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Autore: nevaeh    11/03/2013    21 recensioni
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Se Louis Tomlinson una sera telefonasse a casa di una qualsiasi ragazza tra i tredici e i venticinque anni, per di più invitandole a cena, le urla di eccitazione potrebbero essere udite senza grossi impedimenti fino in Patagonia; ma se lo stesso Louis telefonsse una sera a casa di Julie Horan, sempre per quella cena... Cosa potrebbe succedere?
[...] - Ma chi è che la sera deve per forza rompere i cogl….- cominciò a dire aprendo la comunicazione, arrabbiata come una iena.
- Complimenti per la finezza delle dieci e un quarto di sera, spero tu non ti sia preparata questo soave saluto apposta – la interruppe una voce maschile dall’altro lato della cornetta, ironica. Julie rimase un secondo spiazzata, riuscendo solo a pensare a quella voce. Leggermente roca, profonda, sexy. Poteva una voce essere sexy? [...]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Canzone dell'amore perduto

 

 

You had my heart inside of your hand

And you played it

To the beat.

Rolling in the deep, Adele


Il venerdì mattina Julie, con due libri di Anatomia tra le braccia e una tazza di caffè americano tra le mani si sedette al divano del salotto per studiare e concentrarsi un po’. Aveva provato a sentire Louis quella mattina, ma quando qualcuno di molto più adulto e molto meno flessibile aveva risposto al suo cellulare, la ragazza aveva sbuffato e aveva deciso di lasciar perdere almeno per qualche ora. Quattro giorni che non rispondeva al cellulare, ai messaggi e alle mail. Julie accese il televisore e fece zapping quando proprio la faccia di Louis, sorridente e maliziosa come sempre, comparve sul primo canale.

- Credo che si fantastico il fatto che i fan vengano davanti all’hotel o al ristorante dove sto pranzando. Ci tengono a me, non sarei qui se non fosse per il loro supporto. – Julie quasi poteva immaginare il manager dietro la telecamera che annuiva soddisfatto e le venne quasi voglia di dare di stomaco.

Intanto l’intervista, di una radio finlandese, continuava e Louis sorrideva e rispondeva, – qual è la parte migliore e la parte peggiore dell’essere Louis Tomlinson?

- Credo... la parte migliore è l’essere qui, poter fare musica e poter realizzare il mio sogno. La parte peggiore… - il ragazzo si fermò, Julie credette che non avrebbe più risposto alla domanda, ma durò solo un secondo – non poter essere sempre insieme alle persone che amo. Sono spesso in giro e sento molto la mancanza della mia famiglia e dei miei amici.

- A proposito di amici, Louis, - riprese allora l’intervistatore, con un sorriso complice – ce n’è qualcuno di particolare? –

Louis scoppiò a ridere, fraintendendo deliberatamente la domanda, – be’, Harry e io siamo amici da un sacco… - e facendo divertire tutto il pubblico.

- Sai a cosa mi riferisco, su! – Julie ebbe un tuffo al cuore e dimentica della tazza traballante sul ginocchio e dei libri buttati a casaccio sul divano si protese verso la televisione.

- Ah, in quel senso! – finse di cadere dalle nuvole – sto frequentando una ragazza, sì.

- Ed è una cosa seria? – il tono dell’intervistatore divenne confidenziale.

Louis sorrise, mentre scuoteva la testa, – non lo so, ci vediamo da poco; ma lei è fantastica, vedremo come si evolveranno le cose.

- Be’, qui sappiamo che non senti molto la sua mancanza… com’è stato il concerto dei Coldplay di ieri sera? – continuò l’uomo, in quello che sembrava un copione del tutto prestabilito. Julie cominciò a non capire molto il senso di quella conversazione. Lei e Louis si vedevano da poco, ma non erano mai stati ad un concerto. E poi lei era a Londra, quindi…

- Piacciono molto sia a me che a Sophie, è stato bello poterci andare insieme. – il cellulare di Julie cominciò a squillare quasi contemporaneamente, e lei rispose come in trance. Selene, dall’altra parte della cornetta, cominciò a parlare a raffica.

