.
-Bene..- sorrideva lei euforica -una visita davvero inaspettata…Oh ma guarda! Dove sono finite le mie buone maniere?..Ohhh..entrate, entrate tutti!- Sophie prese Vlad per un braccio e lo trascinò dentro, seguito dai due giovani. -Il mio cuore palpita dallo stupore, dallo shock e dalla sorpresa nel vedervi!-.
 

-Ho l’onore di presentarti sua altezza imperiale, la granduchessa Anastasia Nikolaevna- iniziò trionfante Vlad. Dimitri spinse la ragazza verso Sophie.
-Santo cielo!- esclamò la donna cominciando a girarle intorno -Devo ammettere che assomiglia molto ad Anastasia..molto più delle altre-.
Sophie la fece accomodare su una poltrona, mentre lei e Vlad si sedettero su un divanetto vicino. Dimitri era in piedi, dietro di lei. Anya si girò verso di lui, l’espressione ansiosa. Il giovane le lanciò un sorriso di incoraggiamento. Sì. Poteva farcela. Dopotutto se la sua determinazione l’aveva portata fin lì non poteva lasciarla ora. Anya ricambiò il sorriso e si voltò verso Sophie. Era pronta a tutto.
-Bene. Allora..dove sei nata?-
-Al palazzo Peterhof- 
-Esatto- le sorrise Sophie –E come piace ad Anastasia bere il thè?-
-Il thè?- rispose dubbiosa –A me non piace il thè, preferisco acqua calda e limone-
-Bene-

***

Erano passate alcune ore da quando avevano messo piede in quella casa. Il sole cominciava già a scendere lentamente.
-Ed in ultimo, forse questa ti sembrerà..una domanda impertinente, ma…- si protese leggermente verso di lei mentre gesticolava con le mani come se dovesse scusarsi –abbi pazienza-.
Vlad la guardò perplesso e preoccupato allo stesso  tempo.
-Dimmi. Come sei scappata durante l’assalto al palazzo?-
Silenzio. Dimitri dietro di lei si irrigidì. Appoggiò il gomito sul caminetto e si tenne la testa con la mano. Sarebbe stato impossibile rispondere correttamente a quella domanda. Sebbene lui sapesse troppo bene come Anastasia e sua nonna fossero riuscite a scappare da palazzo, lei non lo sapeva. Lui e Vlad dovevano prevedere una domanda del genere. Eppure non gli era proprio passato per la mente di informare la ragazza sull’accaduto. Tra qualche secondo sarebbero stati screditati davanti alla cugina dell’imperatrice.
Anya fissava il vuoto. Sentiva dentro di sé di poter rispondere a ciò che le era stato appena chiesto. I ricordi vorticavano nella sua mente. Doveva solamente concentrarsi al massimo e riportare alla sua coscienza quegli eventi così lontani. Continuava a sforzarsi. Eventi passati si susseguivano nella sua testa in un turbinio troppo veloce per essere distinti uno ad uno. Poi ecco. Una dissolvenza bianca che riportava alla luce un flashback. Quel flashback. Lei che correva per le stanze del palazzo, seguita da sua nonna, in mezzo a tutta quella gente.
-C’era..- iniziò con lo sguardo ancora basso -c’era un ragazzo-, sollevò il viso, –un ragazzo che lavorava a corte..lui ha aperto una parete- alzò una mano come ad imitarne il gesto, ancora assorta nel suo ricordo. Anya rise –Scusate che sciocchezza...ha aperto un passaggio nella parete-.
Dimitri aprì gli occhi di scatto. Non poteva aver sentito quelle parole. Non poteva essere vero. Era lei. Fin dal principio era lei. Come aveva potuto essere così cieco da non riconoscere quella bambina che da piccolo vedeva sempre? Quella ragazzina che aveva aiutato a scappare assieme alla nonna quel fatidico giorno? Alzò lo sguardo. Gli occhi spalancati diretti verso di lei. La bocca aperta, rimasta senza parole. Sentì un duro colpo al petto. O forse era al cuore.  
-Allora?...È una Romanov?- Vlad si spinse verso Sophie.
-Ohh..beh…ha risposto a tutte le domande..- la donna si alzò sorridendo prendendo tra le mani il vassoio con le tazzine che aveva appoggiato sul tavolino.
-Hai sentito piccola?- Vlad si alzò di scatto, raggiante –Ce l’hai fatta!- e si diresse verso la ragazza prendendola in braccio e facendola volteggiare.
Tutti ridevano. Tutti erano felici. Tranne lui. Dimitri uscì.
-Allora? Quando andremo a parlare con l’imperatrice?- fece rivolgendosi alla sua amata, sfoggiandole un largo sorriso.
-Temo sia impossibile- gli rispose rabbuiandosi di colpo.
-Come hai detto mia cara?- Vlad si voltò meglio verso di lei, pensando di non aver capito bene.
-L’imperatrice non permette nessun colloquio-
-Suvvia Sophie! Mia fulgida gemma!- Vladimir si diresse verso di lei prendendole il vassoio di mano –Sono certo che tu puoi benissimo escogitare un modo per organizzare un breve incontro con la regina madre-. Sophie scuoteva la testa, riuscendo a riprendersi il vassoio.
-Rifiuto di ritirarmi finché non avrò avuto una risposta- continuò Vlad senza demordere, prendendola scherzosamente per i fianchi. Sophie riuscì a districarsi. –Ti prego!- la implorò Vlad sfoggiandole un’espressione triste e supplichevole. La donna si arrese
-Oh! Sentite. Vi piacciono i balletti russi?- fece voltandosi entusiasta verso la ragazza. Anya annuì curiosa.
-Se non sbaglio si esibiranno a Parigi questa sera. La regina madre e io adoriamo i balletti russi!- commentò esaltata, ancheggiando. Vlad dietro di lei sorrise di gioia.
-Non ce li perderemmo per nulla al mondo!- continuò raggiante, voltandosi verso Vlad e facendogli l’occhiolino.


