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Autore: ely_trev    10/03/2013    2 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Abbracciò Johanna con immenso trasporto, stringendola più che poteva, come se avesse avuto paura che lei fosse potuta fuggire via all’improvviso.
Ma… Christian, cosa ci fai tu qui?
Christian non riusciva ad allentare l’abbraccio nel quale aveva avvolto la donna che aveva cercato con tanto trasporto.
Christian! Calmati. Che ti è successo?” esclamò Johanna, divincolandosi, ma solo quel tanto che bastava a recuperare un po’ di aria intorno a lei e non a sciogliersi del tutto da quell’abbraccio che l’aveva colta di sorpresa, almeno quanto aver ascoltato Christian cantare dal vivo la loro canzone, in quell’angolo di mondo a lui non familiare. “Christian, come sei arrivato qui?” gli chiese sorridendogli, con le lacrime agli occhi, visibilmente emozionata, anche se, nonostante fosse profondamente contenta, per una volta sembrava essere lei a sentirsi imbarazzata per le attenzioni ricevute.
È una lunga storia, ma adesso ti spiego” le rispose Christian, che ancora faticava a credere di aver ritrovato la sua donna.
Christian salutò il gruppo di amici che lo aveva ospitato nella loro comitiva per qualche ora, riportandolo indietro con la mente a quando la vita era molto più semplice e piena di allegria.
Vogliate scusarci, ragazzi, ma ho bisogno di parlare con lei” si giustificò Christian, indicando Johanna con lo sguardo e allungando una mano per salutare la compagnia.
Mi sembra ovvio” confermò il ragazzo che per, per primo, l’aveva avvicinato. “Ti faccio i miei complimenti perché sei molto bravo. E in bocca al lupo per tutto”.
Grazie a tutti, siete stati molto gentili con me stasera. Auguro una buona fortuna anche a voi e, mi raccomando, state a sentire chi ha qualche anno e un po’ di esperienza più di voi: prestate sempre attenzione alle persone alle quali volete bene, perché questa è la cosa fondamentale nella vita”.
Christian salutò di nuovo, poi prese Johanna per mano e si allontanò velocemente dal gruppo, quel tanto che potesse offrirgli un momento di intimità con la donna che aveva tanto cercato.
Si ritrovarono soli, a passeggiare in un tratto di spiaggia illuminato solo dalla luce della luna, mentre il rumore delle onde, che si infrangevano sulla battigia, accompagnava quel silenzio carico di parole, che tutti e due avevano paura di rompere.
Christian... cosa ci fai qui?” gli chiese nuovamente Johanna, sperando e allo stesso tempo temendo che Christian fosse lì per lei.
Christian si fermò per guardarla negli occhi, posando le sue mani sui fianchi di lei.
Oh, be’, ero in vacanza da queste parti e…” scherzò per un attimo, per alleggerire la tensione. “Secondo te, Johanna? Cosa ci faccio qui?”.
Christian…” insistette Johanna, cercando di trovare il modo di allontanarsi da lui, che invece la trattenne per i lembi della giacca che indossava.
Te ne sei andata” constatò Christian. “Dopo sei anni vieni a bussare alla mia porta per poi andartene di nuovo, senza nessuna spiegazione: perché l’hai fatto?
Christian, mi dispiace, non avrei dovuto”.
Cosa non avresti dovuto?
Tornare di nuovo nella tua vita, all’improvviso, rompere i tuoi equilibri, causarti problemi con… la tua ragazza… È stato solo un momento di debolezza, mi dispiace” tornò a scusarsi Johanna. “Saremo sempre amici, amici per la vita, ma dobbiamo guardare avanti”.
Christian scoppiò a ridere: “Angèle! Allora aveva ragione, te ne sei andata per lei?
Sì… No… Non avevo il diritto di venire a turbare la tua felicità, mi dispiace”.
La mia felicità?” Christian scosse la testa: “La mia felicità l’ho lasciata su una spiaggia molto simile a questa, il giorno in cui ho trovato la nostra casa vuota”.
Mi dispiace” insistette Johanna.
Basta con tutti questi “mi dispiace”. Piuttosto, pensiamo alle possibilità che abbiamo oggi”.
Ma no, Christian, tu hai…” obiettò Johanna, riferendosi alla donna che aveva intravisto in casa di Christian, del quale, però, non riusciva a memorizzare il nome.
…Angèle…” le suggerì Christian.
…Angèle. E io…”.
Christian scosse di nuovo la testa, poi fissò Johanna negli occhi lucidi, che riflettevano la luce della luna piena, unico testimone di quella loro conversazione.
Johanna, guardami: io sono qui, con te. Angèle… Be’, non posso negare che ci sia stata una tenera amicizia tra noi, questo sì. Ma io amo te. Ti ho sempre amata. E questo lo sa anche lei. Figurati che è stata proprio lei a convincermi che, questa volta, non sarei dovuto restare ad osservare inerme un aereo che partiva. E, quanto a te, anche tu mi ami, ora lo so”.
Christian, non è possibile…”.
Perché no, scusa? Cosa ci impedisce di trovare di nuovo la nostra felicità?”.
