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Autore: rosaleona    10/03/2013    3 recensioni
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi uomini non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'adrenalina accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
"Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni" diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena. Non poteva sapere che il vampiro stava solo mordendo il freno, nell'attesa che la nuova Sir Hellsing si riprendesse dalla morte del padre e dal tentativo di omicidio per mano dello zio. E una volta che Integra fosse stata in grado di tenergli testa, Alucard si sarebbe divertito a metterla alla prova
Genere: Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Walter C. Dorneaz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1) Benchè io non apprezzi la versione televisiva di 13 episodi (in questa storia uso come muse ispiratrici il manga di Hirano - e quindi gli OVA che ne hanno tratto - e il romanzo di Stoker), ho deciso di prenderle in prestito il personaggio del capitano Ferguson.
2) Benchè mi renda conto che negli anni in cui la storia è ambientata, molto (ma molto XD) probabilmente i presidi Slow-food non esistevano, li ho comunque inseriti per costruire una battuta. Scusate l'alterazione della linea del tempo e buona lettura :)

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Inizialmente, la sparizione degli ultimi domestici di Villa Hellsing aveva gettato Alucard nel più nero sconforto: con chi si sarebbe trastullato, adesso che i suoi giocattoli umani erano scappati?
Quello stato di prostrazione era però durato poche ore, fin tanto che il vampiro non aveva ricordato che esistevano anche le truppe militari dell'Organizzazione Hellsing. La prospettiva di avere a che fare con un nuovo genere di giocattoli, in possesso di addestramento militare, lo galvanizzò. Chissà quali mirabolanti avventure poteva imbastire con degli uomini capaci di sparargli addosso?
Senza mettere altro tempo in mezzo, si era così dato da fare per urtare il sistema nervoso dei soldati di Integra.

Ai militari dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti, Alucard non era mai andato a genio.
Che la punta di diamante di un'organizzazione dedita allo sterminio dei mostri fosse un mostro, più che un controsenso pareva loro una presa per i fondelli bella e buona. A questo si aggiungeva tutta l'irritazione e la gelosia che sgorgava nei loro cuori constatando quanto il Sir Hellsing di turno tenesse più al vampiro che alle sue truppe armate. Riempire i tempi morti della giornata con commenti stizziti su quella situazione, era diventato per i militari un passatempo abituale.
- E' inammissibile fidarsi tanto di un succhiasangue! -
- E lo fa vivere dentro la Villa, come se fosse un cagnolino da compagnia! -
- Un giorno si pentirà di tutta la confidenza data a quel mostro. Arriverà la notte in cui il vampiro succhierà il suo sangue fino all'ultima goccia! -
Infine Alucard era stato messo in letargo e la truppa aveva gioito, al punto che la sparizione del vampiro era stata giudicata un'ottima scusa da festeggiare con un brindisi a base di birra, a cui era seguita una sbronza colossale. Dopo di che, il nosferatu di Hellsing Manor era caduto nel dimenticatoio.
I militari della vecchia guardia erano andati in pensione l'uno dopo l'altro. Inizialmente, ai novellini che venivano assunti, i commilitoni più anziani raccontavano che nelle segrete della villa giaceva un mostro addormentato ma alla lunga quella storia aveva finito col sembrare priva di interesse e quindi era stata dimenticata. Per questa ragione, al momento del risveglio di Alucard, molti fra i militari dell'Organizzazione Hellsing non erano nemmeno a conoscenza della sua esistenza e fra chi ne aveva sentito parlare, nessuno l'aveva mai visto dal vivo. Nessuno, tranne il capitano Ferguson.
Ferguson era stato assunto dall'Hellsing un paio di anni prima del letargo di Alucard ed era l'unico componente della vecchia guardia ancora in servizio attivo due decenni dopo. Per questo motivo Walter l'aveva chiamato, quella sera.
Quando Ferguson era entrato nell'ufficio appartenuto a Sir Arthur, aveva trovato ad attenderlo un Walter pragmatico come al solito, un'Integra singolarmente tesa e un ceffo sconosciuto alle spalle della ragazzina. Il capitano aveva assottigliato le palpebre. Quel tipo...era profondamente diverso da come lo ricordava ma il suo sguardo penetrante, apparentemente capace di scavarti nell'animo, era rimasto identico. Quegli occhi rossi non avrebbe mai potuto scordarli, nemmeno dopo tanti anni.
- Si ricorda di Alucard, capitano Ferguson? - chiese il signor Dorneaz - Oggi pomeriggio Integra l'ha risvegliato. Ha dovuto risvegliarlo. Richard Fairburke, con due uomini, l'ha inseguita fino nelle segrete per ucciderla. Alucard le ha salvato la vita. Abbiamo tre cadaveri da smaltire, giù nello scantinato. Ho già allertato i membri della Tavola Rotonda, si sono attivati per fare in modo che il tutto sembri un incidente, accaduto a molte miglia da qui. Fra poco arriverà un furgone che preleverà i corpi con discrezione per portarli laggiù. Conto su di lei, capitano. L'entrata e l'uscita di quel furgone non dovrà essere segnata sui nostri registri, nessuno dovrà chiedere i documenti ai guidatori.  A parte lei, nessun componente del nostro reggimento dovrà mai sapere nulla di questa storia. E dovrà spiegare alla truppa che da adesso in poi un vampiro circolerà all'interno dell'Organizzazione Hellsing. -
Di tutti i comandi impartitigli dal maggiordomo quella sera, l'ultimo era stato decisamente il più difficile da eseguire. Nessuno dei militari aveva accettato di buon grado l'idea di vivere gomito a gomito con un succhiasangue.
- Un vampiro addomesticato, capitano Ferguson? Ci prende in giro? -
- Quelle bestiacce non si addomesticano. L'unico vampiro buono è un vampiro morto. -
- Ma mister Dorneaz è impazzito? Fa circolare liberamente un mostro per casa quando ha una ragazzina sotto tutela? -  
Nei due anni che avevano preceduto il letargo di Alucard, Ferguson aveva avuto modo di conoscerlo in modo superficiale. Il vampiro era stato poco più di una comparsa nella vita dei soldati, una figura sinistra che si univa a loro solo quando le missioni erano più rischiose del solito e anche in quei casi, rimaneva discosto e silenzioso. Era palese che così come il battaglione non digeriva il nosferatu, neanche questi apprezzasse la compagnia della truppa. Ma quello che, ai tempi, era stato il soldato semplice Ferguson, ricordava bene i discorsi dei colleghi più anziani, racconti dettagliati sugli esiti di risse scoppiate anni prima fra militari dalla testa calda o dal grilletto facile col vampiro. Il morto non c'era mai scappato ma i soldati erano stati sempre ridotti al malpartito.
- La cosa migliore che tu possa fare è fingere che il non-morto non esista. Lui non ci considera nemmeno, ai suoi occhi appariamo mosche senza importanza. Comportati allo stesso modo. Passagli accanto senza guardarlo, non rivolgergli la parola se non te lo ordinano espressamente i tuoi superiori e vivrai a lungo e in pace. -
Il soldato semplice Ferguson si era sempre attenuto ai consigli dei commilitoni con più esperienza anche perchè, pur non avendo mai visto il vampiro in azione, ne percepiva tutta la pericolosità potenziale.  
Vent'anni dopo, il capitano Ferguson si ritrovava con degli uomini apparentemente incapaci di comprendere quanto quel vampiro potesse essere letale, forse perchè troppo imbaldanziti dalle armi sempre più avanzate e potenti che imbracciavano ad ogni esercitazione. Così non aveva potuto fare a meno di sbottare:
- Quando mai ho detto che quel vampiro è buono? Ho detto che è stato addomesticato dagli Hellsing, non che sia inidiscriminatamente amico dell'intero genere umano. Anzi, del resto dell'umanità non gliene può importare di meno! Ad Integra non torcerà mai un capello perchè la considera la sua padrona ma noi, ai suoi occhi, siamo mosche. Nullità. Non ci ha trasformati tutti in ghouls solo perchè ci considera oggetti di proprietà della sua padrona ma non è una buona ragione per stuzzicarlo. Non ha bisogno di arrivare a mangiarci, per farci molto male. Girategli alla larga. E non fatevi venire in mente strane idee sull'eventualità di eliminarlo come facciamo con gli altri mostri. Lui non è così facile da uccidere. E anche quando lo fosse, non possiamo comunque permetterci di ammazzarlo. Appartiene a Sir Integra Hellsing ed è una delle armi più efficaci della nostra organizzazione. -
I militari, immusoniti, avevano obbedito, cosa che era riuscita loro facile considerando che Alucard, per i primi due mesi dal suo risveglio, non li aveva degnati di uno sguardo. Per la truppa, il vampiro era stato sempre e solo una fugace apparizione, una tuta nera e una chioma bianca che vedevano passare con passo altero da un punto all'altro del parco della villa.
Cambiò tutto nell'arco di una mattina. L'alba seguente alla fuga dei domestici dalla magione, la brigata che prestava il servizio diurno trovò il succhiasangue seduto sul cofano di una delle camionette di ordinanza, posteggiata davanti allo spiazzo delle esercitazioni e a giudicare dallo sguardo del mostro, pareva attendesse proprio loro.
Gli umani fecero il tradizionale alzabandiera a cui seguì il giornaliero giuramento di fedeltà all'Organizzazione Hellsing. Il vampiro seguì tutte quelle cerimonie con sguardo penetrante e sorriso beffardo, come se stesse osservando un superstizioso rituale tribale e benchè a voce alta non l'avrebbero mai ammesso, ciascuno dei militari, sotto la pressione di quelle iridi rosse, guardò la scena con gli stessi occhi distaccati.
Per la prima volta, a quegli uomini sembrò di compiere dei gesti senza senso. Perchè si esaltavano tanto davanti all'Union Jack, cantando l'inno nazionale? Perchè giuravano di difendere il Paese e la fede dagli impuri morti viventi? Sentirono le certezze di una vita vacillare e ciò li terrorizzò.
Ma no, cosa andavano pensando? Era ovvio, perfettamente ovvio, essere disposti a morire per la Patria e il protestantesimo! Era stato quel maledetto mostro a indurli in tentazione, a farli dubitare per pochi, angosciosi istanti della solidità della loro Missione. Maledetto demonio sputato fuori dall'inferno!
La truppa serrò i ranghi, lanciando sguardi biechi al vampiro ed Alucard trovò divertente la paura che lesse in fondo alle loro pupille.  
 
Da allora in poi, il vampiro cominciò a trascorrere lunghe ore ad osservare gli allenamenti di quegli uomini.
I soldati, sotto quegli occhi rossi, sentivano crescere in sè un misto di irritazione e tensione, finendo per sbagliare le manovre. Ad ogni errore, la risata beffarda del vampiro si alzava nel cielo. Più di una volta i soldati si voltarono verso il mostro, per metterlo a tacere con qualche parola rabbiosa ma il capitano Ferguson aveva sempre bloccato quei tentativi:
- Ignoratelo! Tornate al lavoro e fingete che quel vampiro non esista! -
I soldati, masticando amaro, tornavano ai loro allenamenti, udendo dietro le loro schiene la voce sfottente di Alucard che rimarcava:
- Sì, pecorelle, ascoltate il pastore. Ignoratemi, fingete che io non esista. -
Ferguson, comprendendo la rischiosità della situazione, era andato a lamentarsi con Walter che a sua volta aveva minacciato Alucard di rappresaglie se avesse continuato. Il maggiordomo ottenne una vittoria parziale, nel senso che il non-morto diminuì le ore giornaliere dedicate al logoramento dei nervi della truppa, senza però abbandonarle completamente.

Quella mattina, la nona trascorsa dalla fuga della servitù, il battaglione si stava esercitando nel poligono di tiro.
Uno dei soldati, dopo aver sbagliato il terzo colpo consecutivo, udì dietro di sè lo sghignazzare di Alucard e dato che quel giorno il capitano Ferguson era assente, si sentì libero di voltarsi come una furia verso il mostro e sbraitare:
- Tu che sfotti tanto, sei capace di tenere in mano una pistola? O sai solo usare quelle zanne da bestia che ti ritrovi? -
A dispetto del fragore delle armi che copriva le voci, gli altri commilitoni si resero conto che stava accadendo qualcosa. Smisero di sparare, si tolsero le cuffie e in silenzio osservarono collega e vampiro.
Alucard mosse un passo verso il militare che lo aveva sfidato, tendendo una mano. L'uomo gli porse il fucile di precisione con cui si stava esercitando. Il nosferatu svitò il mirino, tanto per sottolineare che lui non aveva bisogno di simili aiuti. Dopodichè imbracciò l'arma, puntò e sparò.
Centro perfetto.
Alucard restituì il fucile al proprietario e uscì fischiettando, seguito dagli sguardi carichi di odio dei presenti.

