Libri > I Libri dell'Inizio
Segui la storia  |       
Autore: pandamito    16/03/2013    0 recensioni
« Non ti sei mai sentito come se il tuo destino appartenesse a qualcosa di più grande? Come se la tua presenza - seppur insignificante e sconosciuta a miliardi di persone - fosse fondamentale per qualcosa che deve ancora avvenire e che ti renderà... completo, soddisfatto, realizzato... insomma ti porterà finalmente al tuo posto, quello per cui sei stato creato per stare, mentre la tua vita ti sembra come una lunga e straziante prigione in attesa che arrivi quel giorno? »
Lily non è bella, non è comune e non possiede i soliti poteri, ma la vita di Rafe è cambiata dal giorno in cui l'ha salvata, perché lei era l'unica che lo capiva. Loro erano destinati a qualcosa di più grande ed avevano bisogno l'uno dell'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rafe, Rafe
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Rafe pulì la mela che aveva rubato con la sua giacca e la porse alla minore, che le diede un morso, continuando a camminare nel vicolo.
« Tra poco arriverà l'inverno, vero? » chiese, masticando il primo boccone.
« Fra un mese o due. » rispose il ragazzo.  
Dal mucchio dei capi rubati dai Selvaggi, stavolta avevano trovato entrambi un cappotto, anche se Lily - non gliel'aveva proprio confessato esplicitamente - preferiva stringersi a Rafe e sentire il calore che le trasmetteva, diceva che era più divertente.
« E fra due anni ci sarà la Separazione? »
« Sì, circa. »
Diede un altro morso. « Ed è anche l'inizio del nuovo secolo? »
« Sì. »
« Secondo te sarà positivo o negativo? »
« Non lo so, non ne ho idea. »
« Quanti anni avrai? »
« Quasi sedici. »
« Tu cosa vorresti fare la notte di Capodanno? » Altro morso.
« Ma che ne so! » sbottò, stufo. « Perché tutte queste domande? »
« Così... tanto per. » rispose timidamente, a testa bassa, non pensando che l'altro potesse reagire in tal modo. 
Dispiaciuto per come si era comportato, il ragazzo sbuffò, circondando le spalle della minore con un braccio e stringendola a sé.
« Scusa » disse, « puoi farmi tutte le domande che vuoi. »
« Non devi dire così solo perché ti faccio pena. » borbottò quella, rigirando svogliata la mela tra le mani, le era passata la fame.
« Non mi fai pena. » affermò convinto e lei gli credette.
« Qual è il tuo colore preferito? » domandò.
Era una domanda semplice, eppure dovette pensarci. Si voltò verso di lei per un attimo e sentì il peso del suo sguardo su di sé. « Mh... nero. » rispose, infine.
« Nero? Per i tuoi capelli? » chiese, ingenuamente. 
Rafe si lasciò scappare un sorriso divertito. « No, più... lucido. » spiegò. « Ed il tuo? »
« Il bianco della neve. No! Il rosso delle foglie d'autunno... o il giallo? Ah, no, no, ho sbagliato! Il verde dei prati! » alzò il tono, enfatizzata, ma poi si corresse di nuovo: « Anzi no, il verde smeraldo. Come i tuoi occhi, sì, proprio come i tuoi occhi. » disse, riniziando a mordere la mela quasi finita.
Rafe sperò con tutto il cuore che non potesse vederlo arrossire, passando una mano fra i suoi capelli e scompigliandoseli, ma poi si ricordò del suo potere ed imprecò mentalmente, mandando al diavolo tutto. Ma perché non se lo ricordava mai in momenti del genere? Lily ridacchiò, capendo, e l'altro si sentì uno stupido mentre la sua mano venne stretta maggiormente da quella più piccola, così si sentì più tranquillizzato. Dannato potere e chi gliel'aveva dato, odiava essere un libro aperto perché non lo era mai per nessuno. La riccia diede l'ultimo morso alla mela e buttò il noccio e ciò che ne restava.
Sbucati dal vicolo, si ritrovarono in una grande via piena di gente e bancarelle magiche di ogni tipo: alcune vendevano glamour, altre semplici libri di magia, presunte cartomanti, birra nanesca e altrettanti ubriachi ovunque, prodotti elfici di bellezza, o rarità più strambe come le lacrime di unicorno o squame di drago per pozioni varie; ma la mente di Lily vagò dritta alla bancarella dove un piccolo uomo ricurvo su sé stesso gridava a gran voce di avere delle uova di drago ad un buon prezzo.