- Hai un secondo nome?

Julie scosse la testa, ricordando solo in un secondo momento che doveva necessariamente parlare affinché l’amica carpisse la sua risposta; - no.

 - Un soprannome? Un vezzegiativo?

Julie si alzò dal divano e prese la tazza, ormai in procinto di cadere sul tappeto – Selene, io sono a Londra. – disse allora.

- E allora chi è questa?

Julie sospirò, – non ne ho idea, ma a quanto pare io e Louis abbiamo appena rotto.

- E perché tu non ne eri al corrente?

- Avrà voluto farmi una sorpresa. – ribatté sarcastica.

- Che sorpresa del cazzo. – solitamente la ragazza non diceva mai parolacce, e Julie si ritrovò ad essere doppiamente concorde con lei; - ci vediamo tra un’ora? Andiamo a fare colazione insieme?

- Perché no, intanto vado a svegliare Olivia.

- A dopo. Ti voglio bene. – Julie sorrise, versò senza farci troppo caso il caffè nel lavandino ed infilò un paio di jeans, un maglione di lana bianca di suo fratello e un paio di stivaletti marroni. Non si truccò lasciò gli occhiali da vista in bilico sul naso ed entrò in camera della sua migliore amica senza bussare, trovandola vuota. Non le ci volle molto per fare due più due: mise il cappotto, un berretto di lana che le ricadeva all’indietro sul capelli ricci e uno sciarpone che la copriva fino al naso, lasciò un biglietto sull’angolo colazione ed uscì di casa. Fu solo quando si sedette in metropolitana che ebbe modo di pensare sul serio a quello che era appena successo. Decise di partire dal principio: si erano visti l’ultima volta tre settimane prima e non avevano litigato, anzi; lui era partito e nei primi giorni la chiamava anche tre volte al giorno e si scambiavano decine di sms. Le era arrivato il regalo dalla Spagna, che aveva aggiunto al braccialetto con un sorriso e il cuore accelerato. E poi? Le chiamate si erano diradate, lui aveva un sacco di impegni e spesso il cellulare rimaneva nelle mani del suo manager, che ignorava ogni tentativo di comunicazione da parte della ragazza. Lui l’aveva chiamata la settimana prima mentre era in aereoporto, le aveva detto che le mancava un sacco e che non vedeva l’ora di tornare a casa. Lei gli aveva chiesto se stesse facendo il bravo, la sua voce mentre rispondeva era così stanca che lei non aveva avuto dubbi nel crederci. Quel pomeriggio era arrivato il fiore di cristallo dall’Italia. Dopo quella chiamata c’erano stati solo sms. Lui rispondeva ad uno ogni sei che lei gliene inviava, ma tutte le volte le diceva che era impegnatissimo e che non poteva stare al cellulare, ma che sentiva la sua mancanza. Una volta gli aveva scritto che Stoccolma era bellissima, ma che sarebbe stata ancora più bella se lei fosse stata lì in quel momento. Due giorni dopo era arrivato un corriere con un pacchetto contente un fiocco di neve minuscolo; Julie aveva letto il bigliettino scritto con la sua grafia disordinata che ormai aveva imparato a conoscerlo, mandandolo addirittura a memoria visto che lui non aveva più risposto ai suoi messaggi. Era passato ancora un giorno, poi, e Julie aveva pensato che probabilmente era eccessivamente occupato per stare al cellulare, ma nonostante tutto non era riuscita a nascondere la delusione. Non si era nemmeno res conto che ormai dipendeva dalla sua voce e dai suoi messaggi. Probabilmente, se lui fosse stato più tempo a Londra, avrebbe avuto modo di diventare dipendente anche dai suoi occhi. E invece lui aveva preso l’ennesimo aereo ed era atterrato a Dublino, e i giorni erano diventati quattro. E poi c’era stata quell’intervista. Il cellulare prese a squillarle nell’enorme borsa che portava al braccio e ci mise qualche secondo per trovarlo e rispondere.

