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Autore: Layla    15/03/2013    2 recensioni
Bound, legati. Tom e Anne sono legati da un filo che si è stretto tra loro per unirli fin da quando erano adolescenti. Un filo tenace, che non si spezza nonostante i tentativi di Tom di reciderlo e la sua decisione di sposare Jen. Un filo che inesorabilmente li attira di nuovo uno verso l'altra.
{"“Tu mi ami ancora, vero Anne?”
Io annuisco.
“Sì, lo sai. L’hai sempre saputo. Tu?”
“Ho bisogno di tempo per pensarci.”
Sul mio volto si dipinge un sorriso amaro.
“Tranquilla, non ci metterò anni.
Dammi una settimana.
Tra una settimana su questa panchina, ok?”}

[Tratto dal secondo capitolo.
Paring:Tom/Anne]
Genere: Romantico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4) Uragano! (Mi vuoi ancora qui, dopo tutti questi anni?)

 

 

Are you scared of the dark my friends?
What do you fear my love?

 

 

Ci sono delle scene nella tua vita che sono l’esatto remake di scene che hai già vissuto.
Entrare nella chiesa di Salem è una di queste, solo che questa volta il remake è migliore dell’originale. Questa volta siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, siamo gli unici immuni a questi esseri e che possono distruggerli e questo lo sanno anche loro a giudicare dai gemiti che sento.
Siamo anche diversi anche noi, non siamo più i ragazzini spaventati dal buio, adesso sappiamo che il buio non è vuoto è pieno: di occasioni perdute, amori mancati, silenzi, cose non dette, rimpianti, rimorsi, cose che avremmo voluto fare, cose che non abbiamo fatto perché gli altri ce l’hanno impedito, creature a cui la maggior parte della gente nemmeno crede.
Ora abbiamo paura del buio perché nelle notti insonni è troppo pesante e pieno di fantasmi, non perché è vuoto e pieno di incognite.
“Ehi, voi di Salem!”
Urla Tom con la mano stretta nella mia.
“C’è un prete qui?”
Mormorii stupiti percorrono le creature, come se qualcuno avesse chiesto loro se recentemente avessero visto un tirannosauro rosa a macchie color cacca.
“Un prete?”
Si alza una sottile voce femminile.
“Sì, esatto. Qualcuno a cui questa chiesa appartiene o ve lo siete mangiato?”
La leggera ironia di Tom li irrita e una figura vestita di nero – la stessa figura pallida e ossuta che nei miei ricordi recita una parodia blasfema dell’eucarestia  
  si fa avanti lentamente.
“Sono io. Sono il reverendo Philip O’Connor e mi occupo della piccola cittadina di Little Heaven.”
Tom sorride.
“Buonasera reverendo, le andrebbe di celebrare un matrimonio stasera?
L’uomo lo guarda come se fosse impazzito, poi una gioia selvaggia si fa largo sul suo volto e per un attimo si intravvede l’uomo che doveva essere due secoli fa.
“Un matrimonio, dite?”
“Esattamente.”
“Un matrimonio…
Congiunge le mani all’altezza del petto e poi annuisce solennemente.
“Certo, giovanotto! Penso di ricordarmi ancora come si faccia!
Mary, vada ad addobbare la chiesa e lei, mister Jonasson vada a esercitarsi un po’  con l’organo.
Giovanotto, le ha le fedi?”
Lui annuisce e da una delle tasche della giacca di pelle tira fuori una scatolina di velluto blu, il mio respiro cessa per un attimo  e il mio cuore salta un battito.
Con fare teatrale DeLonge apre la scatolina e due fedi d’oro fanno bella mostra di sé, illuminante dalla luce della chiesa.
Io e la signora Mary lanciamo in “oooh!” di ammirazione in contemporanea: questa è una vera fede, non l’anello che ha sempre portato al dito per indicare che era sposato con Jennifer.
Il reverendo sorride e mentre la signora Mary prepara spartanamente la chiesa, scegliamo i nostri testimoni. Credo che questo sia il matrimonio più strano e macabro che la storia ricordi.
In ogni caso, una mezz’oretta dopo la cerimonia ha inizio. È breve e spartana, ma quando Tom infila la fede sul mio anulare sento il mio cuore scoppiare di gioia e, tramite la connessione, sento che anche per lui è lo stesso.
È il nostro sogno coronato, quello che sarebbe probabilmente successo già anni fa se il destino non ci avesse messo Salem sulla strada.
All’ “Ora può baciare la sposa!” ci baciamo con  passione e poi si mettiamo a ballare insieme ai vampiri una vecchia canzone irlandese visto che qualcuno – dal nulla – ha fatto apparire dei violini e dei tamburi.
Ho l’impressione che i vampiri siano davvero felici e che per una sera si sentano umani e riportati indietro nel tempo a quando erano un’onesta comunità di persone che cercava un futuro migliore.
Sono persino riusciti a mettere da parte la fame, ballano e si scambiano gentilezze ottocentesche sotto lo sguardo benevolo del reverendo.
Chissà chi li ha morsi e li ha trasformati in esseri senza pietà, in iene affamate e avverse agli umani.
Non lo saprò mai e in fondo non mi interessa saperlo, lo sappiamo tutti che questa è l’ultima volta che io e Tom metteremo piede a Salem e che l’abbiamo fatto solo per chiudere quel cerchio che si era aperto anni prima.
Rimaniamo un’ora a cantare e ballare con loro e poi Tom mi fa cenno di raggiungerlo, è appoggiato vicino a un porta laterale della chiesa e guarda soddisfatto quello che è stato in grado di produrre con la richiesta più semplice del mondo.
“Ehi…”
“Ehi, signora DeLonge.”
“Fai davvero sul serio? Non è un colpo di testa?”
Lui si inginocchia a terra davanti a me, prendendomi una mano e iniziando a canticchiare con quella voce un po’ acuta che ho sempre amato
Let me get this straight, do you want me here?
As I struggle through each and every year.
And all these demons, they
keep me up all night.
They keep me up all night
Dai miei occhi iniziano a scendere delle lacrime incontrollate.

