“Tutti
i personaggi della storia
sono maggiorenni, i fatti o i personaggi descritti non sono esistiti o
sono
inesistenti”
*°*°*°
SLAYERS NEXT GENERATION *°*°*°
*°*°*°
CAPITOLO
PRIMO *°*°*°
*°*°*°
Lettera Per
…
*anf* … *anf* … *cought* … *anf*
…
La ragazza
correva. I lunghi
capelli biondi le sfioravano il bel viso, pieno di sudore e stravolto
dalla
paura. Paura, certo, ma anche una sicurezza e concentrazione che non
erano in
molte persone. Fuggiva da qualcuno di estremamente potente, che poteva
distruggere la vita in un solo attimo. Ma quale vita era importante?
Certo, la
sua, ma soprattutto quella del piccolo fagotto urlante che stringeva
fra le
braccia … non doveva cadere nelle mani del mazoku, o sarebbe
stata la fine. La
morte della sua adorata bambina.
- Fermati,
drago dorato! - gridò
divertita il demone. Scagliò un incantesimo sfiorando
volutamente il drago,
solo per innervosirlo. Ma lei continuò a correre, stringendo
i denti. Ormai non
ce la faceva quasi più …
La
ragazza-drago svoltò di scatto,
sorprendendo il demone dietro di lei. Ma il vantaggio durò
poco: la parete
rocciosa del monte frenò la corsa. provò alcuni
potenti incantesimi, ma nulla
scalfiva la pietra. Era fatta d’Orialchon!
- Finalmente
sei in trappola. -
esclamò la demone ridendo. Aveva lunghi capelli blu scuro e
profondi occhi
azzurri come il mare.
-
Dolphin
deep sea. The Sea King. Quale onore.
I mazoku non avevano niente di meglio?-
esclamò la ragazza drago. La regina del mare sorrise e
castò un incantesimo per
rispondere all’insulto. Ma non colpì la ragazza.
- Philia Ul
Copt. Sacerdotessa del
dio drago di fuoco. Quel mazoku non aveva una scelta migliore? - La
ragazza
sorrise stancamente senza alcun commento. Quanti avevano già
detto la stessa
frase?
- Dammela. -
- Mai. -
- Allora
temo non ci sia altra
scelta. - disse Dolphin. - DOLPH SLASH! --
Philia
impallidì, ma riuscì ad
evitare tutte le micidiali sfere nere. - FLAME BREATH! -
Dolphin fu
centrata in pieno. Per
lungo tempo la sua figura venne immersa dalla luce, ma alla fine la
mazoku ne
uscì integra, anche se parecchio stanca. - DARK CLAW! -
gridò il demone
superiore.
- CHAOTIC
DISINTEGRATE! - I due
incantesimi si scontrarono annullandosi a vicenda. Philia era senza
energie;
era il terzo combattimento che affrontava e il più
difficile. In più un lembo
dell‘incantesimo della demone le aveva ferito la gamba.
- Questa
gioco è durato fin
troppo. Vai! - esclamò Dolphin lanciando un incantesimo. Un
lungo filo nero
avvolse Philia, che non fece in tempo a spostarsi.
L’incantesimo strinse il
corpo della ragazza fino al limite; il drago dorato non riusciva quasi
più a
respirare. Ma non lasciò cadere nemmeno in quel momento il
fagotto che teneva
in mano.
- Dammela! -
gridò Dolphin.
Philia la
guardò con disprezzo.
Poi disse, boccheggiando: - M…mai!-
Dolphin
scosse la testa. Un demone
superiore non avrebbe mai capito un drago dorato, soprattutto se nel
mezzo
c’era un sentimento tanto opposto all’odio. - BLACK
VISFRANK!- mormorò. La mano
della regina del mare venne avvolta da un alone nero. - Salutami i tuoi
amici
draghi. - esclamò, trafiggendo il petto di Philia con la
mano. La ragazza
spalancò gli occhi per lo stupore; sputò sangue e
si accasciò a terra
stringendo la ferita che sanguinava copiosamente. Il suo sangue
ricoprì tutto
il terreno vicino a loro, ma non toccò il tesoro che la
ragazza drago aveva
difeso con la vita.
Il demone
superiore sorrise
guardando gli occhi del drago spegnersi. Per lei la morte di un
avversario era
come un dolce irrinunciabile. Ora restava soltanto il Traditore e il
sudicio
bambino del drago dorato.
Prese in
mano il bambino, avvolto
nelle fasce. Castò l’incantesimo necessario, ma
all’ultimo si fermò. Il
sacrificio di un bambino era una fonte di energia incredibile; solo,
bisognava
fissarlo negli occhi. Srotolò le fasce leccandosi le labbra.
- Ma cosa … -
esclamò infuriata. Il bambino non c’era! Era solo
una stupida pietra che quello
sciocco drago aveva stregato!
- Proteggila
quanto vuoi,
Traditore! Non la salverai dall’ira dei Demoni Superiori! -
gridò in preda alla
rabbia. Diede un calcio alla pietra e si teletrasportò in un
altro luogo.
- AAAAAAAH!
-
- Arashi*!
Cosa succede? - Il
padre della ragazza spalancò di colpo la porta, entrando
nella stanza della
figlia.
- Ho fatto
un sogno, Xel. Un sogno
orrendo … - sussurrò Arashi tremando. Il padre la
abbracciò teneramente.
