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Autore: Beauty    09/03/2013    12 recensioni
Una serie di appuntamenti e incontri casuali per due mostri. O due persone particolari. O semplicemente, Ruby e Victor.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor, Whale, Ruby/Cappuccetto, Rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno – Monster to monster
 
- Posso offrirti da bere? Da mostro a mostro.
Ruby ride, ed è come liberare uno stormo di pettirossi nella sala d’aspetto dell’ospedale. Non avevo mai notato quanto stupende fossero le sue labbra quando rideva o sorrideva. Avevo semplicemente notato le sue labbra, nulla più, quelle labbra carnose cariche di rossetto. Non mi ero mai spinto più in là di quelle.
O almeno, Whale non l’aveva mai fatto.
- Sarà un vero piacere, dottor Frankenstein.
 
Sei – Change my life
 
Fa un certo effetto ritrovarsi dove tutto è iniziato. Quando le ho proposto di fare una passeggiata, non avevo idea che saremmo arrivati fino a qui.
- Ehi, ti ricordi?- fa un piccolo sorriso; è incerta, non sa se parlarne mi fa piacere o no. Si preoccupa per me. E’ dolce, Ruby. Mi fa sentire importante. Mi fa sentire…beh, come ci si sente quando qualcuno si preoccupa per te. Non saprei dare un nome all’emozione. Non l’ho mai provata, prima di conoscere lei.
- Non ti ho mai ringraziata, vero?
Guardo il luogo dove ci siamo incontrati per la prima volta. La vera prima volta, non quando le spiavo le gambe mentre mi serviva il caffè o quando tentavo di sbirciarle oltre la camicetta trasparente.
Quella notte, qui, lei mi ha salvato la vita. In ogni modo possibile in cui una vita può essere salvata.
- Non devi. Sono felice di averlo fatto. Capita di avere dei momenti no, giusto?
- Sì, ma non tutti cercano di buttarsi giù da un ponte. Grazie.
- Sono contenta, se posso fare qualcosa per te.
Le accarezzo una mano con i polpastrelli delle dita. Non avevo mai fatto una passeggiata mano nella mano, prima di oggi.
- Lo fai già.
 
Diciotto – Under the moonlight
 
- Sul serio, Victor, non serve…
- Ma io voglio farlo.
- Davvero, Victor, va’ a casa. Rischio di farti del male.
- Non mi farai del male, Ruby.
Si stringe ancora di più nella mantella. C’è luna piena, stasera, e anche se ora riesce a controllarsi non si sente tranquilla. E’ ancora scossa per quello che è successo con Albert Spencer. Ha paura di ciò che può diventare. Di ciò che può fare.
Ma io non me ne vado.
- Testone - borbotta, mentre mi siedo sul divano.
- E’ uno dei miei peggiori difetti.
Sbuffa, e appoggia il capo contro la mia spalla. E’ rigida, nervosa. Ha paura.
Le accarezzo piano i capelli, senza dire nulla. La sento sospirare, calmarsi, infine si rilassa. Vedo che è stanca, ma non chiude gli occhi.
- Puoi dormire, se vuoi.
- Meglio di no. Non mi fido ad addormentarmi durante la luna piena.
Le avvolgo un braccio intorno alle spalle. Non la lascio, non stanotte.
Sento che ha bisogno di me. Lei mi ha salvato; per una notte, almeno, voglio essere io a fare qualcosa per lei.
 
Ventisette – Who is afraid of the Big Bad Wolf?
 
- Che occhi grandi che hai…
Ruby fa uno sbuffo con le labbra attaccate alla cannuccia, e la sua Coca Cola inizia a fare le bollicine. Mi sento infinitamente idiota.
- Che hai detto?- ride.
Neanche Whale sarebbe stato così imbecille come lo è Victor.
- Scusami. Non avevo collegato…
- Il ruolo del lupo cattivo lascialo a chi di dovere, per favore…- continua a ridere; forse non se l’è presa.
- Mi dispiace…
Sorride, e si sporge verso di me.
- Ma che bocca grande, che hai…- ammicca.
Sorrido di me stesso, e chino il capo per non incrociare quei suoi occhi grandi e scuri che ogni volta sembrano entrarmi nell’anima.
E’ per baciarti meglio.
 
