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Autore: pandamito    16/03/2013    0 recensioni
« Non ti sei mai sentito come se il tuo destino appartenesse a qualcosa di più grande? Come se la tua presenza - seppur insignificante e sconosciuta a miliardi di persone - fosse fondamentale per qualcosa che deve ancora avvenire e che ti renderà... completo, soddisfatto, realizzato... insomma ti porterà finalmente al tuo posto, quello per cui sei stato creato per stare, mentre la tua vita ti sembra come una lunga e straziante prigione in attesa che arrivi quel giorno? »
Lily non è bella, non è comune e non possiede i soliti poteri, ma la vita di Rafe è cambiata dal giorno in cui l'ha salvata, perché lei era l'unica che lo capiva. Loro erano destinati a qualcosa di più grande ed avevano bisogno l'uno dell'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rafe, Rafe
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Era stata tutto il dì e tutta la notte a piangere, rannicchiata su quel polveroso pavimento del magazzino, era da un giorno che non mangiava e saltando da quelle scale si era anche presa una bella storta alla caviglia, che ora le faceva male ogni passo che avanzava. 
Dov'era Rafe? Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare, mentre si stringeva nel suo cappotto per il freddo. Aveva combinato un bel macello ed ora doveva rimediare. O era meglio lasciar così le cose? Era combattuta: poteva tranquillamente andarsene in questo momento, almeno lui l'avrebbe odiata e non l'avrebbe avuta sulla coscienza, ma poi c'era l'altra metà della sua mente che non voleva andarsene, voleva restare per sempre con lui, consapevole che era una scelta impossibile. Ma ci dovrà pur essere un altra soluzione! Continuava a sperare, ma lei sapeva che non c'era, aveva sognato tutte le alternative possibili e sapeva qual era la più giusta da fare. Ma ce l'avrebbe fatta? 
Camminare non le faceva granché bene e la caviglia continuava a mandarle delle fitte, ma mordendosi le labbra continuava ad avanzare fra le strade; tremava e non per il freddo, cercava di ricordare cos'aveva sognato, dove doveva essere Rafe quel giorno, ma la risposta le parse anche abbastanza ovvia: l'appartamento dove viveva assieme a sua madre, era sempre lì che si rifugiava quando voleva esser lasciato in pace a riflettere e fortunatamente il ricordo del ragazzo che l'accompagnava era ancora vivo dentro di lei, o a quest'ora sarebbe stata spacciata, si sarebbe persa dopo il primo passo. Era odioso, ad ogni passo che percorreva, Lily si dimenticava sempre quale fosse quello precedente, ed era sempre così, ogni giorno... se non c'era lui. Odiava dipendere dagli altri, eppure per lei quella era l'unica soluzione per avere un briciolo di memoria. Si odiava, odiava com'era, il suo aspetto, il suo potere e forse anche il suo carattere, ciò che pensava, i suoi modi di fare o il suo modo di parlare, odiava non ricordare e non poter avere amici per questo. Cosa si prova a vedere la stessa gente ogni giorno e non ricordare il nome che ti hanno detto un secondo prima? Non è bello, eppure lei doveva conviverci.
Si ritrovò a svoltare in un vicolo, ma quando fu davanti alla porta del palazzo e provò ad aprirla, si rese conto che, ovviamente, era chiusa e lei non aveva le chiavi per aprirla. Cosa poteva fare? Magari poteva salire le scale esterne del palazzo di fronte e vedere se dalla finestra riusciva a scorgere la figura del ragazzo. Ma, improvvisamente, la porta si aprì, facendo voltare di scatto la riccia, notando la figura di una signora anziana ricurva su sé stessa, con un colorito verdognolo, che le sorrideva mettendo in mostra i pochi denti giallognoli che le rimanevano.