-
E’ solo un sogno. Cosa hai
sognato? -
- Ho sognato
una ragazza … cercava
di salvare qualcosa, ma non c’è riuscita,
perché la donna che la inseguiva l’ha
uccisa … si chiamava … si chiamava …
Xel, non lo ricordo! Ma aveva dei capelli
biondi bellissimi! -
Il padre
s’irrigidì e una lacrima
gli solcò il volto. Ma si ricompose e esclamò,
cercando di rassicurare la
ragazza: - E’ stato solo un sogno … solo un sogno
… ora torna a dormire-.
- Ma ho
paura. Quando l’ha uccisa
è stato … spaventoso … come se stesse
uccidendo qualcuno che mi sta a cuore!
Come se stesse uccidendo te! -
- Dormi,
piccola … - mormorò
Xellos. Mormorò un dolce incantesimo e piano piano Arashi si
riaddormentò.
Chiuse lentamente la porta della stanza per non fare rumore.
Osservò per un
attimo ancora il bel viso della figlia. Era così innocente
… lontano da tutti i
problemi demoniaci. Sospirò, cercando i cancellare
l’immagine di Philia dalla
mente. Era sicuro che fosse lei; non era la prima volta che Arashi
sognava
quell’attimo. Ma lui l’aveva sempre cancellato
dalla memoria della ragazza …
per lei era meglio così. Non poteva sopportare lo stesso
dolore che Xellos si
trascinava dentro da anni. Quel dolore che lo colpiva tutte le volte
che
pensava a Philia, il suo amore. Quando pensava ai suoi amici che lo
avevano
chiamato traditore solo perché aveva imparato ad amare.
Quando ricordava il
sorriso del suo drago dorato … e di quanto era stato
impotente quando Dolphin
l’aveva attaccata. Il dolore per la perdita di tutto
ciò che amava … ma almeno
Arashi era lì. Figlia di Philia, figlia sua. Figlia di
demone e di drago
dorato. Arashi … cioè
“Tempesta”; quale altro nome per una bambina nata a
causa
del più grande guaio nato tra luce e oscurità?
Xel strinse
con dolore il diadema
che portava al collo, legato ad una corda dorata come un ciondolo.
L’ultimo
dono di una madre per la figlia che aveva abbandonato.
Il mattino
dopo, Arashi non
ricordava nulla.
Si
stropicciò gli occhi e sbadigliò.
Odiava andare a scuola, era così noioso. Tutto prevedibile e
sicuro. Si vestì e
osservò la propria immagine riflessa nello specchio con
curiosità, proprio come
ogni mattina. Era bella, Arashi, quasi quanto la madre. Portava i
capelli
biondi corti in un taglio sofisticato, che le incorniciava il viso
affilato,
dalla pelle morbida e chiara. Non era molto alta, ma era sottile e
aggraziata.
I tanti anni di scherma l’avevano modellata alla perfezione.
Ma pochi sapevano
quanta fatica c’era voluta! Pochi anni fa era rotonda come
una palla da calcio.
Come
vestirsi? Un altro dilemma.
Il padre le regalava sempre vestiti strani e inusuali per
l’epoca: lunghi
mantelli caldi, pantaloni morbidi e larghi o vestiti ampi e decorati.
Li teneva
chiusi nell’armadio, per non offendere Xel, ma non li metteva
mai. Non si
sentiva a suo agio con quei vestiti … non le appartenevano.
Non ancora. Infilò
i pantaloni a pinocchietto, i suoi preferiti. Erano sgualciti e
strappati nei
punti giusti, senza risultare eccessivi. La cintura bianca la metteva
sempre,
in qualsiasi occasione. Scelse la maglietta che più le stava
a cuore, quella
comprata in un viaggio con papà a S.Francisco. Poi le sue
immancabili All
Stars, colorate e meravigliose, comprate a Los Angeles l’anno
prima. E il cappello
nero morbido da pittore, che aveva decorato con bottoni colorati. Non
sapeva
perché, ma oggi indossava solo cose che per lei avevano un
significato
speciale.
Si
avvicinò allo specchio e mise
il suo filo di matita abituale. I suoi occhi le piacevano da morire
… erano
viola; non il leggero violetto che colora qualche volta gli occhi
azzurri, ma
un viola intenso, come l’ametista.
- Arashi! -
- Arrivo! -
Che palle la
scuola. L’aveva già
detto?
- Ehi,
Arashi! Come va oggi? -
- Bene
grazie. - mormorò lei. Il
saluto di Joji era un rituale. Ad Arashi non importava di Joji e a Joji
non
importava di lei. Ma perché rinunciare a un saluto fatto con
gentilezza?
Salutò
Fay e Karen e andò a
sedersi al suo posto vicino alla finestra proprio mentre entrava il
professore
di matematica. Aveva un faccia stravolta, di una persona che non aveva
dormito
e per questo era molto irritabile. Arashi sospirò annoiata e
si alzò in piedi
per il saluto. Poi si ributtò sulla sedia, lasciando
trasparire tutta la sua
noia.
<<
Ul Copt … alla lavagna. -
ringhiò il professore.
Arashi
sospirò e si alzò di nuovo.
Eseguì l’equazione di terzo grado con
facilità. Il viso del professore si
contorse nell’incredulità più totale,
per trasformarsi poi in irritazione. Le
diede un’altra equazione, più difficile, ma lei
risolse anche quella. Aveva
ereditato la memoria e la capacità d’adattamento
di suo padre; qualsiasi cosa
il professore avesse chiesto, lei lo avrebbe fatto. Con molta
probabilità.
Xellos
entrò nel suo ufficio.
