Anime & Manga > Marmalade Boy
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Autore: Aleberyl 90    27/09/2007    6 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction sul mio anime/manga preferito...Marmalade Boy! E' un seguito ispirato all'anime... Miki è stata accettata in una magnifica università di Londra; Yu, che ultimamente si comporta in maniera piuttosto strana, continua la sua seconda vita nella Grande Mela. Tra incomprensioni, sfortunati equivoci e nuove invadenti presenze, riusciranno a non cadere nelle insidie della lontananza? Leggete ma soprattutto...recensite! Accetto qualsiasi tipo do giudizio...!!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miki Koishikawa, Yuu Matsuura/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22: Sotto le ali protettive…

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Sì, c’era quasi…

La preda era lì, stagliata con chiarezza davanti alle pupille agonizzanti, immobile ed indifesa come un gattino spaurito.

Nessuno. Nessuno stava guardando in quella direzione…

Perfetto!

Mai si era ritrovato in una situazione così favorevole.

Non avrebbe proprio potuto chiedere di meglio.

Strinse convulsamente i denti, ignorando i primi segnali di sudore freddo che la sensibilità delle tempie stava cominciando a trasmettergli.

Flesse appena le dita, facendole crocchiare, sfiorando quasi impercettibilmente il vellutato involucro esterno…

Se solo avesse allungato il braccio di qualche altro centimetro…

Sì, ecco…ormai la missione stava per conclu…

“AH!!”

Un colpo secco al dorso della mano – seguito immediatamente da un sonoro ciaf che riecheggiò nella cameretta con un fragore che aveva dell’incredibile – lo costrinse a ritirare istintivamente l’intero arto e barcollò urlando di dolore.

“Ahia! Ma sei pazzo?!” sbraitò Tsutomu scoccando un’occhiata fiammeggiante al responsabile dell’affronto.

“Prova solo a toccare quella roba” sibilò minacciosamente Ginta in risposta, “e vedrai che quel braccio lo ritroverai appeso fuori dalla finestra a far compagnia ad un paio di salami!”

Il “cugino antipatico”(come altro avrebbero potuto distinguerli, gli altri?)sbuffò stizzito e incrociò le braccia al petto con un brusco movimento. “Hmf…te ne pentiresti, sai? Si dà il caso che sia questo il braccio che reggerà il trofeo della vittoria quando abbatterò lo smash che ti sconfiggerà una volta per tutte!” Sghignazzò sadicamente e ridusse gli occhi a due fessure in attesa che l’altro ribattesse.

Ah, ma stavolta aveva fatto centro, ne era sicuro!

Bè, in realtà non che ci volle poi molto al contrattacco…

“Hmm…questa frase…” mormorò Ginta in tono ingenuo fingendo di concentrarsi per fare ordine nella propria mente, “…credo di averla sentita almeno venti volte da qui a questa parte…o forse mi sbaglio?”

Lo avevano pure stancato, a dirla tutta…

Fino a quel momento, le ripetute sfide che Tsutomu gli aveva lanciato(e ciò accedeva più o meno una volta al mese)ammontavano a nove vittorie per Ginta…e una sconfitta, che gli aveva assicurato un mese intero di prese in giro e dita cariche di superbia puntate verso di lui.

…Cosa ci poteva fare se aveva avuto un improvviso attacco di diarrea proprio la mattina del giorno in cui era stata programmato il match?!

“Bè, io non mi arrendo mica così facilmente!” gracchiò Tsutomu piccato, impermalositosi per ciò che il cugino gli aveva fatto notare.

Ginta sospirò facendo spallucce. “…e altrettante volte ho sentito questa.”

“Oh, insomma, finiscila!” abbaiò infine l’altro agitando furiosamente le braccia a mezz’aria e stirando il viso in una smorfia orribile. “Dimmi solo perché non potrei prendere quella…quella cosa così misera!”

E, tremando di rabbia, indicò l’oggetto dei suoi desideri che aveva puntato poco prima.

Il cugino aggrottò la fronte e lo squadrò con severità. “Ti ho già detto che tutto – ma proprio tutto – va lasciato così com’è” rispose mantenendo, comunque, una certa pacatezza nella voce.

Per Tsutomu, invece, ebbe lo stesso risuono di una sentenza inderogabile da cui non avrebbe avuto alcuna via di scampo.

“Ma andiamo, Suo…” piagnucolò agognante, “…è solo una tortina!” Scoccò uno sguardo di estrema rinuncia al pasticcino glassato alla crema che troneggiava esattamente al centro di un enorme vassoio, circondato da decine di suoi simili più piccoli e guarniti con colori differenti.

“E che importanza ha?” ribattè l’interpellato allungando il collo. “Li abbiamo comprati per Miki, non per te!”

Tsutomu arricciò il naso, mentre una stella filante sfuggita alla prima caduta collettiva planava dolcemente sopra la sua voluminosa chioma indaco. “Anche i coriandoli e tutte queste altre stupide decorazioni erano per la Koishikawa, e hai visto che fine hanno fatto!”