“Sì, Tom, sì!
Cento volte sì, voglio sposarti ed essere al tuo fianco per sempre!”
Lui mi abbraccia, mi prende in braccio e con un poco ortodosso calcio apre la porta della chiesa e scendiamo il sagrato così: come due sposi d’altri tempi.
Alla fine del lastricato mi lascia andare e percorriamo la via principale mano nella mano nel senso inverso a quello di circa un’oretta prima.
Salem ha smesso di farmi paura e persino il buio mi sembra un po’ più vuoto.
A spezzare queste riflessioni profonde arriva l’inopportuno brontolio del mio stomaco che fa scoppiare Tom a ridere.
“Messaggio recepito, stomaco di Anne, ma ci avevo già pensato?”
Lo guardo senza capire.
“Anne Hoppus, vuoi venire con me – Tom DeLonge, povero chitarrista dei blink e degli AvA – a una  cena romantica con tutti i crismi?”
Io gli salto in braccio e finiamo per terra sollevando una nube di sabbia del deserto.

“Lo prendo come un sì.”
“è un sì!”
Ci alziamo e ci ripuliamo, uscendo mano a mano dalla città fantasma.
Solo la luna ci fa compagnia e io mi sento bene, leggera come non mi sentivo da tantissimo tempo, precisamente da quando stavo con lui ed ero una ragazza sognatrice che non vedeva l’ora di fare la moglie della rockstar.
Sono dove voglio e dovevo essere.
Sto tenendo per mano la felicità.

 

Your soul it will float like a dove
Your words they will scream loud enough

Il posto che Tom ha scelto è qualcosa in grado di mettermi a disagio: è un elegantissimo ristorantino sul mare con tanto di camerieri che ti versano da bere e candele ai tavoli.
“Accidenti, DeLonge! Sfoderi l’artiglieria pesante già al primo appuntamento!”
Lui ride.
“Quando faccio sul serio, sì e tu ti meriti questo posto.”
“Sì, ma se me l’avessi detto mi sarei messa qualcosa di elegante e non questi quattro stracci!”
Lui ride.
“Sei bellissima anche così e poi se te l’avessi detto che sorpresa sarebbe stata?”
Ha ragione, così mi dedico alla lettura del menù.
Per primo decido di ordinare dei ravioli con salsa di funghi e per il secondo non ho idea di cosa scegliere, tra l’altro sono malsanamente attratta da un qualcosa che si chiama escargot.
"Tom.”
Bisbiglio.
“Cosa sono gli escargot?”
“Le escargot. Sono lumache, comunque, Anne.”
Io reprimo un conato di vomito e decido di ordinare quelle che si rivela una cotoletta con della mozzarella e dell’origano aggiunti all’impanatura e del sugo come salsina.
Sia i ravioli che questo piatto sono meravigliosi e la torta al cioccolato con sopra delle scaglie di cioccolato bianco è paradisiaca. Potrei vivere per sempre in una vasca piena di questa torta!
“Buono, vero?
Ci vengo spesso da solo e so che la cucina è fantastica.”
“Mai con Jen?”
Lui scuote la testa.
“Non si è mai meritata l’artiglieria pesante, Annie, solo tu.”
Io arrossisco e non riesco a spiccicare fino a quando non siamo fuori dal ristorante e Tom non mi trascina in macchina.
Lo osservo in silenzio guidare e dirigersi verso le giostre alla fine della marina, ho sempre desiderato andarci, ma i miei non mi hanno portato e la compagnia le ha sempre definite troppo da bambini.
Quando parcheggia proprio fuori dal parco, riesco a stento a contenere la mia eccitazione.
“Te ne sei ricordato! Ti amo!
Ti amo Thomas Matthew DeLonge!”
Lui ride e mi regala una serata alle giostre come desideravo da sempre. Le proviamo tutte, dalle montagne russe, alla casa degli orrori e al tiro a segno.
Tom riesce persino a vincermi un enorme panda che io porto orgogliosamente in braccio, come a mostrare che ragazzo meraviglioso ho per avermelo fatto avere.
La serata finisce obbligatoriamente sulla ruota panoramica. Quella piccola cabina mi regala  una vista meravigliosa della mia città e nel punto più alto Tom mi prende le mani.
“Con te faccio sul serio, non sei un rimpiazzo di Jen.
Mi rivuoi davvero nella tua vita dopo tutto il male che ti ho fatto?
Dopo averti soffrire così tanto?”
Io sorrido.
“Sì, mi sembra di aver iniziato di nuovo a vivere solo adesso e solo con te e so che non è per il nostro legame o almeno lo spero.
Il mio cuore mi dice che siamo due pezzi di puzzle che combaciano perfettamente, che con te mi sento a mio agio, protetta, capita e amata come mai mi era successo con mio marito.
Il tuo cuore cosa dice?”
Lui si gratta la testa imbarazzato.
“Io non sono così poetico, però con te mi sento finalmente bene, come uno che dopo aver portato per tutta la vita la S come taglia finalmente si decide a mettersi una M che lo accetti con tutti i suoi pregi e mille difetti, che lo accoglie e lo sa capire.”
“E allora diamo inizio a questa storia. Lo sai che non sarà facile, vero?”