No, Christian. Non è possibile” insistette lei.
Johanna si sciolse improvvisamente dal lieve abbraccio di Christian, per allontanarsi di qualche metro. Christian la raggiunse immediatamente, in tempo per cogliere ed asciugare, con una tenera carezza, la lacrima che, improvvisamente, aveva rigato il viso di lei.
Che cos’hai, Johanna? Certo che è possibile, basta volerlo”.
No, Christian. No” risposte lei, ostentando una fermezza che, in realtà, non aveva.
Johanna fece di nuovo per allontanarsi, ma stavolta Christian fu più rapido di lei nell’afferrare la sua mano, stringendola tra le sue. Si fece, quindi, seguire accanto ad uno scoglio, vicino al quale si sedette, facendo fare altrettanto a lei.
Vieni qua, ti vorrei raccontare una cosa”. L’espressione di Christian ora era decisamente seria.
Cosa?” chiese, a quel punto, incuriosita, Johanna.
C’è stato un momento della mia vita particolarmente negativo. Sentivo di aver perso tutto. Non riuscivo a provare nessuna sensazione vagamente positiva; l’unica emozione che riuscivo a provare era soltanto una forte infinita disperazione. In quel momento, arrivai addirittura a pensare che la mia esistenza non avesse più uno scopo e che, forse, non valesse neanche più la pena vivere”.
Christian…
Johanna, adesso, lo guardava con molta partecipazione mentre lui teneva gli occhi fissi su un ramoscello trovato per terra, con il quale aveva preso a giocherellare, per tentare di allentare la tensione, almeno un po’. Lo faceva sempre: ogni volta che era nervoso, afferrava il primo oggetto che gli capitava davanti e cominciava a passarselo di mano in mano. Anche in quel momento, in cui voleva essere sincero, ma non sapeva come Johanna avrebbe reagito alle sue confidenze.
Lei lo conosceva così bene da rendersi perfettamente conto che, in quel momento, Christian era agitatissimo; così, gli tolse di mano il ramoscello ed intrecciò le sue dita con quelle di Christian, che le sorrise.
Avevo perso tutto” ripeté, poi, alzandosi in piedi ed allontanandosi di un paio di passi. “Nulla aveva più senso. Ero convinto che il domani sarebbe stato solo un giorno di sofferenza in più. E non potevo che prendermela che con me stesso, perché ero io la causa di quello che stavo vivendo. Ero scivolato talmente in basso da rischiare di fare realmente del male a me e ai nostri amici”.
In che senso?” chiese Johanna, avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla.
Il viso di Christian si contrasse in una smorfia, poi alzò lo sguardo fino ad incrociare quello di lei. Quando si trovarono occhi negli occhi, Christian fece un sospiro e si confidò apertamente.
Ero fuori di me e… iniziai a drogarmi”.
Cosa? Tu hai… No, non posso crederci!” Johanna era allibita e incredula. La sorpresa fu talmente tanta che, per un momento, non riuscì neppure a restare in piedi e dovette sedersi sullo scoglio vicino al quale l’aveva fatta accomodare Christian poco prima.
Sì. E probabilmente sarei finito molto male se i nostri amici, nonostante non meritassi che essere lasciato in balìa di me stesso, non mi avessero teso la mano. Tutti… E Nicolas per primo, che fu terribilmente duro con me, ma, allo stesso tempo, estremamente comprensivo, che mi raccolse letteralmente da terra e che mi fece capire che non ero affatto solo” aggiunse lui, tornando vicino a lei.
Ma io non ho mai saputo nulla di questa storia. Quando è successo?”.
Be’, è passato un po’ di tempo, ma, di sicuro, non potrò mai dimenticare quel momento”.
Johanna non aveva più smesso di fissare Christian.
“Successe più o meno diciassette anni fa, la prima volta che quel maledetto aereo ti ha portato lontano da me, la prima volta che lasciasti Parigi per tornare a Houston. Quando ripresi parte del mio equilibrio e fui pronto ad ammettere apertamente quanto mi mancassi, lo feci scrivendo il testo della nostra canzone”.
Oh mio Dio! Io non l’ho mai saputo. Perché non me l’hai mai detto? Voglio dire… dopo… quando tornai…”.
Perché ti saresti sentita in colpa ed io non lo volevo. Perché, di sicuro, il colpevole di tutto ero io, non tu… Il punto, infatti, non è perché successe quello che successe. Il punto è che ci sono situazioni dalle quali non si può uscire da soli. Il punto è che ci sono momenti in cui bisogna aggrapparsi alla mano di chi ci vuole bene” spiegò Christian, tendendo la propria mano in direzione di Johanna. “Dimmi la verità: io so che non sei andata via solo perché hai visto Angèle in casa mia. Sbaglio?
Johanna scosse lievemente la testa, a voler confermare l’affermazione di Christian, che aveva colto nel segno, ma senza trovare il coraggio di stringere la mano di lui.
No, non posso coinvolgerti, non sarebbe giusto” continuò, poi, a ripetere, cercando di convincere più se stessa che Christian.