« Devi entrare, bambina? » le chiese e Lily si limitò ad annuire, cercando di svicolare per passare, ma quando vide la mano rugosa che cercava di agguantarla, subito si tirò indietro. « Vieni qui. » disse con una tranquillità l'anziana, mettendo in mostra gli artigli che aveva al posto delle unghie. « Hai paura? »
Lily indietreggiò, diffidente.
« E' con me. » fece una voce maschile dietro la donna.
Al suono di quella voce, troppo familiare per non essere riconosciuta, subito la vecchiaccia si trasse indietro, nel corridoio, facendo passare il moro che avanzò fino all'uscio della porta.
« Che ci fai qui? » domandò con tono duro.
La riccia rimase immobile a fissarlo, non sapendo bene cosa dovesse fare. Ecco, odiava anche questo di lei, il poter sapere il futuro ma il non saper se seguirlo o no per difendere gli altri, era una condanna, altro che dono. Gli occhi verdi di Rafe erano severi su di lei, non gli aveva mai visti così. Avanzò timidamente, avvicinandosi all'altro, rimase solo pochi istanti immobile ed in silenzio, perché quella solita morsa che di solito sentiva quando era con lui, ora la stava stringendo di nuovo com'era sua solito e Lily non riusciva a controllarsi, si gettò su Rafe e l'abbracciò forte come non mai, trattenendo le lacrime. Perché doveva farlo? Perché doveva separarsi da lui? Era ingiusto, non voleva, fra tutti i destini che le potevano capitare aveva ricevuto proprio quello più doloroso. Lei, che gli aveva detto che si sentiva destinata a qualcosa di più grande. Beh, era veramente questa la sua missione? Fermare il prescelto prima che potesse diventare il più grande mago di tutti i tempi con l'intenzione di creare da capo il mondo? Uccidere Rafe, l'unica persona a cui tenesse, quella a cui era legata? No. Non poteva, no di certo.
Il corpo rigido del corvino, si sciolse ben presto, corrispondendo quell'abbraccio e baciandole il capo, mentre provava a calmarla accarezzandolo. 
« Scusa. » sussurrò, abbassandosi e posando la sua fronte su quella dell'altra, accarezzandole le gote arrossate e passando i pollici sulle ciglia umide.
« E' tutta colpa mia » continuava a ripetere sottovoce, « è tutta colpa mia. »
« No, non è vero, non è successo nulla » cercò di tranquillizzarla, « sono stato... impulsivo, tutto qui, mi dispiace tanto, davvero. »
Ma lui non aveva la benché minima idea di cosa si riferisse Lily, il groppo che aveva e che le opprimeva il petto più trascorrevano i secondi. Non avrebbe mai potuto immaginare il pesante fardello che portava, quasi più del suo.
Prese le mani di lei nelle sue, riscaldandole come spesso faceva e si sforzò di sorridere per farla rallegrare, ma non ci riuscì. 
« Torniamo a casa. » le bisbigliò, prendendola per mano e trascinandola fuori da quel vicolo.
Lily aveva la testa bassa, continuava a fissare i suoi piedi posti l'uno di fronte l'altro mentre camminava, fin quando non sentì Rafe fermarsi e, alzando la testa, si rese conto che l'aveva portata nella Bowery, di fronte alla bancarella di un fioraio ed un attimo dopo un mazzo di fiori bianchi era teso verso di lei.
« Per te. » aggiunse Rafe, porgendoglieli.
Lily li afferrò delicatamente, per paura di rovinrali e rimase sorpresa nel riconoscer di quali fiori si trattasse. « Lilium. » bisbigliò fra sé e sé. Alzo gli occhi, cercando quelli verdi di Rafe. « Te lo sei ricordato? »
L'altro annuì, sorridendole e la riccia corrispose, stringendosi in quei fiori. Ecco, così le piaceva di più, perché era inevitabile: quando Lily era triste, Rafe lo era ancor di più.
Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo? Se solo fosse stata arrabbiata - o non so cosa - con il ragazzo, almeno avrebbe avuto il coraggio di compiere quel gesto; invece no, il destino le aveva fatto un dono e non era certo il suo potere, bensì Rafe. Lui era diventato la sua casa dove tornava ogni giorno, la spalla a cui poteva confessare i suoi dubbi, il principe delle favole che la proteggeva sempre, il fratello maggiore che restava sempre con lei, il padre che le insegnava ogni cosa, la famiglia che le dava affetto, l'amico con cui stava bene e che la capiva sempre, la memoria in cui risiedevano i suoi ricordi e poi... era anche l'anima gemella a cui aveva legato il suo destino. Lui era tutto per lei e Lily si rese conto che lo stava per perdere, doveva non per scelta, ma che oltre ad impedire le sorti della Terra stava privando sé stessa del suo mondo. 
Con il pollice di Rafe che le accarezzava le dita di una mano ed il mazzo di lilium stretto nell'altra, si fece trascinare ancora per la Bowery, finché non lasciò piano la presa dell'altro, che continuò ancora per qualche passo prima di voltarsi confuso verso di lei chiedendole cosa fosse successo.
« Ricordi... il discorso di ieri? » iniziò. « Io ne ho bisogno, Rafe, devi promettermi che quel giorno manderai qualcuno a... »
Ma non finì la frase che un nitrito agghiacciante soggiunse alle loro orecchie, costringendoli a voltarsi di scatto: un carro impazzito era a pochi metri da Rafe.
Ecco, pensò Lily, ci siamo. Era arrivato il momento, quello che aveva atteso da una vita, ciò che era destinata a fare. Ma lo voleva veramente? No. No di certo. Avrebbe perso tutto quel che aveva nel giro di pochi secondi, ma avrebbe perlomeno salvato molte altre vite, se non l'intera umanità. Avrebbe salvato il mondo, in effetti, anche se avrebbe distrutto il suo.
Eppure lo fece lo stesso.
Scattò in avanti, buttò i fiori a terra ed il cappello le volò via dalla testa, mentre spintonava Rafe via di lì, facendolo rotolare a terra poco distante nella strada. L'altro sentì il contatto duro del suolo, parti del corpo dolenti a causa dell'impatto, mani che gli bruciavano per aver cercato di proteggersi. Ma quando alzò gli occhi vide il piccolo corpo di Lily che giaceva disteso in mezzo alla strada, mentre la carrozza ora era ferma ed il cocchiere era sceso a calmare i cavalli ancora agitati. La gente attorno era immobile, silenziosa e sconvolta, solo pochi avevano il coraggio di avvicinarsi o di parlottare domandandosi esattamente ciò che era successo. Il petto di Rafe cominciò ad alzarsi ed abbassarsi in modo irregolare, scattò immediatamente in piedi e si precipitò ad accasciarsi sul corpo della ragazza, che aveva gli occhi chiusi e sembrava non reagire, il corpo abbandonato a sé stesso e la testa che continuava a sanguinare.
« Lily! » gridava lui, disperato. « Lily! »
Strinse il corpo fra le sue braccia, piangendo amaramente sulla spalla di lei, quando improvvisamente sentì morbidi e piccoli polpastrelli che gli sfioravano la guancia e l'ultimo barlume di calore delle labbra di Lily che si posavano sulla gota opposta.
Si ritrasse di scatto, spaventato, e vide il sorriso rivoltogli dalla giovane. Corrispose tristemente, non riuscendo a fermare le lacrime.
« Che bel destino, eh? » si schernì da sola. « Io l'avevo detto che ero destinata a qualcosa di più grande. Guarda, ti ho salvato! » cercò di ridacchiare, ma evidentemente fallì, procurandosi solo altre fitte e peggiorando le sue condizioni respiratorie.
