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Autore: MoreUmmagumma    12/03/2013    6 recensioni
Una ragazza normale. Un carattere insolito. Due corteggiatori altamente improbabili. L'Europa e l'America come sfondo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Nuovo personaggio, Robert Plant
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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-Perché non guardi dove cammini?- mi domanda tendendomi la mano per farmi alzare.
Resto a fissare la sua silhouette irradiata dai raggi solari, finché non mi rendo conto in chi mi sono imbattuta. I riccioli neri gli coprono delicatamente il volto e i suoi occhi verdi mi scrutano dall’alto in basso, mentre tiene ben salda una valigetta in una mano.
-Scusami!- rispondo stizzita, liberando bruscamente il braccio dalla sua presa.
-Ehi!- mi richiama, dopo che mi sono allontanata qualche metro da lui  -Il nostro albergo è dall’altra parte!-
-Ho solo voglia di fare due passi, non di tornare in albergo-
-Allora ti accompagno!-
-Perché?-
-Perché anche io voglio fare due passi e tu hai chiaramente bisogno di parlare con qualcuno-
-Fai come ti pare!-
E mentre mi incammino noto che lui mi si affianca con la sua solita calma con la quale riesce ad affrontare ogni mia provocazione.
-Non dovevate discutere con Peter riguardo il concerto di domani?-
-Già fatto. Dovevamo solo rivedere la scaletta, non ci vogliono delle ore-
E le ore alla fine le passa con me, chiacchierando e camminando, fino ad arrivare Dio solo sa dove, alla periferia della città. I grandi palazzi hanno ceduto il passo a case più piccole e modeste, le strade si sono fatte via via più deserte e al rumore delle macchine è sostituito il ronzio tipico di una catena di biciletta, mentre sono poche le persone che incrociamo lungo i marciapiedi. La cosa che però più mi stupisce è che, a meno di un chilometro da noi, riesco a scorgere alture cosparse d'erba, ondeggianti per il venticello, un preludio di una campagna sotto un cielo sempre più grigio scuro.
-Dove siamo?- chiedo, mentre l’ansia comincia a salire.
-Pensavo lo sapessi. Sei tu quella che passa le giornate in giro ad esplorare posti nuovi-
-Ma io stavo seguendo te!-
-Idem- risponde poggiando la valigetta a terra e le mani sui fianchi, come di chi sta pensando a cosa è meglio fare in questi casi.
-Ma come fai ad essere così calmo?!-
-Perché non sono pessimista come te. Sei tu che pensi sempre che le cose possano andare male. Vieni, torniamo indietro!- mi dice prendendomi per mano.
Improvvisamente un lampo guizza in cielo, seguito da un potente rombo di un tuono. E in meno di un minuto comincia a piovere a dirotto per poi diventare un vero e proprio temporale.
-Ma questa non è la strada di prima!- gli faccio notare, ormai completamente zuppa.
Ma lui comincia a guardarsi intorno, cercando non so cosa, per poi tirarmi il braccio per fare in modo che lo segua, e mi porta sotto la tenda di un negozio. Restiamo lì sotto per almeno una quindicina di minuti, in attesa del passaggio di qualche taxi, ma non si sa perché non c’è anima viva e il tempo è anche peggiorato: oltre all’interminabile pioggia ci si mette anche un vento fortissimo.
-Aspetta qui!- mi dice tutt’a un tratto Jimmy –Io vado a quella cabina telefonica laggiù e faccio mandare qualcuno a prenderci, ok?-
-Ok- annuisco avvolgendomi il corpo con le braccia dal freddo.
Lo vedo incamminarsi sul marciapiede e raggiungere la cabina.
-Peter? Peter, sono James...-
Un altro potente tuono romba all’improvviso, lasciando la strada completamente al buio.
-Vaffanculo!- lo sento imprecare sbattendo violentemente la cornetta del telefono.
-Senti, non possiamo tornare in albergo- annuncia non appena mi raggiunge.
-Perché no?-
-Perché è troppo lontano! Non so se te ne sei accorta ma siamo dall’altro capo della città. Quindi o troviamo un posto dove stare stanotte o rimaniamo qui al freddo-
Inizio a battere i denti, stringendomi sempre di più a me stessa. Lui lo nota, infatti si leva la sua giacca per darla a me.
-Non che serva a molto, ma è meglio di niente. Prendila!-
-E tu?-
E lui si avvicina sempre di più a me, per cercare calore dal mio corpo, fino a che il suo petto non si scontra col mio, procurandomi altri brividi.
-C’è una locanda!- esclamo dopo qualche minuto, staccandomi da lui.
-Cosa?- domanda aggrottando la fronte.