Dimitri era nel giardino davanti. Lo sguardo basso, fisso nel vuoto. Lottava contro i suoi sentimenti. Sapeva perfettamente di essersi innamorato di lei. Anya. Ma ora non era più la solita Anya. La ragazza povera senza ricordi che lui e Vlad avevano aiutato. Lei era Anastasia. Una nobile, una granduchessa. Ma soprattutto aveva ritrovato la sua famiglia. Come sarebbe potuta restare nella sua vita? Non che prima pensasse di poter far nascere qualcosa insieme a lei, ma ora era una situazione impossibile. Dimitri aveva già avuto delle ragazze in passato, ma ai suoi occhi lei aveva qualcosa di speciale. Era qualcosa di speciale. Se ne era accorto solo adesso. Adesso che per lei sarebbe stato per sempre il rozzo e beffardo ragazzo che l’aveva accompagnata nel suo viaggio alla ricerca della sua famiglia. Niente di più. E pensare che all’inizio i soldi erano la sola cosa che voleva. Ora avrebbe voluto solo lei. Ma sarebbe stato già tanto ricevere un caloroso grazie.
-Ce l’abbiamo fatta!-. Vlad uscì urlando di gioia. –Questa sera vedremo sua altezza imperiale- prese il giovane e lo sollevò da terra facendolo roteare in aria, scuotendolo dai suoi pensieri, -e poi avremo dieci milioni di rubli –tra poco diventeremo..- non riusciva a continuare il discorso dalla contentezza.
-Vlad..Vlad..- Dimitri cercava di calmarlo –Lei è la principessa-. Ma Vlad non lo ascoltava, non riusciva a frenare la sua felicità.
-Anya è stata straordinaria!- esclamò Vlad voltandosi verso Dimitri.  Si portò una mano al petto –Quasi le ho creduto io!- scosse il viso del ragazzo con le mani.
Perché aveva quell’espressione afflitta e addolorata? Stavano per diventare ricchi, ciò che avevano sempre sognato. Da una vita inseguivano questo desiderio ed ora che avevano avuto successo dovevano assolutamente festeggiare. Vlad non pensava ad altro. Era troppo euforico per comprendere. –E Sophie! Ahhh!- alzò gli occhi al cielo benedicendolo.
-Sophie vuole portarci a comperare dei vestiti per questa sera!-  Anya era uscita di corsa, raggiante. -Andare per negozi a Parigi? Ma ci pensate!- esclamò facendo una giravolta.
Dimitri si era voltato verso di lei. Cercava di mascherare la sua tristezza con un sorriso. Lei era radiosa e felice come non mai,  non c’era dubbio. Dirle addio sarebbe stato difficile. Molto difficile.