Fuori dal poligono, il vampiro rimuginò sul da farsi. Capiva di aver provocato a sufficienza il battaglione quindi per quel giorno era meglio astenersi da altre bravate. Ma come impiegare le ventiquattr'ore che lo separavano dalla mattina seguente? Un'idea si fece strada nella sua mente. Sì, perchè non provare?

 - Integra Farburke deve venire in segreteria, è arrivata una telefonata per lei. -
La professoressa di matematica si astenne dal commentare l'annuncio della segretaria apparsa sulla soglia della porta ma le rughe di disappunto che comparvero sul suo viso, fecero comprendere a Sir Hellsing quanto l'insegnante si sentisse contrariata da quell'interruzione.
Integra, imbarazzata, seguì la segretaria a capo chino.
Normalmente, la piccola Hellsing era un temperamento ribelle, in grado di dare risposte che ammutolivano gli insegnanti, incapaci di replicare davanti a parole tanto argute e inaspettate. Le telefonate che riceveva da casa costituivano però un mondo a parte, qualcosa di cui Integra si vergognava intimamente e che le facevano abbassare lo sguardo davanti all'irritazione dei professori.
I compagni ormai la subissavano di domande:
- Come mai ti telefonano così spesso? Cosa succede? Sei nei guai? -
- Fottetevi e lasciatemi in pace! - ringhiava in risposta la diretta interessata, trincerandosi dietro un muro di silenzio.
Del resto, cosa avrebbe mai potuto rispondere? Che in casa sua circolava il Conte Dracula addomesticato e siccome si annoiava mortalmente, trascorreva il suo tempo a combinare guai su guai? Chi le avrebbe creduto?  
Adesso, seguendo la segretaria lungo il corridoio, la ragazzina si ripetè una frase che in quelle ultime settimane aveva pensato spesso.
 " Non posso andare avanti in questo modo. "
Quelle continue telefonate interrompevano le lezioni, disturbavano compagni e professori e le facevano perdere parti cospicue delle lezioni. Tornava in classe incapace di riannodare i fili della spiegazione e spesso finiva per estraniarsi da ciò che la circondava per tutta la giornata. Con la mente tornava sempre a casa, domandandosi come stavano andando le cose, chiedendosi con angoscia cosa avrebbe trovato al suo ritorno. Incapace di concentrarsi, riempiva di errori madornali le verifiche, vedeva i suoi voti peggiorare sempre più e speso finiva col pensare " Forse, se oggi non fossi venuta a scuola, sarebbe stato meglio ".
Giunta nell'ufficio della segretaria, impugnò la cornetta del telefono e chiese:
- Cos'è successo adesso, Walter? -
- Walter è andato a ritirare la posta. - rispose sorniona la voce di Alucard.
Integra sentì una morsa gelida stringerle lo stomaco. Cosa poteva mai volere Alucard da lei? Cos'aveva di così urgente da dirle, per arrivare a telefonarle?
- Master...my master... - proseguì il nosferatu in tono suadente - Sono solo in casa e mi annoio terribilmente. Permettimi di uscire fuori dal perimetro della villa, così potrò sgranchirmi un po' le gambe. -
- Walter mi ha consigliato di non farti uscire per nessuna ragione al mondo, finchè non ti dimostrerai degno di fiducia. -
- E non mi sono dimostrato degno di fiducia? - chiese Alucard col tono più persuasivo che riuscisse a sfoderare.
- Ma se una settimana fa hai di nuovo sguinzagliato Baskerville dietro il postino! -
- Appunto, una settimana fa. Dopo che Walter mi ha fatto quella lavata di capo, non ho forse rigato dritto? -
Integra fu costretta ad ammettere che il servo aveva ragione. Dopo la seconda telefonata del direttore dell'ufficio postale, Walter era andato su tutte le furie e aveva subissato Alucard di rimproveri, minacce e insulti a non finire. Normalmente il vampiro reagiva a quelle sfuriate sghignazzando senza ritegno sul muso dello shinigami ma quella volta era rimasto stranamente silenzioso, col grigio capo chino ( i capelli stavano finalmente cominciando a riprendere un po' di colore ) e nei giorni successivi era stato incredibilmente tranquillo. Non aveva ulteriormente devastato la villa e aveva sfogato il suo bisogno di movimento trasformandosi in pipistrello e volando incessantemente per il parco, interrompendosi di quando in quando per andare a molestare le truppe dell'Hellsing.
Nel corso di quella settimana insolitamente pacifica, Integra aveva pensato che le minacce di Walter di contaminare con l'aglio anche il carico di sangue che sarebbe arrivato da lì a un mese avessero finalmente sortito il loro effetto ma la nuova richiesta del vampiro, che reclamava la sua giusta ricompensa per tanta mitezza, adesso la sconcertava. Avvertiva confusamente che c'era qualcosa di sbagliato nella pretesa del servo. Rigare dritto per una settimana era un tempo sufficiente per considerare Alucard degno di fiducia? O sarebbe stato lecito pretendere un comportamento civile per più mesi di fila? E ancora, era giusto che fosse il servo a far notare alla padrona quanto era stato bravo e meritevole di ricompensa? O avrebbe dovuto attendere pazientemente che fosse la sua master a dirgli "Servo, puoi star via per due giorni di fila"?
Dodici anni di vita sono troppi pochi per riuscire a rispondere in modo adeguato a questi dubbi, così Integra non potè fare a meno di replicare:
- Quando tornerò a casa ne parlerò con Walter e se lui dice che puoi uscire, te lo permetterò. -
- Lui dice! - esclamò indignato Alucard - Credevo che il mio master fossi tu, non quello shinigami! Evidentemente mi sbagliavo. Così come ho sbagliato a dire che sei capace di usare il cervello. Sai ragionare da sola o sei un'appendice di Walter? Sembri il suo pappagallo, ripeti tutto ciò che dice lui. -
- Non è vero! -
- Allora dimostramelo! Dimostrami adesso che sei in grado di prendere una decisione autonoma. Decidi tu se sono meritevole di uscire oppure no e dimmelo ora. -
Integra, in quel momento, avrebbe tanto desiderato ritrovarsi davanti ad Alucard, per poterlo prendere a calci sulle rotule. Gli avrebbe fatto il solletico, lo capiva bene, ma intanto avrebbe sfogato tutta la rabbia che sentiva montarle dentro. Com'era riuscito, quel maledetto, a metterla con le spalle al muro a quel modo?  
Cercò freneticamente di capire qual'era la decisione migliore da prendere. Se gli avesse vietato di uscire, il vampiro avrebbe vandalizzato nuovamente la loro dimora? E se fosse uscito, quali guai avrebbe potuto combinare? Sir Hellsing sospettava che qualsiasi fosse stata la sua decisione, se ne sarebbe comunque pentita.
- Allora? Allora? Hai perso anche l'uso della lingua, oltre che quello del cervello? - incalzava intanto Alucard per telefono.
- Oh, taci dannato mostro, dammi il tempo di pensare! -
- Devi solo rispondere di sì o di no, quanto ti occorre per pensare ad una risposta tanto banale? E io che pensavo fossi la degna figlia di master Arthur. Invece no, mi sbagliavo, tuo padre era molto più sveglio di te... -
- Zitto! Zitto! Dammi il tempo di riflettere! -
Ma Alucard si guardava bene dal chiudere il becco. Integra ebbe la certezza che lo stesse facendo apposta, nè più nè meno che se avesse teso la gamba per farle uno sgambetto.
- Oh, e va bene, Alucard! Esci pure di casa! Però ad una condizione: non dovrai far del male agli esseri umani in cui ti imbatterai. Capito? Non voglio avere vite umane sulla coscienza, è chiaro? -
- Chiarissimo, my master! - il tono del vampiro era solenne. Integra era certa che in quel momento i suoi occhi rossi stessero brillando di soddisfazione. - Non torcerò un capello a nessuno, ve lo prometto. Grazie e buono studio. -
La comunicazione venne interrotta e Integra tornò al suo banco in preda all'angoscia. Aveva fatto bene a prendere quella decisione? Se ne sarebbe pentita?
La gelida morsa che le attanagliava lo stomaco le tenne compagnia per tutta la durata delle lezioni.

Integra aveva ordinato di non torcere un capello agli esseri umani. Dato che non aveva pensato ad estendere un'analoga restrizione anche sugli animali e sugli oggetti, Alucard si sentì libero di sfogare i propri istinti su queste categorie.
A due miglia di distanza da Villa Hellsing, si trovava un allevamento di cavalli da corsa che Alucard decise seduta stante di eleggere a suo parco-giochi personale. Divelse chilometri e chilometri di recinzioni, causando la fuga di giumente e puledri che devastarono i campi di frumento circostanti, calpestando e brucando i teneri germogli. Scoperchiò diverse stalle con la stessa diligenza con cui un bambino smonterebbe un giocattolo per capire com'è fatto, e terminò quell'entusiastica giornata bevendosi due giovani promesse del trotto del valore di ventimila sterline l'uno.

Integra, col capo chino e le mani incrociate dietro la schiena, era ammutolita dalla paura. Non aveva mai visto Walter così infuriato in vita sua. Fra le dita lievemente tremanti, l'uomo reggeva dei fogli su cui aveva scribacchiato velocemente l'ammontare dei danni che, ad occhio e croce, l'Ordine dei Cavalieri Protestanti doveva risarcire all'allevamento e agli agricoltori che si erano visti brucare tutto il grano seminato quell'anno.
- Sir Integra! - sibilò l'uomo alla ragazzina che gli stava di fronte - Non vi avevo forse esplicitamente vietato di far varcare ad Alucard il cancello del parco? Perchè mi avete disubbidito? I membri della Tavola Rotonda non accetteranno mai di coprire delle spese causate dalla nostra negligenza. Non solo, è necessario che non vengano mai a sapere cos'ha combinato Alucard oggi. Penserebbero che non siamo capaci di gestirlo, ci taglierebbero i finanziamenti. Questi danni dovremo ripagarli con i risparmi dell'Organizzazione, pregando Dio che non ci capitino altre spese extra perchè non avremmo più i soldi per coprirle. La vostra giovane età non è un'attenuante che possa giustificarvi. Anzi, siete grande abbastanza per assumervi una buona fetta delle responsabilità di questa situazione. Vi avevo spiegato chiaramente per quale motivo non bisognasse far uscire Alucard, e ciò nonostante avete fatto di testa vostra. Male, molto male Sir Hellsing! -
Integra incassò il collo nelle spalle. Non osava nè replicare, nè tentare di difendersi. Sentiva di aver sbagliato, di essere incorsa nel primo fallimento della sua nuova esistenza di master. Ascoltava quei rimproveri col cuore gonfio di umiliazione per sè stessa e di odio per Alucard, che l'aveva cacciata in quel guaio. Gettò un'occhiata in tralice al vampiro. Era in piedi accanto a lei e stranamente, la sua lunga chioma che quella mattina era ancora grigia, adesso era diventata di un nero corvino, come se l'abbuffata fatta con i due trottatori l'avesse ringiovanita di colpo.
- Riguardo a te... -
Adesso Walter si rivolgeva ad Alucard, impegnato a bere placidamente con una cannuccia il sangue contenuto in una busta per le trasfusioni. Il vampiro aveva gli occhi umidi e tirava su col naso, non perchè fosse rimasto particolarmente addolorato dalle minacce, dai rimproveri e dagli insulti che il maggiordomo gli aveva rivolto fino ad allora ma perchè il sangue che stava succhiando apparteneva alla mefitica partita contaminata con l'essenza d'aglio, e gli faceva spuntare le lacrime ogni volta che lo beveva.
- Riguardo a te, Alucard...posso capire tutto, ma non ti perdono d'esserti succhiato quei due poveri cavalli. Non hai sangue a sufficienza, qui in casa? -
- Sei un umano, certe cose non le puoi comprendere. - rispose il vampiro con aria di sufficienza.
- Me meschino, non posso comprendere! - sghignazzò lo shinigami - Perchè non provi ad illuminarmi tu allora, Saggio della Montagna? -
L'espressione del vampiro divenne solenne:
- Fra bere del sangue che è stato conservato per mesi in una busta e succhiare via la linfa dalla gola di un essere vivente, corre la stessa differenza che voi umani potreste provare fra il bere l'acqua imbottigliata nella plastica che acquistate al supermercato e bere l'acqua che sgorga da una fonte montana. -
- Come siamo poetici! - lo sfottè Walter. Il vampiro rispose con un largo sorriso:
- Be' vecchio mio, quando ero ancora in vita, fra una guerra e un impalamento, mi piaceva discettare di poesia, architettura e filosofia con i dotti della mia corte. Adesso sturati le orecchie, shinigami, che cercherò di spiegare questo concetto in modo terra-terra, così che persino tu possa capirlo. Il sangue che sto bevendo adesso è stato aspirato dalle vene di un tizio, infilato in un sacchetto di plastica e stoccato in un surgelatore. Prima di berlo, devo farlo scongelare. Ti rendi conto di quanto si siano alterate le sue proprietà organolettiche, nel corso di tutti questi passaggi? Azzannare la giugulare di un essere vivente, invece, significa mangiare del sangue puro, limpido, incontaminato, saporito... -
- Accidenti Alucard, sembra di sentir parlare un adepto dei presidi Slow-Food! -
- Taci, ignorante, devo finire la mia lezione! Dicevo, è quindi perfettamente ovvio che appena trovo l'occasione di succhiare un po' di sangue fresco, non me la lascio scappare. Tanto più se consideriamo che hai contaminato tutti i miei pasti con quell'aglio disgustoso. -
- Oh, ecco un altro punto oscuro che la mia povera mente umana non riesce a comprendere! Considerando che ti sei appena finito di pappare due cavalli, quindi dovresti essere ben satollo, come mai ti presenti al mio cospetto succhiando una di quelle sacche di sangue "prive di sapore" che tanto disprezzi? -
- C'ho sciolto dentro un po' di digestivo. I cavalli mi sono rimasti sullo stomaco. -
- Non avere tanta fretta di digerirli. - disse Walter, sfilando dalla mano del vampiro la sacca bevuta a metà. Il tono del maggiordomo era soave ma nei suoi occhi brillava un'espressione spietata. - Finchè non avremo ripagato tutti i danni che hai combinato oggi, l'intera Organizzazione Hellsing dovrà tirare la cinghia. Questo vuol dire che i nostri uomini dovranno lavorare per un altro anno con fucili dalla tecnologia superata, io non potrò farmi otturare quel maledetto molare, Integra non potrà cambiare gli occhiali, nonostante la sua miopia sia peggiorata, e tu dovrai farti durare queste scorte di sangue all'aglio non per uno ma per due mesi. -
Adesso Alucard era ammutolito quanto la giovane master che gli stava al fianco. Walter li congedò con un gesto della mano:
- E' tutto. Potete ritirarvi. -