- Miele. – Julie rimase in silenzio, divisa in due. Le era mancato il suono della sua voce, quel soprannome giocoso con cui solo lui la chiamava. Ebbe voglia di chiudergli il telefono in faccia, ma quando lui riprese a parlare non ne ebbe il coraggio – devo parlarti.

- Potrei dirti che non voglio parlare con te, ma sai benissimo quante volte ho provato a telefonarti o mandarti sms. E tu non hai mai risposto. – la sua voce era fredda e distaccata, il tono basso per mantenere un minimo di privacy nella folla del treno sotterraneo.

- Ho avuto da fare, sai quanto siano pressanti quelli del managment.

Julie sorrise sarcasticamente, – so anche quanto tempo porti via un concerto dei Coldplay, anche se sono convinta che tu e la tua nuova ragazza siate passati dalla corsia preferenziale per super star. – Louis non rispose, così Julie chiese – vero? – solo per metterlo in difficoltà.

- Devi capire che non è assolutamente una cosa che io voglio.

- Ovviamente c’è costantemente qualcuno che punta una pistola alla testa.

Louis rimase in silenzio per un po’, poi sospirò – non è come sembra, davvero. È solo per pubblicità.

- E ovviamente non potevi opporti. – Julie fece una pausa, il treno si fermò e scese facendo a spintoni – non voglio nemmeno sapere le motivazioni, perché effettivamente non mi importa.

- Domani torno a Londra, possiamo vederci?

Julie vide la sua amica davanti allo Starbucks e le fece un cenno – forse è meglio di no, Louis. Ciao. – spense il cellulare e si avvicinò a Selene.

- Io e te dobbiamo parlare. – disse soltanto la nuova arrivata, trascinando la sua amica verso lo Starbucks più vicino. Julie scosse la testa e la accompagnò fino al banco senza proferire parola.

- Allora?

Julie alzò lo sguardo, cercando un posto dove sedersi; - allora cosa?

- Vuoi parlarne? – Selene sorrise fiduciosa alla sua amica, che però scosse la testa.

- Mi dispiace di averti praticamente trascinata qui, ma dopo che ho parlato con Louis mentre venivo…

Selene sgranò gli occhi: - cosa? Gli hai parlato?

- Già – fu la laconica risposta di Julie, che poi prese un sorso del suo caffè, - ma non è andata bene.

- Ti va di dirmi cosa vi siete detti?

Julie sorrise, - Selene, non trattarmi come una malata terminale, sto bene. Sono solo contenta che la cosa sia terminata prima di diventare troppo seria.

- E’ questo il problema, Julie: per te la cosa è già troppo seria.

Entrambe le ragazze rimasero in silenzio qualche secondo, consumando la colazione. Fu Julie la prima a riprendere a parlare: - Ha detto che è solo una questione di lavoro. Lei ha bisogno di essere fotografata e lui è sempre seguito dai paparazzi. – spiegò, monocorde.

- Bello schifo.

Julie sorrise, - non me ne parlare. Sai una cosa, però? Non ci voglio minimamente pensare. A che ora usciamo, stasera?

Selene non rispose subito, pensando che la sua amica stesse scherzando. Non la conosceva da quando erano piccole, ma avevano trascorso abbastanza tempo insieme perché lei potesse intuire quello che davvero provava la sua amica. Alla fine, però, ammirando il suo coraggio, sospirò e rispose: - alle dieci. Mettiti in tiro, facciamo conquiste!

 

***

But everything we talked about is gone

And the only chance we have of moving on

Was trying to take it back before it all went wrong.

Before the worst, The Script


- Ho fatto una cazzata. – Julia Webb sospirò, il telefono premuto tra spalla e orecchio e le mani che cercavano di preparare un pranzo quantomeno decente.

- Ne hai fatte parecchie, ultimamente. A quale ti riferisci in particolare?

Louis borbottò quello che sembrava un insulto, poi mormorò solo: - pensavo non fosse così importante per lei, capisci? Cioè, io lo so che è la mia ragazza e anche lei lo sa. Non vedevo il problema.

