Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: FairyCleo    17/03/2013    12 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Papà

 
Non poteva essere vero. Si trattava solo di uno stupido scherzo del destino, non poteva essere altrimenti. Sarebbe stato troppo assurdo credere che stesse accadendo veramente.
 
Non erano pronti. Probabilmente non lo sarebbero stati comunque, ma mai meno di allora.
Perché? Perché il destino aveva deciso di tirare loro quell’assurdo tiro? Perché aveva deciso di sottoporli ad una prova così dura e importante proprio quando erano meno preparati??
 
Il sangue aveva smesso di scorrere nelle vene della giovane Bulma nello stesso istante in cui Junior aveva finito di pronunciare quella frase che l’aveva dir poco terrorizzata.
 
“Freezer e i saiyan stanno arrivando”, aveva detto. La viscida e schifosa lucertola e quello che era stato definito il super saiyan della leggenda erano ormai prossimi all’arrivo, e loro non avevano la più pallida idea di cosa fare per potersi difendere.
 
“Ma come… come può essere?? Siete… siete sicuri??” – aveva biascicato, in preda ad una paura che non credeva di poter provare – “Loro… insomma, possibile che abbiate sentito le loro aure solo adesso?? Io non… io non lo credo possibile! Ci deve essere un errore!”.
 
Ma il silenzio dei presenti e i loro sguardi truci avevano permesso a Bulma di capire che no, non c’era stato nessun errore, che il nemico era vicino, e che forse l’unica cosa che gli era rimasta da fare era mettersi in ginocchio e pregare. Pensare che aveva trascorso tutto quel tempo per progettare quella macchina grandiosa! Era stato tutto vano, tutto inutile.
 
“Dobbiamo radunare tutti” – Crilin era molto teso, ma allo stesso tempo sembrava propenso a fare qualcosa. Non era evidentemente un’opzione ponderabile per lui rimanere a guardare mentre il loro mondo veniva ridotto in pezzi da esseri mostruosi desiderosi di potere e distruzione. Sapeva di non avere alcuna possibilità, né contro Freezer, né tantomeno con questo fantomatico super saiyan leggendario, ma se avesse avuto anche solo la remota occasione di fare ad uno di loro un misero graffio su una guancia sarebbe stato oltremodo soddisfatto.
 
“Sì, hai ragione. Dobbiamo chiamare Yamcha, Tenshing e Rif. E dobbiamo portare Dende e le sfere al sicuro. No, non accetterò di fare diversamente amico mio, per quanto tu desideri il contrario” – si era affrettato ad aggiungere Junior nel vedere che il piccolo namecciano prossimo ad una vivace protesta – “Non possiamo permettere che entrino in possesso delle sfere ed esaudiscano i loro desideri, qualunque essi siano. Devi essere protetto. E devono essere protetti anche gli altri namecciani. A costo di trasferirvi sul pianeta più remoto ai confini della galassia, dovete stare al sicuro”.
 
Junior aveva perfettamente ragione. Lo sapevano tutti. Solo che il tempo stringeva e rischiava di essere una cosa più facile a dirsi che a farsi.
 
“Dobbiamo far venire qui Vegeta” – aveva poi aggiunto Bulma – “Dobbiamo trovarlo, capire se sa come sono andate le cose e come si stanno evolvendo gli eventi. Mi spiace dirlo, ma credo che sia l’unico fra di noi a poter dare anche un minimo di filo da torcere a quelle belve assetate di sangue! Anche se… se…”.
“Anche se quando parlava di Broli, si poteva leggere il terrore nei suoi occhi” – aveva concluso amaramente Crilin.
 
Non era l’unica ad averlo notato, allora. Vegeta non aveva raccontato tutto, ormai era una certezza. Dovevano solo sperare che non cedesse. Altrimenti, non avrebbero avuto più alcuna speranza.
 
“Allora, siamo d’accordo. Io andrò a cercare le sfere e chiederò a Shenron di portare Dende, Popo e le sfere sul pianeta Namecc” – Bulma sembrava decisa a darsi da fare, e nessuno avrebbe potuto fermarla.
 