Era ancora troppo presto per coricarsi ma Integra si era infilata, vestita per com'era, nel letto, nel tentativo di trovare un po' di conforto nel calore delle coltri.
Sentiva crescere dentro di sè una rabbia sorda verso Alucard. In che guaio l'aveva ficcata quel servo ribelle! Le sembrava di essere stata incastrata, ficcata a forza in un pasticcio che non le competeva.
Con un tempismo perfetto, proprio nel momento in cui la ragazzina meno desiderava di rivederselo davanti, Alucard entrò nella stanza della master. Osservò il rigonfio sotto le coperte, con una mano afferrò un lembo della svolta e scostandola esclamò:
- Bu-bu-settete! -
Due occhi colmi di astio lo fissarono dal materasso.
- Andiamo master, non fare quella faccia! Considerando che Walter non ti ha punito, non vedo perchè dovresti essere tanto arrabbiata. Cosa dovrei dire allora io, che dovrò inghiottire il sangue all'aglio per un altro mese? -
- Non mi pare che la punizione ti abbia minimamente sconvolto, considerando che ti presenti al mio cospetto con quel sorriso allegro e gli occhi sfolgoranti di felicità. -replicò Integra con freddezza.
- E perchè non dovrei essere allegro? Guardami, master! La mangiata fatta con quei due cavalli mi ha dato il nutrimento di cui avevo bisogno per riprendere il mio aspetto abituale. Vedi? Non ho più la faccia smunta come un vecchio. Non sono più talmente secco da nuotare dentro la tuta. I miei capelli sono tornati neri. Ho recuperato il mio aspetto abituale! -    
Sì, Integra si rendeva perfettamente conto che l'Alucard che le stava di fronte sembrava ringiovanito improvvisamente di molti decenni. Era talmente cambiato che quando era tornata da scuola, aveva faticato a riconoscere il suo servo in quel giovanotto.
Considerando però che Alucard aveva recuperato il suo aspetto abituale al prezzo di decine di migliaia di sterline di danni a carico dell'Organizzazione Hellsing, Integra non vedeva per quale ragione dovesse partecipare alla gioia del vampiro.
La freddezza della padroncina deluse il non-morto che in tono irritato esclamò:
- I tuoi problemi vengono prima di tutto, vero Integra? I piaceri e i dispiaceri degli altri invece possono attendere. Che ragazzina egocentrica! -
Sir Hellsing sentì un'ondata di sangue caldo salirle per il collo e allagarle il cranio. Si ritrovò in piedi sul letto, imbestialita oltre ogni dire. Fissando il servo negli occhi, sbraitò:
- Qui l'unico egocentrico sei tu! Pretendi che tutto giri intorno intorno a te! Hai fatto danni per centomila sterline che non pagherai certamente tu ma noi, e pretendi che dopo tutto questo casino ti sorrida beata congratulandomi con te per il tuo aspetto? Ma va' all'inferno! -
Sul volto del vampiro apparve un sorriso soddisfatto.
La sua master!
In quel momento era uguale alla prima volta in cui l'aveva incontrata nei sotterranei, legandosi a lei da un'ammirazione sconfinata. Nei mesi che erano seguiti, la piccola Sir Hellsing non era più stata afferrata da quel sacro furore che Alucard aveva tanto amato, lasciando il vampiro nel dubbio di aver "letto giusto" nell'animo della piccola.
Adesso constatava con piacere di non essersi sbagliato. Eccola lì la sua padrona, pronta a battagliare contro il mondo intero, se necessario.
Il vampiro gongolò e siccome gli piaceva mantenere quella condizione il più a lungo possibile, si diede da fare per punzecchiare Integra:
- Si è offesa, la ragazzina viziata? Che paura! Chissà cosa mi accadrà adesso! -
- Qualcosa di molto brutto, puoi starne certo! - replicò la Sir, schiumando di rabbia.
- Ah sì? Cosa farai? Mi avvelenerai con l'aglio anche il prossimo carico di sangue? Attenta, master, c'è il rischio che mi abitui a quel sapore e arrivi addirittura a piacermi. -
Integra era talmente furiosa che Alucard non si sarebbe sorpreso di vederle il fumo uscire dalle orecchie. Sì, evidentemente aveva pensato di appestare con l'essenza d'aglio anche la successiva scorta di sangue ma le parole del servo avevano mandato all'aria il suo piano.
- Mi vendicherò, Alucard, puoi starne certo! Non so ancora come, ma te la farò pagare! -
Il vampiro scoppiò a ridere:
- Va bene, Integra. Non vedo l'ora di scoprire in cosa consisterà la tua tremenda vendetta. -
Constatando di aver tirato fin troppo la corda, il nosferatu uscì dalla camera sempre ridendo, così che la sua padrona potesse sbollire in pace.
Ma occorreva ben altro per far calmare Integra. La ragazzina sentiva dentro di sè una rabbia tale che avrebbe desiderato poter spaccare tutto ciò che la circondava. Si sedette a gambe incrociate sul letto, afferrando il cuscino e cominciando a torcerlo fra le mani e a morderlo con i denti, sperando di placare la sua furia, e intanto si scervellava su come vendicarsi di Alucard.
" Più facile a dirsi che a farsi! " fu costretta ad ammettere con se stessa, constatazione che non giovò al suo umore nero.
Inutile sperare di fargli del male fisico, dato che il non-morto era infinitamente più forte di lei, quindi che alternativa rimaneva? Doveva colpirlo nell'orgoglio.
" Ma come? " si domandò angustiata.
Si stava scervellando inutilmente da un quarto d'ora quando gli occhi le caddero casualmente sul libro di fiabe che il padre le aveva regalato quand'era bambina. Lo stesso libro che tanto aveva irritato Alucard, trovando incomprensibile il comportamento del principe di Biancaneve.
Biancaneve...    
Un'idea cominciò a farsi strada nella testolina della dodicenne. Inizialmente la scartò, sembrandole troppo ridicola ma dato che col trascorrere dei minuti non le veniveno in mente idee migliori, decise di prenderla in seria considerazione.
In fondo, perchè non provare? Se non avesse funzionato, avrebbe escogitato qualcos'altro. Doveva solo sperare che l'animo umano si attaccasse anche a quisquilie come quella, quando decideva di farla pagare a qualcuno.

L'occasione per testare quanto la sua vendetta fosse plausibile si presentò a Integra il mattino seguente, mentre MacBrian l'accompagnava a scuola.
- Ieri l'ha combinata grossa il mostro, eh? - chiese pieno di comprensione il militare.
Integra annuì:
- Sì, Biancaneve ci ha cacciati in un guaio madornale. -
MacBrian aggrottò le sopracciglia:
- Biancaneve? -
- Sì, Biancaneve cioè Alucard. Hai visto com'è ringiovanito dopo essersi succhiato quei due cavalli? Con quella pelle bianchissima e quei capelli nerissimi è tale a quale a Biancaneve, così ho deciso di cominciare a chiamarlo così da adesso in poi. -
Il militare era perplesso. Per quanto potesse sforzare la sua immaginazione, non riusciva a vedere la benchè minima somiglianza fra la principessa e il vampiro. Integra capì che se voleva dare alla sua vendetta un minimo di speranza, doveva accompagnarla ad un'esca che la rendesse appetibile così aggiunse:
- La prego, MacBrian, non dica a nessuno che ho ribattezzato così Alucard. Il mio vampiro si arrabbia da morire quando si sente chiamare a quel modo. -
Era una menzogna spudorata dato che la ragazzina non aveva ancora chiamato con quel soprannome il servo, quindi non poteva sapere quale sarebbe stata la reazione di Alucard. Per quel che ne sapeve, il nosferatu avrebbe potuto rispondere con una risata divertita. Il suo autista però non poteva conoscere quel particolare.
- Ah sì? - chiese quindi il militare, mentre un sorriso maligno si allargava sulla sua faccia.
La scoperta che il mostro che tanto irritava lui e i colleghi e a cui sembrava impossibile farla pagare se la prendesse tanto davanti a un nomignolo, mutò radicalmente l'atteggiamento dell'uomo verso quel "Biancaneve". Improvvisamente volle vedere la somiglianza fra il vampiro e la principessa delle fiabe e gli parve che a questo mondo non esistesse soprannome più azzeccato per il nosferatu.
- Non tema, Sir, non lo dirò a nessuno. - rispose meccanicamente il militare mentre in realtà già pensava di spifferarlo ai colleghi con cui andava maggiormente daccordo. Certo, comprendeva il rischio che questi a loro volta lo dicessero ad altri colleghi, che a loro volta l'avrebbero detto ad altri colleghi, fino a che tutta la caserma sarebbe stata informata di "Biancaneve" ma la voglia di farsi quattro risate alle spalle di quell'odioso vampiro, era più forte di qualsiasi prudenza.
Dodici anni di vita non sono molti per riuscire a comprendere fino in fondo l'animo umano ma guardando l'espressione dipinta sulla faccia di MacBrian, Integra sospettò che il suo piano fosse andato a buon fine.