« Voglio un drago. » affermò tutto a un tratto, indicando la bancarella e tirando la giacca dell'amico con l'altra mano.
Rafe si fermò e seguì il punto indicato. « Quelle sono false » la smentì, « sembrano vere ma sono false. »
Lily storse il naso, contrariata. « E dove si trovano delle vere uova di drago? » chiese, curiosa.
« Ma perché vuoi saperlo? » fece l'altro, scocciato. « Sai che non puoi tenerle, vero? Già dobbiamo pensare a nascondere noi, figuriamoci un drago! La signorina B. non ce lo permetterebbe mai. »
Riniziò a camminare fra la folla, tenendo stretta la mano della minore per paura di perderla. Rafe era il primo a sapere che Lily era strana - non uno strano come quello di Scruggs, certo, ma uno strano... strano, un po' infantile, ma più bizzarro - ma talvolta proprio non capiva perché dicesse determinate cose, ma aveva imparato a farci l'abitudine, anche perché sapere cose futili o rispondere ai suoi capricci era sempre meglio che non sentirla parlare e vederla diffidente, com'era successo nei giorni precedenti, senza un motivo ben preciso. Quando il ragazzo, notando lo strano comportamento e l'allontanamento nei suoi confronti, le aveva chiesto quale fosse il problema, lei gli aveva risposto che non lo sapeva, si sentiva solamente in bisogno di essere lasciata un po' da sola e così il maggiore fece; fino a quando, qualche giorno dopo, la ragazza tornò di nuovo da lui come se nulla fosse, anzi al moro pareva d'essersi legato ancor più all'altra. Gli erano bastati pochi giorni per disorientarsi, oramai abituato a trascorrere le giornate con lei non si ricordava più cosa facesse normalmente. Però quel giorno sembrava diversa, non era solare, non era tranquilla come al solito, bensì agitata, nervosa, preoccupata, non faceva altro che parlare, parlare e parlare; e lo sapeva perché lui riusciva a capirla, sempre, a volte si chiedeva se non avesse anche lui il suo potere perché quasi riusciva a percepire i sentimenti della riccia come se fossero i suoi. 
Ma cosa intendeva lui per una "Lily anormale"?
« Secondo te io sarei carina trasformata in drago? » Ecco, proprio questo. « Secondo me tu sì, faresti un po' paura, un drago tutto nero nato dalle ceneri di qualche vulcano, con due smeraldi al posto degli occhi. »
Rafe sorrise al pensiero di quella storia, immaginandosi veramente come un drago.
« Saresti un ottimo drago » aggiunse e la sua voce non sembrava più scherzosa come prima, ma un filo più seria ed il ragazzo non ne capì il perché, « e saresti anche carino, un ottimo drago. »
Rafe si fermò, prendendola per le spalle e rivolgendole uno sguardo dritto negli occhi.
« Cos'hai? » chiese.
« Cos'ho? » fece di rimando.
« Come cos'hai? » si sentì preso in giro. « E' tutto il giorno che dai i numeri, sto seriamente prendendo in considerazione la possibilità che gli alieni ti abbiano rapita! »
La mora deglutì, non sapendo che inventarsi. In realtà il motivo per cui si comportava diversamente era lo stesso per cui si era allontanata da lui e poi era tornata: si stava avvicinando il giorno fatidico, aveva sognato come sarebbero dovute andare le cose per salvare lui e lei doveva rispettarle, aveva solo paura. Aveva provato ad allontanarsi da lui, aveva sperato che provasse qualcosa in meno nei suoi confronti, ma nulla, così aspettare non era servito a niente, era meglio passare più tempo possibile assieme a lui. A quanto aveva sognato, lei non faceva parte del destino del ragazzo.
« Ho fame. » cambiò discorso. « Andiamo al ristorante cinese al confine di Chinatown? Quello con la porta verde. »
« Rossa. » la corresse,
« Che strano, eppure anche Jake era convinto che fosse verde... » borbottò fra sé e sé.
Il ragazzo sospirò, rassegnato, e s'incamminarono spingendosi al confine fra Manhattan e Chinatown. 
Era un piccolo dettaglio, lui lo sapeva, ma stavolta Lily aveva cambiato volutamente discorso e tutto il mondo se n'era accorto; lui sapeva benissimo che quando non voleva parlare di qualcosa lei semplicemente rimaneva in silenzio. Scosse la testa, dandosi del paranoico. 