“Andrete anche tu, i tuoi genitori e il piccolo Gohan” – aveva poi continuato Junior, serio, impassibile.
“Ma… io…”.
“Rifletti” – era intervenuto Crilin – “Junior ha ragione. Sei una delle poche a conoscere l’esistenza delle sfere, e se dovesse accadere qualcosa al nostro pianeta e noi non dovessimo farcela, diventeresti in un certo senso la loro custode. E’ compito tuo fare sì che questo avvenga, Bulma. Sei stata tu la prima ad aver scoperto la loro esistenza, sei stata tu a costruire il radar cerca-sfere e a permetterci di esaudire i nostri desideri. E’ giusto che tu e la tua famiglia vi mettiate in salvo. Ho solo un favore da chiederti”.
La giovane lo stava osservando, in attesa.
“Per favore, porta con te anche la mia Marion, Genio e Tartaruga. Non voglio perdere anche loro”.
 
Dopo aver udito quella richiesta così accorata, Bulma si era chinata per abbracciare il suo amico, stringendolo come se quella fosse l’ultima volta. Quelle persone rappresentavano per Crilin la famiglia che non aveva mai avuto, era più che normale nutrire il profondo desiderio di proteggerle. Aveva perso Goku, suo fratello, il suo migliore amico, non poteva perdere anche la sua ragazza e l’uomo che gli aveva fatto da padre.
 
“E sia. Farò come mi avete detto”.
 
Chichi aveva ascoltato il discorso rimanendo in disparte, quasi come se lei non avesse mai fatto parte di quella grande famiglia composta da terrestri, alieni, donne, ragazzi e bambini che si volevano bene come pochi, e comprendeva bene il perché quello fosse accaduto.
Si era comportata come un mostro, un mostro terribile che aveva pensato solo al proprio bene, e non alla felicità del proprio bambino e del proprio uomo. Era normale che non venisse neppure lontanamente considerata. Ma non poteva non soffrire ugualmente. La sua vita sarebbe finita presto, ormai era chiaro come il sole. La sua unica consolazione sarebbe stata sapere che suo figlio sarebbe stato al sicuro, anche se lontano dalle sue braccia, lontano da quelle braccia che lei stessa gli aveva sottratto in un tempo non così tanto lontano.
 
Stranamente, si era ritrovata a sorridere rivangando i ricordi dei momenti più belli trascorsi accanto a suo figlio: il momento della sua nascita, il giorno in cui era spuntato il primo dentino, quello in cui aveva mossi i primi passi, senza dimenticare quello in cui aveva pronunciato per la prima volta la parola ‘mamma’.
 
Insieme ai ricordi del suo piccolo, erano riaffiorati anche quelli dei momenti trascorsi accanto a Goku. Il giorno del loro primo incontro, quello del loro matrimonio, quello del giorno in cui si era ritrovata a sgridarlo per la prima volta dopo essere sparito da casa per giorni per allenarsi su di uno stupido monte, quello in cui era quasi morto per cercare di battere Vegeta, giorno in cui era stata di nuovo terribilmente arrabbiata con lui… Ma i ricordi che avevano come protagonista Goku, erano ricordi bizzarri. Erano come parte di un sogno, come se, nonostante fossero appunto ricordi e non fantasie, appartenessero più a questa seconda categoria.
E, improvvisamente, si era resa conto solo in quel frangente di aver vissuto una vita artefatta, una vita che aveva costruito troppo repentinamente e completamente sola, una vita che aveva cercato di proteggere sotto una campana di vetro ma che, alla fine dei conti, era stata buttata giù perché non aveva mai avuto solide fondamenta.
 
Era vero. Era tutto vero. Lei aveva costretto Goku a sposarla. Lei aveva costretto Goku ad una vita che non desiderava, non al suo fianco, almeno. Non sapeva bene se ridere o scoppiare a piangere. E, inavvertitamente, aveva cominciato a fare entrambe le cose. Lei che, fino a qualche ora prima, aveva deciso di riprendere in mano qualcosa che considerava suo di diritto, era rimasta con nient’altro che un pugno di mosche.
 
