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Autore: Cornfield    13/03/2013    2 recensioni
(Dall'ottavo capitolo):
Non riuscivo a crederci. Non riuscivo a guardarla in faccia, non meritavo di guardarla in faccia, non sapevo suonare, non sapevo allacciarmi le scarpe, sapevo solo di non sapere. Ero un completo disastro.
E mia madre aveva ragione.
Scesi di corsa dalle scale e uscii da casa, mentre mia madre piangeva lacrime amare, mentre il cielo piangeva e la mia faccia era completamente bagnata.
Dal sudore, dalla pioggia e da altrettante lacrime.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Berkeley, 1992
Adrienne si era trasferita in Minnesota da circa otto mesi.
Stavo soffrendo da circa otto fottutissimi mesi.
Non vivevo più da circa otto fottutissimi mesi.
Eravamo a una distanza di 2,000 anni luce, eppure io riuscivo a vederla.
Sentivo la sua risata, ridevamo insieme, piangevamo insieme. Lei era con me, sentivo la sua presenza, la sentivo dentro di me. Forse in realtà non se ne era andata, forse ha lasciato qualcosa.
Rimanevamo svegli tutta la notte fino allo sfinimento, sentendoci per telefono.
Ma un filo e un apparecchio non mi potevano bastare.
Avevo bisogno del suo calore.
Da tempo ormai non sentivo più il calore di nessuno.
Troppe persone nella mia vita se ne erano andate. Forse me ne ero andato anche io, ero insieme a lei.
Fissavo le pareti nella speranza di vederla spuntare all’improvviso da quel cemento bianco, il mio polso accelerava, il mio amore smaniava.
Cosi trattenevo il respiro e chiudevo  gli occhi, sognandola.
Ma neanche quello mi rendeva soddisfatto.
 
“Direi che cosi va bene cazzo! Kerplunk sarà un fottuto successo.” Fece Earl Williams, il nostro produttore mentre spegneva i microfoni nella sala di incisioni.
“Ci beviamo una birra per festeggiare? Qualsiasi sia la vostra risposta io di certo lo farò.” Disse Tré.
“Come sei trasgressivo.” Lo scherni.
“Non hai detto cosi ieri sera.”
“Ma perché non volete mai fare una cosa a tre?”  Si intromise Mike.
“Tu lo ficchi troppo forte”
“Ma almeno sono più bravo di voi due messi insieme.”
“Fai silenzio, nessuno può competere con il mio.”
“Uhm, Tré cosa intendi per mio?”
“Intendo il mio giubbino, non siate cosi sconci ragazzuoli.”
“Tré voglio scoparti!” Gridò Mike mentre ingoiò una pillola di anfetamina.
Lo guardai con preoccupazione, stava cominciando davvero ad esagerare con quella roba.. Ma alla fine caddi anche io in tentazione.
“Potete scambiarvi queste dolci effusioni altrove?” Fece Earl quasi infastidito.
Noi tre per tutta risposta ridemmo all’unisono, ormai mezzi drogati. Il produttore ci fissò con uno sguardo ostile ed uscimmo subito dalla sala di incisione. Finalmente potevamo avere un po’ di tempo libero,senza aver fretta di comporre altre canzoni.
Guardai il cielo, era scuro. Mi cadde una goccia sulla faccia.
E un’altra.
E un’altra.
E un’altra.
Merda.
Merda.
Merda.
Il cielo cominciò a piangere improvvisamente e ci ritrovammo completamente bagnati in pochi secondi.
Perfetto, i nostri piani di cazzeggio assoluto in giro per Berkeley erano rovinati da una fottuta pioggia.
Arrivammo a casa sconsolati come non mai.
Accesi la tv, ma non c’era un cazzo in onda. Gli occhi stavano cominciando a farmi male, schiavo di quella scatoletta.
Mi girai i pollici.
Riaccesi la tv.
La spensi.
Mi rigirai i pollici.
Mi stavo fottutamente annoiando.
Mi sentivo come un cane in calore tenuto prigioniero da una cella. E avevo perso la chiave per uscire.
Cominciavo ad impazzire.
Dove erano le mie motivazioni?
Io non avevo motivazioni.
Stavo fumando la mia ispirazione e puzzavo di merda.
Puzzavo seriamente di merda.
Patetico.
Guardai la stanza con apatia, tutto poteva interessarmi pur di sconfiggere la noia, ma niente sembrava veramente attirare la mia attenzione.
La solitudine doveva, poteva bastare.
Nessuno chiamava al telefono.
Riaccesi la tv.
Sei un fottuto pigro, ripeteva sempre mia madre. Può darsi.
Mi rigirai i pollici.
Non ce la facevo più.
Mi morsi il labbro quasi come se volessi farmi male e immaginai un paradiso, un paradiso qualsiasi, magari Christie Road.
Ora sentivo la puzza di pipi ed alcool penetrarmi nelle narici.
Ma tutto fu interrotto da un rumore.
Mike stava suonando il basso. Era una linea piatta, tranquilla, ma nello stesso momento apatica, pronta a scoppiare.
Entrai in camera sua.
“Hey cazzo Billie senti qua!”
Era mezzo drogato, probabilmente si sarebbe scordato tutto ciò che stava componendo tra qualche ora.
Eppure la adoravo.
“E’ perfetta.” Mormorai.
 Mi rispecchiava perfettamente, rispecchiava perfettamente ciò che facevo quasi tutti i pomeriggi, annoiarmi.
Ma poi all’improvviso, scoppiavo, ucciso dalla monotonia.
E ne feci subito una canzone.
Quella linea era incredibile.
 
Sentii che i Green Day stavano diventando qualcosa di fottutamente grande, oltre il Gilman Street.
Ne percepivo l’odore, l’odore del successo.

 
 
Mi rigirai nel letto per chissà quante volte, cercando a tentoni il corpo di Adrienne, per stringerla nelle braccia.
Basta, questo strazio doveva finire. Dovevo assolutamente scordarmi di  lei. Dovevo cancellarla nella mente. Ogni volta però che me lo ripromettevo, ecco che ricominciavo a pensarla, quasi senza accorgermene. Non potevo farne a meno. Era quasi come una dipendenza, non era anfetamina ma qualcosa che fa molto più male, l’amore.
Dovevo, ma non potevo incontrarla.
Era tutto cosi patetico, sul serio.
La distanza mi stava uccidendo.
Mi drizzai all’improvviso e corsi verso la camera di Mike imperterrito.
Un’idea mi baleno nella mente in pochi secondi. Era un’idea un po’ folle, assurda, ma d’altronde tutte le mie idee erano cosi.
“Mike sei sveglio?” Sussurai. Erano le 4.00 di mattina.
Il mio amico farfugliò qualche bestemmia.
“Mike?”
Tolse la faccia dal cuscino.
“Che cazzo vuoi?” Fece con la voce impastata dal sonno.
“Bhè, avrei da dirti alcune città dove potremmo fare concerti per promuovere Kerplunk, è già uscito da una settimana ma le vendite non sembrano essere molto buone.”
Mike sembrò non dare segno di vita.
Si stropicciò gli occhi.
“Cioè, tu mi hai svegliato alle 4 di mattina per dirmi che hai delle idee per il tour?”
Annuii come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Ed esattamente perché lo hai fatto a quest’ora? Esiste una cosa chiamata MATTINA porca puttana!”
Feci un sorrisetto malizioso.
“Oh no Billie, ti prego dimmi che non vorresti fare quella cosa che sto pensando…”
“Invece si.”
“Sei un fottuto pazzo.”
“Ma è l’unico modo per vederla!”
“Non possiamo arrivare fino al Minnesota coglione, magari li non troviamo nessun fan del cazzo!”
“C’è Adrienne.”
“Allora suonerete senza un bassista, perché io fin li dopo chissà quante giornate estenuanti in macchina non ci vado, chiaro?”
Mi avvicinai al suo letto.
 “Lasciami in pace, conta le tue fottute pecorelle e lasciami dormire. Se le finisci puoi prendere le mie… ma per favore togliti dai piedi!”
“Perché sei cosi irascibile Mr. Pritchard?”
“Perché a quest’ora si dorme.”
“Mike, ascolta… è l’unica occasione per vederla, io non ce la faccio più, DEVO vederla!”
“Puoi andarci da solo.”
“E’ anche una buona occasione per farci conoscere fin li e fare concerti, andiamo!”
“Fottiti.”
“Sono due occasioni irripetibili!”
“Fottiti.”
“Ti prego!”
“Fottiti!”
“Fallo almeno per la band, fallo per me!”
Mike fece un lunghissimo sospiro.
“Se dico di si mi lascerai dormire, brutto stronzo?”
“Certo.”
“Domani partiamo.”
Lo abbracciai.
“Toglimi le mani di dosso, segaiolo.”
Mentre stavo per uscire dalla stanza mi richiamò.
“Mi hai parlato di tutto ciò a quest’ora solo perché fossi rincoglionito e non ci capissi niente vero?”
Sorrisi di nuovo maliziosamente.
 

Arrivammo a casa di Tré verso le 11:00 di mattina, mentre trascinavo Mike che, chissà perché, non era riuscito a chiudere occhio tutta la notte. Tré ci aveva detto di avere un trasporto ideale che avremmo usato per gli spostamenti dei concerti. Ero proprio curioso di vedere codesta macchina o quello che era, descritta come la “meraviglia dei motori odierni” da lui stesso. Quando entrammo in garage le mie aspettative crollarono.
“Che cazzo è questa cosa?” Tré fece una risata soffocata.
“E’ il trasporto di cui ti parlavo!”
Lo osservai bene. Era un mini pullman fatiscente, che puzzava di candeggina ed ammoniaca. Si riusciva a leggere a malapena “BOOK MOBILE”, una scritta posta a caratteri cubitali sul retro.
“Non ci prenderanno come dei librai ambulanti girando con questo coso? Non abbiamo mai letto un fottuto libro nella nostra vita!” Fece Mike.
“E’ l’unico mezzo che ho trovato, accontentatevi. Era di mio padre, ma ora non lo usa più.”
“Quando arriveremo a Minnesota?”
“Non lo so, il pullman arriva a massimo 100 km orari.”
Cercai di non incontrare lo sguardo del mio migliore amico, ma sapevo che mi stava mandando imprecazioni in cinese.
Salimmo nella “meravigliosa” Book Mobile. C’erano solo tre sedili, uno di loro era occupato da un omaccione grosso al volante che mangiava un hamburger. Ci salutò distrattamente con la mano mentre consultava una cartina.
“Duncan loro sono il resto della band, il segaiolo e il puttaniere.”
“Mh..”
“Cosa c’è?”
“Non so come arrivare in Minnesota, ci sono un sacco di strade … ma niente paura troverò, o almeno spero, quella giusta.”
“Lo speri?!” Mormorai io quasi in preda al panico.
“Hey scialla amico!” Detto ciò accese il motore, ma prima di uscire dal garage sbatté 3-4 volte sul muro.
“Tré sei sicuro che questo tipo sappia guidare?”
In realtà non ha neanche la patente.




Spazio autrice.
Diciamo che ho unito due capitoli, visto che entrambi non mi soddisfacevano per niente. Neanche questo sembra un granché per me, ma l'importante è che lo sia per voi c: Ringrazio Brain_Stew_ per avere sempre la pazienza di recensirmi!
  
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