Il vampiro era all'erta. Da un paio di giorni, qualcosa non andava. Le truppe umane dell'Hellsing sembravano aver perso tutto il loro livore nei suoi confronti ma quel che era peggio, è che il timore sembrava fosse stato sostituito dall'ilarità. Proprio così. Adesso, quando incrociava i loro sguardi, vedeva sul fondo delle loro pupille un'aria di divertimento che non prometteva nulla di buono.
Molto tempo prima, Alucard era stato un uomo di potere e sapeva per esperienza che ciò che fa realmente scricchiolare l'immagine di un capo sono le risate. L'odio, il disprezzo, il rancore non sono temibili quanto una risata sgangherata. E' nel momento in cui un comandante viene spogliato del timore che incute, che la sua forza comincia a vacillare pericolosamente. Per questo Vlad l'umano e Vlad il vampiro si erano sempre fatti un dovere di essere spietati verso chiunque li trattasse con ilarità.
Adesso però a guardarlo con aria sfottente erano le truppe della sua padrona e come poteva comportarsi spietatamente con le cose di proprietà di Integra? Non poteva orbare la sua signora di tutti i suoi uomini! Di più, gli negavano il diritto di massacrare anche soltanto una di quelle nullità per dare l'esempio al resto della truppa!
Il vampiro sospirò seccato.
Quella situazione andava risolta e al più presto anche!
Se solo avesse scoperto cos'è che faceva ridere tanto quegli individui spregevoli! Ma per quanto aguzzasse le orecchie e sgranasse gli occhi, ancora non era riuscito a capire l'origine della loro ilarità.    
Be', avrebbe continuato le sue indagini domani. Fra poco Integra sarebbe tornata a casa e adesso gli premeva solo di rivedere la sua master. Uscì dalla jeep in cui era rimasto rintanato tutto il giorno, per studiare senza dare troppo nell'occhio gli allenamenti delle truppe. Si stiracchiò, facendo scrocchiare le ossa delle giunture.
" Oggi è venerdì. Questo vuol dire che finalmente avrò la master tutta per me per due giorni. " pensò soddisfatto mentre con passo flemmatico si dirigeva verso la grande villa.
Giunto dentro Hellsing Manor, si mise alle calcagna di Walter per ammazzare il tempo, intralciando così il lavoro del maggiordomo. Nel suo costante tampinamento del pover'uomo in monocolo, Alucard continuava a buttare un'occhio a tutti gli orologi che incontrava per la villa e quando si rese conto che la master era ormai in ritardo di quasi un'ora, chiese:
- Ma quand'è che torna Integra? -
- Domenica pomeriggio. -
Il vampiro guardò il maggiordomo con aria costernata. Walter proseguì imperturbabile:
- Mi sono messo d'accordo con i genitori di una sua compagna di classe. Integra rimarrà a casa della sua amica fino a domenica pomeriggio. Le farà bene cambiare aria. -
- E a me non hai pensato?! - sbraitò il nosferatu - A me non farà bene rimanere senza la master per due giorni di fila! Come impiegherò questo tempo? -
Walter lo squadrò con disprezzo:
- Io, io, io...dalla tua bocca non esce altro che questa parola. Sei talmente impegnato a vedere le tue esigenze, da ignorare totalmente quelle altrui. Ti rendi conto che Integra ha solo dodici anni? E che da quando ti ha risvegliato, le è caduta sulle spalle una responsabilità grande come un macigno? Da quando sei a spasso per casa, la vita sociale della nostra padrona ha smesso di esistere. Non invita più gli amici ad Hellsing Manor...come potrebbe del resto, con un vampiro in circolazione? -
- Come sei malfidente nei miei confronti, Walter! Solo perchè sono un vampiro, non vuol dire che non conosca la buona creanza. So perfettamente che divorare gli ospiti della propria padrona è una scortesia e non mi azzarderei mai a mettere in imbarazzo Integra con le famiglie dei suoi amici, impedendole di riconsegnare i compagni ai rispettivi genitori! -
- Non dubito che non azzanneresti il collo di quei ragazzini ma saresti capacissimo di combinare altri generi di guai. Per questo è molto più salutare che nessun minorenne entri in questa casa. Ne consegue che l'unico modo per far svagare un po' Integra, consista nel mandarla dai suoi amici. -  
Alucard guardò Walter con un'aria da cane bastonato.
- Fattene una ragione. La tua master non tornerà prima quarantott'ore. Questo è quanto. Adesso togliti dai piedi e trovati qualcosa da fare. -
Il vampiro diede le spalle al maggiordomo, facendo per andarsene, poi ci ripensò e si girò nuovamente verso di lui, con una mano tesa.
- Cosa vuoi? L'elemosina? - chiese lo shinigami diffidente.
- No. Voglio Casull. - rispose Alucard deciso.
Walter guardò il vampiro con due occhi sgranati dallo stupore.
- Se la master rimarrà fuori di casa per due giorni, per lo meno ridammi la mia arma, così potrò divertirmi con lei. E' un mio diritto. Rivoglio Casull. -
Da quando Alucard si era risvegliato, più e più volte aveva tormentato l'angelo della morte chiedendo indietro la sua pistola. Walter era sempre riuscito a schivare la riconsegna dell'arma affermando che anche Casull, così come le uscite fuori da Hellsing Manor, andava conquistata con un comportamento civile. Stavolta però l'espressione seria e il tono grave con cui il vampiro aveva parlato, fecero capire al maggiordomo che non poteva continuare con il suo giochetto. Alucard esigeva indietro Casull. Non era disposto a farsi trattare come un bambino per l'ennesima volta.
Lo shinigami si trovava fra due fuochi: rifiutargli la pistola, voleva dire incorrere nelle ire del vampiro ma c'era da tremare al pensiero di cosa potesse fare Alucard con la sua arma.  
La situazione era grave.
- Dammi un'ora di tempo per meditare. - rispose infine Walter.

Il maggiordomo aveva subito contattato il capitano Ferguson.
- Non c'è nulla di cui preoccuparsi, mister Dorneaz. - l'aveva rassicurato il militare - Il vampiro può sfogarsi a sparare nel poligono di tiro, nelle fasce orarie in cui i miei uomini non vi accedono, essendo assorbiti da altri allenamenti. -
- Dobbiamo però assicurarci che quando Alucard sarà al poligono, questi diventi off-limits per le truppe dell'Organizzazione. Nessun militare deve entrarci, neanche per errore. Sappiamo che fra loro e Alucard non corre buon sangue e non oso pensare a cosa potrebbe scatenarsi, in seguito a un incontro tanto ravvicinato. -
Ferguson rilasciò allo shinigami gli orari in cui il poligono rimaneva vuoto, assicurandogli che si sarebbe immediatamente attivato affinchè i militari venissero messi al corrente di non entrarvi per nessuna ragione al di fuori dell'orario di allenamento.
Solo allora Walter si convinse a chiamare Alucard nel suo ufficio.
- Chiariamo i patti. Potrai usare Casull solo all'interno del poligono di tiro e solo in queste fasce orarie. - avvertì il maggiordomo in tono minaccioso, mettendo fra le dita del vampiro un foglio con annotate le suddette ore - Azzardati ad usare la pistola fuori dal poligono, o fuori da questi orari, e giuro che te la butto nel Tamigi. E' chiaro? -
- Limpido! -
Ciò detto, Walter si diresse verso uno dei tanti salotti di Hellsing Manor, tampinato dal nosferatu. Giunto nella saletta, spostò un quadro, dietro cui si trovava una cassaforte speciale, a prova di vampiro, essendo le sue pareti interne rivestite in lamina d'argento.
- Dunque è qui che l'avevate nascosta? Brutti figli di... -
L'occhiataccia che gli rivolse lo shinigami convinse Alucard a non terminare la frase.
Dalla cassaforte, Walter estrasse un'enorme scatola rivestita di velluto blu, che appoggiò su di un tavolino. Apertala, davanti agli occhi raggianti del non-morto apparve Casull in tutta la sua magnificenza, con due caricatori già pronti per l'uso.
- Non sono rimaste molte scorte di proiettili d'argento quindi vacci piano, dacci il tempo di rifornirci. Va bene? -
- Va benissimo. - bisbigliò Alucard con un sorriso estatico, gli occhi ancora rapiti dalla bellezza della sua arma.

Integra, a casa della sua amica, friggeva dall'ansia.
Walter le aveva raccomandato di pensare solo a divertirsi e rilassarsi ma la ragazzina non riusciva a svagarsi come desiderava. La sua mente tornava sempre alla Villa dov'era nata e dove adesso Alucard vagava in libertà. Cosa stava combinando in quel momento, il vampiro?
Walter non si era ancora fatto sentire. Come doveva interpretare quel silenzio? Era un segno positivo? Indicava che nulla di catastrofico stava accadendo? O si trattava invece di un segnale negativo? Forse il maggiordomo era talmente impegnato ad ammortizzare i danni causati dal vampiro, da non avere neanche il tempo di telefonarle? O forse si rifiutava di chiamarla per principio, essendo del parere che in quei due giorni la sua padrona dovesse esclusivamente pensare a se stessa?
" Ma come posso pensare a me stessa se non so cosa sta accadendo a casa? "
Infine Integra decise di risolvere ogni dubbio e ansia telefonando ad Hellsing Manor.
Ad ogni squillo del telefono, il suo cuore accellerava il battito dalla paura; perchè Walter impiegava tanto tempo a rispondere?
Finalmente, dall'altro capo del filo, udì il familiare:
- Organizzazione Hellsing, parla Walter C. Dorneaz. -
- Walter! Sono io! Stai bene? -
- Oh, Integra! - esclamò l'uomo con gioia - Non temete Sir, va tutto bene. Se ci dovessero essere guai, vi telefonerò ma state pur certa che non accadrà nulla di drammatico, quindi pensate solo a rilassarvi e divertirvi. -
- La fai semplice tu! Come posso stare tranquilla, con Alucard a spasso per casa? -
- Alucard non darà nessun fastidio, ve l'assicuro. Gli ho restituito Casull e adesso è intento a lustrarla e lucidarla. Conoscendolo, non farà altro fino a domattina. -
- Passamelo comunque. Non riesco a sentirmi del tutto tranquilla. -
Anche quella volta Integra dovette attendere al telefono per un bel pezzo perchè per Walter non fu facile convincere il vampiro a separarsi dalla sua appena ritrovata Casull per i pochi minuti necessari a salutare la master al telefono. Dopo quella che a Sir Hellsing parve un'eternità, finalmente sentì provenire dall'altro capo del filo un gioviale:
- Ciao master, come te la passi a Roma? -  
Integra rimase in allibito silenzio per qualche istante prima di rispondere:
- Non sono a Roma. Non sono in gita scolastica. Sono qui, a Londra, a casa di un'amica. -
- Copriti bene che a Parigi fa freddo. - rispose il vampiro e Integra comprese che il servo non aveva ascoltato neanche una parola di quanto aveva detto.
- Va bene, Alucard, mi coprirò. Tu però mi prometti di stare tranquillo e non devastare casa fino al mio ritorno? -
- Ma certo! Sarò docile come un agnellino! Tu pensa a portarmi un ricordino, va bene di tutto, anche una di quelle orrende bocce di vetro con la neve sintetica dentro. Sì, portami una boccia di vetro con dentro la torre di Pisa. Appena torni ti farò conoscere Casull. Adesso devo scappare, devo correre a farla bella, ha una così brutta cera, povera cara! E come non potrebbe averla, considerando che ha dormito anche lei per vent'anni? Ti passo Walter e tu stai attenta a dove metti i piedi che Venezia è piena d'acqua, si sa mai che caschi dentro un canale e affoghi. -
- Sì, Sir? - la voce di Walter era ridacchiante, evidentemente i dialoghi sconnessi del vampiro lo divertivano.
- Ma che gli prende? - domandò la ragazzina, costernata.
- Non sta più in sè dalla gioia, tutto qui. Un paio d'ore fa gli ho restituito Casull e da allora sembra perso nel suo mondo. State tranquilla, non accadrà niente durante la vostra assenza. Pensate solo a riposarvi. -
- Va bene. Buonanotte, Walter. -
- Buonanotte, Integra. -
Sir Hellsing mise giù la cornetta e solo allora si accorse di non aver chiesto al suo tutore chi o cosa fosse Casull.