Con occhi glaciali trafisse di netto Hailey, che gli dava le spalle e, fortunatamente, non si accorse di nulla: ce l’aveva con lei. Non tanto per aver rovinato la sorpresa così accuratamente organizzata e preparata, ma perché, avendo permesso che effettivamente ciò accadesse, non aveva fatto altro che ritardare di tante, preziosissime ore il suo rientro in Giappone.

“Proprio per questo dobbiamo conservare integro quanto più possiamo…” spiegò Ginta coscienzioso agitando un dito, “…a cominciare dalle cibarie, che sono proibite.”

“Non ti facevo così responsabile, Ginta!” si complimentò Meiko sedendosi dolcemente sul divanetto e sospirando. A quanto pareva, anche quella inguaribile testa calda di Ginta Suo stava cominciando ad evaporare.

L’interpellato sghignazzò soddisfatto portandosi una mano dietro la nuca. “Eh eh…visto? Quando voglio so come comportarmi!...Vero, Arimi?” aggiunse poi voltando il viso inebetito in ogni direzione cercando con lo sguardo la fidanzata.

E quando finalmente la individuò, immersa in una fitta conversazione con Yayoi e Nacchan al lato del tavolo, il sangue gli si raggelò di netto nelle vene.

Le guance della ragazza, leggermente più paffute del normale, molleggiavano tranquillamente in su e in giù mantenendo un armonioso ritmo regolare.

Tra le mani, sollevate entrambe all’altezza del seno, un morbido panino ripieno al prosciutto.

E tutte i grandi capisaldi di “bravo ragazzo responsabile” caddero dall’impalcatura che la mente di Ginta aveva eretto per l’occasione come un fragile castello di carte.

“A…Ari…”

Accidenti, la sua autostima stava lanciando grida di guerra…e lui se ne stava lì rigido come un palo senza battere ciglio!

Doveva fare qualcosa!

“A…Arimi!” esclamò infine scandalizzato, gli occhi sbarrati, avanzando verso di lei a grandi falcate.

La ragazza, senza minimamente scomporsi, voltò tranquillamente il capo verso la sua direzione. “Che cosa c’è?”

La solida fierezza del moro vacillò pericolosamente quando incrociò le scintillanti iridi nocciola dell’altra.

“C-Come…come sarebbe a dire che cosa c’è?!” farneticò agitato scrutando il panino masticato con occhi dardeggianti. “Non avevamo f-forse detto di lasciare intatto il rinfresco?!”

Si fermò di botto per riprendere fiato, ansimando nervosamente mentre tra i presenti era calato uno strano silenzio.

D’altro canto, non c’era alcuno sguardo che non fosse puntato sul ragazzo incollerito.

Arimi, senza dubbio la più perplessa, guardò il panino che teneva in mano, poi guardò Ginta, poi di nuovo il panino.

“Ah…parli di questo?” mormorò con calma sventolando a mezz’aria l’oggetto del misfatto. “…E cosa c’è di male?”

A quelle parole, il fidanzato spalancò ancora di più le orbite, incredulo.

“C-Co…?”

“Ormai la sorpresa è rovinata, no?” spiegò la ragazza aprendo un braccio in fuori come per ricordargli in che stato si trovasse l’appartamento dopo l’entrata di Hailey. “A questo punto, anche se ci spazzoliamo tutto il buffet che cosa cambia?”

Qualcuno annuì, qualcuno ridacchiò sotto i baffi, qualcuno sferrò trionfante il pugno in aria.

Qualcun altro, invece, lasciò che il labbro inferiore gli scendesse lentamente verso il basso.

Come avrebbe potuto reagire a quella sottospecie di affronto psicologico?!

Arimi addentò il sandwich per la seconda volta e diede un colpetto affettuoso sulla spalla di Ginta. “Mi dispiace di averti deluso…povero il mio ragazzo!”

“M-Ma io…io…” balbettò lui, non sapendo cosa dire.

La sua autostima si ritirò definitivamente in un umido cantuccio deserto.

Lo spettacolo era finito!

Il resto degli invitati, dopo un attimo di esitazione, scrollò le braccia e, con un gran sorriso, cominciò ad affacciarsi al bordo della tavola imbandita, prelevando consistenti assaggi chi da una ciotola di patatine, chi da un vassoio di sakuramochi, chi da una caraffa di succo di frutta.

Ginta rimase immobile sulla sua postazione, avvertendo su di sé il senso di stupidità che quella scena gli stava offrendo su un piatto d’argento. Improvvisamente, un enorme peso lo colse dietro la schiena e un forte cappio gli circondò le spalle e il collo.

Non ti facevo così idiota, Ginta!” ululò Tsutomu imitando il tono di Meiko, sogghignando vittorioso. “E ora…a te l’onore!”