“Lascia che lo saluti…” – aveva poi detto, sorridente, ma con gli occhi colmi di lacrime di sconfitta – “Lascia che saluti il mio bambino, che lo stringa a me per l’ultima volta… Per favore… Per favore…”.
 
Erano tutti trasaliti. Presi dalla discussione, avevano completamente dimenticato che lì con loro ci fosse anche Chichi. Bulma aveva avuto come un tuffo al cuore. Come aveva potuto non rendersi conto che stavano parlando davanti ad un madre di un figlio che probabilmente non avrebbe mai più rivisto?
 
“Chichi tu… tu verrai con noi” – aveva poi detto, seria. Era arrivato il momento di mettere da parte i vecchi rancori per una causa più alta. Era arrivato il momento di rivangare la vecchia amicizia e di tornare amiche per qualcosa di più grande – “E non si discute. Vai a prendere tuo padre, radunate tutto quello che vi serve e fatevi trovare alla Capsule Corporation tra meno di mezz’ora. Dobbiamo fare presto”.
“Ma, Bulma…”.
“Niente ma. Ci sarà tutto il tempo del mondo per chiedere scusa”.
 
Avrebbe voluto mettersi in ginocchio davanti a lei e piangere disperatamente chiedendole perdono, supplicandola di dimenticare, se possibile, la sua cattiveria, la sua stupidità. E lo avrebbe fatto, se non fossero stati interrotti dall’arrivo dell’unica persona che sarebbe dovuta rimanere lì fin dal primo momento, dall’arrivo di un ragazzo dall’aria distrutta, ma dallo sguardo ancora fiero e forse più duro di quanto avrebbe dovuto essere.
 
“Vegeta!” – aveva urlato Bulma, felice più che mai di rivederlo. Aveva addosso una delle sue tute da combattimento, e sembrava sconvolto. Ma forse, non era quello il momento di mettersi a fare i puntigliosi – “Sei arrivato! Sono così contenta di sapere che stai bene! Ero così in pensiero e…”.
“Stanno arrivando” – l’aveva interrotta bruscamente – “Stanno arrivando e ve ne dovete andare. Adesso”.
“Stavamo appunto pensando ad un piano per proteggere gli altri. Dovevamo chiamarti ma ci hai preceduto e…”.
“Andatevene. Adesso”.
 
La sua durezza li aveva a dir poco lasciati interdetti. Il suo sguardo era di ghiaccio, simile a quello di una statua perfetta e immutabile, impassibile e forse anche spaventosa.
 
“Sì, abbiamo capito, ma…”.
“No, donna. Tu non hai capito. Nessuno di voi ha capito. Prendete la prima maledetta navicella che trovate e lasciate questo insulso pianeta se tenete alla pelle”.
“Ma…”.
“Sei forse diventata sorda, stupida donna? Vattene-subito-da-qui”.
 
Dire che era rimasta si sasso sarebbe stato un eufemismo, ma non se l’era sentita di controbattere. Vegeta era… era…
 
“Papà? Papà… sei tu?”.
 
Era stata la vocina innocente di un Gohan svegliatosi fra le braccia di Junior ad attirare l’attenzione dei presenti. Il piccolo si era alzato di scatto vedendo davanti a sé la figura di Vegeta. I suoi occhi, così piccoli, così rossi e stanchi, si erano riempiti nuovamente di lacrime nel vederlo, e il passo da lì a saltargli in braccio era stato molto breve.
 
Gohan lo aveva cinto con le sue piccole braccia, avvolgendole attorno alle possenti spalle e aiutandosi a stare su con le gambette strette alla sua vita. Il viso, il piccolo viso era premuto forte contro il collo dell’uomo che, con grande sorpresa di tutti, continuava a chiamare ancora, e ancora, e ancora ‘papà’.
 