" Casa dolce casa! " non potè fare a meno di pensare Integra quella domenica pomeriggio, appena varcato il cancello di Villa Hellsing.
Era stata bene dalla sua compagna ma non era riuscita a godersi quella breve vacanza come avrebbe voluto. Nel corso di quei due giorni, più volte il suo pensiero era tornato a casa propria, domandandosi con angoscia cosa stesse accadendo, se Alucard fosse tranquillo o stesse devastando la dimora degli avi. Per questo aveva accolto quasi con sollievo il ritorno alla magione, dove avrebbe potuto controllare il vampiro e impedirgli di fare guai.
Constatò con gioia che quanto le aveva detto per telefono Walter corrispondeva a verità: Hellsing Manor non riportava ulteriori danni, Alucard era stato veramente calmo durante la sua assenza.
Appena entrata nel vestibolo sentì un colpo sulla nuca, a metà strada fra uno schiaffo e una carezza. Voltandosi, trovò davanti a sè Alucard.
- Allora, master, mi hai portato qualcosa? -
Integra, massaggiandosi la parte colpita, si rese conto con stupore che quella era la prima volta in cui il servo la toccava volontariamente. Ebbe anche l'impressione che quello fosse uno dei gesti più affettuosi che il vampiro fosse disposto a concederle.
- No, non ti ho portato nulla e il motivo te l'ho già spiegato per telefono. Non ero in gita scolastica. -
Alucard però non sembrava nemmeno ascoltarla. Aveva lo sguardo eccitato, un sorriso radioso e la mente impegnata da tutt'altra parte. Afferrò la ragazzina per un polso e cominciando a trascinarsela appresso, annunciò:
- Devi conoscere Casull! Vedrai, ti piacerà. Non può non piacerti. Non si può non amare una bellezza sfolgorante come la sua, splendida come l'argento e bianca come la luna... -
Integra, che faticava a tenere il passo svelto del succhiasangue, cominciò a chiedersi con apprensione se questa Casull non fosse una vampira risvegliata durante la sua assenza da Walter o da Alucard.
E se avesse avuto un carattere ribelle quanto quello di Alucard? Dio del cielo, no! Era già difficile controllare Alucard, dominare due vampiri con una tempra del genere era al di fuori delle sue forze!
Il servo la trascinò in uno dei molti salotti di Villa Hellsing e dopo averla spinta su di una vetusta poltrona le diede le spalle, armeggiando con una scatola di velluto poggiata sul tavolinetto posto fra i divani. Quando si girò, il vampiro teneva adagiata sulle palme delle mani quella che nelle intenzioni del costruttore doveva essere una pistola ma che ad Integra sembrava un cannone portatile.
- Questa è Casull. - la presentò Alucard, la voce vagamente tremante per l'emozione.
Integra, se da un lato sospirò di sollievo rendendosi conto che Casull non era una vampira, dall'altro osservò il servo con preoccupazione. Tanta eccitazione per un'arma? Che qualche rotella del vampiro fosse andata fuori posto?
- Casull è la mia più fedele alleata. Non mi abbandona mai, è sempre al mio fianco, in ogni battaglia. - si sentì in dovere di spiegare il nosferatu e Sir Hellsing finalmente comprese quali sentimenti animassero il servo.
Alucard alzò gli occhi verso la master. Si aspettava un suo commento, era chiaro.
- E' molto bella. - concesse Integra, in tono imbarazzato. Era la prima volta in cui si trovava a tessere le lodi di un'arma e non sapeva bene da che parte cominciare.
Una delle sopracciglia di Alucard si aggrottò leggermente. Evidentemente, alle sue orecchie quel commento suonava freddo e superficiale, per nulla adatto al sublime oggetto che con tanta reverenza reggeva fra le mani. Casull meritava di meglio.
Sir Hellsing capì l'antifona. Chiamando a raccolta tutte le sue doti di attrice, rivolse sulla pistola uno sguardo ammirato e in tono entusiasta esclamò:
- Ma che dico bella? E' fantastica! Di più: è stupefacente! Magnifica! Sensazionale! Non ho mai visto una pistola tanto meravigliosa! Non ci sono parole per definirla. Sei molto fortunato a possederla! -
- Ya, lo penso anch'io! - rispose il vampiro guardando la sua arma con due occhi talmente innamorati che Integra fu tentata di domandargli se avesse intenzione di regalare a Casull una scatola di cioccolatini per San Valentino ma temendo di strafare, decise all'ultimo momento di rimanere zitta.

Nella settimana che seguì, Alucard non ebbe occhi che per la sua Casull. Trascorreva notti e dì a pulirla, ingrassarla, lucidarla e a farla allenare nel poligono dell'Organizzazione.
Per l'Ordine dei Cavalieri Protestanti, furono giorni di pace profonda.
Alucard, al pari di uno sposino in viaggio di nozze, sembrava vivere in un mondo tutto suo, gioiosamente estraniato da ciò che lo circondava. Anche per lui però giunse il momento di risvegliarsi dalla sua sbronza di felicità e una volta rimesso a fuoco il mondo che lo circondava, si accorse che qualcosa non quadrava.
Le truppe dell'Organizzazione continuavano a guardarlo con l'ilarità stampata sul fondo degli occhi ma quel che era peggio è che anche Walter e Integra cominciavano ad osservarlo così. Il vampiro non si era nemmeno accorto, durante la sua "luna di miele" con Casull, che il maggiordomo e la piccola Sir, fra di loro, avevano cominciato a chiamarlo Biancaneve. A dire il vero, anche adesso che era completamente tornato in sè, Alucard non aveva ancora avuto modo di udire il soprannome che gli era stato affibbiato. Tutto ciò di cui il nosferatu si rendeva conto era la diretta conseguenza del nomignolo inventato da Integra e fatto spargere fra tutti gli abitanti di Hellsing Manor: gli umani cominciavano a sottovalutarlo pericolosamente.
C'era un'unico modo per svelare il mistero così, quel pomeriggio, quando Integra rientrò da scuola, trovò ad attenderla nella sua stanza il servo, con un'aria torva dipinta in volto.
- Spiegami cosa succede. - disse laconico il vampiro.
Integra capì immediatamente a cosa si riferisse e pensò anche che non c'è gusto a montare una presa in giro se il diretto interessato non ne viene mai informato. La biondina giudicò fosse giunto il momento di mettere al corrente Alucard del nomignolo che gli era stato appioppato dall'intera Organizzazione.
Frugò fra le sue videocassette, prese "Biancaneve" di Walt Disney, col ritratto della principessa circondata dai nani e la mise in mano al servo. Indicando Biancaneve, chiese:
- Ti ricorda qualcuno? -
- Sì. Fior di Loto, una baldracca che conobbi al Soho. -
- A me sembra che somigli molto anche a te. - rispose la ragazzina con un sorriso maligno.
- A me?! - chiese il vampiro, costernato.
- Certo! Avete gli stessi colori! Pelle candida e capelli neri. -
Il vampiro guardò la videocassetta con espressione perplessa:
- Va bene, abbiamo gli stessi colori, come dici tu ma a parte questo, non vedo altre somiglianze. Lei ha l'aria tonta e io no. Lei ha gli occhi scuri e io rossi. Lei ha il viso tondo e io affilato. Lei ha le tette e io no... -
Sir Hellsing strappò la videocassetta dalle mani del servo con un gesto rabbioso.
- Invece le somigli più di quanto non credi! Non avrai l'aria tonta ma sei tonto qui dentro! - ruggì la ragazzina, toccandosi una tempia.
Era fuori dai gangheri. Sperava che Alucard sarebbe andato su tutte le furie e invece eccolo lì, tranquillo e serafico, apparentemente incapace di cogliere qualsiasi malizia.
Integra non riusciva a capacitarsi come fosse possibile che una persona intelligente come Alucard, in certi frangenti, sembrasse quasi un ingenuo.
La ragazzina afferrò i vestiti per casa e con passo marziale andò a chiudersi in bagno, per togliersi la divisa scolastica.

Alucard si ritirò nella sua segreta per meditare.
Assiso sul trono, con le mani incrociate, rifletteva su quanto gli aveva svelato la master e sinceramente non capiva il senso di quella presa in giro.
Era palese che fra lui e la versione tonta di Fior di Loto non esistesse nessuna somiglianza e allora dove stava lo sfottò?
" Umani! Chi li capisce è bravo! " pensò il vampiro.
Restava il fatto che Integra, Walter e le nullità che popolavano l'Organizzazione Hellsing, avevano deciso di credere nella somiglianza fra il nosferatu e la principessa delle fiabe ed era in virtù di questa convinzione che dai loro occhi era scemato il rispetto o il timore nei suoi confronti e questo, Alucard non poteva tollerarlo.
Nei giorni che seguirono, l'umore del vampiro diventò altamente irritabile. Il fatto che nel corso di ogni battibecco con la master o il maggiordomo, finisse sempre per sentirsi spiattellare sul muso un beffardo "Biancaneve!" non migliorò la situazione e arrivò il giorno in cui Walter, preoccupato, intimò ad Integra di non chiamare più a quel modo il vampiro.
- Alucard è come un vulcano sul punto di esplodere. - spiego l'uomo - Abbiamo tirato troppo la corda e adesso camminiamo sul filo del rasoio. Parlerò anche col capitano Ferguson, deve spiegare ai suoi uomini per quale motivo è consigliabile smettere di chiamarlo Biancaneve. -
In breve le truppe furono allertate ma gli uomini accolsero quell'ingiunzione con aria contrariata: irritare il vampiro era proprio il loro obbiettivo, perchè adesso che avevano ottenuto la loro vendetta dovevano piantarla con quel gioco tanto divertente? Ma com'era loro abitudine, eseguirono gli ordini.
Nessuno ordine era però in grado di cancellare dalle loro pupille il fondo di ilarità ormai depositatosi ed erano proprio quegli sguardi beffardi ad imbestialire Alucard, più di qualsiasi parola potesse uscire dalle loro bocche.
Trascorsero giorni di calma apparente in cui, in realtà, si poteva respirare dentro Hellsing Manor un'aria elettrica, come quando un temporale sta per avvicinarsi.
Integra usciva al mattino felice di andare a scuola perchè questo la liberava dall'ansia che percepiva dentro le mura domestiche ma una volta entrata in classe, la sua mente tornava alla villa.
Alucard ne stava combinando una delle sue? Walter era capace di tenergli testa? Assilata da quelle domande, non ascoltava le lezioni, perdeva il filo delle spiegazioni e finiva col chiedersi se non avrebbe fatto meglio a restare a casa.

Quella mattina il capitano Ferguson era assente e otto dei suoi uomini che ultimamente avevano ottenuto dei punteggi vergognosi nel tiro al piattello, decisero di recarsi al poligono per esercitarsi.
Uno di loro venne colto da uno scrupolo:
- Ma questo non è l'orario del vampiro? -
- Mancano solo dieci minuti alla fine del turno di Biancaneve. Se entriamo con un po' di anticipo, non vedo cosa può accadere di male. - rispose il più carismatico del gruppo.
I colleghi annuirono.
- Giusto! -
- Noi ci mettiamo nelle nostre postazioni, il mostro rimane nella sua e tutti quanti assieme spariamo contro delle sagome. -
- Cosa può esserci di pericoloso in tutto questo? -
Così, con la cieca fiducia di chi è convinto che dieci minuti non possano stravolgere un'esistenza, entrarono nel poligono.

Trovarono Alucard intento a sparare con foga.
Benchè la loro intenzione iniziale fosse quella di ignorare completamente il nosferatu, comportandosi come se non esistesse, mentre prendevano le cuffie per le orecchie gli otto uomini non poterono fare a meno di osservarlo in azione.
Colpo dopo colpo, il vampiro metteva a segno una sequenza di centri perfetti.
- Bisogna ammettere che è bravo! - esclamò con ammirazione lo scrupoloso del gruppo.
Uno dei suoi colleghi, lo stesso che settimane prima aveva sfidato Alucard dicendo " Tu che sfotti tanto, sei capace di tenere in mano una pistola? O sai solo usare quelle zanne da bestia che ti ritrovi? " ottenendo come unico risultato di finire ulteriormente sbeffeggiato dal vampiro, che aveva colpito il bersaglio senza usare il mirino, non potè trattenersi dal ringhiare:
- Macchè bravo! Tutti sarebbero capaci di ottenere gli stessi risultati, se avessero la vista di Biancaneve! -
I colleghi scoppiarono a ridere e Casull tacque di colpo.
Alucard si era trattenuto per tutti quei giorni, come un nuvolone temporalesco che grava nel cielo senza scaricare il nubifragio. Alla fine però giunge sempre il momento in cui le nubi, incapaci di trattenersi oltre, scatenano la tempesta.
Passi che lo chiamasse "Biancaneve" Integra. Passasse, anche se un po' meno, che lo chiamasse a quel modo Walter. Ma che si azzardassero a chiamarlo così quelle mezzeseghe, non poteva passare!
Alucard posò Casull sul ripiano della postazione di tiro, così da togliersi ogni tentazione di scaricare il caricatore su quegli imbecilli. Comprendeva che Integra e Walter si sarebbero molto arrabbiati se avesse ridotto quelle otto nullità ad un colapasta e non voleva correre il rischio di essere rimesso in letargo.
Dopodichè si girò verso gli otto militari. Dalle sue labbra non usciva una sola parola così che nessuno potesse raccontare in giro che era stato lui a iniziare la lite. Con gli occhi però si sentì libero di far comprendere a quegli otto gaglioffi tutto il disprezzo che nutriva per loro.
Il militare che aveva parlato, rassicurato dall'immobilità e dal silenzio del vampiro, imbaldanzito dal sapersi supportato da altri sette uomini che la pensavano come lui, cominciò a canzonarlo:
- Cos'è, ti sei offeso? Guarda che occhi cattivi! -
Il tono con cui parlò riuscì a far ridere nuovamente i colleghi. Il militare, galvanizzato, cominciò ad avvicinarsi ad Alucard, seguito dagli altri sette militari.
- Allora, principessa? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Eri tanto spavaldo, giorni fa. Cos'è successo? Non sei più capace di replicare? Oh, povera Biancaneve offesa! -
Alucard guardò l'orologio appeso alle spalle dei militari. Mancavano due minuti alla fine del suo turno. Era stato apertamente provocato nel suo orario di esercitazione. Walter non avrebbe avuto motivazioni valide per arrabbiarsi con lui.  
- Povera, piccola, delicata Biancaneve! - continuò il militare, avvicinandosi al mostro passo passo.
Avanti, imbecille. Più vicino. Ancora più vicino. Vienimi sotto il naso, così non potrete raccontare che sono stato io ad avventarmi su di voi. Muovi il culo, dannazione, sennò arriverai di fronte a me quando i miei due minuti saranno scaduti!
Il militare si piantò a gambe larghe e con le mani sui fianchi davanti al nosferatu, ghignando:
- Tutta qui la pericolosità dell'arma segreta dell'Hellsing? -
Anche Alucard ghignò: finalmente l'aveva a tiro, a un minuto esatto dalla fine del suo turno.
Con una velocità che non diede agli astanti il tempo di reagire, afferrò con le mani la testa del militare e gli assestò una testata sul setto nasale.
L'uomo cadde a terra, urlando tutto il suo dolore per il naso rotto. Due commilitoni lo afferrarono, trascinandolo lontano da lì. Dei quattro rimasti, due si avventarono contro il nosferatu mentre altri due correvano fuori dal poligono di tiro, per chiamare a rinforzo tutti i militari presenti nella base.