Tre – Better
 
Questo è il nostro terzo appuntamento, perlomeno in via ufficiale. Sono nervoso. Whale non era mai nervoso. Sapeva esattamente cosa voleva da una donna, e come ottenerlo.
Victor ha tutt’altro modo di fare. E ben altri obiettivi. Almeno con Ruby.
Siamo a casa mia. L’ho invitata a cena, io e lei soli, senza nessun altro.
- Complimenti allo chef!- ridacchia.- Accetti di darmi ripetizioni? Sono una frana, ai fornelli.
E’ bella, stasera. Molto più bella del solito. Indossa un vestito rosso – il rosso le dona molto, ma come potrebbe essere altrimenti? – appena al di sopra del ginocchio, poco trucco e i capelli sciolti sulle spalle. Whale sarebbe andato fuori di testa, e anche Victor in un certo senso non riesce a toglierle gli occhi di dosso.
So come funzionano queste cose, almeno in questo mondo. So che il sesso in genere arriva al terzo appuntamento, ma non voglio comportarmi come l’insensibile che sono stato, non con Ruby. Voglio fare le cose con calma, con lei. Non voglio accelerare i tempi, né forzarla.
Lei ha fatto in modo che io mi fidassi di lei. Ora voglio che anche lei si fidi di me.
Al termine della serata l’aiuto a indossare il cappotto e la riaccompagno a casa. Per un attimo faccio scorrere le dita fra i suoi capelli, senza che lei se ne accorga. Niente di più.
Whale non avrebbe esitato a portarsela a letto, ma io voglio essere diverso. Voglio essere migliore.
Voglio esserlo per lei.
 
Quindici – I’m with you
 
- Victor! Victor, apri subito questa porta o giuro che la sfondo!
Vattene via, Ruby. Non mi merito tutto questo. Vattene via, sprechi solo il tuo tempo con me.
- Victor, guarda che non sto scherzando!
Non rispondo, né tantomeno mi passa per la mente di aprire, e mi prendo nuovamente il capo fra le mani. La luce è spenta, le finestre chiuse. Non voglio vedere niente e nessuno, non voglio sentire nulla.
- Victor!
Trascorre solo una manciata di secondi dall’ultimo urlo di Ruby che sento un tonfo assordante, e subito la luce filtra prepotentemente nella mia camera da letto. Ruby è in piedi di fronte a me, appare trafelata e anche un poco innervosita.
Guardo perplesso la porta scardinata al suo fianco.
- Te l’avevo detto che l’avrei sfondata. Non guardarmi come se mi fossero spuntate due teste. Sono un lupo mannaro, ricordi?
Non rispondo; serro le mascelle e riprendo a fissare il pavimento. Spero solo che se ne vada. Non voglio che mi veda in questo stato. Anzi, ci sono dei momenti in cui non sopporto neppure che lei mi veda. Come fa a non avere schifo di me?
- Al lavoro non c’eri. Ero preoccupata. Ti senti male?
Si avvicina a me e cerca di posarmi una mano sulla spalla. Mi ritraggo come se avesse in mano una falce e una clessidra. Anzi, no. Se così fosse, le andrei incontro.
- Vattene, Ruby!- le urlo, e la mia voce risuona come un ringhio.- Vattene, lasciami in pace!
Mi alzo in piedi con l’intenzione di andarmene, ma lei mi trattiene per un braccio.
- Io non prendo ordini da te e non mi muovo da qui!
Ora è lei ad essere arrabbiata. La guardo, non ho nessuna intenzione di cedere e spero lo capisca. Non la voglio qui. Non se lo merita. Non merita la compagnia di un mostro.
- Vattene!- sibilo. Forse, se insisto, capirà che non sto scherzando.
- No.
- Ruby, va’ via! Vattene via!
- No! Io non vado da nessuna parte finché tu non la pianterai di comportarti come uno stronzo e non mi dirai che cosa succede!- mi afferra per il bavero della camicia, ma io mi libero dalla sua presa. Indietreggio, e vado a cozzare contro la parete alle mie spalle.
Ruby sospira, sembra esasperata. Si avvicina a me, ma io la blocco con una mano.
- Non mi toccare…- dannazione, ma perché la voce mi si è incrinata?!
- Perché? Non penserai davvero che io abbia paura che tu mi morda?- accenna una risata, ma io scuoto il capo. Non ho il coraggio di guardarla. Ruby torna seria e mi si avvicina. Io tengo gli occhi chiusi, ma sento una delle sue mani posarsi su una mia guancia. Forse dovrei allontanarla, ma non ne ho la forza.
- Victor, che cosa c’è?- la sento sussurrare.
Scuoto di nuovo il capo.
- Stavo…stavo pensando a mio padre…e a mio fratello…- mi nascondo il volto fra le mani. - Come fai a dire che non sono un mostro, Ruby? Io li ho uccisi, li ho uccisi entrambi…
- Tu non hai ucciso nessuno, e non sei un mostro. Ti sei solo trovato in una brutta situazione, nulla di più.
Sto per ribattere, ma lei mi zittisce con un’occhiataccia. Mi abbraccia, e capisco dai suoi atteggiamenti che non ammette nessuna replica.
- Non sei un mostro, Victor - sussurra.- Credimi.
Ricambio l’abbraccio; sono stanco, tanto stanco. I volti di mio padre e di Gerhard continuano a danzarmi di fronte agli occhi, ma per stasera voglio credere a Ruby.
Lei non parla, io nemmeno. Non ce n’è bisogno.
Tutto ciò che voglio sentire è l’abbraccio di Ruby che mi dice che andrà tutto bene.
 
