4) Uragano! (Mi vuoi
ancora qui, dopo tutti questi anni?)
Are
you scared of the dark my friends?
What do you fear my love?
Ci
sono delle scene nella tua vita che sono l’esatto remake di
scene che hai già
vissuto.
Entrare
nella chiesa di Salem è una di queste, solo che questa volta
il remake è
migliore dell’originale. Questa volta siamo noi ad avere il
coltello dalla
parte del manico, siamo gli unici immuni a questi esseri e che possono
distruggerli e questo lo sanno anche loro a giudicare dai gemiti che
sento.
Siamo
anche diversi anche noi, non siamo più i ragazzini
spaventati dal buio, adesso
sappiamo che il buio non è vuoto è pieno: di
occasioni perdute, amori mancati,
silenzi, cose non dette, rimpianti, rimorsi, cose che avremmo voluto
fare, cose
che non abbiamo fatto perché gli altri ce l’hanno
impedito, creature a cui la
maggior parte della gente nemmeno crede.
Ora
abbiamo paura del buio perché nelle notti insonni
è troppo pesante e pieno di
fantasmi, non perché è vuoto e pieno di incognite.
“Ehi,
voi di Salem!”
Urla
Tom con la mano stretta nella mia.
“C’è
un prete qui?”
Mormorii
stupiti percorrono le creature, come se qualcuno avesse chiesto loro se
recentemente avessero visto un tirannosauro rosa a macchie color cacca.
“Un
prete?”
Si
alza una sottile voce femminile.
“Sì,
esatto. Qualcuno a cui questa chiesa appartiene o ve lo siete
mangiato?”
La
leggera ironia di Tom li irrita e una figura vestita di nero
– la stessa figura
pallida e ossuta che nei miei ricordi recita una parodia blasfema
dell’eucarestia – si fa
avanti lentamente.
“Sono
io. Sono il reverendo Philip O’Connor e mi occupo della
piccola cittadina di
Little Heaven.”
Tom
sorride.
“Buonasera
reverendo, le andrebbe di celebrare un matrimonio stasera?
L’uomo
lo guarda come se fosse impazzito, poi una gioia selvaggia si fa largo
sul suo
volto e per un attimo si intravvede l’uomo che doveva essere
due secoli fa.
“Un
matrimonio, dite?”
“Esattamente.”
“Un
matrimonio…
Congiunge
le mani all’altezza del petto e poi annuisce solennemente.
“Certo,
giovanotto! Penso di ricordarmi ancora come si faccia!
Mary,
vada ad addobbare la chiesa e lei, mister Jonasson vada a esercitarsi
un
po’ con
l’organo.
Giovanotto,
le ha le fedi?”
Lui
annuisce e da una delle tasche della giacca di pelle tira fuori una
scatolina
di velluto blu, il mio respiro cessa per un attimo
e il mio cuore salta un battito.
Con
fare teatrale DeLonge apre la scatolina e due fedi d’oro
fanno bella mostra di
sé, illuminante dalla luce della chiesa.
Io
e la signora Mary lanciamo in “oooh!” di
ammirazione in contemporanea: questa è
una vera fede, non l’anello che ha sempre portato al dito per
indicare che era
sposato con Jennifer.
Il
reverendo sorride e mentre la signora Mary prepara spartanamente la
chiesa,
scegliamo i nostri testimoni. Credo che questo sia il matrimonio
più strano e
macabro che la storia ricordi.
In
ogni caso, una mezz’oretta dopo la cerimonia ha inizio.
È breve e spartana, ma
quando Tom infila la fede sul mio anulare sento il mio cuore scoppiare
di gioia
e, tramite la connessione, sento che anche per lui è lo
stesso.
È
il nostro sogno coronato, quello che sarebbe probabilmente successo
già anni fa
se il destino non ci avesse messo Salem sulla strada.
All’
“Ora può baciare la sposa!” ci baciamo
con
passione e poi si mettiamo a ballare insieme ai vampiri
una vecchia
canzone irlandese visto che qualcuno – dal nulla –
ha fatto apparire dei
violini e dei tamburi.
Ho
l’impressione che i vampiri siano davvero felici e che per
una sera si sentano
umani e riportati indietro nel tempo a quando erano un’onesta
comunità di
persone che cercava un futuro migliore.
Sono
persino riusciti a mettere da parte la fame, ballano e si scambiano
gentilezze
ottocentesche sotto lo sguardo benevolo del reverendo.