La porta dell'aula si aprì e sulla soglia apparve la segretaria.
- Integra Farbrooke deve prepararsi e uscire immediatamente, sono venuti a prenderla. -

Ad attenderla nel piazzale antistante alla scuola c'erano la camionetta d'ordinanza e MacBrian, con il volto coperto di lividi.
- Cos'è successo? - chiese la ragazzina col cuore in gola, mentre saliva sul mezzo.
- Si può dire che a me non è successo nulla, solo qualche livido e pochi graffi. - rispose l'uomo, ingranando la marcia e partendo.
- A te non è accaduto nulla? Cosa vuol dire? Che ad altri è successo di peggio? -
- Be', ecco... - MacBrian esitava a parlare. Si sentiva responsabile di quanto era accaduto quel giorno. Integra l'aveva avvertito di non spargere in giro il nomignolo di Biancaneve, pena l'ira di Alucard. Lui era contravvenuto al segreto, ed ecco i risultati.
- Sir Integra...mi vergogno a dirlo ma...non sono rimasto zitto. Ho raccontato di Biancaneve a dei colleghi fidati, che a loro volta l'hanno raccontato a dei colleghi fidati e così via, finchè tutta la caserma non ha scoperto il soprannome che avete affibbiato al vampiro. Oggi alcuni di noi hanno incontrato il succhiasangue nel poligono di tiro. Voi sapete bene come fra noi e quel mostro non corra buon sangue, per tante ragioni. I miei colleghi non hanno resistito alla tentazione di dargli della Biancaneve e il vampiro...be', ha reagito. -
- Sono ancora vivi? - chiese Integra, la voce stridula per la paura.
- Oh sì, il vampiro non ha ucciso nessuno! -
La ragazzina respirò di sollievo.
- Non appena i colleghi dentro il poligono di tiro si sono resi conto che per loro le cose si stavano mettendo male, sono usciti per chiamare rinforzi. Oggi eravamo in trentasei a prestare servizio durante il turno del mattino. Appena avvisati di quello che stava accadendo, ci siamo riversati tutti e trentasei dentro al poligono. Non abbiamo resistito alla tentazione di vendicarci di quel mostro. -
L'uomo si interruppe prima di chiedere:
- Sir Integra, avete mai visto i film di Bud Spencer e Terence Hill? -
- Sì, ogni tanto. -
- Ecco, dentro quel poligono di tiro sembrava di essere in un film di Bud Spencer e Terence Hill. Per l'aria volava di tutto: pugni, denti rotti, calci, testate, sganassoni... Trentasei contro uno e quel figlio di...insomma, quel farabutto non si è fatto neanche un graffio mentre noi le abbiamo buscate di santa ragione. Da non credersi! -  
Integra rimuginò a lungo su quanto le aveva raccontato MacBrian. Aveva inventato il nomignolo di Biancaneve per vendicarsi della sfrontatezza del vampiro. Da questo punto di vista, la sua idea si era dimostrata grandiosa dato che quel soprannome imbestialiva Alucard come nient'altro al mondo. Non aveva tenuto conto però della tempra del non-morto. Passi che lo chiamasse a quel modo la master, ma sentirsi ingiuriare così dal resto dell'umanità non era offesa che potesse tollerare pacificamente.
Lo scherzo si era ritorto contro di lei.
- Non crucciatevi, MacBrian. Non è colpa vostra quanto è successo oggi. Ho sbagliato io. Non avrei dovuto dire ad anima viva di questo soprannome. -
Se da un lato il militare sentì un peso scivolargli giù dal cuore, dato che in tutte quelle ore non aveva fatto altro che tremare all'idea di essere considerato responsabile di quel pandemonio, dall'altro provò una pena istintiva per la ragazzina che gli sedeva di fianco a capo chino. Aveva solo dodici anni e già le toccava soppesare con cautela ogni parola che le usciva di bocca, pena causare un finimondo. Che peso gravava su quelle esili spallucce, da quando il vampiro era stato risvegliato!
Con una mano accarezzò la nuca della piccola, ricordandosi che la sua spensierata primogenita era coetanea della sua datrice di lavoro.
- Non crucciarti neanche tu, Integra. Pensa che tutto è finito per il meglio. -
Già, per stavolta era andata liscia, ma la prossima? Chi le assicurava che Alucard non avrebbe replicato la rissa, facendoci scappare anche il morto?
" Forse, se stamattina non fossi andata a scuola, tutto questo non sarebbe accaduto. Alle prime urla mi sarei precipitata al poligono e avrei ordinato ad Alucard di finirla, evitando così un sacco di feriti. Forse, se fossi rimasta a casa, tutto questo non sarebbe successo. "

Appena varcato il cancello di Hellsing Manor, agli occhi di Integra si presentò uno spettacolo caotico.
Le truppe addette al turno pomeridiano e notturno erano state allertate su quanto era accaduto e invitate a recarsi al più presto al lavoro, per sopperire ai colleghi feriti. Lo spiazzo antistante la caserma dell'Organizzazione Hellsing era un via vai di militari, alcuni dei quali crollavano dal sonno, che cercavano di comprendere a quale mansione dovessero dedicarsi in quel momento.
Due ambulanze erano parcheggiate davanti al portone spalancato della villa. Sir Hellsing vedeva medici e infermieri uscire di corsa dall'atrio di casa sua, cercare nell'ambulanza garze e medicamenti e tornare a passo svelto dentro la magione.
- Non angustiatevi. - si affrettò a tranquillizzarla MacBrian - I più gravi sono stati già portati via a sirene spiegate. I dottori hanno deciso di curare i feriti leggeri nella villa per evitare di intasare il pronto soccorso. -
Effettivamente, non appena messo piede dentro casa, Integra trovò una dozzina di militari contusi seduti nel grande vestibolo, intenti a farsi medicare dal personale sanitario.
" Sembra di vedere un film di guerra " pensò la biondina ma a fare da colonna sonora alla scena non si udiva una musica epica ma la voce di Walter che dal piano superiore sbraitava con quanto fiato aveva nei polmoni una sequela di minacce e insulti come mai la ragazzina ne aveva sentiti pronunciare al maggiordomo. Sir Hellsing si stupì nello scoprire che il suo compassato secondo padre conoscesse una tale sfilza di espressioni volgari.
" Decisamente, quest'uomo è una continua sorpresa! " si disse la dodicenne, salendo lo scalone di corsa.
Le voci provenivano dall'ufficio che era appartenuto a Sir Arthur e lì trovò lo shinigami, con gli occhi fuori dalle orbite e i tratti del viso sfigurati dall'ira. Seduto su una delle poltrone collocate davanti alla scrivania, il reo.
La scazzottata aveva giovato all'umore di Alucard. Gli aveva consentito di scaricare un po' dell'adrenalina accumulata in vent'anni di letargo e sul volto del vampiro si poteva vedere un'espressione soddisfatta e rilassata. Era appagato, in pace col mondo e accoglieva la sfuriata dell'ex-camerata in placido silenzio, fumando una sigaretta sgraffignata a chissà chi.   
- Scusa Principessa se ti ho fatta tornare da scuola con tanto anticipo ma l'urgenza della situazione lo richiedeva. - disse Walter non appena vide Integra entrare nella stanza.  
- MacBrian mi ha accennato alla rissa nel poligono. Qual'è la situazione, Walter? -
Gli occhi del maggiordomo tornarono a posarsi con espressione furiosa sul vampiro mentre enumerava:
- Dieci uomini feriti in modo leggero. Quindici con contusioni di media gravità. Undici feriti in modo grave, di cui cinque con fratture alle ossa, quattro con i denti rotti e un uomo castrato. -
Alucard si stiracchiò e terminò il gesto incrociando le mani dietro alla nuca. Ad Integra ricordò un innocuo gattone in procinto di fare le fusa. Con la sua espressione beata, il vampiro rispose:
- Non l'ho castrato. Non ho usato così tanta forza. -
- Questo saranno i medici a stabilirlo, appena terminata l'operazione. Spera che veramente tu non gli abbia fatto così tanto male! Se quell'uomo si ritrovasse sterilizzato, denuncerebbe l'Ordine dei Cavalieri Protestanti. Se l'Organizzazione Hellsing dovesse finire in mutande per risarcire quel militare, io....io...io ti impalo! -
Le sopracciglia di Alucard si inarcarono, stupite. Evidentemente era la prima volta che qualcuno lo minacciava di usargli un simile trattamento.
Il telefono squillò e Walter afferrò con foga la cornetta:
- Organizzazione Hellsing. Sì, sono io. - il maggiordomo rimase in ascolto con un'espressione ansiosa dipinta in volto che contagiò anche Integra. Quasi subito però i tratti dell'uomo si rilassarono e in tono sereno concluse:
 - Sì...va bene...grazie per avermi avvertito. -
Deposto il ricevitore, spiegò:
- Una chiamata dall'ospedale. L'operazione è terminata, il militare sta bene e manterrà intatte tutte le sue funzioni. -
- L'avevo detto io che non gli avevo fatto così male! - sbadigliò Alucard.
Bastarono quelle poche parole a far svanire la calma di Walter che come una furia si rivolse al nosferatu:
- Sparisci immediatamente dalla mia vista, sanguisuga! Torna nella tua ammuffita catacomba e rimanici finchè non ti autorizzeremo ad uscirne! -
Il vampiro non obbiettò. Tutta la confusione che regnava in quel momento all'interno dell'Organizzazione Hellsing lo infastidiva alquanto e accettò di buon grado di ritirarsi nella segreta. Integra lo vide andarsene con passo flemmatico, lasciandosi dietro la scia di fumo della sigaretta.
Quando il non-morto non fu più a portata d'occhi e orecchie, Walter si accasciò sulla sedia. Appoggiandosi con i gomiti sulla scrivania, nascose il viso fra le mani e Integra vide le sue spalle sussultare, come se stesse piangendo. Sir Hellsing sentì tremare la terra sotto i piedi. Il suo secondo padre piangeva? No, impossibile!
Sempre col volto nascosto fra le mani, Walter cominciò a scuotere la testa lentamente e in tono disperato esclamò:
- Guai! Guai! Da quando si è risvegliato, non ha fatto altro che causare guai! Non ce la faccio più! Non ce la faccio veramente più! -
Integra, impressionata, si avvicinò al maggiordomo e con un braccio gli cinse le spalle:
- Non fare così! Prima o poi si calmerà. Me l'hai detto anche tu che quando era sotto gli ordini di mio padre, si comportava più tranquillamente di adesso. -
Walter ricambiò quel gesto affettuoso cingendo la ragazzina per la vita e stringendola a sè. La sua disperazione però rimase viva e palpitante:
- Sì, prima o poi si calmerà...ma quando? Quando si profilerà all'orizzonte un mostro contro cui possiamo scagliarlo, su cui possa sfogare tutti i suoi sadici istinti? Fra un mese? Fra sei mesi? Fra un anno? E chi lo reggerà, fino ad allora? Quali disastri può combinare, da qui a una settimana? Quel lestofante si è risvegliato da tre mesi e guarda quanti guai ha combinato! Siamo stati denunciati da due postini e dai nostri tre ex-giardinieri sfuggiti per un pelo alle fauci del segugio infernale. Fra non molto, giungeranno le convocazioni dal tribunale. Dobbiamo risarcire quasi centomila sterline di danni all'allevamento di cavalli da corsa e agli agricoltori che hanno perso il raccolto. Ci ha fatto perdere tutto il personale domestico e ha orbato le nostre truppe di trentasei elementi che adesso necessiteranno di una convalescenza per riprendersi. Cos'altro può accadere? Ho paura di scoprirlo. E ho anche paura di morire fulminato da un infarto, se continuerà così. La mia pressione arteriosa è alle stelle, non l'ho mai avuta così alta! -
La disperazione dipinta sul volto dello shinigami era autentica. Integra cominciò a ragionare febbrilmente. Doveva trovare una soluzione. In fondo, era stata lei la causa dell'ultima mattana di Alucard e sentiva la responsabilità di risolvere la situazione. Sì, ma come?
La ragazzina sospirò, seccata. Pensare che all'origine di tutto c'era stata solo un'idea apparentemente assurda, quella di chiamare Biancaneve un vampiro orgoglioso. Il suo non era stato nient'altro che un bluff, un azzardo apparentemente senza speranza.
E se anche la soluzione di quel pasticcio potesse stare in un azzardo apparentemente senza speranza? In fondo, provare non le costava niente.
- Non disperare, Walter. Non dico che riuscirò a convincere Alucard a fare il bravo bambino per il resto dell'esistenza ma forse riuscirò a farlo stare tranquillo per lo meno per qualche settimana. Sarà pur sempre un'oasi di pace in questo marasma. -