Salirono le piccole scalette e la porta rossa - già, purtroppo non era verde, ma Lily ci aveva comunque sperato fino all'ultimo per deridere l'altro - si presentò d'innanzi a loro, l'aprirono e svincolarono dentro la folla di gente rumorosa, che mangiava non dando peso al rumore che facevano coi piatti e parlando ad alta voce, andarono a sedersi su degli sgabelli, in fondo al locale, mentre il cuoco cucinava gli spaghetti sulla piastra e di lì a poco sarebbero stati pronti. Misero i cappotti sotto al sedere, lì dentro faceva caldo e poi così erano più alti e più comodi.
L'indice della mora disegnava piccoli cerchi sopra il dorso della mano dell'amico, dando la possibilità a lui di osservarle meglio e capì che per la gente non era un bello spettacolo vederli: vestivano di stracci rattoppati, sporchi dalla testa ai piedi e le loro mani erano pieni di cenere e polvere e con le unghie mangiucchiate, il viso poi era tutt'altro che meglio.
Una zuppa di spaghetti con maiale affettato, carote, piselli, mais, cipolla tagliata, uova bollite e germogli di bambù, si presentò sotto gli occhi dei due che iniziarono subito a mangiare, affamati, specialmente Rafe che non mangiava dal giorno prima, anche se era abituato a saltare molti pasti. Lottando con le bacchette, riusciva a mangiare a stento mentre, voltandosi verso l'altra, la vide mangiare quasi senza problemi, se non fosse per il fatto che a volte si sbrodolava tutto sui propri vestiti. 
« Ora mi dici che hai fatto? » riprese il discorso il corvino.
Quella sbuffò, mordicchiando un pezzo di maiale affettato. « Non capisco di che parli, oggi sei strano. »
« Io sono strano? » chiese incredulo, voltandosi verso di lei con gli occhi sbarrati. « Sei forse impazzita? Sei tu quella che si comporta in modo strano, oggi. »
« Io sono sempre così, Rafe, ogni giorno. » si difese.
« No » obbiettò lui, serio, « tu non sei così e non puoi negarlo, non a me. Io ti conosco, Lily, »
Sembrava pregarla per fargli dire cosa c'era che non andava e quello sguardo preoccupato nei suoi confronti bloccò la giovane, che rimase in silenzio, non sapendo ciò che doveva fare o dire. Almeno in questo Rafe, finalmente, la riconosceva. Poi, però, si fece leva sulla braccia, spostando il peso del corpo sui palmi delle mani piantati nel bancone e sollevando il corpo, mentre coi piedi spostava lo sgabello per affiancarlo maggiormente a quello dell'amico, per poi risedervi e spostare la ciotola col ramen verso di sé. 
« Senti, se devi continuare a comportarti così dimmelo perché così me ne vado, io non ci voglio stare con qualcuno che non sia la mia Lily. » l'avvertì.
Si sentì sprofondare e la ragazza in causa afferrò immediatamente la mano più vicina di Rafe, stringendola; il corvino vide gli occhi spaventati e pieni di terrore che lo fissavano, lucidi e sul punto da avere una crisi, il petto della minore si alzava e abbassava troppo frettolosamente.
« No! » gridò. « Non te ne andare. » lo pregò con voce tremante. « Non tu. »
A volte si chiedeva perché Lily avesse così tanto bisogno di lui, tanto quanto lui avesse bisogno di lei, ma sapeva in cuor suo che era un qualcosa che non poteva domandare e che prima o poi avrebbe appreso, intanto, fino a quel giorno, l'avrebbe protetta e di ciò era più che certo.