“Sì, ma sei tu quella che voglio nella mia vita e lo sai che quello che voglio ottengo.
Ci saremo uno per l’altro e si sistemerà tutto.”
“Mi sembra una buona cosa.”
Mormoro prima di baciarlo con le luci della città sullo sfondo.
Finito il giro, scesi dalla ruota, lui mi riaccompagna alla mia macchina. La tensione sessuale che c’è tra noi è palpabile, ma non possiamo.
Ci sono i suoi figli e dobbiamo andarci con i piedi di piombo per non turbarli.
Ci salutiamo con un abbraccio e un bacio passionale di quelli pieni di sottointesi e di voglia repressa.
Io torno al mio appartamento e dopo aver saltellato come un’adolescente per un quarto d’ora in salotto vado a letto, felice.
Il giorno dopo mi sveglia un messaggio di Tom che mi dà il buongiorno e mi chiede se non posso andare da lui che quel giorno i bambini sono da Jen.
Io gli digito un sì come risposta e mi fiondo fuori casa prestando poca attenzione a cosa indosso, ho l’impressione che non continuerò a farlo per molto.
Arrivata al suo ranch, suono e il cancello si apre, parcheggio la macchina fuori casa sua e poi vado alla porta. Ancora prima di suonare la porta si apre e un Tom in mutande apre la porta e mi trascina dentro, attacandomi al legno della porta con un bacio aggressivo.
“Ti ho sognata tutta notte, non mi succedeva da anni!”
“Anche io!”
Mi tolgo il cappotto e poi – mentre gli volto le spalle –lui mi carica sulle sue e mi porta nella sua camera da letto e mi distende sul letto. Mi aspetto che parta all’attacco, invece guarda attentamente la mia maglia troppo grande e la mia mini di jeans.
“Sei bellissima!”
Mormora prima di stendersi accanto a me e riprendermi a baciarmi, mentre una sua mano si intrufola sotto la mia maglia. È piacevolmente sorpreso dal fatto che non porti reggiseno e così inizia subito a giocare con i miei seni e a soffocare i miei gemiti con i suoi baci.
Perdo totalmente il controllo, una mia mano finisce non si sa come sulle sue mutande e accarezza il suo amico delle part basse da sopra, questo dà la scossa ad entrambi.
Con furia si toglie le mutande e toglie a me la maglia e la gonna. Riprendiamo a baciarci, io che gioco con il suo pene e lui intendo a baciarmi le tette fino a che non si decide a ribaltare le posizioni con un ghigno malefico.
Non ho nemmeno il tempo di chiedermi cosa voglia fare che la sua testa è tra le mie gambe e la sua lingua lì, aiutata dalle sue dita lunghe. Io ormai ansiamo e gemo senza ritegno e quando raggiungo l’orgasmo urlo il suo nome e quasi lo stritolo, lui non si sposta e osserva soddisfatto la sua opera: me scossa dagli spasmi dell’orgasmo.
“Non è finita.”
Mormora, accarezzandomi dolcemente una guancia.
Entra in me con dolcezza, con colpi lunghi e profondi che gradualmente diventano più forti e brevi, gemiamo entrambi: lui mi morde un seno , io gli graffio la schiena e ho le gambe avvinghiate al suo bacino.
Dopo qualche colpo veniamo insieme e rimaniamo a lungo abbracciati, godendosi il calore e le carezze uno dell’altro.
“Erano anni che non facevo l’amore.”
Mormora lui, passando una mano tra i miei capelli neri.
“Anche io. Ti amo.”
“Ti amo, anche io.
Preparati, perché i prossimi mesi saranno duri.”
“Lo so, ma ce la faremo.”
Rimaniamo abbracciati.
Tra le sue braccia tutto mi sembra possibile e raggiungibile.