Quella piccola stanzetta era veramente troppo stretta per lui, che non
si
sentiva a suo agio nemmeno nell’appartamento dove abitava. Un
bilocale a due
posti … tsé … era abituato a ben altro
… un castello sulla Wolf Pack Island era
decisamente meglio. Sospirò, sedendosi alla sua scrivania e
accendendo il
portatile. Non doveva pensare al master, ne all’universo
parallelo dove era
cresciuto. O i rimpianti sarebbero riaffiorati.
- Ma porca
… - imprecò, quando il
computer si bloccò per l’ennesima volta. Gli diede
un colpo deciso,sperando che
ripartisse. Niente da fare. Era decisamente tentato a distruggere
quell’apparecchio infernale. Un bel dragon slave, e tutto
finiva lì. Ma doveva
controllarsi.
Diamine, Xel
… non sei Lina! Tu
sei calmo, intelligente e misterioso …
Riprovò
la password. Niente. Il
codice binario? Nemmeno. Aveva impiegato mesi per imparare tutti quei
codici
strapieni di numeri, ma alla fine a cosa era servito? Il computer si
bloccava
lo stesso. Xellos sospettava che la macchinetta percepisse la sua aura
demoniaca e si bloccasse apposta tutte le volte.
- Evvvaii! -
esultò, quando il
computer ripartì, finalmente. Aveva usato un pizzico di
magia, d’accordo, ma il
fine giustificava i mezzi. ^^
Dopo il
professore di matematica
arrivò quello di storia, decisamente più allegro.
E poi, quella d’italiano, che
trascinava Ogni parola come se pesasse 9 quintali. Alloooooraaaa
raaagaaaazziiii coommmmeee vaaaa? Ogggi veeerrriiiiificaaaa!
Ma si
credeva divertente? Ci
faceva o ci era?
L’ora
di ricreazione arrivò come
un’ancora di salvezza. Due ore d’italiano, cristo
santo! Due! Qualsiasi comune
mortale sarebbe deceduto in quattro secondi e mezzo.
-
Arashi-chaan!- una voce
stridula, insistente. Ma non detestabile. Chi altri poteva essere?
- Ciao,
Misato-chan. - rispose
Arashi, finalmente contenta di vedere una faccia amica. In contrasto
con la
voce acuta, il modo di vestire e la personalità di Misato
Ono erano
incredibili: i capelli con una ciocca colorata, gli abiti sgargianti e
vistosi
con la classe tipica di Misato.
- Come vaaa?
^.^ -
-
Perché questo tono? -
- Indovina
chi è venuta a trovarmi
oggi? -
- Non lo so
… -
- Indovina
chi rimarrà a casa mia
per tutta la settimana? -
- Chi?
>>
-
Sakura-san! -
- S
… Sakura? - Oddio, Arashi se
la ricordava. Non era antipatica, e nemmeno noiosa. Era semplicemente
irritante. Ma Misato l’adorava … come poteva
odiare sua cugina?
-
SiSì … e indovina chi è venuto
con lei? -
- N
… non sa … saprei …-
balbettò
Arashi. Sapeva bene chi poteva essere l‘unico che avrebbe
accettato di
accompagnare quella peste, ma il solo pensarci la faceva arrossire.
- Viene
anche Shinichi-kuun! -
L’aveva
detto. Shin era qui!!
- E finisca
prima delle tre!
>> gridò la capoufficio, una donna O D I O S A.
Xell
grugnì un sì in risposta,
lanciando una smorfia in direzione della donna non appena lei
lasciò l’ufficio.
Il ticchettio dei tasti iniziò senza interrompersi mai. I
calcoli erano davvero
difficili e noiosi, ma doveva farli. O sarebbe stata la fine
dell’azienda. Xel
ripensò all’odioso capo e si augurò con
tutto il cuore che almeno lei
affondasse. Le maledizioni dei demoni sono dure a morire.
- Ma non
possiamo uscire prima
delle tre da scuola! - esclamò contrariata Arashi.
- Non
possiamo? - ripeté Misato
con gli occhi che le brillavano.
- No,
Misato. Non possiamo
marinare la scuola! -
(volevo
usare bruciare ma m
sembrava trpp bresciano XD Nd Aut)
- Sempre
attenta ai dettagli? Ma
lo vuoi vedere Shinichi si o no? -
-
Sì, ma… resta una settimana,
no?-
- No. Lui
parte stasera. >>
- Coooosaaa?
O.O -
-
SiSì.-
- Allora
andiamo ^.^ -
- Signor Ul
Copt. - gridò il capo.
Uffaaaa… pensò Xel. Che cosa vuole ancora?
- Si sieda.
- Xel obbedì,
riluttante. Era pur sempre un demone! Stare agli ordini di un semplice
essere
umano non era tra le sue prerogative migliori.
- Come va il
lavoro? -
- Bene. -
- Ottimo.
Volevo solo dirle che se
lo finirà entro le tre, la autorizzo ad uscire prima
dall’ufficio. Buona
giornata. >> disse alzandosi e uscendo. Xel la
seguì con lo sguardo,
visibilmente sorpreso. Dopotutto non si meritava la maledizione di un
demone.
-
Shiiiin-kuuuun! - gridò Misato,
entrando in casa. Arashi era subito dietro di lei, rossa fino ai
capelli e con
il respiro irregolare e nervoso. Si tolse le scarpe entrò in
casa dell’amica
mormorando un cortese permesso alla madre di Misato. La donna sorrise e
indicò
la stanza di sopra, scandendo le parole SHIN E’ SU. Arashi
diventò ancora più
rossa, ma salì le scale cercando di evitare lo sguardo
divertito della signora.
