La principessa
Senza Sorriso guarda i loro servizietti, e scoppia a ridere. - Chi, chi
ha
messo di buon umore mia figlia ? - domanda lo zar. Questo dice: - Io! -
l’altro
dice: - Io! -No, - disse la principessa senza sorriso, - è
stato quell’uomo! -
e indicò il lavorante. Subito lo portarono alla reggia e
sotto gli occhi Del
sovrano il lavorante si tramutò in un bellissimo giovane! Lo
zar tenne la sua
parola di zar; quel che aveva promesso mantenne. Dico io: non
sarà tutto un
sogno del lavorante? M’assicurano di no, che è la
pura verità; allora bisogna
crederci.
Capitolo 26
La Principessa
Senza Sorriso
Chiuso
nella sua stanza Jacob ascoltò i rumori provenienti dalla
cucina.
La sedia
a rotelle del padre che si muoveva e poi la voce di Sam e quella di
Charlie. Li
avrebbe raggiunti al funerale anche se odiava doverci andare.
Aprì
l’anta dell’armadio mentre la porta della stanza si
spalancava.
“Sam ha
sospeso le ronde per un paio d’ore.”
“Lo
so.” Infilò la camicia e diede una
rapida occhiata al suo migliore amico
in piedi sulla soglia. “Ti sei messo la cravatta?”
“Mia
madre ha insistito.”
“Harry
non le sopportava. L’ho sentito dire a mio padre, forse era
il giorno della mia
cresima.”
Embry
annuì e si sedette sul letto. “Come sta
Seth?” chiese.
Jacob si
strinse nelle spalle. Sapeva bene come doveva sentirsi Seth, sapeva
bene cosa
si provava a dover rispondere alle stesse domande per tutta la
giornata, e il
giorno dopo ancora e ancora quello dopo. Se lo ricordava bene anche se
sua
madre era morta quando lui era solo un bambino.
Un altro
funerale.
“Jake…”
“Sto
bene.”
“Ok.”
Non era
vero ma fecero entrambi finta di crederci.
Pensò a
Bella, forse l’avrebbe aiutato. Certo, la serata era finita
in uno schifo
totale ma quando mai le cose con lei andavano completamente bene? I
Cullen
erano tornati e lui era scappato. Codardo.
Ma se non fosse riuscito a trattenersi? Quello era il loro
territorio e lui
non poteva infrangere il patto. Non poteva attaccarli, anche se, a quello, avrebbe volentieri staccato la
testa a morsi, e che il trattato andasse pure a farsi fottere.
Abbottonò
la camicia e Embry si alzò dal letto.
“Quindi
ora state insieme?”
“Chi?”
“Tu e
Bella.”
“No.”
“Gliel’hai
chiesto?”
“Abbiamo
quattro anni?” sbuffò e uscì dalla
stanza, seguito dall’amico.
“Ma
perché non cerchi qualcuna di meno complicata? Le
alternative le hai.”
“Embry,
perché tu invece non chiudi la bocca?”
“Volevo
solo essere d’aiuto.”
“Ricordami
di ricambiare il favore.”
Embry
sorrise e colpì con un pugno la spalla di Jake e poi si
avviarono verso casa
Clearwater.
Un altro
funerale.
Il
silenzio non era qualcosa che si poteva trovare quando nei paraggi
c’era un
grosso branco di licantropi che poi altro non erano che dei ragazzini
cresciuti
troppo in fretta. Ma, quella mattina, tutto era diverso. Jake aveva
osservato
la bara di legno scuro cercando per tutto il tempo di non pensare a un
altro
giorno, a altri momenti molto più dolorosi, Embry era
restato al suo fianco in
silenzio, persino Quil si era avvicinato a loro. Avevano notato le sue
mani
tremare mentre si scambiarono veloci e imbarazzate parole. Presto ci
sarebbe
stata un’altra trasformazione, almeno sarebbero potuti essere
ancora loro tre.