Rafe le accarezzò il viso freneticamente, non riuscendo a nascondere la disperazione negli occhi. Vedeva le iridi lucide di Lily farsi sempre più spente e lei sorrideva mentre lo fissava, perché in effetti era felice: lui era salvo e questo era ciò che più le interessava, del resto Rafe poteva avere un'altra chance; e poi era contenta del fatto che i suo ultimi ricordi sarebbero stati proprio il viso di Rafe ed i suoi occhi così incredibilmente verdi. Chissà se il regno dei morti era di quello stesso colore, perché se così fosse a Lily andava più che bene.
« Non mi hai ancora promesso... »
Prima che potesse finire la frase il moro la zittì.
« Shh! Risparmia il fiato, così ti riprenderai. »
« Ma fammi il favore, Rafe! Lo saprò io se sto morendo o no. Pensi davvero che io non sapessi che oggi qualcuno se ne sarebbe dovuto andare? » disse a bassa voce, sforzandosi più del dovuto, accennando un sorriso.
E lì Rafe sgranò gli occhi perché capì che Lily era pienamente consapevole del fatto che sarebbe dovuto morire lui. Si era sacrificata volutamente, per lui.
Si dice che il destino di ogni persona sia stato già scritto, ancor prima che essa venisse ad esistere, all'interno di un grande libro e che, in un modo o nell'altro, tutti bene o male lo seguono. Ma se ci fossero persone in grado di leggerlo allora potrebbero anche decidere di cambiarlo. Perché il destino, oltre che un libro, è anche un sottile filo teso avvicinato troppo pericolosamente all'interno di un paio di forbici aperte e- zac! Ecco che si rompe. Il destino è la cosa più incerta e mutabile di questo mondo ed è proprio nel momento in cui ti trovi davanti ad un bivio che puoi decidere se cambiarlo o meno.
E cosa sarebbe successo se Lily avesse deciso di seguirlo? Di certo lui sarebbe morto e non avrebbe fatto appello a ciò che doveva diventare, magari il Ferale Magnus avrebbe trovato un nuovo erede o magari la dinastia sarebbe finita mettendo in salvo così l'intera umanità. Ma, sinceramente, non lo sapremo mai, perché Lily non aveva mai voluto che morisse. Sapeva che presto il Custode sarebbe arrivato e sarebbe toccato a lui salvarlo.
« Due giorni prima della Separazione. Manda qualcuno di cui ti fidi nella Bowey, capito? Devi promettermelo, Rafe. Devi promettermelo. »
Lui annuì, non sapendo nemmeno perché insisteva così tanto. Raccolse cappello e fiori dalla strada e sollevò il corpo di Lily, incamminandosi barcollante sotto gli sguardi scioccati della gente.
« Dove mi stai portando? » chiese flebilmente. 
« A casa. » rispose con convinzione.
« Tu sei la mia casa, Rafe, non sforzarti, è inutile. »
« Tu non sforzarti » obiettò, « risparmia energie, ce la puoi fare. »
« Copriti bene, sta iniziando a fare più freddo. »
Rafe accelerò il passo, preoccupato. « Non chiudere gli occhi. » le ordinò.
« Ma ho sonno. »
« Non chiudere gli occhi. » ripeté.
Doveva pur esserci qualcuno che poteva aiutarla: la signorina B., Scruggs, qualcuno!
« Rafe, fermati. » ordinò la ragazza, debolmente, ma quello non l'ascoltò. « Rafe, ti prego, fermati. » Niente, continuava a tirare dritto. « Rafe... » Niente. « Rafe... » Niente. « ... ti prego... »
Non poteva arrendersi, non poteva, maledizione! Con la vista appannata, Rafe cadde in ginocchio in un vicolo, stanco, tenendo ancora il piccolo corpo stretto fra le braccia.