- Cioè… - Olivia cercò di riassumere – sei stato davvero così imbecille da credere che la tua ragazza non avrebbe dato di matto sapendo che tu, dopo non esserti fatto sentire per settimane, avevi cominciato ad uscire con una modella di Victoria’s Secrets? – il tono, volutamente sarcastico, non fu del tutto utile al ragazzo.

- E’ solo per pubblicità!

Olivia sospirò, decidendosi finalmente ad accendere il gas, - andiamo, Lou, non prendermi in giro. E dire che lo sai anche il caratteraccio di Julie!

- Cosa dovrei fare, allora? – Louis, che in quel momento si trovava sul terrazzo di un lussuoso hotel di Stoccolma, buttò il filtro della sigaretta e si sedette a gambe incrociate sul pavimento. Il suo manager molto probabilmente lo stava cercando, ma a lui proprio non interessava.

- Mollarla, forse?

- Non credo io possa farlo senza perdere il lavoro.

Olivia prese due piatti dalla credenza per preparare la tavola, - ti mangiano vivo, Lou, e non riesci nemmeno a rendertene conto. La questione, credo, non è poi più tanto Sophie o Julie. Qui c’è in ballo la tua salute psicologica. Credi davvero ne valga la pena?

Louis non rispose subito alla domanda, limitandosi stringersi nelle spalle come un bambino, forse dimentico del fatto che la ragazza non avrebbe potuto vederlo, - cosa vorresti dire, Olivia?

- Niente, Lou, solo… Devi capire a cosa tieni di più, se alla fama o alla tua vita privata. – rispose semplicemente l’altra.

Il ragazzo rise, scuotendo la testa, - tu passi decisamente troppo tempo con Harry, lo sai? Mi ha praticamente detto la stessa cosa, quando ne ho parlato con lui.

Olivia, nel suo appartamento di Londra, si fermò nel mezzo della cucina con la pentola bollente tra le mani e gli occhi sbarrati, senza rispondere.

- Olivia, ci sei?

-Sì, sono qui. – la ragazza preparò il il piatto da portata per la pasta e lo portò a tavola, - stavi dicendo?

- Un sacco di stronzate, e una di queste ti ha turbata, a quanto pare. – fu la sua risposta, che comunque fece ridacchiare la ragazza – va tutto bene con Harry?

Olivia sospirò, – non lo so, veramente.

- Ne vuoi parlare? – Louis si strinse nel cappotto e si accese un’altra sigaretta, Olivia lo imitò inconsciamente.

- Non voglio annoiarti, tranquillo, non è niente di speciale. Quando torni a Londra? – cambiò subito argomento la ragazza. Non aveva del tutto voglia di parlare di quello che stava succedendo con Harry e Niall, che dormiva ancora nel suo letto con i jeans addosso.

Due uomini in giacca e cravatta uscirono sul terrazzo richiamando il ragazzo, che sospirò annoiato – ora devo andare, ma voglio davvero sapere cosa sta succedendo a casa. Torno domani, tieniti libera perché ti porto a pranzo! – annunciò, tirando per l’ultima volta dalla sigaretta prima di buttarla a terra con noncuranza.

Olivia sorrise, - wow, e non ho neanche dovuto vincere un concorso, stavolta! – scherzò, comunque grata al suo amico. Come fossero arrivati al punto di chiacchierare al telefono non se lo riuscivano a spiegare nemmeno loro, ma alla fine entrambi avevano bisogno di quella strana amicizia, fatta di telefonate ad orari improponibili e pranzi tra una lezione e una tappa di tour.

- Ci sentiamo presto, fai la brava! – la salutò, infine. Olivia mormorò un “anche tu” prima di spegnere il cellulare, in tempo per accogliere Niall che, con la t-shirt a mezze maniche stropicciata e senza scarpe, entrava in cucina.

- Giorno, piccola. – le sorrise, in quel modo che le faceva battere il cuore forte.

- Giorno. Ho preparato il pranzo.