Senza che potesse rinfacciare le proprie motivazioni per quell’affronto così sciocco, il ragazzo avvertì i propri denti cozzare contro qualcosa di morbido e cremoso; impatto eccezionalmente doloroso a causa della mano di suo cugino, che aveva accompagnato il movimento verso la sua bocca e non si era fermato nemmeno quando ormai ne era giunto in prossimità.

“E con questo siamo a metà della mia rivincita!” esultò Tsutomu scuotendo la testa del moro in ogni direzione senza conservargli alcun riguardo particolare – la parentela che li univa era un conto, ma la rivalità ne era decisamente un altro. Gli sferrò un’ultima manata sulla nuca e trotterellò allegramente verso l’angolo dei dolci al cioccolato.

Ginta, improvvisamente tornato in sé(scuotere la testa del prossimo, forse, poteva tornare vantaggioso per gli effetti che produceva), si massaggiò energicamente il punto colpito con una mano, avvertendo la collera montare sempre di più, e con l’altra si pulì il contorno delle labbra, su cui erano rimasti diversi residui della roba che il cugino gli aveva spiaccicato contro.

Le sue papille gustative fecero un guizzo.

Quell’aroma era talmente dolce e vellutata che avvertì l’impulso di socchiudere gli occhi per un fugace attimo.

E decifrare le cause di quell’apoteosi dei sensi.

Crema…crema e glassa…

Glassa…

…Glassa?!

Come colpito da una folgorazione improvvisa, fece scattare gli occhi al vassoio dei pasticcini da cui, pochi minuti prima, aveva dissuaso l’attenzione di Tsutomu.

Si mise in bocca il dito con cui aveva raccolto la crema…e non potè fare a meno di morderlo.

“…Maledetto…stupido…Rokutanda!”

Al posto dell’imponente pasticcino glassato, supremo generale a capo di un esercito di suoi piccoli sottoposti a sua immagine e somiglianza, ora non vi era altro che un incolmabile vuoto tappezzato di briciole.

wwwwwwwwwwwwwwwww

“Lo sai…questo è il terzo.”

“Hm?”

“Sì…” Miki carezzò affettuosamente con lo sguardo il piccolo cerchio scintillante che le cingeva l’anulare. “Il primo me lo regalasti alla fiera dell’ultimo dell’anno, il secondo come dono arretrato per il mio compleanno…”

Sospirò appena: quello che aveva appena nominato aveva accompagnato uno dei momenti più importanti, forse il più tormentato, della loro relazione.

“…e ora questo” concluse sorridendo, sentendosi al culmine della gioia.

Possibile…Possibile che ancora non riuscisse a concepire con chiarezza quanto…quanto quel piccolo e quasi insignificante oggetto riuscisse a gonfiarle il cuore ogni volta che le sue iridi incrociavano quella piccola gemma?

Come poteva, quella stilla di luce, essere talmente capiente da poter contenere in sé tutte quelle promesse, quegli interminabili attimi di tenera contemplazione reciproca…

…tutte quelle piccole attenzioni che disegnano ineluttabilmente un florido futuro contrassegnato dal marchio coniugale?

Un marchio ormai divenuto una certezza.

E non bisognava far altro che renderlo indelebile.

Una scarica di appagamento sorprese le schiene di entrambi i ragazzi quando lui posò dolcemente lo sguardo su di lei.

“…Ti ricordi ancora di quel giocattolo?!” chiese Yu stupito riferendosi al primo anello che la moretta aveva elencato.

“Ma certo!” rispose Miki ridendo, gli occhi scintillanti. “Come potrei dimenticarmene?”

Una nuova serie di immagini fluttuò allegra nei meandri della memoria.

Uno striminzito cerchietto di metallo e un piccolo fiore colorato intagliato nel legno, incastonato esattamente sul tratto centrale.

Semplice. Forse era proprio per questo che Miki ne era rimasta così colpita.

“Ricordo” continuò sistemandosi accanto a Yu, “di averlo infilato qui” – e indicò il dito medio della mano sinistra. “Non lo misi sull’anulare perché…ehm…”

La ragazza si interruppe scemando gradualmente da un tono di voce squillante a piccoli gemiti imbarazzati; ridacchiò tra sé e si portò le mani al viso, infuocatosi di colpo senza nemmeno che se ne accorgesse.

“Hm?” Il biondo la scrutò perplesso. “…Perché…?”

Mosse una mano incitandola ad andare avanti col discorso che aveva lasciato in sospeso.

Miki sorrise ingenuamente, avvertendo su di sé quelle candide carezze puerili che l’avevano accompagnata fino a pochi anni prima.

Chissà se si era sentita così anche durante la prima volta che l’aveva pensato…

“Bè…volevo conservarlo immacolato per quello di fidanzamento, tutto qui!”

Yu spalancò appena gli occhi, sorpreso, e sbuffò quasi impercettibilmente, portandosi una mano davanti alla bocca.

“Ehi, ragazzina…ma che razza di pensieri ti passavano per la testa?!”

Le diede un buffetto sulla guancia, divertito e allo stesso tempo profondamente intenerito da quel particolare rispetto che la sua fidanzata aveva serbato per il ruolo che quel dito avrebbe giocato nel loro futuro.

“Oh, ma insomma!” ribattè l’altra ridendo. “Una ragazza non può essere libera di fantasticare come le pare e piace?”

Chiuse gli occhi per un momento, assaporando la fresca arietta serale che le scompigliava gentilmente i capelli.

Quella che stava vivendo non era una semplice chimera.

“Niente da dire” mormorò Yu in risposta alzando le mani come a dimostrazione della sua neutralità. Sorrise e tornò a poggiare la schiena contro il tronco dell’albero.

Un refolo di vento particolarmente gelido(si sa, marzo è pazzerello)pizzicò pungente la pelle scoperta di Miki, che si irrigidì di colpo e si strinse nelle spalle.

Il ragazzo, avvertendo i confusi cambi di posizione contro il suo fianco, voltò il capo in direzione dell’epicentro del trambusto. Gli bastò un’occhiata alle iridi lucide della moretta e al pallore che le stava portando via il rossore dal viso per comprendere al volo quello che stava accadendo.

“Hai freddo?” le chiese con tono incuriosito sporgendosi sopra di lei.

Le domande retoriche erano sempre il suo forte.

Miki si strofinò le mani l’una contro l’altra, cercando di raccogliere ed accumulare quanto più calore possibile.

“Un…un po’…” mormorò a denti stretti tentando di non muovere un solo muscolo. Più a lungo sarebbe rimasta immobile, prima si sarebbe resa insensibile al freddo.

Yu annuì, facendo saettare gli occhi da una parte all’altra del parchetto, le orecchie tese e la mente attenta, trattenendo il respiro come se stesse cercando di captare qualche cosa di particolare nell’aria.

“In effetti si sta facendo più fresco…”

“A Londra è normale che a una cert’ora le temperature calino così bruscamente…” soffiò l’altra arricciando il naso. Si voltò meccanicamente verso il biondo, aspettando trepidante un suo cenno d’intesa…invece rimase a fissarlo, perplessa.

Lo sorprese ad armeggiare di buona lena con i bottoni della sua giacca di jeans.

“Ehi…che cosa stai facendo?” gli chiese titubante.

Aveva davvero intenzione di fare l’uomo temerario e sfidare il clima primaverile rimanendo in maglietta di cotone?

Eppure…eppure quel piccolo tarlo che le rodeva nella testa non riusciva a lasciarla in pace; aveva una sorta di intuizione, ma in quel momento, forse troppo impegnata a difendersi dalle folate di vento improvvise, non riusciva proprio a decifrarla.

Yu le scoccò un’occhiata eloquente e si aprì in un ghigno furbesco.

“…Secondo te?”

“Ehm…”

“…ti riscaldo un po’, no?” esclamò infine come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.

Miki si lasciò sfuggire un sospiro tra le labbra bluastre mentre lo osservava sfilare l’ultimo bottone dall’asola di stoffa.

“Ma così sarai tu ad avere freddo!” sbottò decisa poggiando le mani sul petto del ragazzo per impedirgli, almeno, di sfilare le braccia dalle maniche.

L’altro interruppe a metà il suo movimento finale, distratto dalla reazione della moretta.

“Hm…” Volse gli occhi al cielo stellato e mosse appena le labbra fingendosi profondamente concentrato sull’analisi di quell’obiezione che gli era appena stata rivolta.

“Sai…” disse poi sollevando l’indice della mano sinistra, “…forse hai ragione tu!”

“Ah…?”

Miki non seppe se congratularsi con se stessa e la propria risolutezza o se scoccare un’occhiata fiammeggiante al fidanzato e pizzicargli il braccio per la sua inguaribile sfacciataggine.

Si limitò ad abbassare violentemente la testa contro il proprio petto, avvertendo improvvisamente una grandissima stanchezza dopo essere stata così ben colta alla sprovvista.

Eppure avrebbe dovuto farci l’abitudine, dopo tutto quel tempo che…

“…basterà fare così!” riprese invece Yu d’un tratto, e la moretta lo vide strizzarle furbescamente l’occhio nel momento in cui alzò lo sguardo verso di lui.

Con un gesto che aveva del naturale, il biondo si scostò dal busto la metà destra del giubbotto, rivelandone l’imbottitura interna.

“Oh…” Miki capì al volo e non potè trattenere una risatina divertita.

“Prego, signorina…si accomodi!” pronunciò Yu solenne fingendo pomposità. Con un piccolo fremito emozionato, la ragazza fece forza sulle mani per accorciare la poca distanza che la separava dal ragazzo e si accoccolò contro il suo fianco.

Nel giro di pochi secondi un piacevole teporino la avvolse nelle sue spire, mentre un energico braccio le cingeva affettuosamente le spalle.

Un calduccio così dolce…

Sì…ormai avrebbe proprio dovuto farci l’abitudine, dopo tanto tempo.

“Va meglio?” le chiese teneramente Yu sorridendo dolcemente.

Ricevendo in risposta un mugolio soddisfatto, il ragazzo potè considerare riuscita la sua opera di buona fede.

“Non credevo che sapessi fare anche le fusa” ridacchiò lui toccandole la punta del naso con la mano libera.

“Che sciocco” rispose lei ridendo, socchiudendo le palpebre.

Silenzio.

Carezze di primi petali e mormorii di foglie secche.

Un sospiro.

Miki alzò lievemente il mento verso l’alto.

Yu portò gli occhi in quelli dell’altra, anticipandola.

“Quanto tempo è passato dall’ultima volta che…ti ho offerto un posto sotto la mia…ala protettiva?” le chiese piano senza distogliere lo sguardo da lei.

La moretta sbuffò fingendosi indignata. “Ala protettiva…addirittura!”

“È il posto giusto per un micio come te” rispose lui passandole la mano libera sulla piccola pancia liscia sovrastata dalle molteplici pieghe del maglione. “Accidenti…queste sono davvero fusa…!”

“…Mi piace stare acciambellata contro colui che si prende cura di me…” mormorò lei tra le labbra semichiuse.

Yu sorrise radioso, addolcito dal tenue timbro di voce della ragazza.

“…E a me piace coccolare colei a cui voglio bene.”

Se avesse potuto, Miki si sarebbe volentieri sciolta in calde lacrime di felicità. La stessa felicità che le stringeva il cuore in un nastro che mai sarebbe stato violato.

Il biondo aumentò la stretta intorno al collo esile di lei. “Se mai un vero gatto dovesse prendere il tuo posto, non me ne accorgerei nemmeno…”

Come poteva aver voglia di scherzare anche in un momento così carico di romanticismo, coccole e risatine dolci? Non riusciva proprio a spiegarselo.

Eppure, quello scambio di prese in giro faceva ormai parte della loro quotidianità, un brandello di perfezione che rendeva tutto più naturale, anche per quanto riguardava la loro intimità.

“Non preoccuparti” rispose lei strofinando il capo contro l’incavo della sua spalla, “non mi muoverò da qui…”

La pietruzza montata nel piccolo cerchio platino si esibì in una gioiosa danza di riverberi giallastri.

“…resterò al tuo fianco per sempre.”

Incredibile come anche un banale fanalino da giardino potesse dar vita a quello sfavillare di colori dalle tonalità più ammalianti e sinuose.

Un frammento di assoluto silenzio.

Dolce degustazione di un sogno prossimo a tramutarsi in realtà.

“Resterò al tuo fianco per sempre.”

Non erano state solo le circostanze del momento a voler vedere quella frase formulata.

Conteneva un’essenza tutta particolare, destinata ad estendersi per chilometri in linea retta.

Era impossibile non sussultare di emozione ad ogni più piccolo tocco, una distratta carezza, un paio di dita tra i capelli.

O, perlomeno, non quando ogni visione era proiettata verso quella nuova dimensione, quella nuova vita che avrebbero, di lì a poco, costruito insieme.

L’uno accanto all’altra.

Senza allontanarsi mai.

“Yu…” mormorò piano Miki, intontita dal calore che il corpo del ragazzo continuava a far fluire attraverso le maglie del pullover.

“Hm?” L’interpellato accostò il mento alla sua fronte.

“Ogni anello ha sempre segnato qualcosa di nuovo, tra noi…giusto?” chiese rimirando per l’ennesima volta il suo dito anulare sinistro.

Inutile. Ogni volta che i suoi occhi saettavano, anche accidentalmente, verso quella piccola pietra cangiante…il suo cuore faceva un balzo.

Forse era per questo che non le pesava quella assidua contemplazione.

“Hm hm…” mugolò Yu annuendo lievemente contro il suo viso accaldato. Fece scorrere il capo verso il basso fino a quando la bocca non prese il posto prima occupato dal mento.

Lei avvertì le gote avvamparle di colpo non appena il tocco di quelle labbra morbide la raggiunse sulla pelle, ma continuò a parlare facendo finta di nulla.

“Tante promesse di ritorni, a-attese, cambiamenti, rivoluzioni, speranze da rimpolpare continuamente…” riprese lei chiudendo gli occhi. Ognuno di quegli struggenti attimi, così frequenti nella sua vita di tutti i giorni, si rivelavano alla sua mente in fugaci barlumi, come tanti fotogrammi di una pellicola ormai consunta.

“Sì, sì…” confermò distrattamente l’altro, oramai totalmente coinvolto nell’atto di costellare di piccoli baci la fronte della fidanzata, premendovi contro le labbra a piccoli intervalli.

“…e una consistente dose di litigate e scenate di gelosia!” concluse infine la moretta mentre sul suo viso si apriva uno strano ghigno di rassegnazione.

Fu allora che il biondo si scostò dal suo passatempo per volgerle uno sguardo perplesso.

“…Come?” le chiese, confuso.

Sapeva bene quali difficoltose complicazioni avevano ostacolato il tranquillo cammino della loro relazione, ma…

Perché stava tirando fuori gli scheletri dall’armadio?

Aprì appena la bocca come per dire qualcosa, quando una risata di Miki lo fece desistere dal suo intento, bloccandogli la mascella sospesa a mezz’aria.

“Yu…” cominciò lei sistemandosi le pieghe della gonna e volgendogli uno sguardo raggiante, “…vuoi che poniamo la parola fine, una volta per tutte?”

Il ragazzo la scrutò ancora, turbato, tirandosi a sedere. “Fine?”

E in che senso?

Miki sorrise ancora, più dolcemente che mai. Sollevò la mano destra all’altezza del naso e ricercò una fonte di luce per permetterle di trapassare il piccolo prisma scintillante.

“Ti prego, promettimi una sola cosa…”

Il groppo in gola andava intensificandosi, gli occhi cominciavano a pizzicare.

Ma il sorriso non accennava a svanire.

“…smettiamola di fare i bambini capricciosi.”

Il riflesso delle proprie iridi castane in quel piccolo frammento di cristallo fu l’espressione di una sincerità che mai Yu aveva avuto il modo di ammirare fino a quel momento.

Si fece improvvisamente serio e strinse a sè le spalle della moretta con entrambe le braccia, chinando lentamente il busto verso di lei.

Il primo segno di commozione fece appena capolino dalla base oculare.

“Basta con i rimpianti, le gelosie e i litigi insensati; chiudiamo…chiudiamo questo capitolo fatto di sofferenze…ti…ti va?” Miki si voltò di scatto verso il fidanzato, lo sguardo ormai offuscato dalle sue stesse lacrime, fissandolo quasi implorante di fronte a quella tanto agognata richiesta.

Il lume della pace eterna.

Il biondo abbandonò gradualmente il capo verso il basso, socchiudendo leggermente le palpebre.

Miki si morse un labbro, palpitante.

Un gesto fugace. Una mano intrecciata a quella dell’altro. Una carezza lieve e rassicurante che scacciava via ogni più piccola paura.

E due sorrisi che si rispecchiavano l’uno in quello dell’altro.

“È ora di aprirne uno nuovo, Miki.”

Labbra in fremito.

Una risata trattenuta a malapena.

…Forse era quello, il primo assaggio di estasi.

“…Torniamo a casa?”

Miki strinse ancora più forte le dita intorno a quelle di Yu.

“…Sì.”

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“Rovinato…rovinato! Avete rovinato tutto!

Ginta si portò le mani tra i capelli mentre scorreva con gli occhi i resti che gli amici avevano lasciato sulla tavola apparecchiata, una vera e propria carneficina di briciole che, una volta, erano state parte integrante delle più svariate vivande: tortine dolci, pasticcini farciti, focacce salate e panini imbottiti.

Ora non vi era rimasto più nulla.

“Come avete potuto…come avete potuto mangiarvi tutto quello che avevamo preparato?!” gemette il ragazzo aggrottando la fronte, gli occhi spalancati dalla disperazione mista a rabbia.

Tsutomu, ancora impegnato a masticare a quattro ganasce l’ultima vittima della sua rete, cercò di sorridere nonostante la bocca piena(il che non fu quello che propriamente si chiama “un bello spettacolo”)e diede una pacca sulla spalla del cugino con la mano libera.

“Oh, andiamo…ancora nervoso, eh?” sibilò divertito; la sua voce arrivava ovattata e strascicata a causa del fastidioso – e tuttavia delizioso – ingombro.

Ginta, la testa ancora bassa, sussultò. “L-Leva quella mano appiccicosa dalla mia felpa!”

“E perché, scusa?!” rispose l’altro ingoiando il boccone tutto d’un fiato.

“Ti prego, lasciami perdere…” sospirò il moro sconsolato, avvertendo il proprio capo abbassarsi ancora di più in direzione del pavimento.

Arimi, che aveva assistito all’intera scena dal divanetto su cui si era seduta insieme a Meiko e Hailey, si alzò in piedi e raggiunse a passi lenti il fidanzato.

“Ginta…che ti prende?” gli chiese dolcemente posandogli una mano sul braccio penzoloni.

L’interpellato le gettò uno sguardo di sottecchi; eccola, la vera responsabile che aveva dato il via a tutto quel disastro…

Nel suo petto stava avanzando una furiosa battaglia contro il suo essere uomo e la personificazione del legame che lo teneva unito a quella tenera creatura così affascinante.

In fin dei conti, tuttavia…non fu poi così difficile decretare un vincitore.

Ma come poteva…come poteva dare la colpa a quel visino così adorabile?!

“Ni…Niente…” belò il ragazzo malinconico, socchiudendo gli occhi.

Improvvisamente si sentì addosso una grande stanchezza.

La ragazza, dopo un attimo di esitazione, stette ad osservarlo a lungo come per cercare di trarre qualche conclusione da quell’atteggiamento così scoraggiato.

“Ehi…” mormorò infine sottovoce, avvicinando il viso a quello di Ginta. “…ce l’hai ancora per quello che è successo poco fa?”

Qu…quel tono di voce!

Maledizione, maledizione!

“B-Bè, io…” bofonchiò lui impacciato, evitando di incrociare il suo sguardo.

Non poteva permettersi di fare la figura dello stupido di fronte a lei!

Arimi lo fissò ancora con i suoi grandi occhi nocciola. “…Lo immaginavo!” sorrise tirandogli un pizzicotto sulla guancia.

“Eh?!”

“Oh, andiamo, non dirmi che te la sei davvero presa!” riprese lei in tono che aveva dell’indignato.

Per Ginta ebbe quasi l’effetto di una stilettata al cuore.

“M-Ma insomma, come altro avrei dovuto reagire, allora?!” sbottò piccato, stringendo i pugni. “Ci tenevo così tanto a fare una bella sorpresa a Miki, e invece…”

“Ehi, Suo…” Arimi gli scoccò un’occhiata glaciale. “Dimmi un po’, invece…come mai hai deciso di darti da fare così alacremente per organizzare la festa di compleanno di Miki?”

Ginta si sarebbe volentieri dileguato all’istante, se solo la ragazza non lo stesse braccando sul posto con entrambe le braccia.

“E-Eh?!” balbettò imbarazzato.

Che…che cosa stava insinuando?

“Forse…mi stai nascondendo qualcosa?” proseguì Arimi sussurrando al suo orecchio con un timbro di voce che Ginta non aveva mai trovato più minaccioso.

“Co…cosa?!”

Fece appena in tempo ad incrociare gli occhi fiammeggianti della fidanzata per cadere nel panico più totale nel giro di pochi secondi.

Spalancò gli occhi come illuminato da una rivelazione sorprendente.

Accidenti, ma allora…

…sembrava davvero che tenesse più a Miki che a lei?

“N-No, no, NO! Non intendevo affatto quello, d-davvero!” In preda all’ansia e prigioniero di terribili fantasie in cui una adiratissima Arimi lo abbandonava al suo destino in un contorto labirinto di spine, Ginta cominciò ad agitare furiosamente le braccia all’intorno e a farneticare una serie di scuse impossibili e frasi di smentita.

Oh cavolo, Arimi non lo stava nemmeno guardando…

Stava giocherellando con la cannuccia del suo bicchiere senza degnare di un misero sguardo la sua patetica scenata.

“A…Arimi!” esclamò il moro posandole con foga le mani sulle spalle e costringendola a girarsi. “Cre-credimi, non l’ho fatto pe-per un motivo particolare, te lo giuro!”

Silenzio.

Sudore freddo.

Mani tremanti.

E sul viso della ragazza si aprì l’espressione più ingenua che avesse mai potuto concepire.

“Certo che no, stavo solo scherzando!”

Gli ululati di Ginta si interruppero di colpo.

Così come la sua incredibile riserva di energia nascosta, dopotutto.

Eh?!”

“Volevo solo vedere come avresti reagito alla provocazione” spiegò Arimi con tranquillità portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Non agitarti troppo.”

Una serie di lunghi fischi continui scandì lentamente la mente rivoltata del ragazzo, impalato sul posto con un’espressione di pura cretineria dipinta in volto.

“Comunque, non preoccuparti…” Arimi gli sorrise dolcemente e gli scostò delicatamente la frangia dalla fronte. “Prima o poi Miki tornerà a casa, e non potrà che essere felice di vederci…anche senza rinfresco.”

Ginta, nonostante non si fosse ancora ripreso dalla sventola precedente, non potè fare altro che annuire.

“Coraggio, Ginta” disse l’altra stringendogli una mano tra le sue. “Vieni di là a sederti insieme a…”

Un secco fragore metallico la sorprese prima che potesse interrompere il discorso.

E subito, come un fulmine a ciel sereno, un silenzio carico di attesa piombò nel piccolo appartamento.

“Ehi…” mormorò piano Yayoi. “Ma…”

Il rumore della chiave che si districava nella serratura della porta continuò a rimbombare nelle orecchie degli ospiti.

Tesi in ascolto.

“N-Non sarà mica…” tremò Tsutomu lasciando andare il panino che reggeva tra le mani.

Qualcosa gli diceva che sarebbe tornato nel suo adorato Giappone molto, molto presto!

Una mandata, due mandate, tre mandate.