« Mi dispiace. » confessò con la voce rotta dal pianto. « Mi dispiace tanto, scusami. »
La mano di Lily cercò di alzarsi con le sue ultime forze ed il moro la prese delicatamente per aiutarla: prima sfiorò i contorni del suo viso, poi s'intrecciò nelle dita di Rafe che sembravano combaciare perfettamente, come se costruite con un incastro su misura; ed il ragazzo sentì un brivido percorrergli per tutto il corpo, quella sensazione che aveva già vissuto ed il paesaggio attorno a sé cambiò improvvisamente.
E di nuovo rivide lui che liberava Lily e le altre ragazze dagli umani, la prima volta che ebbe quella strana sensazione di essere legato a lei, quando le chiese il suo nome e sentì la piccola ragazzina impolverata rispondergli con diffidenza, le volte in cui l'aveva schernita per il suo aspetto e subito se n'era pentito, i piccoli gesti come rubare le mele per lei o aggiustarle i vestiti, quando la difendeva, quando gli aveva confessato i suoi poteri, la paura di non essere accettata, il dolore del fuoco che divampava sulla sua mano, sentirsi tradita, lo strano calore che provava anche lui quando le loro mani si toccavano, la tranquillità e la calma mentre parlavano fra di loro, il sentirsi finalmente capita, i momenti in cui lo spiava suonare il violino ma non aveva mai avuto il coraggio di mostrarsi, le uscite in giro per Manhattan fra le bancarelle e i ristoranti di Chinatown, quando gli aveva rivelato l'origine del suo nome, il ponte di Brooklyn, i loro abbracci, i loro corpi stretti l'un l'altro durante la notte, la consapevolezza di dover decidere del proprio destino, la loro lite, il non saper cosa dover fare, il dolore della separazione, la gioia nell'averlo ritrovato, la paura di perderlo e la felicità di vederlo salvo e vivo. E si chiese perché ogni volta che lui provava un sentimento anche lei lo sentiva, o magari viceversa. Ma soprattutto, cos'era quella sensazione di benessere che lo avvolgeva in una morsa infuocata ogni volta che c'era lei? Che lo soffocava e gli faceva scoppiare il petto?
Rafe pianse di nuovo, era più debole e si strinse al corpo della giovane, abbracciandola forte.
Lily era destinata a qualcosa di più grande, vero, ma inaspettatamente a tutti, l'unica cosa per cui era realmente nata era - oltre salvarlo - fargli provare qualcosa per cui valeva la pena lottare, renderlo finalmente felice e... completarlo.
« Scegli bene. » sussurrò all'orecchio del corvino.
Rafe restò sempre attaccato a quel contatto, mettendosi solamente faccia a faccia con la riccia.
« Cosa? » domandò confuso, non capendo. 
Lily sorrise immergendosi un'ultima volta nel verde che tanto le piaceva, poi chiuse gli occhi, sempre col sorriso dipinto sulle labbra.
« Grazie, Rafe. »
Ma lui non ci voleva credere, perché era come se la sua anima l'avesse abbandonato, non poteva essere, la sua Lily non si muoveva più, non respirava più, non poteva nemmeno più fargli quelle stupide domande che non interessavano a nessuno, ma a cui lui aveva avuto sempre la pazienza di rispondere.
E cosa poteva fare adesso? Niente, se non piangere e fu proprio ciò che fece.
Trasportò il corpo della ragazza fino al suo appartamento, adagiandola sul materasso, coprendola col lenzuolo e posandole il mazzo di lilium sul petto
Non voleva tornare nella chiesa, non quella notte, perché sia Rafe che Lily sapevano che, ogni volta che aveva bisogno di riflettere, lui rimaneva nella sua vecchia casa, stavolta con le lacrime che gli rigavano il viso come non avevano mai fatto e, benché lui provasse ad asciugarsele con la manica della maglia, quelle non volevano proprio smettere.
Non avrebbe mai più rivisto la tonalità di nero degli occhi di Lily, che gli piacevano tanto, perché ora erano chiusi... per sempre.
   
 
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