Chissà
chi li ha morsi e li ha trasformati in esseri senza pietà,
in iene affamate e
avverse agli umani.
Non
lo saprò mai e in fondo non mi interessa saperlo, lo
sappiamo tutti che questa
è l’ultima volta che io e Tom metteremo piede a
Salem e che l’abbiamo fatto
solo per chiudere quel cerchio che si era aperto anni prima.
Rimaniamo
un’ora a cantare e ballare con loro e poi Tom mi fa cenno di
raggiungerlo, è
appoggiato vicino a un porta laterale della chiesa e guarda soddisfatto
quello
che è stato in grado di produrre con la richiesta
più semplice del mondo.
“Ehi…”
“Ehi,
signora DeLonge.”
“Fai
davvero sul serio? Non è un colpo di testa?”
Lui
si inginocchia a terra davanti a me, prendendomi una mano e iniziando a
canticchiare con quella voce un po’ acuta che ho sempre amato
“Let
me get this straight, do you want me here?
As I struggle through each and every year.
And all these demons, they keep
me up all night.
They keep me up all night”
Dai miei occhi iniziano a
scendere delle lacrime incontrollate.
“Sì, Tom, sì!
Cento volte sì,
voglio sposarti ed essere al tuo fianco per sempre!”
Lui mi
abbraccia, mi prende in braccio e con un poco ortodosso calcio apre la
porta
della chiesa e scendiamo il sagrato così: come due sposi
d’altri tempi.
Alla fine del
lastricato mi lascia andare e percorriamo la via principale mano nella
mano nel
senso inverso a quello di circa un’oretta prima.
Salem ha smesso
di farmi paura e persino il buio mi sembra un po’
più vuoto.
A spezzare
queste riflessioni profonde arriva l’inopportuno brontolio
del mio stomaco che
fa scoppiare Tom a ridere.
“Messaggio
recepito, stomaco di Anne, ma ci avevo già
pensato?”
Lo guardo senza
capire.
“Anne Hoppus,
vuoi venire con me – Tom DeLonge, povero chitarrista dei
blink e degli AvA – a
una cena romantica
con tutti i crismi?”
Io gli salto in
braccio e finiamo per terra sollevando una nube di sabbia del deserto.
“Lo prendo come
un sì.”
“è un sì!”
Ci alziamo e ci
ripuliamo, uscendo mano a mano dalla città fantasma.
Solo la luna ci
fa compagnia e io mi sento bene, leggera come non mi sentivo da
tantissimo
tempo, precisamente da quando stavo con lui ed ero una ragazza
sognatrice che
non vedeva l’ora di fare la moglie della rockstar.
Sono dove
voglio e dovevo essere.
Sto tenendo per
mano la felicità.
Your soul it will float like a
dove
Your words they will
scream loud enough
Il
posto che Tom ha scelto è qualcosa in grado di mettermi a
disagio: è un
elegantissimo ristorantino sul mare con tanto di camerieri che ti
versano da
bere e candele ai tavoli.
“Accidenti,
DeLonge! Sfoderi l’artiglieria pesante già al
primo appuntamento!”
Lui
ride.
“Quando
faccio sul serio, sì e tu ti meriti questo posto.”
“Sì,
ma se me l’avessi detto mi sarei messa qualcosa di elegante e
non questi
quattro stracci!”
Lui
ride.
“Sei
bellissima anche così e poi se te l’avessi detto
che sorpresa sarebbe stata?”
Ha
ragione, così mi dedico alla lettura del menù.
Per
primo decido di ordinare dei ravioli con salsa di funghi e per il
secondo non
ho idea di cosa scegliere, tra l’altro sono malsanamente
attratta da un
qualcosa che si chiama escargot.
"Tom.”
Bisbiglio.
“Cosa
sono gli escargot?”
“Le
escargot. Sono lumache, comunque, Anne.”
Io
reprimo un conato di vomito e decido di ordinare quelle che si rivela
una
cotoletta con della mozzarella e dell’origano aggiunti
all’impanatura e del
sugo come salsina.
Sia i ravioli che questo piatto sono meravigliosi e la torta al
cioccolato con sopra
delle scaglie di cioccolato bianco è paradisiaca. Potrei
vivere per sempre in
una vasca piena di questa torta!
“Buono,
vero?
Ci
vengo spesso da solo e so che la cucina è
fantastica.”
“Mai
con Jen?”
Lui
scuote la testa.
“Non
si è mai meritata l’artiglieria pesante, Annie,
solo tu.”
Io
arrossisco e non riesco a spiccicare fino a quando non siamo fuori dal
ristorante e Tom non mi trascina in macchina.
Lo
osservo in silenzio guidare e dirigersi verso le giostre alla fine
della
marina, ho sempre desiderato andarci, ma i miei non mi hanno portato e
la
compagnia le ha sempre definite troppo da bambini.
Quando
parcheggia proprio fuori dal parco, riesco a stento a contenere la mia
eccitazione.
“Te
ne sei ricordato! Ti amo!
Ti
amo Thomas Matthew DeLonge!”
Lui
ride e mi regala una serata alle giostre come desideravo da sempre. Le
proviamo
tutte, dalle montagne russe, alla casa degli orrori e al tiro a segno.
Tom
riesce persino a vincermi un enorme panda che io porto orgogliosamente
in
braccio, come a mostrare che ragazzo meraviglioso ho per avermelo fatto
avere.
La
serata finisce obbligatoriamente sulla ruota panoramica. Quella piccola
cabina
mi regala una vista
meravigliosa della
mia città e nel punto più alto Tom mi prende le
mani.
“Con
te faccio sul serio, non sei un rimpiazzo di Jen.
Mi
rivuoi davvero nella tua vita dopo tutto il male che ti ho fatto?
Dopo
averti soffrire così tanto?”
Io
sorrido.
“Sì,
mi sembra di aver iniziato di nuovo a vivere solo adesso e solo con te
e so che
non è per il nostro legame o almeno lo spero.
Il
mio cuore mi dice che siamo due pezzi di puzzle che combaciano
perfettamente,
che con te mi sento a mio agio, protetta, capita e amata come mai mi
era
successo con mio marito.
Il
tuo cuore cosa dice?”
Lui
si gratta la testa imbarazzato.
“Io
non sono così poetico, però con te mi sento
finalmente bene, come uno che dopo
aver portato per tutta la vita la S come taglia finalmente si decide a
mettersi
una M che lo accetti con tutti i suoi pregi e mille difetti, che lo
accoglie e
lo sa capire.”
“E
allora diamo inizio a questa storia. Lo sai che non sarà
facile, vero?”
“Sì,
ma sei tu quella che voglio nella mia vita e lo sai che quello che
voglio
ottengo.
Ci
saremo uno per l’altro e si sistemerà
tutto.”
“Mi
sembra una buona cosa.”
Mormoro
prima di baciarlo con le luci della città sullo sfondo.
Finito
il giro, scesi dalla ruota, lui mi riaccompagna alla mia macchina. La
tensione
sessuale che c’è tra noi è palpabile,
ma non possiamo.
Ci
sono i suoi figli e dobbiamo andarci con i piedi di piombo per non
turbarli.
Ci
salutiamo con un abbraccio e un bacio passionale di quelli pieni di
sottointesi
e di voglia repressa.
Io
torno al mio appartamento e dopo aver saltellato come
un’adolescente per un
quarto d’ora in salotto vado a letto, felice.
Il
giorno dopo mi sveglia un messaggio di Tom che mi dà il
buongiorno e mi chiede
se non posso andare da lui che quel giorno i bambini sono da Jen.
Io
gli digito un sì come risposta e mi fiondo fuori casa
prestando poca attenzione
a cosa indosso, ho l’impressione che non
continuerò a farlo per molto.
Arrivata
al suo ranch, suono e il cancello si apre, parcheggio la macchina fuori
casa
sua e poi vado alla porta. Ancora prima di suonare la porta si apre e
un Tom in
mutande apre la porta e mi trascina dentro, attacandomi al legno della
porta
con un bacio aggressivo.
“Ti
ho sognata tutta notte, non mi succedeva da anni!”
“Anche
io!”
Mi
tolgo il cappotto e poi – mentre gli volto le spalle
–lui mi carica sulle sue e
mi porta nella sua camera da letto e mi distende sul letto. Mi aspetto
che
parta all’attacco, invece guarda attentamente la mia maglia
troppo grande e la
mia mini di jeans.
“Sei
bellissima!”
Mormora
prima di stendersi accanto a me e riprendermi a baciarmi, mentre una
sua mano
si intrufola sotto la mia maglia. È piacevolmente sorpreso
dal fatto che non
porti reggiseno e così inizia subito a giocare con i miei
seni e a soffocare i
miei gemiti con i suoi baci.
Perdo
totalmente il controllo, una mia mano finisce non si sa come sulle sue
mutande
e accarezza il suo amico delle part basse da sopra, questo
dà la scossa ad
entrambi.
Con
furia si toglie le mutande e toglie a me la maglia e la gonna.
Riprendiamo a
baciarci, io che gioco con il suo pene e lui intendo a baciarmi le
tette fino a
che non si decide a ribaltare le posizioni con un ghigno malefico.
Non
ho nemmeno il tempo di chiedermi cosa voglia fare che la sua testa
è tra le mie
gambe e la sua lingua lì, aiutata
dalle sue dita lunghe. Io ormai ansiamo e gemo senza ritegno e quando
raggiungo
l’orgasmo urlo il suo nome e quasi lo stritolo, lui non si
sposta e osserva
soddisfatto la sua opera: me scossa dagli spasmi dell’orgasmo.
“Non
è finita.”
Mormora,
accarezzandomi dolcemente una guancia.
Entra
in me con dolcezza, con colpi lunghi e profondi che gradualmente
diventano più
forti e brevi, gemiamo entrambi: lui mi morde un seno , io gli graffio
la
schiena e ho le gambe avvinghiate al suo bacino.
Dopo
qualche colpo veniamo insieme e rimaniamo a lungo abbracciati,
godendosi il
calore e le carezze uno dell’altro.
“Erano
anni che non facevo l’amore.”
Mormora
lui, passando una mano tra i miei capelli neri.
“Anche
io. Ti amo.”
“Ti
amo, anche io.
Preparati,
perché i prossimi mesi saranno duri.”
“Lo
so, ma ce la faremo.”
Rimaniamo
abbracciati.
Tra
le sue braccia tutto mi sembra possibile e raggiungibile.
Your lips they will stutter with
flavor
You can't shake the
taste of the blood
Hold on you're breaking
up
I
mesi successive sono
effettivamenti duri.
Con tatto Tom cerca di far
accettare che ogni tanto esce con me, trovando in Ava una moderata
curiosità e
un muro di ostilità in Jonas.
Il più piccolo dei suoi
figli non ha affatto digerito che la madre – a cui
è tanto affezionato – sia
stata sostituita da una sconosciuta che per di più
diventerà la sua matrigna. E
le matrigne sono cattive, lo dicono tutti, fiabe e Jen compresi.
Il mio istinto e qualche
flash nelle discussioni tra la mora e Tom mi fanno capire che lei gli
sta
mettendo contro il figlio per evitare il divorzio e che le dispiace che
Ava non
si sia rivelata un’alleata così malleabile come il
maschietto.
Probabilmente Ava, più simile
a Tom, vuole valutare il nemico prima di decidere con chi schierarsi.
Dopo due mesi che ci
frequentiamo io e Tom concordiamo che io venga a casa sua una domenica
per fare
conoscenza dei suoi figli. Io accetto, ma sono tesa come una corda di
violino il
giorno prestabilito. Dopo la doccia rimango secoli a fissare il mio
armadio
perché non so cosa mettermi: alla fine opto per un paio di
vecchi jeans e una
maglia normalissima a righe.
Mi dirigo verso casa
DeLonge con un nodo alla gola, quando mi aprono la porta sono tesa. Ava
appena
mi vede si illumina.
“Ma tu sei Anne, la
sorella di Mark, l’amico di papà!
Quella che mi faceva da
palo, mentre suonavo la sua chitarra di nascosto!”
Tom la guarda sbalordito.
“Tu suonavi di nascosto la
mia chitarra e Anne ti faceva da palo.”
“Certo, tu non me la
facevi suonare!”
Tom le scompiglia i
capelli.
“Eri uno scricciolo,
piccola. Se vuoi ancora imparare a suonare la chitarra posso darti
lezioni.”
Lei batte le mani.
“Sarebbe bellissimo! Mamma
non voleva e non voleva che facessi skate, puoi darmi qualche lezioni
anche di
quello?”
Lui sorride.
“Perché non lo chiedi ad
Anne?
Anche lei faceva skate.”
Io arrossisco.
“Ma è
stato secoli fa, non so se sono ancora in
grado.”
Ava mi lancia uno sguardo
da cucciolo implorante, che ha sicuramente imparato da Tom, a cui io
non
resisto.
“Ok, va bene. Intanto,
visto che vuoi imparare a suonare la chitarra ti ho preso qualcosa che
ti sarà
utile.”
Le consegno un pacchettino
che lei apre avidamente, sorride quando vede che sono delle corde e dei
plettri
con fantasie di teschi.
“Grazie Anne!”
Mi abbraccia di slancio,
JoJo invece mi guarda scettico. Io mi avvicino cauta a lui.
“So che ti piace colorare
per questo ti ho portato questo.”
Gli porgo un album di
disegni da colorare.
“Magari potremmo farne
qualcuno insieme.”
“Grazie, ora posso andare
in camera mia?”
Senza attendere risposta
se ne va, Tom sospira.
“Vado a parlargli.
Io sospiro affranta, non
voglio che si crei casino per colpa mia.
“Anne, mi insegni ad
andare in skate intanto?”
Ringrazio mentalmente la
ragazzina per avermi offerto un diversivo: forse lei è dalla
mia parte.
“Va bene, andiamo in
garage e cerchiamo delle tavole adatte. Tom le teneva lì, se
non ricordo male.”
Lei annuisce e mi
accompagna nel loro gigantesco garage, dopo un quarto d’ora
di ricerca troviamo
una tavola della sua misura – probabilmente la prima tavola
che si è comprato
Tom – e una per me.
Usciamo in giardino e
inizio ad insegnarle i rudimenti dello skate, spero che Tom convinca
suo figlio
a darmi almeno una possibilità.
A fine giornata io e Ava
abbiamo fatto amicizia e lei ha imparato qualcosa di skate e Jonas non
si è più
fatto vedere. È una mezza vittoria che spero che diventi una
vittoria la
prossima volta.
Non diventerà mai una
vittoria.
All’ultima udienza del
divorzio di Tom Ava viene affidata al padre, Jonas alla madre: non sono
riuscita nemmeno a ottenere una mezza possibilità di
comunicare con lui. Si è
sempre mantenuto freddo e con i contatti ridotti con me, Jen deve
averlo
imbeccato bene e comunque non è stato un divorzio facile.
Gli avvocati della ex
di Tom hanno tentato invano, più volte, di trovare delle
prove che io e Tom ci
frequentassimo già prima che lui buttasse Jen fuori casa.
Non ci sono riusciti,
l’unica cosa che ha ottenuto Jen sono stati gli alimenti al
minimo per sé, la
custodia del figlio e il biasimo del giudice per essere una donna
adultera e
cattiva.
Le assistenti sociali che
si sono occupate del caso hanno capito subito che lei metteva il figlio
contro
il padre e che non si poteva porre rimedio a questo comportamento
disdicevole,
visto che aveva totalmente convinto il bambino che fossi io la donna da
odiare,
la causa del divorzio dei suoi.
È stato un sollievo
frequentare finalmente un uomo libero e un dispiacere nel vedere che
comunque
non sono riuscita a non far soffrire nessuno.
Ovviamente è ovvio che Ava
può andare dalla madre ogni volta che vuole e viceversa JoJo
può andare da Tom,
ma ho il sospetto che lo farà pochissimo.
Ormai odia il padre e odia
me, che mi trasferirò da loro tra una settimana.
Ava è felice invece, sulle
scalinate del tribunale si volta verso di noi con un sorrisone enorme.
“Papà, Anne! Quando vi
sposate posso portarvi le fedi?
Mi piacerebbe tantissimo.”
A me scende qualche
lacrima, Tom mi stringe di più la mano.
“Certo, piccola.”
Lei sorride e in quel
giorno soleggiato mi rendo conto che finalmente ce l’ho
fatta: sono nel posto
dove avrei sempre voluto essere.
Certo il cielo non è
sereno, c’è qualche nube all’orizzonte e
non sempre sarà facile, ma sono sicura
che ce la farò con Tom al mio fianco.
La pace è finalmente
arrivata, il passato sepolto.
Posso guardare al futuro
più forte e sorridendo a testa alta.
Con Tom al mio fianco
posso fare tutto.
Angolo di Layla.
E siamo arrivati all'ultimo capitolo, spero vi piaccia.
Il calendario per le prossime pubblicazioni è questo:
-18 marzo: una one shot che parlerà dello hiatus dal punto di vista di Erin ("Due su due").
-22 marzo: il seguito di due su due.
-25 marzo: il primo capitolo di una nuova Tom/Anne
Ringrazio imperfectjosie, LostinSterso3 e killallyourfriends per le recensioni.
Ringrazio Destroyer Catus, eve182, killallyourfriends, _Stupid Wise_ per averla messa tra le preferite.
Ringrazio MollyDeLonge per averla messa tra le ricordate.
Ringrazio eve182 e LostinStereo3 per averla messa tra le seguite.