La maniglia interna si piegò verso il basso.

“P…presto, nascondetevi tutti!” trillò Arimi agitata, allargando le braccia e correndo da una parte all’altra della stanza per riportare l’ordine delle cose.

Al suo minimo cenno, tutti gli organizzatori della farsa scattarono in piedi come grilli e si sbrigarono ad infilarsi nel primo spazio nascosto che avessero trovato; ormai non c’era più tempo per riprendere le postazioni iniziali.

Il portone d’ingresso cominciò ad aprirsi.

I cardini che la sorreggevano stridettero inquietanti.

“Presto, qui sotto!” Tsutomu sollevò il lembo della tovaglia per farvi passare Yayoi, tirando via una scatola di mochi che andò a schiantarsi per terra, rovesciandosi sul pavimento e sotto il divano.

Il tocco leggero del cartone non sfuggì all’udito dei due ragazzi al di fuori della soglia.

“Ehi, che cos’è stato?” chiese Miki volgendosi verso Yu, dietro di lei, mentre si affrettava a spalancare completamente la porta.

E la scena che si ritrovò davanti, decisamente non era nella normalità.

Ginta e Arimi, avvinghiati l’uno contro l’altro in una presa quanto mai ridicola, stavano avvolgendo una delle tende della finestra attorno ai loro corpi.

Nacchan si era bloccato con un braccio a mezz’aria mentre stava aiutando Meiko e il suo ingombrante pancione ad alzarsi dal divanetto su cui erano rimasti seduti poco prima.

Al di sotto del tavolo ricoperto da un deposito di briciole colorate, il posteriore di Tsutomu ondeggiava goffamente mentre cercava di coprirsi alla meglio con il lembo della tovaglia bianca più a portata di mano.

Hailey, bocca spalancata per lo stupore, si era bloccata sulla soglia del locale cucina, tra le mani un vassoio di cheese cake.

E un disordine assoluto regnava nell’intero ambiente.

“Eeeeh?!” Miki, sconvolta, allargò le gambe e puntò un dito avanti a sé. “E…e voi…che cosa ci fate qui?!”

“Già…” confermò Yu sporgendosi da dietro la schiena della ragazza per ammirare la scena a sua volta.

Nelle vene degli ospiti inattesi, oramai, nonostante le strane pose che avevano assunto, stava scorrendo puro ghiaccio.

Un silenzio imbarazzante li coinvolgeva completamente nella contemplazione della festeggiata.

Arimi fu la prima a mormorare qualcosa, sebbene il fiato le si fosse mozzato all’improvviso.

“S-Sembra che…ci sia anche Yu…”

“Ah…Ah ah ah…” ridacchiò Ginta avvertendo le gote avvampare. “Già…m-ma guarda…”

Miki non sapeva proprio cosa pensare.

Cosa diavolo ci facevano i suoi amici…nella sua casa?!

“Si può sapere da dove siete saltati fuori?!” insistette muovendo i primi passi incerti, ardendo di curiosità.

I suoi amici…a Londra?

Un’occhiata collettiva.

“E-Ehm…bè…” sussurrò Meiko portandosi una mano sotto il mento, estremamente divertita da quella situazione che si era andata a complicare fino a quel modo. “Abbiamo solo fatto un salto…per venire ad augurarti buon compleanno, Miki…”

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TO BE CONTINUED…

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Noticine: *__* I-Io…

…Io vi adoro tutti

Mi sarei messa a piangere quando ho letto le recensioni dello scorso capitolo!! ç__ç Siete sempre tutti così incoraggianti…e io che invece continuo imperterrita a ritardare sempre di più la pubblicazione del nuovo capitolo!! ^^;

Ma davvero il mio ultimo aggiornamento risaliva a FEBBRAIO?! O__O Non me ne sono minimamente resa conto!

Comunque, sono finalmente riuscita a terminare il nuovo capitolo, che ahimè…mi dà tanto l’idea di transizione, purtroppo! Non è che mi soddisfi molto, a dire il vero, il quinto anno di liceo mi sta facendo deviare dal mio solito stile di scrittura…Vi prego, abbiate pazienza! ^__^;

Spero comunque che vi sia piaciuto…mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni, sempre importantissimi per me!

E davvero, non so proprio come sdebitarmi per le meravigliose recensioni che mi avete lasciato nel precedente capitolo…*me si commuove ancora*

Grazie davvero di cuore…grazie Cris, Miki18, Cardillina, Nayma, Kimi, Miki90, Pinacchia, Liz Dreamer, Lollyna…vi adoro!!

Un baciotto grandissimo e…al prossimo capitolo! Con tutto l’augurio che lo studio mi dia un po’ di tregua…^^;

Alessandra!

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*Sakuramochi: pasticcini dolci, al profumo di ciliegia

*Mochi: pasticcini di riso pestato

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Adoro le tradizioni giapponesi!! ^_____^

  
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