-Più in là- indico con il braccio –C’è una locanda. L’ho vista prima mentre tornavamo indietro-
-Dai, sbrigati!- dice strattonandomi per un braccio e trascinandomi con sé sul marciapiede.
Dopo cinque minuti di corsa sotto la pioggia, finalmente raggiungiamo la locanda, entrando velocemente dopo aver spalancato la porta. Da dietro il bancone, il proprietario della locanda, un uomo tarchiato, sulla sessantina, quasi calvo e con dei buffi occhiali sul naso, alza gli occhi dal giornale che sta leggendo e li indirizza su di noi.
-Buonasera!- ci saluta, accendendo un’altra candela per far più luce.
-Salve!-
-Buonasera-
-Ha due camere libere per stanotte?-  domanda Jimmy avvicinandosi a lui.
L’uomo, senza rispondere, si volta verso la bacheca dietro di lui, esclamando: -Mi dispiace. Me ne è rimasta solo una-

Quale stupida locanda in mezzo al nulla rimane con una sola camera disponibile?!
Non che ne abbia molte altre, ma diciamocelo: quante persone, a parte noi due, e per un’estrema urgenza, vengono a passare la notte qui? In fondo altro non è che una di quelle vecchie locande di legno, di quelle che ti fanno pensare al porto presso il quale sono situate, magari sotto a un faro, dove i marinai si radunavano per raccontarsi a vicenda le proprie avventure, o varie storie di sirene e mostri marini, con un boccale di birra in mano.
E la camera non è da meno. Nonostante la sua piccolezza e semplicità nell’arredamento è comunque accogliente. Mi fa pensare a “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge.
La stanza è illuminata dalla candela che ci ha fatto strada per le scale, che il proprietario della locanda poggia su un comò di legno accanto all’entrata. C’è un’altra candela poggiata sul comodino a fianco al letto, che viene prontamente accesa, in modo da avere più luce.
-Buonanotte signori- dice il proprietario chiudendosi la porta alle spalle.
Mi accascio sul letto girando gli occhi verso la finestra alla mia destra e comincio a fissare le gocce di pioggia che scivolano lungo il vetro.
-In bagno c’è un doccia se vuoi-
-Sì, ora vado-
E mentre dico queste parole le luci della stanza si riaccendono. Grazie al cielo!
-Senti- esclama Jimmy avvicinandosi alla porta –Io vado di sotto a telefonare. Torno subito-
Annuisco alzandomi dal letto e andando in bagno. Chiudo la porta a chiave (o col chiavistello, se vogliamo essere precisi), apro l’acqua della minuscola doccia e mi spoglio. Il getto dell’acqua calda rimbalza sulla mia pelle non appena entro dentro, lasciandomi un senso di assoluto rilassamento. Rimango sotto l’acqua una decina di minuti ed esco, avvolta in un asciugamano, decisamente troppo piccolo.
Jimmy fuma una sigaretta alla finestra, dandomi le spalle. Fuori piove ancora, ma almeno non c’è più quella bufera di prima.
-Sei riuscito a telefonare?-
Si gira di scatto, posando gli occhi su di me per qualche secondo, con la sigaretta nella mano destra. Si volta di nuovo verso la finestra, dà l’ultimo tiro alla sigaretta e la butta di fuori.
-Più o meno- dice chiudendo i vetri –Sono riuscito a chiamare Peter, gli ho detto che stiamo bene, che siamo in una locanda...ma non sono riuscito a dirgli dove: la linea era disturbata-
Annuisco lentamente avvicinandomi al letto, tenendomi sempre più stretta nell’asciugamano.
Lui invece si avvicina all’armadio, aprendo le ante, e prendendo una coperta dall’interno e la poggia su una vecchia poltrona sgangherata di fronte al letto.
-Che fai?- gli chiedo.
-Dormo sulla poltrona, no?- risponde prendendo un cuscino dal letto.
-Pensavo fossi uno che si approfitta delle situazioni del genere-
-Non ho bisogno di approfittarmene. In genere sono le ragazze con cui vado che fanno in modo che si creino certe situazioni. Non so se è chiaro-
-Cristallino. Anche se devo ancora capire quale sia il vostro mestiere: se creare musica o provarci con qualsiasi ragazza vi si pari davanti-
-Tutt’e due le cose- risponde ridendo  -Solo che per la seconda non ci pagano-
-Beh, ad ogni modo ci guadagnate comunque-
-Il tuo qual è invece? Sputare sentenze e dimostrare a tutti che non sei d’accordo con niente e con nessuno?-
-Ma che stai dicendo?-
-Perché è questo quello che fai! Qualsiasi cosa venga fatta o detta tu devi per forza controbattere. Devi mostrare a tutti che sei contraria, sempre con quell’aria da professorina che sa sempre tutto. Ma se c’è una cosa che più mi attira di te è che ti dimostri sempre disinteressata, quando sai perfettamente che non lo sei! Siamo umani, non c’è niente di sbagliato nell’essere attratti da ciò che è diverso da noi. E io ne sono la prova-
Si avvicina sempre di più a me, passo dopo passo.