***

Anya uscì sorridente da una boutique di Chanel. Portava un vestito lilla con scarpe coordinate. Dalla spalla sinistra scendeva un fiocco rosa che riuniva un nastro di tulle che le copriva mezzo busto. I capelli raccolti. Dimitri non poteva non notare come fosse incantevole. Anya era fuori di sé dalla gioia. Non avrebbe mai immaginato, dato il suo passato, di poter andare a fare compere per le boutique più alla moda di Parigi. Si stava divertendo come una bambina. D’altro canto, come poteva non esserlo? Le si presentava l’occasione non solo di ammirare gli abiti al di là delle vetrine, ma anche di indossarli e averli finalmente per sé. Anya gli sorrise prendendolo sotto braccio. Sophie e Vlad uscirono poco dopo. Sophie era elettrizzata. Come sempre. Lì davanti c’era una donna che teneva un enorme cesto di fiori e Sophie non poté fare a meno di acquistare tre rose. Due la diede alla ragazza, l’altra l’appuntò al petto di Vladimir. Anya le sorrise gentilmente. Le annusò. Il loro era un profumo intenso e delicato allo stesso tempo. Profumo che risvegliava i suoi ricordi, le sue emozioni, i suoi sentimenti.
-Forza! Andiamo!- Sophie la spinse eccitata.
Subito si ritrovò accanto a lui, si guardarono intensamente negli occhi. Dimitri spostò subito lo sguardo, imbarazzato. Anya gli appuntò una rosa sulla giacca, sorridendogli. Sophie non vedeva l’ora di far conoscere ai suoi ospiti le meraviglie di Parigi e quella sera le strade erano particolarmente affollate e illuminate. Alla ragazza brillavano gli occhi. Era troppo curiosa di visitare la città. Una bambina impaziente poteva non essere nulla in confronto a lei. Si attaccò al braccio di Sophie e fu trascinata in mezzo alla folla. Non prima di aver tirato per un braccio anche Dimitri, interrotto bruscamente nei suoi pensieri. Il suo sorriso era ancora lì, che lo rassicurava. Quando, casomai, avrebbe dovuto essere il contrario. Dimitri sapeva che quella sera molto probabilmente sarebbe stata una delle ultime volte in cui poteva stare con lei. E non era intenzionato a sprecarla. La sua espressione triste e perplessa si trasformò in un sorriso mentre la prendeva sotto braccio.


Al Moulin Rouge le giovani ballerine, avvolte in ampi abiti rossi,  ballavano il can can. Dimitri, da galantuomo, le spostò la sedia. Anya arrivò volteggiando, lanciandogli l’ennesimo sorriso prima di sedersi. Erano tutti e quattro al tavolo. Sophie non faceva altro che dimenarsi sulla sedia imitando le ballerine a pochi passi da lei. L’atmosfera che si respirava era carica di allegria e spensieratezza. Ad un tratto Sophie alzò la gamba bruscamente, facendo volare al centro del palcoscenico una delle sua scarpe. Vlad la guardò preoccupato. Doveva forse andare a recuperargliela in mezzo a tutte quelle ballerine? Sophie lo guardò non riuscendo a smettere di ridere. Vladimir si lanciò tutto trafelato in mezzo a quelle giovani donne, mentre Anya e Dimitri si guardavano a vicenda non riuscendo a trattenere le risate. Era impossibile restare impassibili di fronte ad uno spettacolo del genere. Vlad zigzagava in mezzo alle ragazze. Dopo aver raccolto la scarpa non riusciva a tornare indietro, ostruito dalle ampie giravolte delle ballerine. Era rosso per l’imbarazzo e la vergogna.
Un giovane si avvicinò al loro tavolo e porse la mano alla ragazza, invitandola a ballare. Anya si alzò delicatamente volteggiando e  presero a piroettare per il salone, insieme alle altre coppie, in mezzo a quella calda atmosfera. Dimitri non riusciva a tenere lo sguardo lontano da lei. Seguiva ogni suo movimento. Era così sciolta e naturale! Invidiava il ragazzo in smoking che danzava con lei. Si rimproverava di non averci pensato lui per primo. La malinconia e la tristezza presero il sopravvento. Il suo sguardò si rabbuiò. Fortunatamente, o sfortunatamente, lei non poteva vederlo. Soffriva al pensiero di doverla lasciare. Ma d’altronde doveva andare così dall’inizio. Anastasia o no che fosse. Il fatto che lei fosse la vera granduchessa complicava le cose, ma la situazione in cui si trovava non doveva persistere dall’inizio. Eppure lei aveva saputo entrare nel suo cuore senza che lui lo volesse. Senza che se ne accorgesse. Anya volteggiava cambiando ogni volta partner. I suoi occhi non volevano smettere di guardarla. Lui non voleva smettere di provare quello che provava per lei.
 

Erano sull’ascensore che li portava sopra la Tour Eiffel. Anya si reggeva al suo braccio. La vista di Parigi di sera era entusiasmante. Ma l’incredibile altezza le faceva anche venire le vertigini. Aveva la sensazione di cadere da un momento all’altro. Dimitri invece sembrava così sicuro e spericolato! Anya si aggrappava a lui. Si voltò. Non poteva che lasciarsi scappare un sorriso. La sfacciata e provocatoria Anastasia che non aveva paura di nessuno, ora aveva paura dell’altezza.
Erano finalmente arrivati in cima. La vista era mozzafiato. Dimitri la guardò ancora, a pochi passi da lui, colpita sempre di più da quel meraviglioso paesaggio notturno. Fu interrotto nuovamente nei suoi pensieri dai botti che rimbombavano nel cielo di Parigi. Straordinari fuochi d’artificio proiettavano le loro scintille colorate in ogni direzione. Il ragazzo alzò lo sguardo. Estasiato. Fosse stata anche la sua ultima notte insieme a lei, avrebbe ricordato per sempre quella sera. Ne era sicuro.
   
 
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