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Autore: Jessy87g    07/10/2007    3 recensioni
Sesshomaru la guardò allontanarsi, senza perderla di vista fino all’istante in cui scomparve. Strinse rabbioso i pugni: non era ancora venuto il momento. Ma, sul suo onore, si sarebbe vendicato…a qualunque costo. Avrebbe assaporato ogni singolo spasmo di dolore di quegli occhi insolenti, finché quella maledetta lingua velenosa non gli avesse chiesto pietà con un ultimo grido straziato.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.

“REYERTA”



“Lasciatemi entrare, voglio parlare al governatore.”
Solo una voce femminile spezzava il pesante silenzio di quell’assolato e sonnolento pomeriggio.
Quelle parole gridate con rabbia rimbombavano velocemente tra le colonne della villa isolata ed i verdi pergolati che gettavano nell’atrio una fresca ombra.
La donna, aggrappata alla sbarra dell’alto cancello, digrignava inferocita i denti in direzione dei soldati che, un poco intimoriti da quella ragazzina tanto piccola quanto pericolosa, le impedivano l’accesso.
“Devo parlare al governatore!” Urlò di nuovo, stringendo sempre più la presa finché le nocche non diventarono bianche; quasi sperasse di riuscire a distruggere quel metallo, che la separava dal suo obiettivo, solo con le proprie forze.
“Spiacente, ma Lord Langston non riceve chiunque lo richieda.” Ribatté uno dei soldati piazzandosi davanti a lei e poggiando le mani ai fianchi con un’espressione derisoria.
“Io devo parlargli! C’è stato un errore: hanno arrestato mio marito. Ma è innocente. Fatemi entrare!”
“Nessun errore, zingara, il governatore non si può sbagliare.”
“Mio marito non è un delinquente!”
“E’ un contrabbandiere; come tutti gli zingari, rifiuti dell’umanità. E’ la prigione il posto dove dovreste stare.”
Nel pronunciare queste ultime parole, il giovane si avvicinò ancora di più alla donna, finché non si trovavano faccia a faccia, separati solo dal cancello. Fu un attimo.
Non ci fu il tempo per vedere, per riflettere.
Un coltello balenò in aria e si andò a conficcare nel torace dell’uomo, che cadde in ginocchio con un grido strozzato, portandosi inconsciamente una mano alla ferita.
Il sangue schizzò fino ai piedi degli altri soldati che avevano osservato immobili la scena, completamente sconvolti da quella reazione inattesa.
Dopo un lungo istante di smarrimento, finalmente, due uomini corsero verso il ferito, che stava sanguinando copiosamente, e lo portarono velocemente all’interno del palazzo.
“Prendetela!” Gridò con voce rauca il soldato più anziano e probabilmente il più alto di grado tra quegli uomini, puntando un dito contro la donna che non accennava a indietreggiare.
Rin osservava con in profondi occhi traboccanti d’odio quei maledetti in divisa rossa che si avvicinavano a lei con le armi sguainate.
Alzò con gesto di sfida il coltello ancora intriso di sangue, pronto a colpire chiunque si fosse avvicinato.
“Venitemi a prendere, luridi maiali inglesi. Sono qui.” Sibilò, lanciando loro uno sguardo omicida, senza che un minimo accenno di paura le incrinasse la voce.
Due soldati davanti a lei si fermarono per un attimo, intimoriti da quella ragazzina selvaggia che aveva quasi ucciso uno dei loro compagni e che aveva infilato tutta la lama del coltello nello stomaco di un essere umano senza fare una piega ed ora li sfidava con un’impertinenza inconcepibile.
“Cosa state aspettando?! Colpitela! Avete paura di una donna?” Li spronò il comandante, infuriato per quell’inutile indugio.
Ma, visto che nessuno accennava a muoversi, strappò con violenza la sciabola dalla mano di un soldato e la vibrò in aria.
Stava per abbatterla sulla testa della ragazza quando una voce, a lui ben nota, lo fermò, facendolo rabbrividire da capo a piedi.

“Cosa sta succedendo?”

Tutti i presenti si pietrificarono all’istante e abbassarono, in segno di rispetto, lo sguardo; senza preoccuparsi di dare le spalle a colei che era, fino ad un attimo prima, la loro nemica.
Rin rimase per un attimo allibita, osservando il terrore generale che aveva colpito tutti i soldati nel sentire quella voce imperiosa; poi spostò lentamente lo sguardo verso il nuovo venuto.
Quello che vide la lasciò completamente senza fiato.
Un demone…ad occhio e croce giovane; non doveva arrivare ai trent’anni. Era molto alto, sicuramente più della media inglese. Il fisico, robusto e ben proporzionato, anche se estremamente longilineo, lasciava immaginare una costante attività fisica; confermata dalla divisa blu, chiusa da una doppia fila di bottoni dorati, dal colletto alto e impreziosito da ricami della stessa tonalità di colore.
Probabilmente era un’ufficiale.
Ma la sorpresa più grande la ebbe quando si soffermò sul viso.
Il linea di massima si sarebbe potuto dire che quei lineamenti fossero delicati, quasi effeminati; ma, nell’insieme, risultarono decisi e taglienti.
Quelli erano sicuramente i tratti di un nobile, si era trovata a pensare la donna, storcendo appena le labbra. Lunghi e bellissimi capelli, di un argento splendente, ricadevano sciolti a incorniciare il bel volto, fino a ricoprire completamente la schiena, contrastando con il colore scuro della veste.
Tuttavia, la cosa che maggiormente la colpì, fu il suo sguardo: freddo, perspicace, ferino.
Sì, quegli occhi parevano quelli di una tigre che osserva un istante, crudele, la propria vittima prima di sbranarla.
Rin non poté trattenere un brivido quando quelle profonde iridi dorate si posavano su di lei.
Etereo…ecco l’unico aggettivo che poteva usare. L’unica parola che potesse descrivere quella strana creatura.
“Come ti chiami?” Le chiese a bruciapelo.
La giovane non sentì la domanda, persa com’era nei suoi pensieri, chiedendosi chi diavolo avrebbe mai potuto essere quel demone che, così giovane, si faceva rispettare imponendo il terrore tra i suoi uomini.
Il suo interlocutore, fraintendendo il silenzio, ordinò ai suoi uomini, visibilmente scocciato, di chiamare l’interprete; maledicendo lo spagnolo e a tutte le altre lingue.
Inglese aveva sempre parlato e inglese avrebbe continuato a parlare! In fondo gli unici che dovevano capirlo erano i suoi uomini, tutti gli altri potevano andare al diavolo. Sospirò appena, seccato da quella inutile perdita di tempo, che lo aveva strappato dal suo lavoro e, con un gesto, invitò la donna a seguirlo.


Rin osservava incredula il grande studio nel quale l’aveva condotta quello strano personaggio.
Per avere una stanza del genere, tutta a sua disposizione, doveva essere molto importante.
Preziosi mobili di legno chiaro facevano bella mostra di sé, vicini alle pareti; il pavimento era in gran parte ricoperto da numerosi tappeti indiani dai colori vivaci e intrecciati con splendenti fili argentati; alle pareti erano appesi vari ritratti di persone che lei non conosceva e dei quali non riusciva a leggere i nomi, tanto erano scritti in caratteri minuscoli: evidentemente dovevano essere così importanti che un qualsiasi inglese non avrebbe avuto il minimo dubbio a riconoscerli.
A coronare il tutto c’era, vicino alla grande finestra in fondo alla stanza e perfettamente di fronte alla porta, una imponente scrivania, probabilmente di mogano, sulla quale erano ordinate un’enorme quantità di carte e libri.
Non avrebbe mai immaginato che poco fuori Jerez ci fosse una villa così grande e lussuosa...Chissà a chi l’avevano sequestrata gli inglesi…

Tuttavia, dopo pochi minuti, non riuscendo più a sopportare quel pesante silenzio e ricordandosi del motivo per cui si era spinta sin lì, si volse verso quell’uomo taciturno. Egli continuava a osservarla con uno sguardo indagatore che, per un qualche motivo, la faceva sentire terribilmente a disagio.
“Grazie per avermi salvato.” Esordì la giovane in un inglese perfetto, nel quale affiorava appena un’affascinate cadenza spagnola “Ma ti sarò ancora più grata se andrai a dire al governatore che ho urgente bisogno di parlargli.”
Gli aveva dato del Tu, come faceva con tutti: per lei tutti gli uomini stavano sullo stesso piano e nessuno poteva considerarsi così superiore da meritare un Voi.
Quello poteva essere un grandissimo errore con un inglese.
Con un inglese come lui in special modo.
Ma per fortuna il suo interlocutore non lo notò o, almeno, fece finta di non notarlo, tanto era stupito di sentire quella straniera parlare la sua lingua.
“Tu…parli inglese?” Chiese con voce incolore; come per avere conferma che le parole udite prima non fossero frutto di un’allucinazione.
Claro señor.
“E per quale motivo?”
“Per quale motivo?!” Esclamò la donna, portandosi le mani ai fianchi, con fare irriverente. “Noi zingari prendiamo denaro e ordini da voi inglesi per fare il lavoro sporco. Come pensi che comunichiamo?! Se stessimo ad aspettare che voi riusciate a mettere insieme due parole in spagnolo non combineremmo niente!”
Il suo interlocutore la osservò per un lungo istante, con un disprezzo tale nello sguardo che non si curava nemmeno di mascherare.
“Sei insolente, zingara.” Sibilò, senza peraltro mutare la solita espressione indecifrabile del volto “Ma stai attenta. Potrei farti impiccare seduta stante per la tua bravata di poco fa.”
“Non mi fanno paura le tue minacce, demone.” Lo aggredì la donna, avanzando verso di lui; mentre faceva scivolare velocemente la mano verso il coltello “Ed ora fammi il piacere di chiamare il governatore. Non ho tempo da perdere!”
Il demone represse un istintivo moto di rabbia e strinse con violenza i pugni, frenando gli artigli che altrimenti sarebbero corsi a squarciare la pelle di quella ragazzina insolente.
Calmatosi, tornò a puntare i suoi occhi glaciali contro quelli ardenti e fieri della gitana e tacque per un lungo istante.
Infine si rivolse al lei, mentre un mezzo sorriso sadico increspava appena le labbra taglienti come le sue parole.

“Il governatore sono io.”





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ran ugajin92: grazie per la tua recensione, spero che la storia ti continui a piacere anche se l'università non mi permette di aggiornare spesso.

crilli: ti ringrazio per le osservazioni che mi hai fatto.
Purtoppo ora di dovrai sorbire la spiegazione ^__^
- Koga, se hai notato nel manga, è vero che è solitamente insolente e sfrontato; ma solo con tutti i personaggi con cui entra in contatto che non siano Kagome.
Infatti nei confronti della donna che ama (in questo caso Rin)ha un comportamento molto gentile e accondiscendente, se non addirittura remissivo.
Nella mia fict ha mostrato solo questo lato del suo carattere perchè non è entrato in contatto con nessuno degli altri personaggi, a parte la protagonista, della quale è irrimediabilmente innamorato.
-Rin è un personaggio molto particolare.
Nel manga è una bambina gentile e sorridente; tuttavia non sappiamo quale sarà il suo carattere una volta diventata adulta. Questo carattere sarà plasmato e mutato dalle condizioni storico-sociali con cui si troverà in contatto.
Se la bambina crescerà in un ambiente relativamente pacifico probabilmente manterrà il suo carattere dolce e sensibile. Ma se questa bambina crescerà nell'ambiente e nel periodo in cui è ambientata la mia fict è impossibile che mantenga quell'innocenza propria della prima giovinezza; ma si dovrà fortificare e "incattivire" per riuscire a sopravvivere.
Spero che la giustificazione sia di tuo gradimento e che non sia stata troppo lunga e pesante ^__^
Alla prossima.
Jessy



  
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