Ventidue – For who could ever learn to love a beast?
 
Ruby sostiene che il caffè delle macchinette sia sottovalutato. Se così non fosse, mi dice scherzando, lei e sua nonna perderebbero sicuramente il lavoro. Non so cosa ci trovi in quest’acqua sporca, ma sorrido senza replicare e le porgo il suo bicchiere. Perfino un caffè preso da una macchinetta nel corridoio di un ospedale è più buono se preso insieme a lei.
Tutti si voltano a guardarci, e al diavolo la discrezione!, ma io cerco di far finta di niente. Ruby sembra triste; è venuta stamattina a trovare una sua amica, quella ragazza che ha attraversato la linea e ha perso la memoria. Le ha portato un libro nella speranza che ricordasse qualcosa, ma non è servito.
- Pensi che si riprenderà?- mi chiede, e improvvisamente mi sento incapace di darle un dispiacere; o peggio, un’illusione.
- Nessuno può saperlo; solo il tempo potrà dirlo.
Ruby mescola lo zucchero nel suo caffè, e non risponde.
- Sai, quasi non mi pare possibile. Ha dimenticato chiunque, perfino il suo Vero Amore.
E inizia a raccontarmi la storia della sua amica, di come l’uomo che ama venga considerato un mostro e una bestia e di come a lei non sia mai importato.
- E’ incredibile, a mio parere. Chi potrebbe mai amare una bestia?
C’è qualcosa nel suo sguardo e nella sua voce che mi colpisce. Un misto di amarezza e rassegnazione. Probabilmente sta pensando a se stessa, mi dico.
E improvvisamente, sento il bisogno di dare una risposta alla sua domanda.
 