Niall sorrise, avvicinandosi a lei, - grazie. – le disse tentando di abbracciarla, afferrando però solo il vuoto. Olivia, da quando si era alzata, ci aveva pensato bene. Non voleva che solo una notte, che poi avevano passato a chiacchierare e a dormire, dovesse sconvolgere lei e tutta la sua vita. Non poteva essere stupida di nuovo, nonostante quegli occhi blu ancora lucidi di sonno le facessero perdere quasi totalmente la ragione.

- Ci ho pensato.

Niall alzò gli occhi al cielo, - non mi dire…

- E prendimi sul serio! – lo apostrofò divertita lei, allora, sedendosi mentre il ragazzo serviva la pasta nei piatti e tornava a sedere a sua volta.

Niall sorrise, alzò le mani come a dire “ok, scusa!” e cominciò a mangiare; Olivia giocò un po’ col cibo nel suo piatto, - è quasi Natale, - cominciò, dopo qualche secondo.

- Lo so.

- Sei qui già da un po’, e poi tornerai alla tua base o come cavolo si chiama. – continuò, mentre Niall alzava la testa dal piatto.

- So anche questo.

Olivia annuì, - mi sono innamorata di te quando non sapevo nemmeno cosa significasse. Ti ho amato quando sei scappato di casa perché non riuscivi più a sopportare tua madre, ti amato quando hai messo l’apparecchio e quando lo hai tolto, quando mi hai convinta a saltare scuola e ci hanno beccati e siamo stati in punizione per una settimana, non ho smesso di amarti nemmeno quando mi hai lasciata. Dio, quanto mi sono odiata in quel momento…

Niall le prese una mano, accarezzandogliela dolcemente col pollice, - Olivia, tu mi hai tradito e comunque sono qui a chiederti di darci un’altra possibilità. Non credi sia abbastanza?

- No, credo che io non sia abbastanza. Tu meriti qualcuno che non sia come me.

Niall le sorrise, scosse la testa, – e tu cosa meriti? Un ragazzo che ti porta a letto e basta? Sei contenta così? – le chiese, serio.

- Harry non è così, lui… abbiamo deciso insieme di non avere una relazione, all'inizio. – lo difese Olivia, abbassando lo sguardo per la vergogna.

- E perché?

La ragazza si strinse nelle spalle, - ho paura, Niall. Distruggo tutto quello a cui tengo. – fece una pausa, fissò lo sguardo in quello azzurro di lui, - ho distrutto te.

Niall le lasciò la mano, - mi hai fatto tanto male, Olivia. Ho creduto di odiarti a un certo punto. Lo sapevi quanto ti amavo, quanto ti amo ancora adesso. Ho pensato che la colpa fosse la mia, che non fossi abbastanza bello per te, che non fossi abbastanza divertente o premuroso. In effetti un po’ mi aiutato a mettermi in discussione, a capire quello che volevo veramente.

- E cosa volevi veramente, Niall?

- Volevo essere abbastanza forte per finire il liceo, volevo il coraggio per andare via di casa una volta per tutte, volvevo la forza per cambiare totalmente quello che ero. Volevo te, anche, anche se non me ne rendevo conto. – mormorò il ragazzo, continuando a guardare Olivia.

Olivia rimase in silenzio, alzandosi per poggiarsi contro l’angolo colazione. Niall rimase fermo al tavolo.

- Non ho mai smesso, nemmeno un secondo, ti pensare a te e a quanto sono stata stupida. Neanche un giorno fino a quando non ho conosciuto Harry. – disse solo, dopo quasi un minuto, la ragazza.

Niall rimase in silenzio, limitandosi ad annuire.

- Ho cominciato a credere che magari non ero così sbagliata, se stato avendo una seconda opportunità di stare bene. Non voglio sprecarla. E' da qualche settimana che ci frequentiamo come coppia.

- Cosa provi per lui? – il mormorio di Niall arrivò attutito ad Olivia, che aveva incrociato le braccia al petto.

- Non quello che tu hai detto. Non è solo sesso, per me. Con lui sto bene. - rispose la ragaza, rendendosi contoo di pensarlo sul serio.

Niall annuì nuovamente, imitandola nella posizione, -bene come stavi con me?

- Non lo so. E' tutto diverso, voglio andarci piano.