-Ti sbagli!- esclamo quando me lo ritrovo a pochi centimetri dal mio viso.
-Dimostramelo-
D’un tratto mi sento come smarrita nei suoi occhi verde smeraldo che fissano intensamente i miei. Sento il suo respiro farsi sempre più profondo e d’improvviso le sue labbra si impossessano avidamente delle mie. La sua lingua scivola con grazia nella mia bocca, inebriandomi del suo sapore di tabacco e whiskey, e le sue mani scivolano lungo il mio corpo, posandosi sulla mia schiena.
-Hai visto?- dice staccando il suo viso dal mio -Avevo ragione!-
Ma non mi dà il tempo di reagire a quella provocazione, poiché mi si lancia contro, facendomi sdraiare violentemente sul letto. E con movimenti rapidi ma fluidi mi toglie l’asciugamano di dosso, mandandolo da qualche parte sul pavimento, lasciandomi completamente nuda. Senza indugiare oltre, le mie mani cominciano a slacciargli la camicia e ben presto anche i suoi indumenti vanno a fare compagnia all’asciugamano, lasciandoci entrambi nudi, una avvinghiata all’altro. E mentre le sue labbra sfiorano delicatamente le mie, la sua mano sinistra scivola lentamente sul mio corpo fino a chiudersi sul mio seno. Un gemito improvviso mi scappa quando sento le sue dita stuzzicarmi il capezzolo, inturgidendolo. Mi guarda intensamente negli occhi prima di scendere lungo il mio petto, poi più giù verso la pancia, lasciando una lieve scia di saliva con la lingua. Le mie mani si insinuano tra i suoi capelli e il mio respiro si intensifica sempre di più. Scende sempre più giù, fino ad incontare la mia intimità per poi leccarmela avidamente.
-Cristo, come sei bagnata!- commenta poco dopo lasciando il posto alle dita, muovendole ritmicamente quasi fossi il manico della sua chitarra e accelerando il ritmo ogni volta che mi sente gemere.
-Direi che sei pronta- afferma sfilandole via.
Oddio, sì!
Mi aggrappo alle sue spalle, pronta ad accoglierlo dentro di me ed emetto un altro gemito estatico quando lo sento penetrarmi a fondo, con decisione, il suo bacino che si scontra con il mio e i suoi denti che mi mordono i capezzoli. E intanto comincia a spingere sempre di più, sempre più a fondo.
-Implorami di non smettere!-
Preda dell’eccitazione faccio quello che mi dice.
-Non...non smettere-
Ma la mia voce è flebile. Un sussurro.
-Parla più forte, non ti ho sentito-
-Ti prego non smettere!-
-Brava...Adesso dì che sei mia-
-Sono tua- dico con voce rotta, mentre le mie mani si posano sui suoi fianchi, in modo da aiutarlo con le spinte.
-Mia e di nessun altro!-
-Sono solo tua!-
Le sue spinte diventano sempre più insistenti e le sue mani afferrano vigorosamente i miei polsi in modo da tenermi ferma. Quasi lui fosse il padrone e io ai suoi ordini. E tutto ciò in questo momento mi eccita, mi eccita da morire. Sono così eccitata che raggiungo l’orgasmo qualche minuto dopo, lasciando un grido liberatorio. Anche i suoi gemiti diventano sempre più persistenti e poco dopo anche lui raggiunge l’orgasmo, accasciandosi esausto sul mio petto, mentre la pioggia continua a battere contro il vetro della finestra.


 
Messaggio ai lettori: Alèèè finalmente sono ricomparsa :'D Chiedo perdono ma in questi giorni sono stata un po' incasinata e solo ieri ho trovato il tempo di cominciare questo capitolo (che già avevo in mente da qualche settimana :3)
Bene bene bene...credo che questo sia il capitolo che tutte voi stavate aspettando, nevvero? Anche se il sesso con Jimmy Page non era affatto così...per chi non lo sapesse Jimmy era un sadico a letto, tant'è che si portava le fruste in valigia :'D Ma Efp non ci permette di scrivere scene sadomaso e quindi mi sono dovuta limitare a questo ._.
Vabbè, spero vi sia piaciuto e ci leggiamo al prossimo, ciaooooooo :*
  
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