-
ARASHI-SAN! >> Gridò
Sakura, correndo ad abbracciarla.
-
Ouch… ciao Sakura-Chan… come
stai? -
- Bene,
grazie, Sempai. -
- Da quando
sono Sempai? O.O -
- Da quando
ho scoperto che
meravigliosa persona sei.- rispose facendole l’occhiolino.
-
M… Misato-chan!!! - esclamò
Arashi arrossendo ancora.
- Io non ho
detto proprio nulla! -
Arashi non
le ascoltò più. Sul
letto di Misato era disteso Shin. Stava leggendo un libro,
apparentemente senza
dare ascolto alle chiacchiere delle ragazze. Il corpo alto e magro
avvolto
nell’uniforme scolastica nera spiccava sulle lenzuola biache.
I lunghi capelli
neri era sparpagliati sul cuscino, incorniciando il bel viso del
ragazzo.
Arashi sentì il respiro mancargli quando lo vide.
-
Arashi-chan! - esclamò,
poggiando il libro. Gli occhi verdi come l’erba del ragazzo
si spostarono su
Arashi, osservandola da capo a piedi. Sbagliava, o le era sembrato
sorpreso di
vederla?
- Mi sei
mancata, Arashi-chan -
disse, abbracciandola. Quando le mani del ragazzo l’avvolsero
il viso di Arashi
divenne rosso come un pomodoro. Ma rispose all’abbraccio.
- Anche tu,
Shin-san. -
- Ancora con
questo san? Ti ho
detto tante volte di chiamarmi Shin-kun! Mi fa sentire meno vecchio.-
- Ma hai
solo due anni in più di
me! -
- Lo so, ma
per molti sono troppi.
- sussurrò guardandola a fondo. Arashi arrossì
ancora di più. Sarebbe svenuta,
lo sentiva.
- Lo sai che
sei molto carina,
oggi? - si complimentò Shin, accarezzandola una guancia.
(passiamo oltre alla
reazione di Arashi nd Aut XD)
- OOOH!
Shinichi! Oggi sei molto
diretto, vedo. - disse la signora Ono entrando nella stanza. -Volete
qualcosa
da bere? Vi porto un te’? -
- si grazie
mammina adorata! -
gridò Misato.
- Con te
faccio i conti dopo. -
esclamò la signora sorridendo.
-
Perché?? O.O -
- Hai
saltato scuola, No? ^^ -
- Mammaaaaa!
Era per una buona
causa >.< -
-
Sarà… Vieni giù ad aiutarmi.
Anche tu, Sakura. -
Finalmente
ho finito! Esultò Xel.
Prese la sua roba e si avviò sulla strada di casa. Erano le
due e mezza. La
giornata si prospettava magnifica, ma Xel sentiva un nodo
d’angoscia che gli
stringeva la gola. Il suo istinto di demone gli diceva che di
lì a poco sarebbe
successo qualcosa. Ma cosa?
- Arashi!
Stai tremando! - mormorò
Sin a bassa voce. -Hai freddo? -
- No, sto
bene… sono solo …-
- Nervosa? -
- Come lo
sai? - chiese lei.
- Tutte le
volte che mi vedi ti
comporti così. Prima pensavo che fossi timida, ma ormai ci
conosciamo da molto
tempo e non so più cosa pensare … ti senti a
disagio con me? -
(che
stupidotto questo XDXD nd
Aut)
-
No… è che … - mormorò
Arashi,
arrossendo ancora. Che dire?
Shin sorrise
e si avvicinò ancora
di più. Ormai i visi dei due ragazzi era alla distanza di un
respiro. Arashi
aveva paura, ma non osava ritrarsi. Non voleva offendere
Shin… e poi era così
bello stare accanto a lui … vedere quelle pozze di smeraldo
così vicine la
rendeva più calma. Espirò, accorgendosi di aver
trattenuto il respiro per tutto
quel tempo. Shin sorrise, abbracciandola stretta.
- Ecco,
così. Rilassata…-
- Shin, io
… -
-
Shh… - sussurrò lui, cullandola.
Il profumo del ragazzo inebriò Arashi. Sapeva di
fresco… era davvero buono. Non
lo avrebbe mai scordato. Appoggiò la testa contro il petto
del ragazzo. Il
cuore di lui batteva forte, instancabile, quasi correndo come le
pulsazioni che
scuotevano quello di Arashi. La ragazza si sorprese e alzò
il viso, incontrando
quello di Shin. Era così bello … gli occhi erano
magnetici e non riusciva più a
staccare lo sguardo. I capelli neri che accarezzavano il viso di Shin
erano
bellissimi … quanta invidia … avrebbe voluto
essere parte di loro per toccare
sempre il viso del ragazzo …
Erano
vicinissimi; Shin alzò la
testa di Arashi lentamente, avvicinandola ancora di più. I
nani si sfiorarono
con un movimento dolce e tenero. Shinichi appoggiò le labbra
sul quelle di
Arashi, aspettando. La ragazza era nervosa e il cuore le batteva a
mille. Ma,
quando sentì le labbra di lui posarsi, si rilassò
e ogni pensiero scomparve.
Piano dischiuse le labbra, lasciando che la lingua di lui entrasse
nella sua
bocca …
ARASHI!
- AH! -
Gridò Arashi, tappandosi
le orecchie per il male.
- Ho
fatto… qualcosa di male? -
chiese Shin preoccupato.
-
No… - mormorò lei in preda al
male e all’angoscia di aver rovinato il più bel
momento della sua vita. -No, tu
… non …-
Arashi!!
Fuoco.
Fuoco, ovunque. Una chioma
viola che giaceva a terra, confondendosi con le fiamme. Due occhi
ametista che
la guardavano preoccupati ed imploranti e uno strano bastone magico
disteso
poco più in là, la sagoma di una donna
bellissima, dai capelli corti, che
sollevava prepotentemente il corpo di Xel ...
- Scusami,
Shin-kun, scusa! Devo
andare! >> disse Arashi afferrandole sue cose e
precipitandosi fuori.
- Ma Arashi!
-
- Scusa! Mio
papà … incendio … sta
male …>> ma ormai era già fuori
dalla porta, correndo verso la sua casa.
-
Papà!! - girdò tra le lacrime
quando vide il piccolo appartamento avvolto dalle fiamme.
-Papà!- Si buttò,
cercando di entrare, ma due mani forti la fermarono.
- Signorina,
ma che fa? E’
pericoloso! - le urlò il poliziotto.
-
C’è mio padre lì dentro! -
- Non puoi
fare più niente. Se c’è
qualcuno dentro è già morto, mi dispiace.-
- NO! -
Gridò. E un attimo dopo,
scomparve.
Ma cosa
è successo? Un attimo
prima il poliziotto la teneva saldamente, impedendole di compiere
qualcosa di
avventato. Un attimo dopo era lì … tra le fiamme.
-
Papà! - gridò. Le fiamme erano
altissime, ma non sembravano naturali. Sembravano alimentate da
qualcosa … o da
qualcuno. Sentì qualcosa scricchiolare sopra di lei.
Alzò la testa, appena in
tempo: una grande asse stava crollando. Arashi si accucciò a
terra, spaventata,
ma qualcosa frenò la caduta del legno. Alzò
ancora lo sguardo, intimorita. Una
strana donna stava tenendo sollevata l’asse senza che il
fuoco la scottasse. E
il sorriso di lei era spaventoso … e inquietante.
- Tu sei
Arashi
spalancò gli occhi per lo
stupore. Pochi sapevano il significato del suo nome …
- Sono io. -
Il sorriso
della donna si allargò
ancora di più. Lanciò l’asse e
mormorò qualcosa, facendo apparire una barriera
scura che le protesse dalle alte fiamme. - Io sono
Arashi la
guardò terrorizzata. Lo
sguardo divertito della donna le metteva paura e sentiva che intorno a
lei
aleggiava uno strano e fortissimo potere. Chi era?
- Arashi! -
gridò Xellos, entrando
di colpo nella barriera scura.
- Oooh, ora
riesci ad entrare nella
barriera del tuo master, Xel? -
Xel non la
sentì. Lo sforzo gli
era costato caro. Tossiva e sputava sangue, ma si era rialzato comunque
sulle
gambe tremanti per proteggere la figlia. Alzò il bastone e
attivò un potente
incantesimo di difesa.
- Non la
toccherai! - ringhiò
rabbioso - non le farai del male! -
La donna
ridacchiò. - Vuoi
sfidarmi, Xel? Vuoi sfidare il tuo master? -
-Se
è per proteggere Arashi,
ucciderò anche te, Zelas. - Zelas sorrise e scosse la testa.
Schioccò le dita e
una palla di fuoco gigantesca le comparve fra le mani. Xel
impallidì ma
respinse l’attacco con il bastone. Ma Zelas
attaccò ancora, senza lasciargli
tregua. Un incantesimo oscuro trapassò la fragile barriera
del demone,
dirigendosi verso Arashi. Ma Xel la protesse con il suo corpo,
accusando il
colpo in pieno e volando tre metri più in là.
-
Papà!- esclamò correndo accanto
a lui.
-
Così non va, Xel. - ridacchiò la
donna -se proteggi lei non salverai te stesso. Eri il demone
più
meravigliosamente individualista, come ti sei ridotto? Tutta colpa
dell’Amore?
- disse quasi sputando sull’ultima parola.
Xel
tossì - S … sai, Ma … master
…
Mi fai … p … pena …-
- Uh? Ti
faccio pena? -
-
Sì, per … perché tu … tu
non sai
co … cosa è l’amore … -
Zelas
creò un’altra palla di
fuoco, lanciandola contro il demone che non la evitò. I suoi
vestiti e la sua
pelle erano coperti di bruciature, il viso e le ferite del corpo
grondavano di
sangue. Ma gli occhi violetti del demone era più vivi che
mai, ed erano tornati
ad avvolgere Arashi con una barriera protettiva. Zelas
scagliò un altro
incantesimo ma la barriera di Xel difese i due e restituì
colpo al mittente,
cogliendola di sorpresa.
- Arashi
… -
-
Papà! Non parlare! Starai peggio
… vedrai che andrà tutto bene … vivrai
- gridò lei fra le lacrime.
Xel scosse
la testa sorridendo. -
Non andrà bene. Ormai sono allo stremo … -
-
Papà! -
- Arashi!
Ascolta. Non abbiamo
tempo. - disse, tappandogli la bocca. - Questo mondo non è
più sicuro. Non lo
sarà nessun altro e tanto meno quello in cui stai per
tornare. Ma è casa tua …
solo lì potrai scegliere la tua strada e continuare a vivere
… solo lì potrai
decidere il tuo destino … -
- Ma cosa
stai dicendo, papà? -
- Prendi
… prendi questa lettera.
Quando arriverai a Saillune, chiedi di Lina Inverse. Lei dovrebbe
abitare
ancora lì. Aprila solo quando sarai a casa sua! Solo allora
sarai al sicuro,
per un po’. -
- Chi
è questa Lina Inverse? -
- Prendi il
mio bastone e questo
diadema. -
-
Papà! Non ti voglio lasciare! -
gridò lei.
Xle sorrise
e le accarezzò il viso,
togliendole le lacrime. - Devi vivere, Arashi. Anche tua madre lo
vorrebbe. Non
lasciare che il nostro sacrificio sia vano … -
-
Papà! -
Xel
socchiuse gli occhi,
trattenendo una smorfia di dolore. Con la mano destra manteneva attiva
la
barriera che li proteggeva da Zelas, mentre con la sinistra castava un
incantesimo particolarmente potente. Sotto i piedi di Arashi si
formò
un’eclissi luminosa; la ragazza sentì i piedi
sprofondare nel varco creato dal
padre. Si sentiva confusa e stanca, con gli occhi doloranti per il
pianto.
Afferrò il bastone del padre mentre sentiva una strattonata
alle caviglie che
la trascinò ancora più giù. Era
immersa con tutto il corpo. Guardò il padre
un’ultima volta, così concentrato nel creare
l’incantesimo che avrebbe salvato
almeno lei. -
Papà! - gridò, tendendo la
mano verso di lui. Ma ormai l’incantesimo era stato
completato e Arashi cadde
nel vuoto.
- Uffa,
Xellos … mi hai tolto
tutto il divertimento trasportandola nel nostro universo. Adesso Dynast
si
arrabbierà. -
Xellos
sorrise. Perfino muovere le
labbra gli procurò un dolore lancinante. Le forze lo avevano
completamente
abbandonato e ora lui giaceva a terra inerme, grondante di sangue.
Zelas lo
guardò con pietà.
- Grazie
… - sussurrò Xel con le
ultime energie.
- Per cosa?
- esclamò sorpresa
Zelas.
-
Perché tu non mi chiami
“Traditore” … - e spirò.
Era caduta
in quel vortice strano,
che sembrava non avere fine. L’aveva circondata una sorta di
dimensione
azzurrognola che assorbiva ogni suono, perfino il grido incessante che
usciva
dalla sua gola spaventata. Alla fine, quando sentì il
respiro mancare e i
polmoni chiedere aria, su di lei era comparso il cielo, arrossato dal
sole che
tramontava. Si era sentita avvolta dall’aria fresca come non
mai … e in
quell’attimo era stata felice … ma le lacrime le
avevano ribagnato il viso, e
lei era tornata nello stato d’incoscienza e dolore in cui
vegetava prima.
Stava
trapassando le nuvole più
basse. L’atterraggio era imminente … ma Arashi non
faceva nulla per salvarsi,
ne per arrestare la caduta. I suoi occhi erano spenti, diretti in un
luogo per
lei ormai irraggiungibile. Quando fu in prossimità della
terra, il bastone di
Xel si attivò automaticamente per difendere la vita del
nuovo padrone. Creò una
barriera magica che attutì l’impatto. Si
formò una voragine gigantesca e un
rumore assordante spaventò gli animali e gli uomini che
vivevano in quei
luoghi.
Arashi era
sdraiata a terra. Non
aveva la forza di alzarsi. Stringeva il bastone con tutte le forze che
aveva;
era l’unico oggetto che le rimaneva di suo padre. Le sue
ultime parole erano
state per lei il colpo di grazia. Devi vivere, Arashi. Anche tua madre
lo
vorrebbe. Non lasciare che il nostro sacrificio sia vano…
Ma lei non
ce la faceva, non
ancora. Il dolore e l’odio che provava verso se stessa non si
erano ancora
placati. Si odiava di non essere stata abbastanza forte da salvare suo
padre;
si odiava perché era fuggita lasciandolo al suo destino. Si
odiava perché era
stata la causa della morte dei suoi genitori.
Così
restò lì, sdraiata a terra,
fra la polvere, senza muovere un dito. Stringeva stretto a
sé il bastone e il
medaglione che Xel gli aveva donato in punto di morte. Respirava piano,
silenziosamente. Sembrava che fosse morta. I suoi occhi erano spenti,
privi di
qualsiasi emozione se non profondo dolore. Grandi lacrime gli rigavano
il
volto, bagnandole il colle, inzuppandogli la maglietta. Il sole era
offuscato
dalla coltre umida che velava i suoi occhi e ogni rumore era ovattato.
Non
sentiva più nemmeno il vento freddo della sera che le
soffiava implacabile
sulla pelle, facendola rabbrividire di freddo. Era come un vegetale,
viveva ma
non sembrava nemmeno in grado di respirare. E, quando un ombra
passò su di lei,
osservandola curiosa, non si mosse. Non reagì nemmeno quando
l’ombra la prese
in braccio, trascinandola lontano da quel posto, portandola nella sua
dimora.
- Mamma,
dici che è viva? -
-Vuoi stare
un po’ zitta,
Yuzuriha**? Si sta svegliando. -
Arashi
aprì gli occhi. Era su un
letto morbido, forse troppo, imbottito di paglia e piume
d’oca. Sopra di e li
vedeva indistinte le sagome di tre teste … tutte e tre
chinate su di lei con
aria preoccupata. Si stropicciò gli occhi, chiedendosi
quanto tempo aveva
dormito. Osservò i tre strani personaggi; le due donne
avevano la stessa
indomabile chioma rosso-fuoco, ma nello sguardo di una c’era
una potenza e una
decisione … anche strafottenza, se vogliamo dire
… pari a nessun altro. La
guardava con sguardo attento e preoccupato. L’uomo biondo
invece sembrava non
capire una parola di ciò che stava succedendo.
- Come stai,
piccola? - chiese la
rossa con una dolcezza che Arashi non si sarebbe mai immaginata.
-
Io… io … bene … - balbettò.
-
Dove sono? -
- Sei a casa
nostra, che domande.
- intervenne il biondo, credendo di aver detto chissà cosa.
-
Sta’ un po’ zitto, tu! - gridò
la rossa mentre una vena gli pulsava impaziente sulla fronte.
Improvvisamente
Arashi si ricordò
di suo padre, della promessa, della lettera, di tutto. Anche della
lotta nella
sua casa e del viaggio “dimensionale”.
Sentì ancora una volta le lacrime e
gridò, con voce roca:
- Vi prego,
devo trovare
immediatamente Lina Inverse! -
La rossa
tornò a fissarla con aria
truce. - Cosa vuoi dalla grande maga Lina Inverse? - chiese.
- Io
… io non lo so … mio papà mi
ha detto di trovarla una volta tornata nel suo mondo … mi
disse di trovare
Saillune, dove viveva Lina Inverse e … di chiedere la sua
protezione … - Arashi
non riuscì più a controllare i singhiozzi e
tacé.
- Chi
è tuo padre? - volle sapere
la rossa, questa volta con più gentilezza.
- Si
… si chiama Xellos. Xellos Ul
Copt. -
La rossa
rimase impietrita,
sentendo quel nome. Si strinse il cuore, come se si fosse fermato
improvvisamente. Guardò la ragazza con occhi velati dalle
lacrime e pieni di
dolore. - Xel … - mormorò.
- Chi
è Xellos Ul Copt? - chiese
il biondo.
- MA ALLORA
SEI FESSO PER DAVVERO!
- gridò furibonda la rossa, mollando un pugno incredibile
sotto il mento del
povero uomo.
Arashi
guardò Lina mentre serviva
il te’. Scoprire che la maga che doveva trovare era lei,
l’aveva messa un po’
in soggezione. Sembrava innocua, ma quando voleva era scatenata. Si
arrabbiava
spesso, soprattutto con Gourry, il marito, che pareva cascare sempre
dalle
nuvole. In qualche modo quei due si completavano a vicenda. Quando le
aveva
rivelato la sua identità, Arashi l’aveva fissata
per mezz’ora. Era piccola,
bassa e dal seno piatto (come osiiii!! NdLina). L’avanzare
dell’età si notava
solo da qualche ruga sulle tempie e attorno agli occhi, ma per il resto
sembrava giovane come non mai. I capelli rossi erano come un faro in
mezzo
all’oceano, con qualche accenno argentato, mentre gli occhi
castani brillavano
di vita. Sul volto aveva sempre stampato un sorriso perfido e
intelligente,
eppure, in qualche modo, Arashi sentiva di potersi fidare di lei.
Percepiva
attorno alla maga una potenza incredibile mista a un temperamento
combattivo.
Ma sincero …
- Sei sicura
di volerla leggere in
mia presenza? - chiese Lina, indicando la lettera.
- S
… sì. - disse Arashi -Non
credo d poter comprendere tutto ciò che è scritto
qua dentro … ho bisogno di
aiuto. Voglio leggerla tutta, anche se può farmi molto male.
>>
Lina
annuì. -Avevo intuito che eri
speciale, quando Yuzuriha ti ha portata a casa dicendo che eri caduta
dal
cielo. LON, all’inizio pensavo che stesse diventando scema
come suo padre,
visto che è una spadaccina abile quanto lui. Ma quando ho
visto i tuoi occhi
viola mi hai ricordato qualcuno … -
-Conoscevi
bene mio padre? -
- Beh, non
posso dire di
conoscerlo a fondo. Non eravamo nemmeno amici. Abbiamo condiviso molte
avventure spericolate … lui era così ambiguo e
misterioso. Credo che sia
cambiato veramente solo quando ha sposato Philia. -
-
Perché dici questo? -
-Leggi la
lettera … Non posso
spiegarti se non sai i principi. Sarebbe più difficile che
dirlo a Gourry. -..-
-
Arashi
annuì e strappò la busta.
La lettera era lunga e piene di parole. Arashi toccò la
carta ingiallitala
tempo, ricordando ancora il volto del padre. Ma sta volta si impose di
non
piangere e lesse ad alta voce:
Bambina,
Se stai
leggendo questa lettera
vuol dire che io sono morto.
Ti voglio
bene, piccola. La
decisione che ho preso è sofferta, ma non piangere per me.
L’ho
fatto per proteggere ciò che
avevo di più caro.
La
dimensione dove sei cresciuta
non è la nostra terra, piccola.
Lo sentivi,
vero? Non ti sentivi
diversa da tutti coloro che ti stavano attorno?
Non sentivi
un dolore amaro in
fondo al cuore?
Sai
cos’era? Era la nostalgia. La
nostalgia della tua terra.
Sapevo che
un giorno saresti
dovuta tornare. Eppure ho cercato di trascinarti via lo stesso,
Sacrificando
me stesso e colei che
amavo più della mia vita.
Perdonami,
Arashi. Perdonami. La
colpa è solo mia.