- E per lui, invece? - Niall fece qualche passo fino a raggiungere Olivia, le prese il mento tra le dita; - lui prova lo stesso che provi tu?

Olivia non riuscì a rispondere, scosse la testa ed uscì dalla stanza.

 

***

 

Quando le ragazze, quella sera, si incontrarono in un bar alla moda per cominciare la serata, l’umore non era dei migliori. Selene, che già si era pentita di aver accettato, sedeva su un divanetto di pelle bianca stretta in un abitino nero monospalla; Olivia e Julie, che in realtà si erano incontrate solo in quel momento visto che la seconda era tornata a casa solo un’ora prima dell’appuntamento, chiacchieravano fitto di chissà cosa a loro agio in due abitini che lasciavano ben poco all’immaginazione, Demetria e Shiver, entrambe in pantaloncini e con calze dalle fantasie particolari, commentavano il locale e la serata.

- Si preannuncia una serataccia. – annunciò Olivia poco dopo, quando tutte e cinque ebbero ricevuto il loro drink.

Demetria annuì, sconsolata – non me ne parlare. Ho perso un concorso per una borsa di studio a Chicago.

- Harry mi sfrutta solo per fare sesso e l’ho capitolo solo quando il mio ragazzo del liceo è tornato all’attacco. – continuò Olivia, mandando giù un sorso.

Selene sospirò, - credo di essermi innamorata di un imbecille. E l’ho pure schiaffeggiato.

- Io e Liam ci siamo presi una pausa. – la voce di Shiver era bassa e imbarazzata, ma comunque tutte poterono sentirla. Dal momento che la sua migliore amica si voltò verso di lei con gli occhi spalancati, tutte capirono che la notizia era davvero fresca e quindi parecchio dolorosa.

 Julie fu l’ultima a parlare, appena un secondo dopo aver finito il suo Martini: - tra me e Louis è finita. E non sono nemmeno completamente sicura che sia mai iniziata. – disse solo.

Tutte rimasero in silenzio, poi Olivia sbatté il bicchiere sul tavolo rischiando di farlo rompere. – Cameriere! – chiamò allora, mentre le altre la guardavano stranita. Fu solo dopo aver ordinato il secondo giro di Martini che si decise a parlare, finalmente: - ecco come stanno le cose: è stata probabilmente una delle settimane più difficili che abbiamo passato, ma non ci piangeremo addosso, chiaro? Da adesso guai a chi parla di ragazzi, di guai all’Università e di lavori che vanno a rotoli; è permesso solo bere, flirtare con ragazzi carini e divertirsi. Sono stata chiara?

Tutto il gruppo scoppiò a ridere, alzando i bicchieri che nel frattempo erano stati serviti; - cristallina! – quasi ulrò Shiver.

Le ragazze fecero tintinnare i bicchieri: - a noi! – annunciò Julie.

- A chi ci vuole bene! – continuò Demetria.

- Ma soprattutto – Selene alzò il suo bicchiere e sorrise alle altre – a chi ci vuole male!

 

***

 

Sono tornata, dopo mesi, per non sparire più!

Grazie per i messaggi e le recensioni che mi avete lasciato in tutto questo tenpo, non credo avrei mai terminato questo capitolo se non avessi letto tutte le belle parole da parte vostra. Ringrazio soprattutto, come sempre, Donatella, perché rimane con me anche quando mi butto a terra. Grazie a Chiara perché ha bellamente ignorato la mail che le ho mandato ma è la mia migliore amica lo stesso. Grazie a chi ha aspettato il capitolo e lo leggerà anche se sono passati mesi dall'ultimo aggiornamento e soprattutto grazie a chi, leggendo questa storia, andrà a leggere (e recensire?) anche I do, la nuova fanfiction che sto scrivendo, e gli altri miei lavori. Giuro che non passeranno mesi per il prossimo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, magari? :)

P.S. il titolo è in italiano ed è ripreso pari pari dalla canzone di De Andrè, che ho ascoltato in loop per tutta la scrittura del capitolo ♥ :)

   
 
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