 

Your lips they will stutter with flavor
You can't shake the taste of the blood
Hold on you're breaking up

 

I mesi successive sono effettivamenti duri.
Con tatto Tom cerca di far accettare che ogni tanto esce con me, trovando in Ava una moderata curiosità e un muro di ostilità in Jonas.
Il più piccolo dei suoi figli non ha affatto digerito che la madre – a cui è tanto affezionato – sia stata sostituita da una sconosciuta che per di più diventerà la sua matrigna. E le matrigne sono cattive, lo dicono tutti, fiabe e Jen compresi.
Il mio istinto e qualche flash nelle discussioni tra la mora e Tom mi fanno capire che lei gli sta mettendo contro il figlio per evitare il divorzio e che le dispiace che Ava non si sia rivelata un’alleata così malleabile come il maschietto.
Probabilmente Ava, più simile a Tom, vuole valutare il nemico prima di decidere con chi schierarsi.
Dopo due mesi che ci frequentiamo io e Tom concordiamo che io venga a casa sua una domenica per fare conoscenza dei suoi figli. Io accetto, ma sono tesa come una corda di violino il giorno prestabilito. Dopo la doccia rimango secoli a fissare il mio armadio perché non so cosa mettermi: alla fine opto per un paio di vecchi jeans e una maglia normalissima a righe.
Mi dirigo verso casa DeLonge con un nodo alla gola, quando mi aprono la porta sono tesa. Ava appena mi vede si illumina.
“Ma tu sei Anne, la sorella di Mark, l’amico di papà!
Quella che mi faceva da palo, mentre suonavo la sua chitarra di nascosto!”
Tom la guarda sbalordito.
“Tu suonavi di nascosto la mia chitarra e Anne ti faceva da palo.”
“Certo, tu non me la facevi suonare!”
Tom le scompiglia i capelli.
“Eri uno scricciolo, piccola. Se vuoi ancora imparare a suonare la chitarra posso darti lezioni.”
Lei batte le mani.
“Sarebbe bellissimo! Mamma non voleva e non voleva che facessi skate, puoi darmi qualche lezioni anche di quello?”
Lui sorride.
“Perché non lo chiedi ad Anne?
Anche lei faceva skate.”
Io arrossisco.
“Ma  è stato secoli fa, non so se sono ancora in grado.”
Ava mi lancia uno sguardo da cucciolo implorante, che ha sicuramente imparato da Tom, a cui io non resisto.
“Ok, va bene. Intanto, visto che vuoi imparare a suonare la chitarra ti ho preso qualcosa che ti sarà utile.”
Le consegno un pacchettino che lei apre avidamente, sorride quando vede che sono delle corde e dei plettri con fantasie di teschi.
“Grazie Anne!”
Mi abbraccia di slancio, JoJo invece mi guarda scettico. Io mi avvicino cauta a lui.
“So che ti piace colorare per questo ti ho portato questo.”
Gli porgo un album di disegni da colorare.
“Magari potremmo farne qualcuno insieme.”
“Grazie, ora posso andare in camera mia?”
Senza attendere risposta se ne va, Tom sospira.
“Vado a parlargli.
Io sospiro affranta, non voglio che si crei casino per colpa mia.
“Anne, mi insegni ad andare in skate intanto?”
Ringrazio mentalmente la ragazzina per avermi offerto un diversivo: forse lei è dalla mia parte.
“Va bene, andiamo in garage e cerchiamo delle tavole adatte. Tom le teneva lì, se non ricordo male.”
Lei annuisce e mi accompagna nel loro gigantesco garage, dopo un quarto d’ora di ricerca troviamo una tavola della sua misura – probabilmente la prima tavola che si è comprato Tom – e una per me.
Usciamo in giardino e inizio ad insegnarle i rudimenti dello skate, spero che Tom convinca suo figlio a darmi almeno una possibilità.
A fine giornata io e Ava abbiamo fatto amicizia e lei ha imparato qualcosa di skate e Jonas non si è più fatto vedere. È una mezza vittoria che spero che diventi una vittoria la prossima volta.
Non diventerà mai una vittoria.
All’ultima udienza del divorzio di Tom Ava viene affidata al padre, Jonas alla madre: non sono riuscita nemmeno a ottenere una mezza possibilità di comunicare con lui. Si è sempre mantenuto freddo e con i contatti ridotti con me, Jen deve averlo imbeccato bene e comunque non è stato un divorzio facile. Gli avvocati della ex di Tom hanno tentato invano, più volte, di trovare delle prove che io e Tom ci frequentassimo già prima che lui buttasse Jen fuori casa. Non ci sono riusciti, l’unica cosa che ha ottenuto Jen sono stati gli alimenti al minimo per sé, la custodia del figlio e il biasimo del giudice per essere una donna adultera e cattiva.
Le assistenti sociali che si sono occupate del caso hanno capito subito che lei metteva il figlio contro il padre e che non si poteva porre rimedio a questo comportamento disdicevole, visto che aveva totalmente convinto il bambino che fossi io la donna da odiare, la causa del divorzio dei suoi.
È stato un sollievo frequentare finalmente un uomo libero e un dispiacere nel vedere che comunque non sono riuscita a non far soffrire nessuno.
Ovviamente è ovvio che Ava può andare dalla madre ogni volta che vuole e viceversa JoJo può andare da Tom, ma ho il sospetto che lo farà pochissimo.
Ormai odia il padre e odia me, che mi trasferirò da loro tra una settimana.
Ava è felice invece, sulle scalinate del tribunale si volta verso di noi con un sorrisone enorme.
“Papà, Anne! Quando vi sposate posso portarvi le fedi?
Mi piacerebbe tantissimo.”
A me scende qualche lacrima, Tom mi stringe di più la mano.
“Certo, piccola.”
Lei sorride e in quel giorno soleggiato mi rendo conto che finalmente ce l’ho fatta: sono nel posto dove avrei sempre voluto essere.
Certo il cielo non è sereno, c’è qualche nube all’orizzonte e non sempre sarà facile, ma sono sicura che ce la farò con Tom al mio fianco.
La pace è finalmente arrivata, il passato sepolto.
Posso guardare al futuro più forte e sorridendo a testa alta.
Con Tom al mio fianco posso fare tutto.

Angolo di  Layla.

E siamo arrivati all'ultimo capitolo, spero vi piaccia.

Il calendario per le prossime pubblicazioni è questo:

-18 marzo: una one shot che parlerà dello hiatus dal punto di vista di Erin ("Due su due").

-22 marzo: il seguito di due su due.

-25 marzo: il primo capitolo di una nuova Tom/Anne

Ringrazio imperfectjosie, LostinSterso3 e killallyourfriends per le recensioni.

Ringrazio Destroyer Catus, eve182, killallyourfriends, _Stupid Wise_ per averla messa tra le preferite.

Ringrazio MollyDeLonge per averla messa tra le ricordate.

Ringrazio eve182 e LostinStereo3 per averla messa tra le seguite.

   
 
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