Integra improvvisò il suo piano mentre con passo lento procedeva lungo corridoi e scale, scendendo nella segreta di Alucard.
Per le truppe umane dell'Hellsing, quella rissa metteva la parola "fine" a qualsiasi tentativo di rivalsa sul succhiasangue. Per quanto potessero odiarlo, nessuno si sarebbe più azzardato a chiamarlo Biancaneve, o a mancargli di rispetto in qualsiasi altro modo. Trentasei feriti, e uno per un pelo non ci aveva rimesso i genitali, contro un non-morto che non si era fatto nemmeno un graffio. Solo un pazzo avrebbe ritentato di provocare Alucard.
Ma il diretto interessato, cioè Alucard, si era reso conto di quanto terrore era riuscito a incutere con quel risultato? Che gli umani fossero deboli, ovviamente lo sapeva ma dopo un letargo di vent'anni, forse non ricordava fino a che punto potessero esserlo. Certo, prima o poi gli eventi della vita gli avrebbero rinfrescato la memoria su quanto la sua ex-specie fosse vulnerabile, ma Integra ci teneva a rimandare quella riscoperta il più tardi possibile. Soprattutto, ci teneva che la rissa di quella mattina apparisse agli occhi del nosferatu come una bagatella senza importanza. Tutto il suo bluff si reggeva su questa errata percezione.
Giunta davanti alla porta della "stanza" di Alucard, Integra sospirò. Cominciava la partita. Avrebbe vinto?
Spinto il portellone, ai suoi occhi apparve un ambiente strano. Era la prima volta che entrava nel covo del servo e osservò incuriosita la fila di deboli luci che contornavano la sommità delle pareti della grande sala oscura. Inizialmente pensò dovessero trattarsi di finestrelle che si affacciavano sul giardino, poi però si rese conto che la loro disposizione non combaciava con il perimetro esterno delle mura della villa. Che si trattasse di lampade? Doveva ricordarsi di chiedere a Walter.
Quella debole luminescenza, così come le lampadine accese nel corridoio dello scantinato, le permisero di vedere un trono di legno e un basso tavolinetto collocati a pochi metri dalla porta d'ingresso. Assiso sul trono, Alucard stava spegnendo la cicca della sigaretta sul bracciolo.
- Ehilà, master! - salutò gioviale.
La ragazzina si avvicinò di qualche passo:
- Ti sei divertito oggi, eh? - chiese con aria complice.
- Eh, una scazzottata ogni tanto ci vuole, tira su il morale. - annuì il vampiro.
Sir Hellsing decise di cominciare il suo azzardo. In tono irritato, disse:
- Forse non dovrei parlare così...temo di mancare di rispetto a Walter. Però...oh, insomma, devo pur sfogarmi con qualcuno! -
La ragazzina alzò uno sguardo arrabbiato sul volto incuriosito di Alucard:
- Ti pare giusto che se la sia presa tanto per una banale rissa? Insomma, mi ha fatto tornare da scuola in fretta e furia per cosa? Mentre tornavo a casa avevo il cuore in gola, temevo fosse accaduto chissà quale cataclisma! E invece appena metto piede in casa cosa trovo? Una trentina di idioti con qualche livido e delle sbucciature! E' palese che abbiano esagerato il loro malessere, così potranno prendere qualche giorno di malattia con cui rimanere a casa a poltrire! -
- Lo dico anch'io! - esclamò convinto il vampiro, contento che la sua master non fosse scesa per sgridarlo ma anzi la pensasse esattamente come lui - Mi ha ricoperto d'insulti, a sentir lui sono un criminale meritevole della forca. E che avrò fatto mai! Per qualche pugno, qualche testata e una strizzatina di palle! -
Integra rispose con foga:
- Bisognava sgridare i militari che hanno partecipato alla rissa, dannazione! E rimandarli subito al lavoro, invece di chiamare dottori e ambulanze! Con il trattamento di favore che gli ha riservato Walter, è facile immaginare cosa accadrà. Anche il resto delle truppe dell'Organizzazione si metteranno d'accordo per imbastire una rissa con te e poi avere la scusa per rimanere qualche giorno a casa per curare pochi graffi. Accidenti! Mi sembra di impazzire dalla rabbia! Com'è possibile che un uomo assennato come Walter si sia lasciato fregare a questo modo? -
Il furore di Integra era tanto e tale che Alucard si sentì in dovere di difendere l'ex-camerata:
- Che ci vuoi fare, è l'età. Ormai il cervello dello shinigami comincia a perdere colpi, bisogna essere comprensivi con lui. Certo, indubbiamente se l'è presa a morte per una sciocchezza. Ho pestato quegli stupidi in modo talmente leggero che mi sembrava quasi di fargli le carezze. Però non devi essere troppo dura con quel povero vecchio, Integra. -  
In quel momento, Sir Hellsing dava le spalle al vampiro, così Alucard non potè vedere l'espressione di sollievo che si dipinse sul viso della ragazzina. Era andata! Il servo era sinceramente convinto di non aver combinato nulla di sconvolgente. Adesso bisognava solo portare a termine la recita. Riassumendo un'aria impassibile, Integra tornò a girarsi verso il vampiro:
- A proposito, si può sapere perchè vi siete picchiati? Non credo proprio che ti avranno detto "Ti prego, dacci un pugno, così eviteremo di venire al lavoro per qualche giorno". -
Le sopracciglia del nosferatu si aggrottarono:
- Te lo devo dire, master. Sei stata di una leggerezza imperdonabile nello spargere in giro la voce che somiglio a Biancaneve. -
- Oh, andiamo Alucard! - rise la ragazzina, fingendo di non credere ad una sola parola - Non venirmi a dire che un vampiro grande e grosso come te se la prende a male se qualcuno lo chiama Biancaneve. Non sei un po' troppo vecchio per offenderti di fronte a queste sciocchezze? -
- I tuoi uomini non sono un po' troppo vecchi per divertirsi a sfottermi con queste idiozie da scuola media? Il punto non è cosa mi dicono. E' la sfrontatezza che li anima quando parlano, ad irritarmi. Pur con tutta la loro preparazione, in confronto alla mia esperienza sono dei miserabili pivelli. Potrei divorarli tutti nel giro di mezza mattinata. Dovrebbero leccarmi le scarpe in segno di ringraziamento, perchè consento loro di vivere. E invece osano deridermi! Se fossero delle nullità qualsiasi, non sarebbe un problema perchè gli farei fare alla svelta la fine di tuo nonno. Ma questi sono schiavi di tua proprietà e come posso divorare a cuor leggero le cose che appartengono alla mia padrona? Per quanto mi irritino, devo trattenermi e dato che sono degli sciocchi, s'illudono che non faccio loro del male perchè m'incutono timore o rispetto. Timore! A me! Loro! Capisci adesso la gravità della situazione? -    
Integra finse di meditare brevemente sulla questione prima di rispondere:
- Se le cose stanno così, allora vuol dire che come ti ho cacciato nei guai, così te ne tirerò fuori. Ordinerò ai miei uomini di non mancarti ancora di rispetto. Di più, spiegherò a questi stupidi che devono ringraziarti se sono ancora vivi a dispetto del loro atteggiamento. -
Ad Alucard, la frase della sua master non sembrò una spacconata gratuita. La sua esistenza umana era trascorsa in un'epoca in cui anche dei bambini potevano salire sul trono. E' vero, fra i vassalli che si inchinavano davanti a questi ragazzini, giurando loro eterna fedeltà, erano in molti a tenersi pronti a passare armi e bagagli sotto le insegne di un nuovo monarca, un uomo adulto e forte che senza fatica avrebbe strappato la corona a quel pulcino. Ma c'erano anche vassalli decisi a onorare il giuramento, pensando che da quel bambino sarebbe scaturito un grande condottiero, o per fedeltà alla casata a cui apparteneva. Per questa ragione ad Alucard non sembrò assurda l'idea che una ragazzetta potesse ordinare a delle truppe militari di smetterla di sfotterlo. Ai suoi occhi, Integra era la giovanissima regina di Hellsing Manor. Gli sembrava perfettamente ovvio che gli uomini sotto il suo comando le avrebbero ubbidito ciecamente.
- In cambio però ti chiedo un favore. Va bene che oggi Walter ha esagerato però considera che in queste ultime settimane sei stato veramente indisponente e probabilmente mister Dorneaz ha reagito così proprio perchè gli hai logorato i nervi. Quindi da ora in poi dovrai rigare dritto. Farai tutto quello che io e Walter ti diremo, senza sbuffare o disubbidire. Anche se un comando ti apparirà come assurdo o privo di importanza, obbedirai comunque. E' chiaro? Se infrangi la promessa, autorizzo i miei uomini a ricominciare a chiamarti Biancaneve. -
Il vampiro annuì:
- Va bene. Accetto il patto. -

A dispetto di quel che credeva Alucard, Integra non poteva rivolgersi a degli adulti con cipiglio autoritario così chiese aiuto a Walter e al capitano Ferguson. Insieme, i due uomini e la ragazzina buttarono giù un discorso che non urtasse le truppe e che al contempo desse al vampiro l'illusione che la sua padrona aveva assolto alla promessa. Sir Hellsing lo imparò a memoria e quando si sentì pronta, Ferguson radunò gli uomini presenti alla base nello spiazzo delle esercitazioni. Integra si arrampicò sul cofano di una camionetta e da lassù osservò con una punta di disagio quegli uomini in piedi davanti a lei che attendevano silenziosamente di sentirla parlare. Era la prima volta che parlava davanti ad un pubblico tanto vasto ma a dispetto dell'imbarazzo, la voce le uscì alta e forte dal petto:  
- Ho solo dodici anni mentre voi siete degli adulti che ne sanno molto più di me della vita e per questo motivo, non mi azzarderei mai a darvi dei consigli, in nessun ambito. Ma per quel che riguarda la gestione del vampiro Alucard, è diverso. Conosco bene il mio mostro domestico, quindi vi prego di ascoltare i miei consigli. So che si è sparsa la voce che quando mi fa arrabbiare, lo chiamo Biancaneve, per farlo irritare a mia volta. Io però sono la sua padrona e per quanto possa farlo infuriare, Alucard non si azzarderebbe mai a farmi del male. Ma voi, per lui, non siete nessuno. Stamattina avete potuto constatare in quale modo Alucard tratti i "signor Nessuno" quando si sente offeso e credo che nessuno di noi voglia replicare quanto è successo oggi e per questo vi prego di ascoltarmi. Da questo preciso momento, per rispetto nei confronti di chi si è fatto male in questa rissa, cesserò di chiamare il mio nosferatu Biancaneve. Anche voi però non dovete più utilizzare quella parola. Neanche quando siete da soli o meglio, neanche quando credete di essere da soli. I vampiri possono diventare invisibili, lo sapete bene, correte il rischio che Alucard in realtà sia vicino a voi e vi ascolti. E se si sentisse offeso, potrebbe replicare ciò che ha fatto stamattina. -
I militari annuirono. No, nessuno di loro desiderava ritrovarsi invischiato in una rissa come quella. Sì, la parola "Biancaneve" sarebbe sparita dal loro vocabolario quel giorno stesso. Integra proseguì:
- So che Alucard è difficile da sopportare. Tutto ciò che posso dire è di sforzarvi di ignorarlo. Non rispondete alle sue provocazioni. Ignoratelo, come solitamente lui ignora voi. Io, dal canto mio, farò quanto mi è possibile per vietargli di darvi ancora fastidio. -
Sul volto di quegli uomini apparve un'espressione di sollievo. Forse, se Integra Hellsing si fosse messa d'impegno, la loro esistenza sarebbe tornata quella tranquilla di prima. La piccola Sir che si preoccupava di consigliarli, parlando col giusto tono, acquistò molti punti nella stima delle sue truppe.