Harry
era stato seppellito e la casa dei Clearwater si era riempita di gente.
Jacob
raggiunse Seth sulle scale e si sedette accanto a lui; il ragazzino lo
guardò
alcuni istanti prima di nascondere di nuovo la testa fra le gambe.
“Hai
voglia di andare a correre?”
“Non
posso lasciare mamma da sola.”
“Hai
ragione, scusa,” disse Jacob appoggiando la mano sulla spalla
di Seth.
“La
rabbia è… è solo perché
sono …”
“Non
solo. Non tutto quello che provi dipende dal lupo.”
“E come
fai a riconoscere quando…”
“Ti sai
già controllare molto bene Seth, non mi preoccuperei troppo.
Paul non ha più
scarpe da ginnastica.”
Accennò
un sorriso e poi il resto del branco li raggiunse.
Fu Sam a
parlare per primo. “Jake, se è vero quello che hai
detto ieri e i Cullen sono
tornati il trattati è di nuovo valido.”
“Non
possiamo proteggerla nei loro territori,” continuò
Paul rimediandosi un’occhiataccia
da parte di Jacob.
“Jared,
Embry, andate con Jake a casa di Bella, dobbiamo sapere quanti sono e
ristabilire le linee.”
“Posso
andarci da solo,” rispose Jacob scattando in piedi.
“No, non
puoi.” Ancora una volta fu costretto ad obbedire.
Alice
era andata via da pochi minuti e Bella sospirò appoggiandosi
alla porta di
camera sua. C’erano volte in cui rimpiangeva la sua normale e
anonima vita a
Phoenix. Quando era solo un’adolescente come tante altre, con
un paio di amiche
e problemi del tutto trascurabili. Quando non era mai stata innamorata.
La
cotta per Brody McAllan non aveva mai contato davvero. In un anno,
tutto il suo
mondo era stato ribaltato e non una volta sola ma due.
Edward e
Jacob.
Amava
ancora Edward, nonostante tutto e forse, se fosse riuscita ad essere
completamente onesta con te stessa, avrebbe dovuto ammettere che amava
anche
Jacob. Ma come era possibile amare due persone contemporaneamente?
Com’era
possibile che quel vuoto che sentiva dentro venisse riempito dal
sorriso di
Jacob e tornava a bruciare quando lui non c’era?
Com’era
possibile che, nel piccolo abitacolo del suo pick-up, si era persa in
quel
bacio con Jacob e scappando via non appena aveva visto quella stupida
macchina?
Sembrava
una continua lotta fra passato e presente e lei era solo stanca di
lottare,
pensare ed analizzare ogni cosa.
Il
campanello di casa suonò. Scese di corsa le scale e
spalancò la porta. Sapeva
già chi fosse, anche quando era
cieca
Alice ci prendeva.
Si fermò
ad osservare Jacob a un paio di metri dalla porta di casa, le mani in
tasca nel
tentativo di nascondere il tremore più che evidente. Era
arrabbiato e Bella non
sapeva se lo fosse per l’odore di vampiro che doveva
impregnare la casa o se
semplicemente fosse arrabbiato con lei. Sperò nella prima
ipotesi. Codarda.
“Ciao.”
“Sei
sola?”
“Sì”
“Possiamo
parlare per un secondo?”
“Certo
che sì, Jacob. Entra pure.”
La seguì
in casa e Bella cercò di
calmare il
respiro. Jacob riusciva a renderla nervosa. Era qualcosa che con Edward
non
aveva mai provato, anche dopo aver scoperto che era un vampiro. Era
qualcosa di
diverso rispetto ai primi tempi della loro amicizia. Ora riusciva a
sentire la
tensione ogni volta che lui era nella stessa stanza, si sentiva pronta
ad
esplodere ogni qualvolta i suoi occhi si posavano su di lei.
“Qui con te c’è
un Cullen,” disse
“Sì.
Alice Cullen.”
“Forse
ricordi che in presenza di un Cullen
noi siamo costretti a vigilare soltanto sulle nostre terre. Solo a La
Push
sarai al sicuro. Qui non posso più proteggerti.”
Freddo e
distaccato. Sapeva che quello che aveva di fronte non era il
suo Jacob,
era il Jacob di Sam e lei lo odiava
“D’accordo.”
O forse era
così che sarebbe diventato il loro rapporto se lei avesse
continuato a scappare
da lui. Codarda. “Tutto qui?”
“Una
cosa ancora.”
“Cosa?”
“Adesso
torneranno anche gli altri?”
Sospiro.
“No, non torneranno.”
“Va
bene. Non ho altro da dire.”
“Be’,
ora puoi scappare. Vai a dire a
Sam che i brutti mostri non verranno a cercarvi.”
Serrò la
mascella e si voltò incamminandosi verso la porta, la
schiena contratta. Bella
si perse a guardarlo. Non voleva vederlo andare via. Non voleva
sentirsi male
come quella volta sotto la pioggia. Quando lui aveva… era
stato costretto a scegliere Sam. Ma
quella
volta era tornato sui suoi passi, era tornato da lei ed erano scappati.
Ma non
potevano continuare a scappare. Non potevano farlo per sempre. Edward
non
c’era, era andato via e Jake era lì, per ora.
Continuava a essere lì per lei,
nonostante tutto. Anche ora, ora che era arrabbiato lui era
lì… e stava andando
via.
“Jake.”
Fece un passo avanti e gli toccò il braccio.
Lui si
voltò e poi all’improvviso le sue spalle
si incurvarono con un sospiro.
“È successo di nuovo,
vero?”
“Cosa?”
“Ho
infranto la promessa, scusami.”
“Fa
niente, ho iniziato io stavolta.”
Le mani
di Jacob si spostarono sul suo viso, accarezzarono le sue guance con i
pollici
e Bella si morse le labbra.
“Bells.”
La voce di lui era diventata appena un sussurro.
Lei si
alzò sulle punte nell’esatto istante in cui lui si
abbassò. Tutto quello che
Bella riuscì a pensare in quegli attimi era che aveva avuto
un disperato
bisogno di quel bacio. Aveva bisogno di sapere che lui era ancora
lì che le
sarebbe restato vicino.
Le mani
di Jake si spostarono sulla sua schiena e le ginocchia di Bella
iniziarono a
tremare si aggrappò a lui più forte. E poi troppo
presto lui si allontanò.
Bella lo
guardò confusa, non era mai stato lui ha interrompere per
primo i loro baci,
non era...
“Scusa,
Bells, ma puzzi.”
Bella
sgranò gli occhi. “Io non
puzzo.”
“Invece
sì… puzzi come loro.
Bleah. Troppo
dolce. Nauseante. E… ghiacciato. Mi brucia il
naso.”
“Ho
capito, Jake.” Alzò gli occhi al cielo e fece un
paio di passi indietro. “Va
bene, così? Distanza minima di sicurezza?”
Jake
scoppio a ridere e la trascinò di nuovo vicino a
sé. “Se mi impegno riesco a
sopportare un altro bacio.”
Angolo autrice.
Un grazie
speciale a
Virginia S per avermi dato un bel numero di favole nuove da cui
attingere per i
capitoli.
Alla fine siamo arrivate
al momento in cui Bella non nega più i suoi sentimenti per
Jake, leggendo le
vostre recensioni mi
sono resa conto non
si poteva proprio più rimandare ma il prossimo capitolo
segnerà anche il
ritorno di Edward.
Se mi volete aggiungere
su Facebook e chiacchierare un po su questo universo questa
è il mio profilo:
https://www.facebook.com/#!/postergirl.efp
Al prossimo capitolo con
affetto
Noemi