Guardami” disse Christian con fare imperativo. “Io sono qui. E sono qui perché è qui che voglio essere. Con te… Perché ti amo, se possibile anche più di ieri. So di non avere il diritto di chiederti niente, ma fidati di me; questa volta non ti deluderò” e, così dicendo, incitò Johanna a stringere la sua mano tesa, ancora sospesa a mezz’aria vicino a quella di lei.
Johanna esitò ancora un momento, poi, finalmente, si lasciò trasportare dalla forza dei sentimenti che mai, durante tutti quegli anni che li avevano visti lontani, erano riusciti ad abbandonarli. Mise la sua mano in quella di Christian, che, un secondo dopo, la tirò a sé e la strinse in un abbraccio dal sapore magico, se non fosse per il pensiero di quella malattia, che lei credeva ancora essere un segreto.
Sai che su questa spiaggia ho passato le giornate più belle di tutta la mia vita? Mio nonno aveva una fattoria non lontano da qui e, d’estate, venivo proprio qui a fare il bagno e anche a pescare”.
Sì, ricordo che mi parlasti di quanto ti piacevano le vacanze trascorse con tuo nonno” confermò Christian.
Johanna sorrise al ricordo di quelle giornate serene.
Che bei tempi!” disse con un po’ di rammarico. “Tutto era molto più facile” continuò, sciogliendosi dall’abbraccio di Christian, che, di rimando, incapace di interrompere il contatto fisico, prese le sue mani tra le proprie. Quindi annunciò con determinazione: “Christian, ho un problema”.
Christian assunse un’aria molto seria: conosceva già il problema che affliggeva la mente e il corpo della sua amata, ma voleva che fosse lei a trovare il coraggio di condividerlo con lui.
Sono malata, Christian. Mi hanno scoperto un tumore cerebrale. E non so cosa mi aspetta”.
Christian fece un lungo sospiro, continuando a tenere lo sguardo fisso negli occhi di lei e carezzandole dolcemente le braccia.
Non dici niente?
Prometti che non ti arrabbi?” chiese a Johanna, che annuì. “Lo sapevo”.
Cosa?” esclamò lei estremamente sorpresa.
L’ho scoperto pochi giorni fa, subito dopo essere arrivato qui in America”.
Stavolta era lei che non riusciva a smettere di fissare Christian, che le raccontò del suo arrivo a Houston, della conoscenza con Kate, dell’ingresso furtivo nella sua casa, della scoperta del referto e perfino del colloquio con il medico.
Il dottor Miller ha detto che, molto probabilmente, la situazione è meno grave di quello che tu pensi e che tutto si risolverà per il meglio. E io sono sicuro che sarà così. Abbiamo ancora tanti momenti da vivere insieme” e, su quest’ultima affermazione, Christian scambiò con lei un interminabile bacio, foriero di tutta quella passione che li coinvolgeva dal giorno che si erano conosciuti.
Christian le raccontò anche di essere arrivato sull’isola dove si trovano in quel momento, seguendo l’istinto risvegliato dal ritrovamento di quelle vecchie fotografie che la ritraevano bambina e adolescente e che adesso custodiva all’interno della sua giacca.
Certo, trovarti è stato un colpo di fortuna perché non sapevo davvero dove cercarti con precisione” constatò. “Mi perdoni di aver ficcato il naso nella tua vita, senza il tuo permesso?”.
No” rispose lei, accennando un sorriso.
No?” si sorprese lui.
Non ho niente da perdonarti. Se non avessi ficcato il naso, come hai detto tu, non saresti qui con me ed io non mi sentirei così…”.
Così come?” si incuriosì lui.
Così felice”.
Christian sorrise guardandola negli occhi e portò, di nuovo, le sue labbra a contatto con quelle di lei, continuando a baciarla senza sosta per interminabili minuti.
A proposito” si ricordò all’improvviso “dovresti chiamare Kate; era molto preoccupata per te… E anche il dott. Miller, che ti aspetta… E noi…”.
Sì, d’accordo, Christian. Calmati” rispose lei, non senza difficoltà, mentre lui continuava a riempirla di baci e carezze. “Io proporrei, comunque, di rimandare tutto a domani. Non so se hai notato che si è fatto piuttosto tardi”.
Hai ragione, non ci avevo fatto caso. Diciamo che, quando sto insieme a te, tutto diventa relativo” aggiunse, riprendendo a baciarla subito dopo.
Christian! Christian, dai, smettila!” gli ordinò Johanna, anche se poco convinta delle sue parole. “È tardi. Andiamo a dormire e domani penseremo a tutto: a Kate, al dott. Miller e a noi”.
No, no, no. D’accordo per Kate e per il dott. Miller, ma io non voglio smettere un attimo di pensare a noi” annunciò lui. “Anzi, ti accompagno. Dove alloggi?”
Al SeaScape Resort Condos. È sulla strada principale
Sì, lo so dov’è” scoppiò a ridere Christian “Ho preso una stanza lì oggi pomeriggio. Tu credi nel destino, Johanna? Perché io penso che, se esiste, sta veramente cercando di aiutarci”.
Anche lei sorrise di nuovo, sinceramente contenta di quella nuova situazione, che l’aveva colta letteralmente di sorpresa.

   
 
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