Integra e Walter, esausti, erano seduti sul divano, guardando imbambolati la parete di fronte a loro. Era sera, erano finalmente giunti al termine di quella giornata caotica e tutto sembrava essersi risolto per il meglio.
I feriti erano stati messi in convalescenza, nessuno di loro sembrava rischiare gravemente la salute e non potevano neanche rivalersi contro l'Organizzazione chiedendo un risarcimento economico dato che, incredibile a dirsi, erano loro e non Alucard ad essere nel torto, avendo infranto tutti i regolamenti impartiti da Ferguson.
Il resto della truppa aveva organizzato nuovi turni di lavoro con cui sopperire ai colleghi assenti, permettendo all'Ordine dei Cavalieri Protestanti di proseguire nelle sue attività.
Ambulanze, dottori e infermieri erano andati via, in casa regnava il silenzio e tutto ciò che si sentiva era il trillo del forno a microonde della cucina, segno che Alucard stava scaldandosi una porzione di sangue.
- Non credo di riuscire a recuperare sufficiente energia per andare a scuola, da qui a domattina. - disse Integra in tono atono, sempre fissando il vuoto davanti a sè.
- E io non credo di riuscire a recuperare sufficiente energia per accompagnarti a scuola, da qui a domattina. Resterai a casa, ti scriverò la giustificazione. - rispose il maggiordomo nello stesso tono.  
Con gesti affaticati, Walter si tolse il monocolo, passandosi poi le mani sul viso:
- Be', per oggi è finita, per fortuna. -
- Non è ancora del tutto finita. Dobbiamo uscire a fare la spesa. -
Walter guardò la sua protetta con stupore. Spesa?
- Ma no, Sir. Abbiamo da mangiare in casa. -
- No, Walter, non hai capito: dobbiamo assolutamente uscire a fare la spesa! -
Il tono con cui la ragazzina pronunciò quelle parole, e lo sguardo con cui le accompagnò, fecero comprendere al maggiordomo che la discussione andava continuata fuori dal perimetro di Hellsing Manor, lontano dalle orecchie di Alucard.
- E lasciamo quella zanzara troppo cresciuta qui, in casa, da solo? - chiese allarmato Walter.
- Non temere, per stasera rispetterà il patto che abbiamo stipulato nella sua segreta. - poi, girandosi verso la porta, chiamò - Alucard! -
Il vampiro arrivò col suo comodo, a passo lento.
- Io e Walter usciamo a fare la spesa. Tu aspetta seduto sul divano fino al nostro ritorno, è chiaro? Non muovere un dito finchè non torniamo. Se ti annoi, guarda la televisione, ma voglio ritrovarti seduto qui! -
- Va bene, master. Buona spesa. -
Maggiordomo e ragazzina andarono a prendere la macchina in garage. Il vampiro udì il cancello d'ingresso aprirsi, richiudersi, l'automobile allontanarsi nell'oscurità della sera. Accese la televisione e cominciò a fare zapping. Cercava qualche programma gradevole, che mostrasse morti, sangue e sofferenze a piene mani ma non riusciva a trovarne. Maledetta fascia protetta!
Fra un cambiamento di canale e l'altro, una frase colpì le sue orecchie:
- ...il Conte Dracula... -
Tornò indietro di un paio di canali e trovò il film incriminato. Una pellicola degli anni '70, dai colori sbiaditi e con gli attori sommersi da vaporose acconciature. Alucard rimase in paziente attesa, curioso di vedere come avrebbero interpretato il Conte Dracula. Dovette aspettare un bel pezzo perchè al regista sembrava più importante mostrare il duetto amoroso fra il protagonista e la protagonista, che si aggiravano per un lugubre cimitero armati di una debole torcia e di una pala. Finalmente, mentre il vampiro stava cominciando a sbadigliare di noia, il Conte entrò in scena. Era un tizio di mezz'età, con i capelli impomatati di brillantina, gli occhi iniettati di sangue e una solenne espressione da mummia stampata su una faccia sostanzialmente anonima.
Alucard scoppiò in una risata sprezzante.
- Io sono molto più figo! - esclamò con sicurezza.
Ciò detto, cambiò canale.
 
Walter guidava verso il più vicino supermercato e intanto ascoltava le parole della giovane padrona.
- A parte l'aglio, cos'è che i vampiri non sopportano? -
Il maggiordomo rispose con la fronte aggrottata:
- L'acqua in generale e l'acqua benedetta in particolare. Le croci. Le sorbe. Le rose selvatiche... -
- Appunto! Le rose! Il modo con cui ho agito oggi terrà buono Alucard per un certo tempo, dopodichè tornerà a dare in escandescenze. Dobbiamo prepararci per quel momento. E' inutile avvelenargli con l'aglio anche il prossimo carico di sangue. E' una minaccia che gli abbiamo rivolto fin troppe volte, ormai è psicologicamente preparato ad affrontarla, ragion per cui non si sentirebbe urtato più di tanto se passassimo dalle parole ai fatti. Perchè una punizione faccia effetto con lui, dev'essere inaspettata. Così ho pensato: facciamo incetta di detersivi, bagnoschiuma e altri prodotti al profumo di rosa. Nascondiamoli in qualche posto dove siamo sicuri che Alucard non andrà mai a guardare, come la dispensa in cui conserviamo le bottiglie d'acqua, la frutta e la verdura e appena sgarra, appesteremo la sua cuccia con l'essenza di rosa! -
Il maggiordomo sorrise malignamente. L'idea di incutere sofferenza al vampiro lo estasiava.
- Mia signora, siete veramente la degna figlia di vostro padre! -

Il commesso dell'emporio vide presentarsi al bancone un signore di mezz'età e una ragazzina, entrambi con lo sguardo spiritato.
- Avete prodotti all'essenza di rosa? - chiese l'uomo ansiosamente - Saponette, detersivo per il bucato, per i piatti, i pavimenti, bustine per profumare gli armadi e via dicendo? -
Il commesso era un giovanotto dall'età indefinibile fra i venti e i trent'anni, lento di riflessi e placido di carattere.
Prima pensò a soddisfare la sua curiosità personale scrutando da cima a fondo quella coppia tanto strana, poi mise in moto il cervello e dopo quella che ai suoi clienti parve un'eternità, pacatamente rispose:
- Sì...ho qualcosa alla rosa. Dunque...se andate nel reparto di igiene intima, troverete un bel po' di cose interessanti: saponette, bagnoschiuma, shampoo, profumi e anche tutti quei prodotti che si usano per togliere i cattivi odori dal cesso...scusate, dalla tazza...o si dice gabinetto? Oh, be', penso abbiate capito di cosa sto parlando. -
Integra afferrò un carrello e si diresse di gran carriera verso il reparto sopracitato, per far man bassa di quanto era stato elencato.
- A parte questo, avete anche detersivi, prodotti per la casa? - chiese Walter febbrilmente.
- Devo scendere in magazzino a controllare. Se potete pazientare cinque minuti... -
Ciò che il commesso definiva "cinque minuti", veniva solitamente chiamato da Walter e Integra "mezz'ora". Il maggiordomo e la sua pupilla, nell'attesa che il giovane tornasse, passarono e ripassarono più volte fra gli scaffali, controllando se non ci fossero altri prodotti all'essenza di rosa sfuggiti ad una prima occhiata. Fu così che riempirono un secondo carrello di confezioni di fazzoletti, cartaigienica e scottex, lacca per capelli, creme di bellezza, fialette per la preparazione di dolci, salviette, prodotti per la depilazione e altri strani oggetti di cui non avevano mai sospettato l'esistenza. Erano certi che molti di quei prodotti non li avrebbero mai usati, nè per se stessi nè per la casa, ma li riponevano comunqe nel carrello, fiduciosi di riuscire ad usarli in qualche modo contro Alucard.
Finalmente il giovanotto tornò, a mani vuote e con un sorriso soddisfatto, annunciando:
- Siete fortunati. In magazzino ho ancora delle scorte di ciò che mi avete chiesto: detersivi, solventi, spray e smacchiatori di ogni tipo alla rosa. -
Integra e Walter guardarono il commesso sorridente in silenzio.
Poi si scambiarono un'occhiata.
Infine tornarono a guardare il commesso.
Finalmente Walter trovò il coraggio di chiedere:
- Perchè è tornato su a mani vuote, allora? -
Sul volto del giovane si dipinse un'espressione costernata:
- Oh, bella! Sono molte scatole! Non pretenderà che le porti su tutte a mano? -
Il commesso rientrava in quella categoria di persone talmente sicure di sè, nella loro pacata ottusità, da riuscire ad instillare nell'interlocutore il dubbio che sia lui ad essere nel torto.
Anche il maggiordomo e la piccola Lady rimasero incerti per qualche istante, domandandosi se effettivamente non fossero stati troppo pretenziosi nei confronti di quel povero giovanotto. Fu questione di pochi secondi però, giusto il tempo perchè Walter si riscuotesse per affermare con decisione:
- Potevate scendere con un carrello, infilarci dentro le scatole e portarle su! -
La sottigliezza di quel ragionamento ammutolì il commesso dallo stupore. Il giovane si massaggiò a lungo il mento, la fronte aggrottata nello sforzo di ragionare. Infine, col suo tono lento, rispose:
- Sì. Presumo avrei potuto farlo. - rialzando la testa aggiunse - Quante scatole avete detto che vi servono? -
- Non l'abbiamo detto - rispose Walter, respirando a fondo. Sentiva crescere in sè la voglia di fare a fettine quell'imbecille con la sua corda della morte e faticava a dominarsi - Facciamo così. Dato che a noi servono tutte le confezioni che avete in magazzino, scenderò con voi per aiutarvi a prenderle. In due lavoreremo più celermente, non le pare? -
Il giovanotto annuì, sorridendo con aria accondiscendente, come se ciò che stava concedendo a quel cliente, cioè la possibilità di ammirarlo nello svolgimento delle sue mansioni, fosse un grande onore. Non lo sfiorava l'idea che l'uomo in monocolo temesse che a lasciare fare tutto a lui, corresse il rischio di schiacciare ore di attesa per vedersi magari consegnare la confezione sbagliata, all'essenza di limone anzichè di rosa.
Ovviamente, una volta scesi in magazzino, il 90% del lavoro venne svolto da Walter. Nel tempo che il commesso impiegava per prendere una scatola, il maggiordomo ne aveva già riposte cinque nel carrello.
- Quanta fretta! Devi correre a prendere il treno? - rise il giovanotto.
- No. Ho promesso a mia moglie che sarei andato a riprenderla dalla casa del suo amante entro le undici di sera. - rispose acidamente il maggiordomo.
Ovviamente il commesso non comprese la battuta e guardò l'uomo in monocolo come se fosse un pervertito.

Walter e Integra caricarono la spesa sulla macchina. Rabbrividivano al pensiero di dover mettere a posto quelle carrellate di mercanzia non appena giunti a casa. Forse, se tutto andava bene, avrebbero terminato il loro lavoro entro mezzanotte.
Fra le mani di Walter capitò una scatola di sigari.
- E questa? Come ha fatto a capitare qui in mezzo? - esclamò stupito.
- L'ho comprata per Alucard, così smetterà di rubare i sigari dalla tua camera. - mentì prontamente Integra.
Il maggiordomo annuì: la motivazione gli sembrava più che valida. Talmente stanco era il pover'uomo che nemmeno si accorse che la scatola di sigari, anzichè finire nella segreta di Alucard, venne nascosta da Integra nel cestone di giocattoli che giaceva inutilizzato ormai da un anno in un angolo della sua camera, l'unico luogo in cui, la ragazzina ne era sicura, il suo tutore non metteva mai le mani. Lì i suoi sigari sarebbero stati al sicuro.
  
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