“Oh papà… papà…” – continuava a ripetere – “Sono felice che tu sia qui.. Mi sei mancato tanto, mi sei…”.
 
Ma quell’attimo così intimo, così sconvolgente, non era durato a lungo. Perché Vegeta, il ragazzo, l’uomo a cui Gohan si era completamente affidato, aveva afferrato il bambino per le spalle, staccandolo da sé con fermezza.
 
Gohan, sconvolto, aveva posato i piedini a terra, cercando con gli occhi il viso della persona che aveva di fronte. Non sapeva come agire. Gli occhi di Vegeta lo stavano fissando con una freddezza che non vi aveva mai visto, mai, nemmeno durante il loro primo incontro.
 
“Papà…” – aveva riprovato – “Papà… che cosa…”.
Le parole dure e crudeli di Vegeta avevano infranto quel sogno, quella certezza, riducendola ad un ammasso di vetri rotti che avrebbero ferito ogni parte del suo corpo rimasta miracolosamente illesa.
“Io non sono tuo padre”.
“Cosa?”.
“Non sono tuo padre” – aveva detto, stringendo con forza le piccole spalle, stringendole così forte da lasciarvi sopra dei lividi – “Non osare mai più avvicinarti a me. Non voglio avere nulla a che fare con un moccioso come te”.
 
Non lo aveva spinto. Non aveva fatto nient’altro. Vegeta aveva lasciato la presa esercitata sulle sue spalle, e poi l’aveva superato, non degnandolo neppure di uno sguardo. Ma Gohan era caduto. Quasi fosse stato investito da un vento gelido e crudele, il piccolo mezzosangue era caduto al suolo, incapace persino di piangere.
Era rimasto di sasso. Le parole gli erano morte in gola, così come la rabbia e la sofferenza erano rimasti sepolti nel suo petto.
 
Perché gli aveva detto quelle cose terribili? Perché lo aveva trattato in quel modo? Doveva esserci-doveva esserci un errore! Quello non era il suo papà… Quello non era il suo Vegeta.
 
Chichi non aveva potuto fare altro che raggiungere il suo bambino e prenderlo fra le braccia, stringendolo il più forte possibile contro il petto.
La vecchia se stessa avrebbe dato di matto, cominciando ad urlare come un’ossessa contro l’uomo che si era permesso di trattare a quel modo il suo bambino. Ma la nuova Chichi aveva capito perfettamente il perché di quella apparentemente assurda reazione.
Ecco perché, aveva rivolto a Vegeta, nonostante fosse di spalle, lo sguardo più amorevole del mondo.
Perché Vegeta, compiendo quel gesto, aveva appena salvato la vita al suo unico figlio.
 
Continua…
________________________________________________________________________________________________________________
 
E come promesso, eccomi qui!
Bando alle ciance, so che mi odierete a morte dopo aver fatto questo, ma DOVEVO farlo. E sì, sono diventata improvvisamente compassionevole nei confronti di Chichi, ma che volete farci?? A Pasqua sono tutti più buoni! (Ok, era a Natale, ma fa niente! XD).
 
Posso dirvi che Vegeta mi ha spezzato il cuore? Davvero, non so come farò a riprendermi…
 
BTW, se vi interessa ho scritto una One Shot sulla nostra coppia preferita… Spero le darete un’occhiata! ;)
Si intitola “The Wind and the Embres”, ed è… Bo, non so dirvi bene com’è… Mi auguro però che possa piacervi!
 
Scappo!!
Sapete, ogni anno, per la festa del papà, nella mia città organizzano una fiera grandissima in onore di San Giuseppe, e vorrei farci un salto!! =)
Per questo, vi saluto, con la speranza di sentirvi presto!!
E, anche se un po’ in anticipo, TANTI AUGURI A TUTTI I PAPA’! Perché, in fondo, questo capitolo è dedicato a loro che, anche se a volte fanno cose strane, lo fanno solo per il nostro bene.
 
Un bacione!
Cleo
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo