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Autore: Arshatt    19/03/2013    1 recensioni
Diverse storie che si intrecciano all'interno del mondo di FF12, mescolando i vari paring e relazioni tra i personaggi principali. BalxAshe, BalxFran, AshexBasch, PeneloxVaan. Multi rating XD, dipende dal capitolo. Ultimo capitolo rating VERDE.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashe, Balthier, Basch, Fran
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Dopo tantissimo tempo rieccomi ad aggiornare questa storia. Mi dispiace per l'assenza, ma impegni e "cali d'ispirazione" hanno rallentato la stesura di questo capitolo. Spero di poter pubblicare il prossimo in tempi molto più brevi ;-). Buona lettura e grazie a chi vorrà recensire.


Il sole era sorto già da alcune ore nei cieli di Belfonheim, dove la vita era tornata a scorrere turbolenta come ogni mattina. Nella taverna della piazza, seduti in un tavolo al secondo piano, Balthier e Fran erano intenti a gustare la loro colazione a base di cereali e caffeina.

D’un tratto aveva fatto irruzione nella locanda, il piccolo meccanico, salendo le scale con passo felpato e un’aria ben poco rilassata.

“Siete ancora qui? Sbrigatevi a finire, tra qualche ora si parte!” sbraitò Nono, alla vista dei suoi compagni.

“Uh? E dove saremmo diretti?” chiese Balthier, continuando a sorseggiare la tazza di caffè.

“Deserto di Nam Yensa”

“Cosa? Credevo stessimo andando nel luogo in cui hai scelto di tenere la gara con Bijoux..” ribatté deluso, il capitano.

“Appunto, si terrà lì!”

“Hai forse dimenticato che nello Jagd le aeronavi non ..volano?” domandò sorpreso e retorico, lui.

“Voi preoccupatevi soltanto di fare il vostro lavoro, io farò il mio!”ghignò Nono, con una strana aria da furbetto.

I due aviopirati si guardarono perplessi, per quanto le abilità del moguri fossero eccellenti, volare nello Jagd dove il mystes è cosi fitto da impedire alle volioliti di far funzionare qualsiasi mezzo, era un’impresa impensabile persino per uno come lui. Tuttavia sapevano bene che Nono non era uno sprovveduto, aveva sicuramente qualcosa in mente.

“E’ un viaggio lungo.. ci vorranno un paio di giorni in volo solo per raggiungere l’Ogir Yensa.. e poi dovremo proseguire a piedi fino allo Nam Yensa, come l’ultima volta”ricordò annoiata Fran, addentando un biscotto.

“Forse non ce ne sarà bisogno.. del tratto a piedi, intendo” sorrise malizioso, l’avioesperto.

“Lo spero, rimangono solo tre giorni alla gara.. Ammesso che tutto vada come hai previsto, non avremo molto tempo per riposare, prima dell’evento.. Non che competere con Vaan mi spaventi, è la moguri che mi preoccupa..” ammise Balthier, ripensando alla diatriba a cui aveva assistito a Rabanastre, tra i due ingegneri.

“Bijoux sembrava molto sicura di sé e della sua aeronave..”disse pensierosa, Fran.

“Gli faremo mangiare la polvere! Sbrigatevi a finire la colazione e andate a fare provviste, al resto ho già pensato io. Ci vediamo al tramonto all’aerodromo, vedete di essere puntuali!”esclamò eccitato, Nono.



***



A pochi chilometri dall’ingresso per Nabudis, un accampamento di soldati e ricercatori dalmaschi costeggiava l’area. Una volta riposatasi, dopo le fatiche dell’attraversamento della palude il giorno precedente, e aver preso visione dei progressi e delle informazioni raccolte dai suoi uomini, Ashe si era decisa ad introdursi nel castello.

I responsabili della spedizione avevano cercato di scoraggiare la pericolosa scelta di sua maestà, avendo la stessa perso l’unica mappa completa del posto, durante un incidente a Nabreus poche ore prima, ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Aveva ridotto la sua scorta di cavalieri, limitandola ad Aeron e a tre dei suoi soldati migliori e dopo aver ascoltato le indicazioni dei ricercatori sulle caratteristiche delle bestie presenti nel palazzo, vi si era addentrata.

Affidandosi al suo intuito e alle informazioni possedute, aveva iniziato a perlustrare il luogo. Il Mystes era così denso da riuscire a vederlo ad occhio nudo, ma non era l’unica testimonianza della tremenda forza distruttiva che si era abbattuta quattro anni prima su Nabudis. Solo macerie e desolazione dinnanzi a loro e un proliferare continuo di anime disperate trasformate in mostri, dagli orrori della guerra.

Una morsa stringeva il cuore di Ashe, percepiva sulla propria pelle il dolore di quella terra. Lo sguardo fedele e impavido di Aeron la incoraggiò a proseguire.




Tra numerosi ostacoli e battaglie, erano già trascorse tre ore dal loro ingresso. Da più di mezzora giravano a vuoto sempre intorno alla stessa zona. Detestava ammetterlo ma si erano persi. Mentre s’interrogava sul da farsi, la sua attenzione fu catturata da alcuni strani rumori provenienti dal fondo del corridoio.

Dopo uno scambio di occhiatine d’intesa con Aeron, decisero di avvicinarsi con cautela. Si sentì un boato improvviso vicino alle rampe di scale, delle travi erano crollate.

“Si sentono dei passi in lontananza.. Qualcuno sta venendo verso di noi” li avvertì preoccupata, Ashe.

“Uomini in guardia!”esclamò il cavaliere, facendosi scudo della sua arma.



***



Presero a passeggiare per le vie del corso di Belfonheim, a caccia di articoli da viaggio. Non era cambiato poi molto da quando era morto Reddas, l’atmosfera in città era rimasta instabile e inquieta e le fazioni che dovevano collaborare per gestirla, erano ben lontane dal trovare un accordo. I disordini erano all’ordine del giorno e secondo le voci che arrivavano da Ricky e i suoi compagni, la città dei pirati era ad un passo dalla rivoluzione. Era arrivato il momento di togliere le tende, Balthier e Fran erano d’accordo, non era il caso di farsi coinvolgere in dispute che non li riguardavano. La gara con Vaan aveva solo anticipato i tempi della loro partenza, non sarebbero tornati al porto per un bel po’.

Si fermarono nel vicolo dei mercanti, dove gli ambulanti presentavano la loro merce nelle bancarelle. Un buffo bangaa verde dall’aspetto indaffarato, attirò l’attenzione della viera che aveva preso a scrutare gli oggetti che esponeva.

“Hai delle pozioni in formato extra?” domandò, cortese.

“Certamente, bella signora. Quante ve ne servono?” rispose il commerciante, ammaliato dalla bellezza di Fran.

“Prendiamone un po’ per fare scorta..” intervenne Balthier, pensieroso e con la braccia conserte al petto.

“Bene, allora una decina di queste… Prendiamo anche delle code di fenice, dei tonici e delle erbe curative..” disse la donna, rivolgendosi al bangaa.

“Perfetto, fanno 458 guil, grazie. E’ sempre un piacere fare affari con voi forestieri..” rispose lui, mentre consegnava nelle mani della viera, la busta di carta con dentro riposta la merce.

Balthier intanto aveva tirato fuori, da una delle sacche di pelle attaccate ai pantaloni, il denaro e una volta pagato, si erano diretti entrambi nel corso dei negozi.

“Cos’altro ci manca quindi?”
chiese, Fran.

“Mmm .. Vorrei passare dall’armeria per prendere delle cartucce speciali per il Fomalhaut”.
.
“D’accordo, non dimentichiamo di passare dalla drogheria per prendere le cibarie che ci serviranno per il viaggio, non faremo soste".

Dunque si diressero all’armeria e una volta dentro notarono una folla di gente, ferma in fila davanti al bancone in attesa di essere servita. A giudicare dall’accento e dall’abbigliamento, si trattava perlopiù di abitanti del luogo, piuttosto che di stranieri in visita. Anche questo era segno che qualcosa di pericoloso stava per accadere in città. Nell’attesa i due pirati decisero di dare un’occhiata agli scaffali, in cerca di articoli interessanti.

Dopo circa un quarto d’ora, l’attenzione di Fran, intenta a scegliere tra le diverse tipologie di frecce che il negozio aveva a disposizione, fu catturata da alcuni schiamazzi provenienti dalla porta d’ingresso. Un gruppo di lucertoloni capitanati da un volto noto, avevano fatto irruzione creando scompiglio con i loro solito modi da furfanti.

Ba'Gamnan… “ digrignò sottovoce Balthier, dall’altra parte del negozio.

I due partners si guardarono da lontano, per decidere come muoversi. Lo sguardo di Balthier era chiaro, dovevano uscire da lì senza farsi notare, uno scontro con Ba'Gamnan era l’ultima cosa di cui aveva voglia in quel momento. Con cautela, aspettarono l’attimo opportuno per dileguarsi.

Una volta fuori, tirarono un sospiro di sollievo e si allontanarono. Il pirata era visibilmente infastidito, avendo dovuto rinunciare ai suoi proiettili, per quell’apparizione poco gradita.

“Maledizione, quello stupido lucertolone è sempre tra i piedi!” affermò, arrabbiato.

“Mi chiedo se si arrenderà mai..” disse sconsolata e seccata, Fran.

Era da quando conosceva Balthier che Ba'Gamnan gli dava la caccia, quasi otto lunghi anni, e ogni volta diventava sempre più irritante.

“Questa storia inizia a scocciarmi, sto iniziando a pensare seriamente se non sia arrivato il momento di dargli una lezione, una volta e per tutte..”

Guardando il viso serio e imbronciato del compagno, Fran sorrise.

“Fare il duro non ti riesce..” lo schernì ironica, lei.

Per quanto minacciasse di fare il violento, era un uomo molto più pacifico e generoso di quanto volesse dare a vedere.

“Come? Stai parlando di uno spietato pirata dei cieli, senza scrupoli e morale..” ribatté ironico, ricordando alcuni degli appellativi che la sua carriera di aviopirata, gli aveva procurato negli anni.

“Ci saremmo evitati un bel po’ di problemi, se lo fossi stato davvero..” lo punzecchiò lei, apprestandosi ad entrare nella drogheria dinnanzi a loro.

“E di te, che mi dici? Saresti entrata in affari con me lo stesso..?”

“Dipende..”



***



“Ashe? .. Che ci fai qui?”chiese Vaan, strabuzzando gli occhi alla vista della giovane regina.

“Dovrei farvi la stessa domanda, ma temo la risposta..” ribatté Ashe, facendo segno ai suoi amici di tenere il becco chiuso, circa la loro attività di aviopirati. Professione poco ben vista tra la pregiudizievole nobiltà dalmasca, di cui i suoi uomini facevano parte.

Aeron guardò di rimando la donna, quasi a volerle chiedere come potesse permettere che dei ragazzini si rivolgessero a lei con tanta sfrontatezza, per di più davanti alle sue guardie ma rimase in silenzio, dopotutto la storia e i modi di Ashelia B’nargin Dalmasca non erano quelli della più comune delle nobil donne di corte, a cui era abituato.

“Ashe.. No, maestà.. Una mappa ci ha portato qui, stavamo seguendo il percorso quando una delle assi del pavimento al secondo piano è crollata e dalla voragine che si è creata, ha iniziato a fuoriuscire uno stormo di Herbia inferociti.. abbiamo dovuto darci alla fuga…” prese a spiegare Penelo.

“.. ed è cosi che avete incrociato la nostra strada.. Beh è una fortuna esserci ritrovati, almeno per il momento.. Uno sfortuito incidente nella palude, ci ha privati della nostra mappa e in questo labirinto è difficile affidarsi solo al proprio intuito per muoversi.. “

“Volete una mano a ritrovare la strada, eh? Beh si può fare, ma prima di tornare all’uscita, c’è una cosa che dobbiamo trovare..”disse Vaan, ma le sue parole furono interrotte improvvisamente dal generale dalmasco.

“Che ne dite di continuare la rimpatriata più tardi? Ci cercano…”sbraitò Aeron, facendo cenno ai suoi uomini di sguainare le spade.