« Hey » le sussurrò, prendendole il viso fra le mani perché era convinto che di lì a poco quella sarebbe scoppiata, « hey! » continuò. « Sono qui, tranquilla. » Le tolse il cappello dal capo e iniziò ad accarezzarle i capelli, cercando di confortarla, ma Lily non lo guardava. « Io non ti lascerò, non potrei mai. »
La ragazza prese delicatamente il cappello dalle mani dell'altro e se lo rimise in testa, mentre quello le asciugava le piccole lacrime che tentavano di fuoriuscire ai bordi dei suoi occhi e poi le calde labbra a cuoricino di Lily si posarono sulla sua guancia con un piccolo e leggero schiocco, che lo fece rabbrividire per tutto il corpo e subito dopo avvampare di colpo. Si voltò immediatamente, non avendo il coraggio di rivolgere uno sguardo tanto era l'imbarazzo - e cosa peggiore era che lei sapeva tutto ciò che provava - si concentrò sul piatto, affondando la testa nella tasta e facendo rumore per succhiare il brodo, come se quello potesse nasconderlo. La ragazza non lo imitò, continuò a mangiare il suo ramen finendolo e bevve solo poca zuppa. Si misero nuovamente il cappotto, il giovane mago lasciò i soldi sul bancone ed assieme all'amica uscì, ritornando sui passi di Manhattan, circondandosi di nuovo di bancarelle e di mercati, stavolta non passando attraverso il quartiere magico. Ma fu proprio il grido della sua amica ad attirare l'attenzione.
« Rafe! » La voce di Lily gridava il suo nome, costringendo il moro a voltarsi ed impallidì quando vide un uomo grosso e panciuto afferrare stretto il polso della piccola, cercando di immobilizzarla.
« Cosa cercavi di fare? » urlava l'uomo. « Rubavi le mie mele, eh? »
Il ragazzo gli si avventò di getto, con un piede si diede la spinta necessaria per balzare addosso alla sua bancarella e gli diede una sonora testata per farlo barcollare, di fatti quello lasciò la presa sulla giovane ed oscillò all'indietro, aggrappandosi però con una mano alla caviglia del moro, che scivolò trascinato dal peso dell'altro, al quale fu costretto tirare un calcio con l'altro piede per liberarsi. Scattò in piedi e saltò atterrando vicino a Lily, afferrandole immediatamente la mano e spingendola.
« Corri! » gridò, iniziando a scappare, mentre percepiva chiaramente che l'uomo si stava riprendendo ed in una manciata di secondi si sarebbe dato all'inseguimento, magari con qualche altro umano.
Doveva trovare un posto sicuro.
Correvano in mezzo alla folla di gente, dando gomitate a destra e sinistra per riuscire a passare il più velocemente possibile fino a quando s'imbatterono nei vicoli, ma mai si fermarono o diminuirono la velocità del passo, non facendo altro che svoltare in altre vie più piccole e più buie, fino a quando non sbucarono nella via principale della Bowery ed approfittarono della folla per mischiarsi tra di loro e far perdere le proprie tracce, sgattaiolando nella zona dei magazzini ed imbucando un altro vicolo, stavolta cieco. Arrivati più o meno verso la fine, Rafe indicò una scaletta di ferro nera che si fermava a mezz'aria, un metro o più distante dalle loro altezze, così fece cenno a Lily di salire sulle sue spalle e se la caricò fino a darle la spinta necessaria per saltare ed arrivare alla scala, rimanendo appesa in aria, per poi risalire pian piano. Lily cercò di incastrare meglio che poteva le scarpe luride nei gradini delle scale, poi si sporse con la testa e le mani verso il basso, temendo che potesse cascare da un momento all'altro. Rafe cercò di spingersi il più in alto possibile per saltare, ma non riuscì nemmeno a sfiorare le dita di Lily, così indietreggiò e prese la rincorsa, aggrappandosi alle mani della ragazza che ebbe paura più volte di scivolare; si fece forza e tirò su l'altro, mettendo in salvo entrambi. Salirono le scalette, arrivando al terrazzo di un magazzino ed entrandovi all'interno per mezzo della porta sullo spiazzale, felici del fatto che ora erano più sicuri - anche se non del tutto - e che lì faceva decisamente più caldo rispetto a fuori. 
« A volte sei una frana a rubare. » le confessò, col fiatone.
Lily, però, era già assorta nel suo mondo, mentre vagava per il magazzino guardandosi attorno: i tetti rattoppati, le finestre coperte, l'ampio spazio polveroso, le colonne che quasi cadevano a pezzi e teli sparsi ovunque per terra, le ricordavano qualcosa.
« Pronto, Lily! Ci sei? » chiese, insistente.
Ovvio che le ricordava qualcosa, lei quel posto l'aveva già sognato ed una morsa attorno alla gola risalì pian piano dal suo intestino.
« Rafe » lo chiamò e lui stette zitto, aspettando curioso cosa aveva da dirgli, « devi promettermi una cosa. »
Non si fidava molto, se proprio doveva essere sincero, ma quella era Lily e di certo non poteva fargli del male.
« Che cosa? » domandò.
« Vedi Jake e Beetles? » Rafe annuì, come non poteva. « Due giorni prima della Separazione tu devi mandarli qui, tutto il giorno se sarà necessario, ma devi mandarli qui. »
« Qui? » chiese il corvino sconvolto. « Qui non c'è niente da rubare! Niente, niente! »
La riccia gli rivolse uno sguardo severo. « Promettimelo. » ed il suo tono era incredibilmente serio.
« Lily, che succede? » domandò, preoccupato.
« Promettimelo. » insistette, quasi disperata.
Rafe non capiva perché Lily avesse quello sguardo preoccupato e timoroso, ma sapeva che ci doveva essere per forza qualcosa sotto.
« Che significa questo, Lily? » le domandò.
L'altra non rispose, si limitò a fissarlo come al solito, ma stavolta Rafe fu invaso da uno strano istinto di seguire ciò che gli veniva imposto, rilassandosi e ed annuendo. No! Fermi tutti! Il ragazzo spalancò gli occhi, come se si fosse appena addormentato e puntò lo sguardo fisso su Lily: « Stavi usando il tuo potere per manipolarmi!? » l'accusò, alzando il tono della voce, indignato.
La ragazza deglutì, restando in silenzio. 
Il moro non sapeva perché l'avesse fatto, sapeva solamente che ora si sentiva tradito, non sapeva perché l'avesse fatto e di certo non era una cosa piacevole essere resi delle pedine, si sentiva sfruttato e reso un manichino. Come aveva potuto? Proprio lei, come e perché?
« Perché l'hai fatto, Lily? » il suo tono non era più trattenuto.
Ma neanche stavolta lei rispose, restò lì immobile a guardarlo spaventata, sentendosi per prima in colpa e tremando perché il tempo stringeva e lei, per sbaglio, aveva rovinato tutto.
« Come hai potuto? Io mi fidavo. » Si sentiva violato, ferito.
« Lo so » provò a farlo ragionare, « ma io... ho dovuto, Rafe! » cercò di discolparsi.
Corrugò la fronte, increspò le sopracciglia, storse il muso ed affilò lo sguardo. « Dovevi? » chiese confuso. « Per cosa? Che diavolo mi nascondi? Tutti... tutti quelli che mi sono vicino mi nascondono qualcosa, mi sono rotto! » sbottò, prendendola per le spalle e scuotendola. « Perché non puoi dirmelo, Lily? Almeno tu... » 
Stava cercando di calmarsi, ma non ci riusciva, ora era lui quello disperato ed incompreso, ma neanche stavolta l'amica parlò, mandando in frantumi tutto ciò in cui il ragazzo credeva, facendolo sentire tradito e solo per l'ennesima volta. Si sentiva così in colpa che non riusciva a calmarlo, anche se sapeva che non avrebbe risolto nulla, magari quello se ne sarebbe accorto. 
« Scusami. » riuscì a sussurrare, con voce rotta.
Rafe, preso dalla rabbia, buttò giù qualche mobile coperto dai soliti panni bianchi ed impolverati, incutendo timore nella ragazza, che indietreggiò spaventata, poi se ne andò, troppo irrequieto per stare ancora lì.
« Rafe! » gli gridava dietro. « Rafe! » ma stavolta era lui a non rispondere. « Non te ne andare! Ti prego... non tu. »
Non c'era neanche da accorgersi che stava piangendo, perché Rafe le aveva promesso che non l'avrebbe mai abbandonata, eppure ora Lily era da sola... di nuovo.
Uscito, il ragazzo s'incamminò a passo veloce verso il Covo dei Selvaggi - ovvero la piccola chiesa invisibile in 1st Avenue - costretto a passare nel mercato della Bowery; poi però, ad un tratto, notò la piccola bancherella di un fioraio e la sua attenzione fu catturata da un vaso di fiori esposto in prima fila. Lilium, vi era scritto su di esso e Rafe si ricordò di quel giorno in cui era al mercato con Lily e gli aveva confessato che il suo nome deriva da lì.
Scosse la testa, per allontanare quel pensiero, e strinse i pugni per la rabbia che provava ora nei confronti della ragazza; distolse lo sguardo da quei fiori e riprese a camminare più velocemente di prima, con la stessa rabbia e la stessa solitudine che portava in sé quando aveva sei anni. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Libri dell'Inizio / Vai alla pagina dell'autore: pandamito