Dieci – Clothes
 
- Che fine ha fatto la vecchia divisa?
Ruby inarca un sopracciglio, ma il suo sguardo ironico è niente rispetto all’occhiata di fuoco che mi lancia Granny da dietro il bancone. E che oggi sono ufficialmente da solo per prendere un caffè, quando vengo qui con sua nipote ho come l’impressione che voglia uccidermi.
- Perché? Ti piacevano di più?
- Era solo per chiedere.
Il mio pietoso tentativo di salvare la faccia – nonché la pelle, la mia voce interiore aggiunge guardando Granny – va a finire nel vuoto, e Ruby accentua di più il suo sguardo ironico.
- Cappuccetto Rosso ha dei gusti ben più diversi da Ruby, tutto qui.
Ruby si sporge verso di me, scoprendo i denti in un sorrisetto.
- Anche se forse ti dispiace, dico bene?
Touché.
- Credi che non abbia mai notato come mi guardavi, dottor Frankenstein? Non eri molto discreto con gli sguardi, specie dopo un whiskey.
Ruby parla a voce un po’ troppo alta e Granny sente tutto.
Improvvisamente mi sento come il bersaglio di un tirassegno.
Forse le mie non sono solo paranoie. Quella donna mi vuole morto.
- In ogni caso, ti preferisco così - dico; il mio è un ultimo disperato tentativo di uscire da questa situazione imbarazzante in cui mi sono volontariamente cacciato, ma parlo sul serio. Sinceramente.
- Oh, davvero?
- Sì. Anche con l’altra divisa non eri male, e se qualche volta ho dato un’occhiata di troppo, era solo per…
M’impappino di nuovo.
Complimenti, Victor, dalla padella alla brace in meno di dieci secondi, ragguardevole!
Ruby mi sorride sorniona e mi posa di fronte il mio caffè.
- Victor, bevi questo dannato caffè e chiudi la bocca, prima che mia nonna imbracci la balestra.
 
Sedici – Hot chocolate
 
Ruby è rimasta con me tutta notte, per starmi vicino. Anche se non lo ammetterò mai, ne avevo bisogno. Da quando il sortilegio è stato spezzato e mi ricordo di ciò che ho fatto, i sensi di colpa continuano a tormentarmi. Sto male, sto male di continuo.
E non voglio restare solo. Anche se quasi sempre è inevitabile. Chi vorrebbe stare con un pazzo che riporta in vita i morti?
Beh, Ruby stanotte l’ha fatto. Senza che implorassi, anzi, andando contro a tutte le mie richieste di andarsene. Non abbiamo dormito, e a malapena parlato. Siamo solo rimasti distesi l’uno accanto all’altra, senza dire o fare nulla.
E anche adesso che è mattina non voglio che se ne vada. Fortunatamente, lei non ne sembra intenzionata.
Siamo in cucina; Ruby si girà e mi caccia in mano una tazza bollente.
- E’ la migliore cioccolata calda che abbia mai preparato, quindi vedi di berla tutta - mi dice, perentoria.- E’ quello che ti ci vuole, dopo ieri notte.
- Grazie - dico, e non mi sto riferendo solo alla cioccolata. Che, fra l’altro, è anche la più buona che abbia mai bevuto.
- Perché sei rimasta?- le chiedo, in un soffio.
- Che razza di domanda scema è questa, Victor?
- Non mi sembra poi così idiota, come domanda, visto e considerato chi sono io e cos’ho fatto.
- Hai intenzione di continuare a fare la vittima ancora per molto, o posso sperare in un’eutanasia per i miei poveri nervi?- si volta a guardarmi negli occhi e incrocia le braccia al petto.- Victor, stammi bene a sentire perché questa è l’ultima volta che te lo ripeto: tu non sei un mostro. Sei solo un uomo che si è trovato in una situazione spiacevole, tutto qui.
Non replico, e bevo la cioccolata. Voglio crederle, almeno per quest’ora in cui potrà stare con me.
- In ogni caso, grazie - ripeto.
Ruby annuisce, ma mi accorgo subito che c’è qualcosa che non va. Sembra improvvisamente a disagio; si guarda continuamente intorno, fa vagare lo sguardo per tutta la stanza per poi spostarlo sulle scale. Ho come l’impressione che stia per mettersi a piangere da un momento all’altro.
- Ruby, che hai?
Nessuna risposta.
- Ruby, ti senti male?
Poso la tazza sul tavolo e le vado incontro; lei si preme una mano sulla bocca e scuote il capo.
- Ruby, cosa c’è che non va?
Non risponde, e in un attimo me la ritrovo fra le braccia, la sua fronte premuta contro il mio petto mentre mi abbraccia. Tiene gli occhi chiusi, non mi guarda. Le passo le dita fra i capelli.
- Ruby, dimmi cosa c’è…- sussurro.
- Scusami…- pigola, continuando a tenere la fronte contro la mia spalla.- Mi dispiace tanto per la porta…
 
Venti – Sleepless Beauty
 
Oggi è ufficialmente l’ultimo dei Giorni del Lupo, almeno per questo mese. Ho passato tutte le notti in compagnia di Ruby, e lei non ha mai chiuso occhio, benché fosse chiaro come il sole che fosse stanca. Sono rimasto sveglio insieme a lei, e le ho proposto di provare a riposarsi: avrei pensato io a lei, mi sarei assicurato che la situazione fosse sotto controllo, se era questo che la spaventava. Ma lei ha detto di no. Mi ha spiegato che non si sente tranquilla, quando c’è la luna piena, e anche se ora è in grado di controllarsi ha ancora paura che qualcosa vada storto, che possa perdere di nuovo il controllo.
L’ultima volta che è successo, ha aggiunto a mezza voce, una persona che amava ha pagato il prezzo al posto suo.
Non ho insistito, e sono rimasto sveglio con lei.
Ora si è addormentata sul divano, con ancora la mantella addosso. La guardo: è raggomitolata su se stessa, pallida e con gli occhi cerchiati per la stanchezza. Sembra quasi una bambina in cerca di protezione.
Dev’essere esausta. E spaventata. Di fronte agli altri si finge sempre spavalda e forte, ma in realtà ciò che è accaduto l’ha scossa parecchio. Improvvisamente, mi sento un egoista.
Ripenso all’ultima scenata che ho fatto a casa mia; io ho sempre pensato solo a me stesso, e non ho mai cercato di scoprire cosa veramente è accaduto a lei. So che ci sono delle cose che non mi ha detto, cose che l’hanno segnata e con cui ancora fatica a convivere.
Guardo l’orologio: dovrei essere in ospedale già da un quarto d’ora, ma sono rimasto incantato a guardarla. So che non dovrei farlo, certamente non le farebbe piacere sapere che la spio mentre dorme.
Devo andarmene, mi ordino.
Prendo una coperta di lana da divano e la sistemo sul corpo di Ruby con attenzione, senza svegliarla.
Mi allontano da lei piano, e apro la porta.
Anche se dovrò stare sveglio con lei, le starò vicino ogni notte di luna piena.
 
Venticinque – Secrets revealed
 
Ruby mi aveva detto specificatamente che lei i pasti non li cucinava, li serviva e basta. Sosteneva di essere una cuoca terribile; non le avevo mai creduto fino a oggi. Ha cercato di cucinare qualcosa per cena, ma alla fine si è voltata con un sorrisetto di scuse e mi ha proposto di uscire per quella sera, a meno che non fossi curioso di vedere una squadra di vigili del fuoco in azione.
Ho sorriso e le ho offerto la cena. Siamo andati in un ristorante un po’ fuori città e a quanto pare, mi ha detto Ruby, nell’altro mondo i gestori erano due cani: era un ristorante italiano e si chiamava Lady and the Tramp. In ogni caso, la pizza che ci servirono era molto buona.
Comunque, questo appuntamento non fu importante per questo motivo. Lo ricordo come la prima volta in cui Ruby mi svelò qualcosa sul suo passato.
Mi raccontò di essere cresciuta senza sapere nulla della sua vera natura, e che sua nonna aveva fatto di tutto per tenergliela nascosta e proteggerla con quella mantella rossa. Mi disse che per anni si era trasformata in un lupo e aveva perso il controllo senza accorgersene e che quando se ne era resa conto aveva fatto di tutto perché ciò non accadesse più.
- E’ stata mia madre a insegnarmi come convivere con il lupo - mormorò a un certo punto.- Anche se non è servito a salvare lei…
- E’ morta?- conoscevo già la risposta alla domanda; anche quando ero semplicemente il dottor Whale, non avevo mai incontrato la madre di Ruby. Ma non mi aspettavo una rivelazione simile.
- L’ho uccisa io - soffiò.- E’ stato un incidente - arrossì, e distolse lo sguardo.- Lei voleva uccidere Biancaneve, e io…volevo solo fermarla, non…
Le presi velocemente una mano; non volevo che stesse male. Non potevo cancellare il suo passato, ma se potevo fare qualcosa per aiutarla a non soffrire, allora l’avrei fatto.
- Ehi, sta’ tranquilla…- sussurrai, cercando di apparire rassicurante.- Non è stata colpa tua.
- Lo so, ma…beh, resta comunque il fatto che l’ho uccisa - mormorò Ruby. Abbassò nuovamente lo sguardo, e si stringe nelle spalle.- So cosa stai pensando. Mi giudichi un’assassina, e hai ragione.
- Io che giudico te?- scherzai.- Andiamo! Ti giudicherei se te ne andassi in giro di notte a riesumare cadaveri dalle loro tombe…quello sì che è grave!
Ruby rise; per la prima volta, credo non si sentisse più così in colpa.
 
Trentasei – Forever this way
 
- Posso chiederti una cosa: che ci trovi di così bello nel farti bagnare dalla pioggia?- grido per sovrastare il rumore dell’acqua che cade, tenendola per mano mentre lei ride sotto quell’acquazzone, incurante del fatto che ci stiamo infradiciando e che io tenti disperatamente di trovare un riparo.
- Ricordi? Licantropo!- s’indica.- La natura è dalla mia parte!
- E che ne è dei poveri comuni mortali che non hanno una pelliccia per ripararsi?- scherzo.- Non vorrai avermi sulla coscienza se mi prendo una polmonite?
- I poveri comuni mortali senza pelliccia potrebbero non dimenticarsi l’ombrello!- ride, facendo una giravolta sotto la pioggia. Sospiro, e alzo le mani in segno di resa.
- Va bene, hai vinto, chiedo perdono! Ora, per favore, troviamo un riparo prima che mi venga per davvero una polmonite!
Ruby ride di nuovo, e mi trascina in un vicolo secondario; il tetto di una casa è spiovente, abbastanza per poterci riparare. Mi appoggio al muro sospirando, e le passo un braccio intorno alle spalle.
- Dov’è la tua macchina?- mi chiede, i capelli e i vestiti fradici.
- Troppo lontana da qui per poter essere raggiunta senza incappare nel Diluvio Universale.
- Deduco che ci toccherà aspettare.
- Ti dispiace?
Mi guarda con un sorriso così dolce come non le ho mai visto, e fa segno di no con la testa. Non dico nulla, e le faccio poggiare il capo contro il mio petto, all’altezza del cuore. Ruby chiude gli occhi e si lascia abbracciare. Non parliamo; non c’è bisogno di dire niente.
Piove, sono bagnato fradicio e ho freddo. Ma vorrei che questo momento non finisse mai.
 
Quaranta – In the name of the brother
 
- Non volevi fare nulla di male.
- Ma l’ho fatto.
- Non è stata colpa tua, Victor.
Mi prendo il capo fra le mani, senza guardarla. E’ la prima volta che mi decido a raccontarle come sono andate veramente le cose con Gerhard e mio padre.
- Victor, ascoltami - mi sfiora il mento così che io la guardi negli occhi. Ruby mi prende il capo fra le mani e poggia la fronte contro la mia.- Non è stata colpa tua, Victor - ripete.- Tu non hai fatto nulla di male. Non potevi prevedere che…
- Ho giocato con la vita, Ruby. Mio fratello è morto per colpa mia, e l’averlo ucciso non mi è bastato. Mi sono permesso di fare qualcosa che solo Dio avrebbe il diritto di fare…
- Shhht…- Ruby mi sfiora piano le labbra con l’indice.- Tutti compiamo degli sbagli, ma non per questo siamo dei mostri come tu credi - sussurra.- Tu hai fatto ciò che ritenevi giusto. Volevi riportare indietro tuo fratello, rendere felice tuo padre…quello che è accaduto non è colpa tua, mi hai capito?
Chiudo gli occhi; vorrei piangere, ma le lacrime non sembrano voler uscire.
Ripenso a mio padre. A Gerhard. A chi ero e a chi sono diventato.
L’unica cosa che mi da forza in questo momento sono le labbra di Ruby che accarezzano la mia guancia.
E’ Ruby, la mia forza.
 
Trenta – Light and Darkness
 
Abbiamo ballato.
A Storybrooke ci sono due locali: uno è il Granny’s, l’altro il Rabbit Hole. Dal momento che il mio istinto di sopravvivenza mi ha calorosamente invitato a non entrare nell’aura iperprotettiva di Granny quando sono insieme a sua nipote, stasera ho scelto il secondo.
Per la maggior parte del tempo le cose sono andate in maniera normale, se così si può dire. Le ho offerto da bere e siamo rimasti per un po’ seduti a chiacchierare. E’ stata lei a trascinarmi al centro della pista; aveva voglia di ballare, ha detto, ma non saprei dire se il fatto che in quel momento stesse iniziando un lento fosse casuale oppure no.
Non avevo mai ballato prima, che io ricordi. A Storybrooke, Whale non perdeva tempo in simili cose, con una ragazza; nel mio mondo, Frankenstein era sempre impegnato nel suo lavoro, e ai pochi balli a cui aveva partecipato si era limitato a rimanersene in disparte, incapace di invitare a ballare una sola signorina per paura di venire rifiutato e crogiolandosi all’ombra del fratello, insuperabile anche in quel campo.
Qui, Victor è stato abbastanza bravo. O almeno, credo di esserlo stato.
- Non mi avevi detto di saper ballare così bene.
- Non sapevo di essere così bravo.
Ruby ride, e avvicina la sua guancia alla mia, le sue mani intorno alle mie spalle mentre io mi muovo impacciato. Sono contento che il gioco di luci e ombre del locale riesca a nascondere l’imbarazzo e la felicità sul mio volto.
 
Quarantacinque – My name is Frankenstein
 
Esco dall’unico cinema di Storybrooke tenendole la mano, senza guardarla negli occhi, certo che mai mi riprenderò dallo shock. Ruby arrossisce.
- Beh, è stato…particolare.
- Molto particolare - preciso, ancora mezzo sconvolto, mentre superiamo la locandina di Frankenstein Junior affissa alla porta del cinema. Ruby mugola qualcosa, quindi si stringe al mio braccio.
- Mi dispiace…- mugola, senza guardarmi.- Davvero, scusami. Non avevo nessuna intenzione di prenderti in giro o di scherzare su ciò che ti è successo, te lo giuro…
- Lo so, Ruby.
- Sul serio, mi dispiace tanto. Credevo che fosse una specie di biografia, questa, e invece…
- Beh, i film di questo mondo non sono molto affidabili.
- Sei arrabbiato?
- No. Perché dovrei?
- Perché sono una cretina!- sbotta, stringendosi ancora di più a me. Rido, accarezzandole i capelli.
- Ehi, guarda che non è successo niente!
- Ti sei offeso?- mi guarda come se fosse una cucciola abbandonata.- Mi spiace…Se vuoi, la prossima volta possiamo guardare Cappuccetto Rosso Sangue, così siamo pari.
Rido di nuovo, e le poso un bacio sulla fronte. Faccio un sorrisetto sghembo.
- Si può fare.
 
Trentadue – Tickle
 
Stanotte c’è la luna piena. Ruby, al solito, non dorme. Non si sente ancora tranquilla, anzi, stasera sembra addirittura triste.
Ho cercato per almeno un’ora un modo per tirarle su il morale, ma non credevo che il solletico avrebbe funzionato davvero.
- Va bene, va bene! Basta, ti prego! Hai vinto, hai vinto!- ansima fra le risate, completamente inerme fra le mie braccia. Rido, mentre lei si riprende e si mette seduta vicino a me.
- Sei sleale!
- Lo so.
Ruby ancora non riesce a smettere di ridere, e mi tira una gomitata scherzosa. Le catturo il braccio un attimo prima che mi colpisca e le afferro anche l’altro polso. Ruby ora è distesa sul divano.
- Piano, piano…Attento alla mantella…- soffia fra una risata e l’altra, sistemandosi il cappuccio rosso.
Non dico nulla; sorrido. I miei occhi incrociano i suoi. Ruby ha le guance arrossate e i capelli scompigliati. Mi sembra ancora più bella del solito, stanotte.
Non rifletto, e la bacio. La bacio sulle labbra, un bacio rapido e istantaneo, subito interrotto quando la parte razionale del mio cervello inizia a urlarmi contro la stupidaggine che ho appena fatto.
Mi stacco da lei, guardandola preoccupato. Il volto di Ruby è una maschera di emozioni confuse. Non sembra arrabbiata; piuttosto sorpresa, frastornata. Non si aspettava ciò che ho fatto. Forse non lo voleva neppure.
Mi scosto per lasciarle spazio. Si rimette a sedere, sistemandosi la mantella. Non mi guarda, non dice nulla.
La notte trascorre insonne, senza che una parola venga scambiata.
 
Ventotto – Remember True Love
 
Ho deciso di andare a casa sua perché so per certo che c’è qualcosa che non va. Stamattina al lavoro aveva le lacrime agli occhi, Granny la guardava con compassione e ha terminato il suo turno prima del solito.
La trovo sola, seduta sul divano, pallida e le occhiaie di chi ha appena pianto.
Le chiedo che succede, e lei si scusa; dice che quello è un anniversario doloroso. E’ il giorno in cui ha ucciso il suo fidanzato.
L’ha divorato, mi racconta, senza guardarmi. Il suo villaggio era da anni in balia di un terribile lupo, che uccideva tutti coloro che tentavano di stanarlo; all’epoca, non sapeva di essere lei la bestia. Il suo ragazzo si chiamava Peter, e lei aveva creduto si trattasse di lui, che fosse lui il lupo. L’aveva incatenato perché durante la trasformazione non l’attaccasse, ma poi…
Beh, conclude facendo spallucce, mi lascia immaginare il resto.
Non so cosa dire. Forse perché non c’è nulla da dire. Mi limito a sedermi accanto a lei, a prenderla in braccio e a coccolarla. Ruby poggia il capo contro la mia spalla e chiude gli occhi.
Io ho mangiato il mio ragazzo.
Me l’aveva raccontato, quella sera sul molo, ma solo ora mi rendo conto di quanto sia stato orribile, per lei. Ha ucciso l’uomo che amava; forse, era anche il suo Vero Amore, come dicono nel suo mondo.
Se davvero lo era, allora non è solo il rimorso che la fa stare male. Non è solo un ricordo a cui ripensa con affetto e colpevolezza.
E io so che non potrò mai competere con il suo Peter.
 
Trentatré – Two Souls
 
Nulla di speciale, si potrebbe dire. Le ho solo chiesto di fare una passeggiata, nulla di più. Tuttavia, questa è la prima volta in cui ho trovato il coraggio di baciarla come si deve.
Senza essere invadente, chiedendole scusa prima per come mi ero comportato la sera precedente. L’ho prima guardata negli occhi per assicurarmi che anche lei lo volesse.
E infine l’ho baciata.
Non ho potuto fare a meno di chiedermi se il bacio del Vero Amore fosse così.
 
Cinquanta – After the Storm
 
Oltre alla luna piena, stanotte c’è anche un gran temporale, e poco fa ho dovuto spegnere le luci a causa dei tuoni e delle saette. Ora c’è solo una candela accesa sul tavolino in salotto.
Io e Ruby siamo distesi sul divano, abbracciati. Le ho posato una coperta sulle gambe perché ho sempre paura che la mantella rossa non basti e abbia freddo. Lei comunque, non se ne lamenta.
La guardo: per la prima volta, la scopro addormentata.
E’ ancora abbracciata a me, tiene gli occhi chiusi e il respiro è lento e regolare. Sembra tranquilla, probabilmente sta sognando. So che non dovrei farlo, ma le do un piccolo bacio sulle labbra mentre dorme, senza sciogliere l’abbraccio.
Sorrido, mentre fuori i tuoni cessano di rimbombare.
La tempesta è passata. Va tutto bene.
 
FINE
 
Angolo Autrice: Questa è in assoluto la cosa più strana che io abbia mai scritto, e vi chiedo di essere buoni con me dal momento che si tratta solo di un esperimento. Non ero in grado di partorire una Frankenwolf come si deve, e mi sono dovuta accontentare di questo obbrobrio.
Appena l’ispirazione tornerà, prometto di rimediare scrivendo qualcosa di decente su loro due.
Una recensione e dei consigli mi farebbero piacere :).
Ciao!

  
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