Il mondo
dove ti trovi adesso è
basato su leggi millenarie,
Su poteri
incredibili e su magie
che non puoi immaginare.
Quello
è l’universo del dio demone
Shabranidgo e del dio drago Cephied.
Quello
è il mondo creato da LON,
Lord Of Nightmares.
E’
governato dagli umani, ma
nell’ombra due gruppi rivali combatto una guerra che dura
ormai da millenni,
fin dall’epoca della creazione. Da quando siamo nati, non
facciamo altro che
combatterci, perché questo è il volere di LON, il
demone dorato.
I draghi
dorati, sono il bene, la
luce, la vita.
I Mazoku
sono l’oscurità, il male,
la morte.
Io, sono un
demone.
Tua madre
era un drago.
- Era? Vuol
dire che è morta? -
esclamò Arashi, incredula. - CREDEVO SE NE FOSSE ANDATA! -
- Non
piangere, piccola. Vai
avanti. -
Abbiamo
lottato a lungo, da
rivali, odiandoci a vicenda.
Ma, alla
fine, non so neanche io
come,
Il mio
piccolo drago dorato ha
fatto breccia, costringendo anche un demone come me a provare
l’amore.
Credevo di
morire, perché per i
demoni non c’è niente di più letale.
E invece,
sono vivo. Ed ho amato.
Sono cambiato, non sono più al servizio di Shabranigdo.
I poteri li
ho ancora, ma nessun
mazoku può darmi più ordini. Libero, ma
condannato, perché un demone che prova
l’amore è per tutti i suoi simili un Traditore.
Eppure sono
felice di aver scelto
tua madre, perché sei nata tu, bambina mia.
Sai
perché tu sei
Perché
quando nascesti, una vera e
propria bufera si scatenò sui Draghi dorati e sui Mazoku.
Tu hai il
sangue nero di Ruby Eye
Sahbranigdo
E quello
dorato di Cephied, il
Dragon Lord.
Sei nata
dal’unione dei loro
poteri, sei la figlia dell’amore impossibile.
E per loro,
per entrambi, sei un
pericolo.
Il tuo
potere è paragonabile a
quello di LON in persona, perché riunisce in un solo
individuo la forza del
bene e quella del male. L’elemento di congiunzione non
è l’odio, ma l’amore.
Per questo i due poteri si sono uniti così bene. Sei unica,
tesoro. E sei in
pericolo.
Entrambe le
fazioni cercheranno di
eliminarti o di trascinarti dalla loro parte;
Tu non devi
cedere a nessuna di
loro, piccola, perché sarebbe la fine.
La
libertà che desideravamo per te
morirebbe in quell’istante.
Devi fuggire
da loro. Stagli il
più lontano possibile.
Devi capire
te stessa per
scegliere il tuo destino.
Non cedere
alle loro esigenze.
Perché la parte che sceglierai sarà la
vincitrice, in eterno.
Non so qual
è il futuro che ti
attende, Arashi.
Vorrei
saperlo, per aiutarti.
Ma non posso.
Perdonami.
Vorrei
essere lì. Vorrei starti
vicino. Ma … non posso.
Ti voglio
bene.
Sei il
tesoro più grande che la
vita mi ha dato …
Ti
augurò tutto la felicità,
Arashi.
Sarà
difficile, ma devi resistere.
Fallo per me
e tua madre.
Vivi libera,
come avremmo voluto
essere noi.
Sii libera
di amare …
Arashi la
rilesse, ancora. La
terza volta, grandi lacrime le offuscarono viso, impedendole di
continuare.
Mamma e papà erano morti. Lei era in pericolo. Ma era sola,
questo era ciò che
più la spaventava. Sola, unica. Che differenza faceva?
- Arashi
… - mormorò Lina,
appoggiando una mano sulla spalla della ragazza.
- LASCIAMI
STARE! - gridò lei,
sparendo nel nulla.
Lina
sospirò. Non era andata
lontano, perché un mago alle prime armi non era in grado di
allontanarsi
troppo. Forse era in un’altra stanza, magari in giardino, ma
non di più.
Raccolse la lettera e la rilesse ancora, ricordando in una volta tutte
le
avventure passate con quei due che continuavano a litigare. Sorrise,
sapendo
che quando si erano sposati erano le due persone che si amavano di
più.
Mormorò
un incantesimo, che rivelò
un ultima frase nascosta dal Mazoku. Era rivolta a lei.
P.S. Lina,
ricordi la nostra
promessa? E’ giunta l’ora di mantenerla.
- Certo che
la ricordo, Xellos.
Insegnerò tutto ciò che so ad Arashi. -
*°*°*
fine primo capitolo *°*°*
* Arashi
significa “Tempesta”
** Yuzuriha
… questo invece vuol
dire “Spada Che Protegge”
bello, vero?^^
Scusate,
stra mega fan di Xellos…
lo so che avreste preferito che vivesse. Ma io sono una tragediografa d
natura
>.< Questa FanFic mi è venuta in mente durante
le pallose ore di diritto
… il Diritto concilia la fantasia … forse
perché una strega ci fa da insegnante
XDXDXD
Uhm…
e poi … fatemi pensare … ah,
sì^^ scusate, lo so i miei nomi non sono proprio in stile
Slayers. Infatti non
credo che troveremo mai una “Arashi” o una
“Yuzuriha” nel mondo di Hajime
Kanzaka! … altri fan noteranno che i nomi dei figli sono
tutti presi da X
(CLAMP) … ^^ scusate, non ho saputo resistere … i
significato dei nomi mi
piaceva troppo …