“Quei pipistrellacci, non ci mollano..”disse Penelo, udendo in lontananza lo stridulo verso delle Herbia, dirigersi verso di loro.

“Allora vedremo di sbarazzarcene, e dopo riprenderemo il discorso lasciato a metà.. Tutti pronti!”concluse Ashe, preparandosi alla battaglia.



***



Una volta terminati gli acquisti, i due aviopirati erano risaliti nelle camere della locanda, dove avevano alloggiato per la notte. Ognuno aveva recuperato le sue cose e si erano ritrovati nella camera di Balthier per fare il punto della situazione, prima di raggiungere Nono all’aerodromo.

“Niente alcool, eh? Sarà più dura di quanto pensassi..” esclamò Balthier, intento a frugare tra le borse della spesa che avrebbero portato con loro, di li a breve.

La donna ignorò la battuta, presa dal contenuto della sacca che aveva tra le mani. Dentro, avvolta da un panno di seta bianca, giaceva la pietra Omice. Dopo lo spiacevole incidente avuto alle Gole di Paramina, non avevano più osato toccarla a mano nuda, per paura che si potesse riverificare quello che era già accaduto. Il colloquio con Iena, la sera prima, non aveva consentito loro di capirne il funzionamento e questo aveva gettato nell’indecisione i due aviopirati, sul da farsi.

La viera continuava a fissarla, turbata. La vicinanza di quell’oggetto, le trasmetteva una cattiva sensazione.

“Fran..?” la richiamò lui, intuendo quali potessero essere i suoi pensieri al riguardo.

Lei non rispose, si limitò a voltarsi verso di lui, come a volerlo supplicare di lasciare lì la pietra. Ma Balthier si avvicinò a lei, chiudendo lo zainetto tra le sue mani e prendendolo con se, prima di dirigersi verso l’uscita.

“Dovremmo portare anche il diario allora..” disse lei, rimanendo immobile nella sua posizione e notando l’agenda ancora poggiata sul comodino.

“Ti aspetto fuori..” la liquidò l’aviopirata, andando via.



***



Terminata la battaglia, Ashe e gli altri si erano nascosti in una delle sale abbandonate del castello per discutere sulle reciproche presenze in quel luogo.

“Dunque siete venuti qui in ricognizione, eh? Allora erano vere le voci che dicevano che Dalmasca e Archadia vogliono collaborare per ricostruire il regno di Nabradia..”chiese Vaan, fingendosi stupito.

“Non sarà semplice.. ma l’idea è quella. Volevo vedere con i miei occhi com’era la situazione attuale, su queste lande.. La negalite ha fatto più disastri di quanto immaginassi…” rispose Ashe, turbata.

“Questo castello infestato e la palude del Nabreus sono tutto ciò che rimane del regno del principe Rasler.. E’ per lui che sei qui, vero?” domandò un po’ intimidita, la giovane Penelo.

“Si…”annuì con voce flebile la donna, portando al petto la mano e stringendo nel pugno la fede allacciata al collo.

Il ricordo del feretro che accoglieva le membra del defunto marito, trafitto al petto da una freccia scagliata per uccidere, da un soldato arcadiano a Nalbina, la commuoveva ancora come quel straziante giorno. Rasler era morto da uomo coraggioso qual era, per proteggere l’onore della sua Nabudis caduta. Sposandolo aveva sposato anche la sua patria e sentiva che era suo dovere proteggerla, in segno di rispetto per il legame che aveva contratto.

Seppur le loro famiglie li avessero spinti a quell’unione per interessi politici, l’affetto che avevano nutrito l’uno per l’altro era vero, un germoglio fiorito duranti gli anni dell’adolescenza. Ashe sentiva di essere stata fortunata a dover sposare un uomo di cui era innamorata, mai avrebbe immaginato un epilogo così infausto per il loro amore. Ripensando a quegli anni, si rivedeva cosi fragile e ingenua, una donna molto diversa da quella che sentiva di essere divenuta adesso. Le tragedie che avevano segnato la sua vita, l’avevano molto cambiata, ma non avevano inaridito il suo cuore che sentiva ancora vivo e desideroso di essere felice, come una volta lo era stato tra le braccia del suo Rasler. Ma era un desiderio che teneva ben celato, nascosto dalla corazza che avevano issato tra sé e gli altri, il suo ruolo di regina glielo imponeva. Nessun uomo sarebbe mai potuto venire prima del bene per il suo popolo, a cui prima di chiunque altro, apparteneva.

Persa nei suoi pensieri, lo sguardo curioso di Vaan e quello imbarazzato della sua compagna, la fecero rinsavire. Riprese la parola.

“Non solo per lui.. Rasler, la sua famiglia.. Mio padre.. Non sono stati gli unici a perdere la vita durante l’attacco di tre anni fa.. La guerra per la negalite ha distrutto la vita di migliaia di innocenti. Come regina di Dalmasca e come moglie del suo defunto principe, è mio dovere fare del mio meglio per restituire a questa terra, la pace che merita.. Farò tutto ciò che mi è possibile, per onorare la memoria del suo popolo” sentenziò.

“Dopo la fine della guerra e l’ascesa al trono della nostra principessa, Nabradia è tornata ad essere un possedimento di Dalmasca. E’ una terra che una volta possedeva molte risorse. E a quello che ambiamo giusto? Concime prezioso per favorire la fioritura del nostro regno..” chiese Aeron, rivolgendosi a sua maestà.

I fini utilitaristici a cui alludeva il cavaliere, la ferivano e l’urtavano, ma non poté obiettare come desiderava. Come regina di Dalmasca, non poteva ignorare gli interessi politici ed economici del suo popolo, benché non fosse quello il motivo che l’aveva spinta fin lì. Ricostruire Nabudis, capitale di Nabradia, sarebbe stato faticoso e oneroso, i suoi sentimentalismi non sarebbero stati sufficienti a giustificare un simile impegno di Dalmasca in questa operazione, senza fare leva sui vantaggi che questo avrebbe apportato alle sue casse, per ottenere il consenso delle altre forze politiche del paese. Lei per prima aveva sollevato la questione e ora doveva accettarne le conseguenze, sgradevoli quanto fossero.

“Aeron non siamo ladri venuti a saccheggiare delle rovine. Dalmasca ricostruirà quel che resta di Nabradia per il legame profondo che lega le nostre terre. Noi per primi abbiamo conosciuto gli orrori della guerra e non deturperemo oltre la memoria di questo regno, ma le restituiremo nuova dignità… Risplenderemo della stessa luce.”

Il cavaliere fece una smorfia di consenso e tacque. Non era completamente d’accordo con quanto aveva udito, ma non conosceva ancora abbastanza la sua regina per potersi permettere di dare la sua opinione. Aveva raggiunto con fatica il grado che rivestiva nell’esercito dalmasco, non avrebbe rischiato il surclassa mento per una frase di troppo. Da uomo razionale qual era, sapeva di dover aspettare e osservare la sua regina, prima di potersi sbilanciare.

“Mi ricordi Bas… cioè Gabranth.. quando parli in questo modo! A proposito come mai lui non è qui adesso?”chiese sfrontatamente, Vaan.

“Il giudice Gabranth è impegnato in affari esteri che non ci riguardano, al momento.. questa è la comunicazione che mi è stata fatta da Archadia, qualche giorno fa.” rispose seriosa, Ashe.

Affari esteri che possibilmente possano tenerlo lontano chilometri da lei, pensava sarcastica e amara. Dopo il loro ultimo incontro a Palazzo, tutto era tornato come se nulla fosse mai accaduto, le loro parole e i loro sguardi precipitati di nuovo nell’oblio delle formalità di corte.

“Ma l’imperatore prenderà parte alla ricostruzione, come ha promesso, no?” chiese perplessa Penelo, lasciandosi sfuggire delle rivelazioni fattele in persona da Larsa, in una delle sue lettere.

“Certamente, che lo voglia o no, in futuro il Giudice Magister dovrà venire a fare dei sopralluoghi con noi dalmaschi e collaborare al progetto, come ordinato personalmente da sua maestà Larsa. L’aiuto di Archadia è prezioso e irrinunciabile per noi, anche per il valore simbolico che rappresenta agli occhi dell’intera Ivalice. L’Impero ha molto da farsi perdonare per le gesta di Vayne.. Sua maestà ne è ben consapevole.”

“Lui è migliore di suo fratello.. Farà un buon lavoro..”esclamò Penelo. Ashe e Vaan annuirono col capo.

“Voi piuttosto, non mi avete ancora detto cosa ci fate qui..? Prima avevate accennato a qualcosa che dovevate cercare…”domandò Ashe.

“Si, abbiamo condotto alcune ricerche e pare che qui si nasconda un prezioso frammento..” prese a raccontare, il pirata.

“Un tesoro da pirati, eh?” bisbigliò Ashe, approfittando della lontananza dei suoi uomini.

“E’ quello che siamo diventati, abbiamo pure un’aeronave tutta nostra adesso! E questa volta non proviene da nessuna divinità leggendaria..”sorrise Vaan, ripensando alla loro ultima avventura a Lemures.

“Già… Giorni avventurosi quelli..”ricordò con un po’ di nostalgia, lei.

C’erano delle cose di quel viaggio, di cui non andava affatto fiera. L’influenza di Balthier la portava verso azioni ben poco regali, ogni volta. Meglio non ripensarci, pensò tra sé, scacciando quel pensiero.

“Come ti avevo già detto prima, possiamo accompagnarvi all’uscita ma prima dobbiamo trovare il frammento Omice, indicato sulla mappa, altrimenti tutto il nostro lavoro di questi mesi non sarà valso a niente.” disse Vaan, rimarcando i suoi interessi di avventuriero.

“Omice? E’ un nome che non mi è nuovo… “

“Sai di cosa stiamo parlando?”chiese Penelo, stupita.

“Non ne sono sicura.. ma credo di aver letto qualcosa al riguardo, nella biblioteca di mio zio Ondore, quand’ero solo una ragazzina. Sfortunatamente non ricordo più nulla di quelle letture… Ma di cosa si tratta, esattamente?”

“Mesi fa, nella locanda del mare di sabbia dove lavora il nostro amico Tomaj, è venuto uno strano uomo proveniente da Bur Omisace. Era visibilmente affaticato e malaticcio ma continuava ad agitarsi.. diceva di essere alla ricerca di una persona e che doveva consegnargli un messaggio della massima urgenza.. ma sfortunatamente è spirato la mattina seguente per un attacco di cuore, prima che potesse rivelare sia il messaggio sia il mittente..” confessò preoccupata, Penelo.

“Nella borsa che l’uomo portava con sé, c’erano degli strani manoscritti e questa mappa… Così abbiamo deciso di indagare”continuò Vaan.

“Sembra che qui da qualche parte sia nascosto un frammento della pietra Omice.. Pare che appartenesse a un sovrano del passato..”proseguì, la ragazza.

“Sovrano?? Parlate del padre di Rasler.. Re Atlos Heios Nabradia?”

“Non lo sappiamo… i manoscritti da cui abbiamo tratto le poche informazioni che abbiamo, erano in parte distrutti e illeggibili e in parte scritti in una strana lingua antica che non siamo ancora riusciti a decifrare.. Ad ogni modo il frammento veniva venerato come una reliquia dal sovrano e dal suo popolo.. ma pare che la sua ossessione per l’oggetto lo portò presto alla follia, decretando la fine del suo regno.. “

“Non ricordo nulla del genere nella storia recente di Ivalice..”

“Infatti, sembra che nessun libro di storia ufficiale ne parli.. eppure se quell’uomo diceva il vero, deve trattarsi di qualcosa di parecchio importante per intraprendere un viaggio così lungo dalla regione di Paramina, fino a Rabanastre, mettendo a repentaglio la propria vita…” disse, Vaan.

“Se il frammento di cui parlate, si trova qui, potrebbe avere a che fare con i sovrani di Nabradia… qualcuno di un passato molto lontano forse.. Tuttavia siete sicuri che non sia andato distrutto, come tutto quanto qui?”

“La convinzione di quell’uomo, ci fa credere che sia ancora qui da qualche parte.. Intatta e .. pericolosa.. forse..” affermò un po’ spaventata, la giovane Penelo.

“Capisco, fa parte del vostro lavoro andare a caccia di storie di questo genere, del resto… “

“Stando alla mappa, non dovremmo essere lontani.. “ indicò il pirata, puntando il dito sulla mappa, in direzione della loro posizione.

“Fatemi vedere.. “ chiese cordialmente Ashe, facendosi illustrare il percorso dai due ragazzi.“Se è qui, noi ci siamo già stati… ma vi avverto non è un luogo piacevole da esplorare… E’ nelle catacombe del castello....”



***



“Ci ricongiungeremo non appena sarete arrivati all’Ogir Yensa, fate buon viaggio!” li informò, Nono, una volta raggiunta la cabina di pilotaggio dell’aeronave.

“Credevo venissi con noi..” disse stupita, Fran.

“Vi raggiungerò in tempo, non appena avrò concluso i miei affari qui. Non preoccupatevi per me, so quel che faccio.. come sempre!” rispose il moguri, salutando i suoi amici e dirigendosi al portellone d’uscita.

“A dopo allora..” concluse Balthier, azionando i motori della Strahl.“Si parte”.

Fran volse lo sguardo al cielo, attraverso il parabrezza.

“Nuvole… Turbolenze in arrivo..” sbuffò.



***



“Questo posto fa venire… i brividi!” esclamò una tremante Penelo, alla vista dei sotterranei.

Era una struttura simile a un labirinto, buia e umida. Parte delle pareti era ridotta in macerie, rendendo difficoltoso il percorso. Inoltre la presenza di un fitto mystes garantiva il proliferare continuo di bestie non-morte nell’area.

“Cerchiamo di non fare rumore e non attirare quelle herbia laggiù.. Muoviamoci lentamente lungo quel corridoio..” disse Vaan, indicando la direzione, ai suoi amici.

“La mappa indica la stanza in fondo sulla sinistra..” precisò Ashe.

Qualche minuto dopo furono sul luogo. Era una stanzetta stretta e lugubre, da alcune fessure tra le rocce scorreva un lieve flusso d’acqua sporca, proveniente dalla palude, che rendeva il clima piuttosto freddo.

Un sarcofago rovesciato e alcuni resti d’ossa sul pavimento, fecero trasalire Penelo.

“Shh! Fa piano, o ci sentiranno!!”la rimproverò Vaan.

“Vedete qualcosa?”chiese Ashe, guardandosi intorno.

“E’ troppo buio.. non si vede nulla!”esclamò sconsolato, il pirata.

Si avvicinò ad alcune bare presenti agli angoli della stanza, trafugando candidamente gli indumenti degli scheletri presenti. A giudicare da ciò che rimaneva dei loro sfarzosi abiti, doveva trattarsi di membri della nobiltà nabradiana.

Quel comportamento imbarazzò Ashe, che sentiva di stare mancando di rispetto agli avi di Rasler, ma non intervenne. Dopotutto i suoi amici erano pirati e ai loro modi si richiedeva solamente di essere efficaci, non eleganti. Inoltre la storia della pietra Omice l’aveva incuriosita al tal punto da volerne sapere di più persino lei, senza contare che una volta trovata, sarebbe potuta uscire dal castello e tornare alle mille faccende che richiedevano il suo intervento di regina.

“Trovato niente..?” domandò curiosa.

“Niente che non sia ricoperto di muffa… bleah!”disse Vaan, disgustato dalla poltiglia stretta nella sua mano.

“C’è qualcosa che brilla.. lì per terra.. nella pozza!”intervenne Penelo, indicando un luccichio proveniente all’angolo della stanza, dove dalle crepe sul muro fuoriusciva copiosa dell’acqua.

I tre si avvicinarono con cautela, scrutando con lo sguardo nel laghetto artificiale che si era formato. Sul fondo un frammento, simile ad un cristallo, emanava uno strano brillio azzurro.

Vaan si chinò lentamente per coglierlo, ma qualche istante dopo un fascio di luce li avvolse.

Scomparvero.
  
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